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MANGIO, 1974: 120 GUARNIERI, 1962: 313-322 riporta la somma di due milioni di lire toscane per l'evacuazione Si osservi che le opere di Guarnieri, preziose soprattutto perché

FINO ALLA PROCLAMAZIONE DEL BLOCCO CONTINENTALE

61 MANGIO, 1974: 120 GUARNIERI, 1962: 313-322 riporta la somma di due milioni di lire toscane per l'evacuazione Si osservi che le opere di Guarnieri, preziose soprattutto perché

riportano numerosi documenti andati poi perduti nella Seconda Guerra mondiale, contengono diverse sviste e imprecisioni. Elba e Campiglia erano state abbandonate dagli Inglesi a metà aprile: cfr. SONNINO, 1937b: 128.

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milioni di lire- alla Repubblica Cisalpina®2.

La tranquillità sarebbe stata ben presto nuovamente turbata: a fine no­ vembre 1798, nel contesto dell'attacco alla Repubblica Romana, circa seimila uomini dell'esercito napoletano sbarcarono a Livorno, violando nuovamente la neutralità toscana; gli Inglesi intralciarono il traffico neutrale del porto. L'occupazione fu peraltro breve: già nel gennaio 1799, vista la pericolosa pros­ simità dei Francesi che avevano invaso Lucca, Livorno fu evacuata®3. Nel frat­ tempo le sorti della guerra in Italia erano volte nuovamente a favore dei Fran­ cesi, che dopo essersi impadronitisi del Piemonte e del Napoletano si diressero sul Granducato. Il 24 marzo Livorno fu nuovamente occupata da truppe al co­ mando del generale Miollis; tre giorni dopo il Granduca lasciava Firenze alla volta di Vienna. I Francesi istituirono in Toscana una amministrazione provvi­ soria, affidata a Reinhard®4.

Anche in questa occasione, fu proclamato il sequestro di proprietà e capi­ tali appartenenti a soggetti nemici, allo scopo precipuo di rimpinguare le casse francesi con le somme che il commercio di Livorno avrebbe offerto per riscat­ tare le merci sequestrate: provvedimento che avrebbe tra l'altro attirato gli strali del giovane economista Sismonde Sismondi, che si trovava all'epoca in Toscana®5. Come già nel 1796, i negozianti inglesi si erano affrettati a mettere al riparo le loro merci, riuscendo il 24 marzo a far salpare 30 navi verso Pa­ lermo, sotto scorta britannica; pare tuttavia che alcune altre navi venissero bloccate dai francesi alle bocche del porto e che il loro carico fosse dichiarato in seguito buona presa®®.

Da parte loro i negozianti labronici cercarono di intervenire presso le dif­ ferenti autorità francesi per ottenere quante più agevolazioni possibili. Un rapporto presentato alla Deputazione di Commercio da uno dei quattro depu­ tati inviati a Firenze riconosceva che

Merita lode, e gratitudine per la parte nostra il contegno parziale e giusto del Cit­ tadino Reinhard il quale francamente si dichiarò voler essere l'avvocato della no­ stra causa e disposto ad esaminare con tutti quei mezzi che fossero nel suo potere il ripristinamento del nostro commercio [...].

Nel corso del medesimo incontro, il commissario civile presso l’Armata d'Italia,

62 MANGIO, 1974: 148.

®3 MANGIO, 1974: 166-169; SONNINO, 1937b: 129; Lucca era stata occupata già ai primi di gennaio del 1799: SONNINO, 1938: 17.

64 CANDELORO, 1978:1, 237, 271-273; SONNINO, 1938: 18.

®5 Cfr. PASSERIN, 1951: 553-554. Sugli scritti del Sismondi a proposito degli eventi del 1799 in Toscana, cfr. anche CIANO, 1967-69; la memoria di Sismondi è integralmente ripro­ dotta in TURI, 1969: appendice V.

®® SONNINO, 1937b: 130. La notizia che diversi bastimenti inglesi fossero confiscati è ripresa dallo ZOBI, 1850-52: voi. Ili, 474, ma viene smentita da MANGIO, 1974: 254.

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Laumond

lasciando da parte qualunque diplomatica reticenza ci disse che essendo pressanti i bisogni dell'Armata sarebbe urgente che la Deputazione del Commercio si occu­ passe immediatamente di formare un prospetto delle quantità e del valore delle mercanzie, effetti e crediti in stato di confisca e di quelli provvisoriamente seque­ strati all'oggetto di fare alla Commissione Civile delle proposizioni per una tran­ sazione il di cui prezzo per il più o il meno potrebbe regolarsi dopo ricevute le istruzioni da Parigi, osservando all'istesso tempo con ingenuità veramente repub­ blicana che se si dava tempo alla Commissione di verificare quello che esisteva, essa prenderebbe naturalmente il tutto®7.

Il 20 aprile di conseguenza la Deputazione deliberava di offrire al Laumond la somma di un milione di lire fiorentine. Entro fine mese la Deputazione for­ mava una lista in cui la generalità dei negozianti e mercanti di Livorno veniva suddivisa in cinque classi di imposizione, variabile da 600 a 7.500 lire, al fine di raccogliere i fondi per concorrere al riscatto delle merci®8. L'accordo per il riacquisto fu effettivamente ratificato il 12 floreale anno VII (1 maggio

1799)®9.

E' noto che.i Francesi furono alieni dal voler democraticizzare le istitu­ zioni toscane, e ancor più dall'instaurarvi una repubblica, come invece avvenne in altri territori italiani occupati dalle loro armate. L'occupazione del Gran­ ducato era motivata da ragioni strategiche ed economiche, e il territorio poteva tutt'al più servire come oggetto di scambio in ima futura conferenza di pace. Tuttavia, se in un primo tempo erano stati riconfermati al loro posto gli ammi­ nistratori granducali, ben presto si manifestò la volontà di introdurre alcune istituzioni mutuate dal modello francese. Una cura particolare, più marcata che nel 1796, fu messa anche sul piano simbolico (erezione di alberi della Libertà, distruzione delle antiche insegne sovrane e di certi monumenti) e propagandistico (stampa, discorsi, manifesti)70. Il 19 aprile veniva installata a Livorno la nuova municipalità, composta da 15 cittadini nominati da Miollis, di fatto docile strumento nelle mani del generale occupante. Tra i 25 membri che si avvicenderanno a questa istituzione nei suoi pochi mesi di vita, la presenza dei negozianti appare insignificante71, mentre di qualche maggior

®7 I due brani sono tratti da A.C.C.L., Deliberazioni, reg. 1, rapporto di Gio. Samadet nella seduta del 10 aprile 1799.

®8 A.C.C.L., Deliberazioni, reg. 1, sedute del 20, 27 e 29 aprile 1799.

®° A.C.C.L., Deliberazioni, reg. 1, sedute del 1 maggio 1799. In seguito pare che i negozianti detentori delle merci sotto sequestro fossero tassati-dalla Deputazione in ragione di 80 franchi per ogni 200 pezze di valore, cioè con un contributo del 7% sul valore delle merci.

70 Cfr. SONNINO, 1938: 20-26; MICHEL, 1930. Sulla mancata democratizzazione della To­ scana cfr. TOGNARINI, 1985b: 21-22; MANGIO, 1974: 146-147.

71 Sulla municipalità si veda MICHEL, 1930: 18; SONNINO, 1937b: 132; l'elenco dei membri in MANGIO, 1974: 177-178: in un confronto nominativo con l'elenco dei negozianti e mercanti

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respiro appare l'azione di mediazione tra gli interessi della città ed i bisogni degli occupanti svolta della Deputazione del Commercio.

Le sconfitte subite nel Nord Italia ad opera dell'esercito austro-russo e la violenta avanzata degli aretini insorti al grido di Viva Maria costrinsero i Francesi ad abbandonare la Toscana già nel luglio 1799. Livorno fu sgombrata il 16, dopo la ratifica di una capitolazione tra i Francesi ed il progovematore di Livorno La Villette, affiancato dai rappresentanti della locale Deputazione del Commercio72. Nel settembre fu ancora quest'ultima a deliberare di piazzare tre navi armate a protezione delle imbarcazioni che entravano e uscivano dal porto di Livorno, infestato da corsari francesi73.

Se fino al 1798 il bilancio del Granducato era stato in attivo o almeno in pari, le spese straordinarie provocate dalle ripetute occupazioni militari e dall’organizzazione, nel 1798, di corpi di volontari per la difesa territoriale ob­ bligarono a ricorrere ad una serie di prestiti più o meno forzati ed a nuove im­ poste, iniziando a pregiudicare il credito dello Stato, al punto che qualche anno più tardi il nuovo sovrano, Ludovico I, sarebbe stato costretto a ricorrere a pre­ stiti fuori piazza a condizioni onerose, incapace di ottenere fondi sufficienti in Toscana74.

Nell'ottobre 1800, prendendo a pretesto delle scorrerie compiute dalle milizie toscane nel bolognese e nel modenese - territori sotto il controllo della Repubblica - i Francesi invasero nuovamente la Toscana; questa volta non se ne sarebbero andati per diversi anni. La Reggenza si diede alla fuga, affidando i poteri ad un quadrunvirato75. Nel frattempo, sconfitta l'Austria, Bonaparte pretese Parma e Piacenza. Poiché tuttavia il duca di Parma era strettamente imparentato coi Borboni spagnoli, il risarcimento per lo spodestamento da Parma fu trovato nella Toscana (Trattato preliminare di Sant'Ildefonso tra Spagna e Francia, 1 ottobre 1800). Con la pace di Lunéville (9 febbraio 1801)

soggetti a imposizione per il riscatto delle merci nel 1799 stesso, solo Errerà, Antonio Finetti, Kleiber e Pietro Strambi figurano tra i tassati, anche se non si può escludere, nei casi in cui è noto solo il cognome, che si tratti di semplici omonimie. Sull'operato delle undici municipalità istituite in Toscana ed in generale sulla politica estera francese nel Granducato del 1799, cfr. TURI, 1969: 139-162.

72 MICHEL, 1930: 27; ZOBI, 1850-52: III, 360. Sul Viva Maria lo studio più esaustivo è quello di TURI, 1969.

73 GUARNIERI, 1931: 163.

74 MARMOTTAN, 1896: 40, 86; ZOBI, 1850-52: III, 258-260.

75 Composto da Pierallini, Cercignani, Lessi e Piombanti; la Reggenza era stata istituita il 19 giugno precedente: cfr. GUARNIERI, 1968: 25. Tale quadrunvirato sarà richiamato al po­ tere da Murat nel marzo 1801, a sostituzione di un triunvirato più "rivoluzionario" - ma in re­ altà composto da uomini estremamente moderati - sancendo così il ritorno ad una linea più conservatrice al momento deH’arrivo di Ludovico I: cfr. DREI, 1935: 29-43; MANGIO, 1974: 272-280.

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l'Austria accettava la perdita del Granducato, finora considerato suo feudo imperiale. Infine ad Aranjuez, il 21 marzo 1801, Godoy e Luciano Bonaparte stabilirono la creazione del Regno d'Etruria, affidato a Ludovico, figlio del duca di Parma Ferdinando I e marito di Maria Luisa, figlia dei sovrani di Spagna76. Nel viaggio tra Madrid e Firenze, la giovane coppia reale fu "invitata" a Parigi da Bonaparte, a far atto di deferenza verso colui al quale dovevano il trono. Lo sfarzo con cui i due neo-sovrani furono accolti nel giugno 1801 nella capitale francese, dove meno di dieci anni prima due altri Borboni erano stati ghigliot­ tinati sulla pubblica piazza, fu un importante indicatore, per le corti europee, dei mutamenti che andavano maturando all'intemo del Consolato. Si trattava del resto della prima e unica monarchia creata da Napoleone durante il Con­ solato77.

Livorno era stata nuovamente occupata dai Francesi il 17 ottobre 1800. Questa volta gli Inglesi non riuscirono a far salpare a tempo la maggior parte delle navi caricate, che furono dunque sequestrate come proprietà nemica7®. Le istruzioni inviate da Parigi a Belleville erano eloquenti:

Le premier Consul vous recommande de faire rentrer le plus d'argent possible dans la caisse de l'armée, en usant envers les Anglais de la plus grande sévé- rité79.

Nel febbraio 1801, le merci sequestrate furono riacquistate dalla Deputazione del Commercio per 316.000 lire toscane80. Ovunque in Toscana si verificarono abusi di vario genere ad opera dei militari: nei primi giorni seguiti all'occupazione, il Comandante militare Dupont estorse ad esempio alla Deputazione del Commercio, che di fatto governava la città labronica, due mi­ lioni di lire toscane intascandone quasi la metà a titolo personale. Quando in seguito la Cisalpina fissò a due milioni il contributo della città di Livorno per il

76 CANDELORO, 1978: I, 290-291; PESENDORFER, 1986: 269-275. Lo Stato dei Presidi passò sotto la sovranità del nuovo regno in base alla pace di Firenze tra il sovrano di Napoli e la Francia (28 marzo 1801). Cfr. anche COPPINI, 1993: 3-5.

n Cfr. MARMOTTAN, 1900: Vili. Sul viaggio dei sovrani a Parigi, PESENDORFER, 1986:

278-279; DREI, 1935: 29-43; MARMOTTAN, 1896: 63-69. Peraltro Bonaparte si era rifiutato di ospitare personalmente i due sovrani; l’ambasciatore spagnolo richiese allora al finanziere Ouvrard di provvedere; questi non si fece pregare, giacché era un'ottima occasione per curare le proprie relazioni con la corte spagnola, che gli doveva 4 milioni di piastre (cioè circa 20 mi­ lioni di franchi), e preludio alla grande operazione, miseramente fallita, dei Négociants réunis nel 1804-05: cfr. WOLFF, 1992: 87-94.

78 PESENDORFER, 1986: 266-267; GUARNIERI, 1931: 165.

7® Talleyrand a Belleville, 21 febbraio 1801, istruzioni riprodotte in MARMOTTAN, 1900: 4- 5. Redon de Belleville era stato console francese a Livorno fino al settembre 1797, quando fu sostituito da Kercy. Nel dicembre 1800 tornò a Livorno in qualità di commissario generale francese delle relazioni commerciali nei porti d'Italia e incaricato degli interessi della Repub­ blica Francese in Toscana: cfr. MANGIO, 1974: 149, 256.

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mantenimento delle truppe, si dovette sborsare un altro milione81.

Il soldo da versare alle truppe d'occupazione fu un argomento centrale nel carteggio diplomatico tra Firenze e Parigi per tutta la durata del Regno

d’Etruria. In effetti, originariamente, queste avrebbero dovuto ritirarsi una volta che Ludovico avesse preso saldamente in mano la situazione. Tuttavia diverse circostanze intemazionali e la praticità di mantenere nell'Italia cen­ trale qualche migliaio di soldati nutriti e armati a spese altrui indussero Na­ poleone ad eludere sistematicamente le reiterate domande avanzate da diverse autorità etnische di riduzione del contingente francese - e con esso delle con­ tribuzioni da versare. Anche dopo che il Regno d'Etruria ebbe organizzato una propria milizia a difesa del territorio, la situazione non mutò quindi radical­ mente. Nei primi mesi del 1802 si era ottenuta la partenza dei circa 2.000 sol­ dati polacchi stanziati tra Pisa e Livorno e la riduzione del soldo da 400.000 a 300.000 franchi mensili, e qualche mese dopo a 180.000 franchi, da versarsi in anticipo, di decade in decade82. Ciò obbligò il governo a contrarre prestiti a condizioni estremamente onerose con quei finanzieri che fossero in grado di anticipare le somme necessarie. Fu in particolare un banchiere di origine lio- nese stabilitosi a Genova, Gabriele Eynard, a fornire a diverse riprese e con suo notevole personale profitto le somme necessarie alla corte83. Solo nel mag­ gio 1805, di fronte ad un bilancio fallimentare delle finanze pubbliche etni­ sche, Fossombroni riuscì ad ottenere una ulteriore riduzione dei contributi mensili a 60.000 lire toscane84. Tra il maggio 1806 e l'aprile 1807, un accordo tra Francia e Spagna sostituì alle truppe francesi stanziate a Livorno un contingente spagnolo85. Accanto alla cattiva e corrotta gestione dei fondi pub­

81 SONNINO, 1938: 29-33. Sulle varie estorsioni operate a Livorno dai Francesi in questo periodo, cfr. MARMOTTAN, 1896: 260-261; MANGIO, 1974: 256-264.

82 Cfr. MARMOTTAN, 1896: 105; DREI, 1935: 67-77.

83 MARMOTTAN, 1896: 86, 166-167, 356-357. Secondo PRIOLO, 1967: 18, la società geno- vese che nel 1802 fornì alla corte etnisca 800.000 lire - potrebbe trattarsi di Eynard, o del banco Baldini e Pallavicino (COPPINI, 1993: 60) - ricavò il 37% di profitto. Gabriele Eynard fi­ gura a Livorno nel 1807 tra i negozianti tassati per il riscatto delle merci sequestrate. Tuttavia la Camera di Commercio, constatando che Eynard non aveva una casa commerciale aperta a Livorno e che la sua qualifica era quella di appaltatore, lo esonerò in un secondo tempo dalla contribuzione: cfr. A.C.C.L., Deliberazioni, t. Ili, sedute del 30 gennaio e 21 febbraio 1808. 84 Cfr. PESENDORFER, 1986: 293-295, 325-326, 329-333.

85 MARMOTTAN, 1896: 163-165. Il corpo spagnolo fu poi inviato ad Amburgo neH'aprile 1807, dove si congiunse alle truppe inviate dalla Spagna: ibidem, 198-199, e MARMOTTAN, 1900: 70. Sulla permanenza del corpo spagnolo nella città anseatica cfr. HOLZMANN, 1907. Generale in capo delle truppe spagnole nella Germania Settentrionale era il Marchese de la Romana (1761-1811). Portatosi nella primavera del 1808 nello Holstein per sostenere con Ber- nadotte la Danimarca nella guerra da questa ingaggiata contro la Svezia, l'il agosto La Ro­ mana ed i suoi 6.000 uomini, che pure avevano giurato fedeltà al nuovo sovrano Giuseppe Bo- naparte, si imbarcarono sulla flotta inglese per unirsi in Spagna alla lotta contro Napoleone.

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blici, spesso sottolineata dai contemporanei e dalla storiografia, è indubbio che gli impegni contratti verso la Francia contribuirono massicciamente al dissesto finanziario del Regno d'Etruria. Tutti i diplomatici francesi che si av­ vicendarono a Firenze non poterono che constatare quanto le contribuzioni di guerra rovinassero il paese. Il debito pubblico nel 1802 ammontava già a 60 milioni di lire toscane, e continuò ad accrescersi negli anni successivi, no­ nostante la vendita di diversi beni demaniali®®; ben presto raggiungerà i 140 milioni. In soli sei anni la voce interessi nel bilancio era quadruplicata; nel 1804, essa ammontava a 4 m ilio n i di lire toscane87.

Il regno di Ludovico fu breve, giacché il sovrano morì il 23 maggio 1803, appena trentenne; l'unico suo provvedimento di ima certa importanza o auto­ nomia rispetto alle rigide direttive francesi e spagnole era stata l'abolizione delle leggi ecclesiastiche leopoldine88. La Reggenza venne affidata alla moglie ventenne Maria Luisa, in nome del figlio Carlo Ludovico, che non aveva ancora quattro anni. Questo periodo fu contraddistinto da un crescente dissesto delle finanze pubbliche, da una corruzione dilagante88 e da numerosi intrighi di corte. Nel 1804 la regina ordinò una inchiesta sulla situazione finanziaria dello Stato, in seguito alla quale fu nominata una Deputazione delle Finanze che propose rimedi draconiani e riuscì a far allontanare il direttore dei conti della Regia Depositeria, Francesco Ignazio Cambray-Digny, che dall'epoca della sua nomina, nel 1801, non aveva presentato alcun rendiconto del suo operato90. Per pressioni diverse, tuttavia, la Deputazione fu liquidata nell'ottobre 180591.

Su questa clamorosa fuga, cfr. anche LYNDER, 1964: cap. 3.

^ MARMOTTAN, 1896: 87-89, 150-151. Per diverse testimonianze da parte degli stessi francesi della disastrata situazione toscana, cfr. ibidem: 112-113, 124-125 (Clarke), 260-261 (Belleville), 309-312 (Clarke), e MARMOTTAN, 1900: 8-9 (Belleville), 22-24 e 30-31 (Clarke). 87 VLANELLO, 1940: 122: la cifra degli interessi è riferita alla previsione del bilancio per il 1804, per quella del debito pubblico non è specificata la data, ma il manoscritto da cui sono tratti i dati è della seconda metà del 1805 (cfr. oltre, nota 96). Gli ambasciatori toscani valuta­ vano il debito pubblico a tale data a 130 milioni: DAL PANE, 1965: 219. Sul dibattito relativo ai problemi finanziari del Regno d'Etruria, cfr. COPPINI, 1993: 19-38.

88 Con editto del 15 aprile 1802, cfr. PESENDORFER, 1986: 300. Provvedimento tanto più

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