FINO ALLA PROCLAMAZIONE DEL BLOCCO CONTINENTALE
37 Un recente progetto condotto da Jürgen Schneider e Otto-Ernst Krawehl prevede la for mazione di una banca dati della statistica commerciale amburghese nel Settecento, elaborata
sulla base dei dazi à.e\YAdmiralität e del Convoy. Una breve esposizione del progetto in FI SCHER & KUNZ, 1992: 62-65; ulteriori pubblicazioni sono imminenti.
38 SOETBEER, 1840-46: I, 13-14; un Reichsthaler vale circa 5 l.t.; JEANNIN, 1971: 70-71. BEUTIN, 1933: 64, valuta le esportazioni annue di lino dalla Slesia negli anni 1783/86 a 5,4 milioni di talleri.
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ba40. Benché verso la fine degli anni Sessanta il valore delle esportazioni inglesi verso Amburgo abbia potuto - secondo statistiche inglesi - non di scostarsi eccessivamente dai valori delle esportazioni francesi nella città an seatica, è probabile che negli anni seguenti la Gran Bretagna perse terreno, sia in conseguenza del trattato commerciale tra Francia e città anseatiche (1769) che favorì a livello daziario le importazioni francesi, sia perché, più in gene rale, rispetto alla Francia la Gran Bretagna riesportava una percentuale assai inferiore dei prodotti tratti dalle proprie colonie (21% contro il 63%)41. Nel 1790/91, le quantità di caffè e zucchero importate a Amburgo dalla Gran Bre tagna sono rispettivamente il 6% ed il 2% delle quantità importate dalla Fran cia42. Più che di derrate coloniali, dunque, fino agli anni Novanta in Inghil terra Amburgo si riforniva di manufatti e di carbone, necessario alle raffinerie di zucchero, e esportava in cambio soprattutto legnami e grani baltici - dalla metà degli anni Sessanta la Gran Bretagna è divenuta paese importatore di cereali.
Con i Paesi Bassi, che nel secolo precedente erano stati il primo partner commerciale di Amburgo, gli scambi appaiono ancora assai sostenuti, ma rela tivamente in declino. Benché il commercio olandese fino agli anni Ottanta non cessi di crescere, la sua porzione sul totale dei commerci mondiali continua in fatti a diminuire, ed i traffici con Amburgo non fanno eccezione. Nell'area nor dica e baltica, Amsterdam e Amburgo sono essenzialmente concorrenti. Am burgo sembra riuscire progressivamente a inserirsi almeno parzialmente in traffici fino ad allora gestiti per lo più per intermediazione olandese, e spe cialmente in quelli tra l'Europa sud-occidentale ed il Baltico o l'interno della Germania. Parallelamente la Francia riesce a battere sul mercato anseatico la concorrenza olandese per i prodotti coloniali. Tuttavia ancora nel 1790 le esportazioni di derrate coloniali olandesi a Amburgo e a Brema - con cui probabilmente i traffici erano più intensi - ammontavano complessivamente al valore tutt'altro che.trascurabile di 5,4 milioni di fiorini, pari a circa 11-12 mi lioni di l.t.43. Al di là dei prodotti coloniali, le merci scambiate tra Paesi Bassi e Amburgo coprono tutto lo spettro dei prodotti all'epoca commerciati.
Nel Baltico la parte più consistente dei traffici nella seconda metà del Settecento è in mani britanniche; tuttavia Amburgo riveste in quest'area un ruolo non marginale. I traffici con la Russia registrano una crescita nell'ultimo
40 KÒPPEN, 1968: 66. 41 LÉON, 1979:1, 72-73. 42 KÒPPEN, 1968: 64.
43 KELLENBENZ, 1977a: I, 376 ma non al cambio, erroneo, di 1 fi. = 1,75 Thaler ivi indicato bensì a quello di 1 gulden = 3/5 Thaler, indicato in KELLENBENZ, 1964: 4-60. Cifre da pren dere con un certo margine d’errore, perché non è chiaro 8e siano fiorini banco o courant.
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decennio del secolo, alla fine del quale il valore complessivo annuo delle tran sazioni con Amburgo si aggira attorno ai 6-9 milioni di rubli (circa 34-50 mi. lioni di l.t.); per i commerci con Riga, il rapporto tra importazioni e esporta zioni è di 1:4, ma non è detto che tale rapporto si mantenesse anche nel princi pale porto russo, Arcangelo, né a Pietroburgo44. In ogni caso, i prodotti impor tati dal Baltico - legname, pelli, segale, canapa, pece, potassio - avevano un valore decisamente inferiore ai manufatti, ai prodotti di lusso ed alle derrate coloniali (zucchero), oggetti precipui delle esportazioni amburghesi in quest'area. Quanto ai traffici con gli altri Stati baltici, Norvegia, Danimarca Svezia e Finlandia continuavano a commerciare con Amburgo secondo le linee tradizionali, senza tuttavia che la loro importanza per il porto anseatico fosse pari a quella di Amburgo per il loro commercio45.
Come i Paesi Bassi, anche la penisola iberica rappresenta per Amburgo un mercato tradizionale, ma in relativo declino dalla metà del XVIII secolo. I principali articoli d’importazione, per il porto anseatico, sono costituiti da frutta secca, olio e vino, a cui, dal Portogallo, si affianca soprattutto lo zucchero brasiliano. Per valore le esportazioni amburghesi verso la Spagna sono gene ralmente maggiori delle importazioni. Questi traffici - e di conseguenza la bi lancia commerciale con la penisola iberica - sono peraltro soggetti a variazioni assai consistenti da un anno all'altro. In particolare, durante la guerra d'indi pendenza americana e dalla fine degli anni Ottanta, il commercio con la Spa gna aumenta sensibilmente a ragione delle esportazioni di derrate coloniali verso il porto anseatico.
Le restanti aree del commercio anseatico appaiono di minore im portanza
e decisamente più stagnanti. Il Mediterraneo ha perduto per la marina am burghese la forza di attrazione che gli era propria nei secoli precedenti, dal momento che, diversamente da altre potenze nordiche (Svezia, Danimarca), non è stato possibile, a causa dell'opposizione e dell'embargo spagnoli, mante nere il trattato stipulato con il Dey d'Algeri (1751), che solo avrebbe permesso alle navi amburghesi di scampare agli assalti dei corsari barbareschi. Il com mercio col Mediterraneo avviene dunque sotto altre bandiere, ma appare in de clino rispetto al secolo precedente, e soggetto anch'esso a forti oscillazioni da un anno all'altro; il valore delle importazioni di Amburgo dal Mediterraneo fu generalmente inferiore ad 1 milione di marchi banco46.
Sulla base delle statistiche consolari francesi, Jeannin riassume
44 KÒPPEN, 1968: 45-46. 45 KÒPPEN, 1968: 54-58.
46 BEUTIN, 1933: 200 [importazioni dalla Spagna e dalla Francia mediterranee escluse]; sull’aspetto diplomatico, pp. 118, 123.
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l'importanza relativa delle differenti aree geografiche per valore delle im portazioni amburghesi negli anni Sessanta-Ottanta del Settecento a:
Francia 50-60%
Gran Bretagna 14-18%
Penisola Iberica e Mediterraneo 14-17%
Paesi Bassi 7-10%
Nord (Baltico + Danimarca) 6-8%
Occorre tuttavia considerare che nella valutazione consolare francese le impor tazioni dai Paesi Bassi sono inferiori al reale a causa della mancata registra zione del traffico su imbarcazioni di stazza media-piccola, e che quelle dalla Gran Bretagna risultano contraddittorie rispetto ad altre fonti (britanniche), che le valutano, per gli anni 1768-69, pressoché pari a quelle francesi47. Una sottovalutazione delle importazioni inglesi nei dati francesi, dovuta ai criteri stessi di registrazione doganale (per numero di colli, spesso senza indicazione della merce) può essere data come certa, tanto più che il numero delle navi en trate nel porto amburghese provenienti dalla Gran Bretagna è grossomodo uguale a quello di quella dalla Francia; tuttavia, è impossibile valutare l'entità di tale sottovalutazione.
Quanto al valore delle mercanzie importate a Amburgo, Jeannin giunge alla conclusione, con tutte le cautele del caso, che esso possa tutt'al più essere raddoppiato tre 1750 e 1790, data a cui ammonterebbe a poco più di un centi naio di milioni di l.t. (secondo i valori francesi, inferiori a quelli reali in misura imprecisata). Tale crescita è imputabile soprattutto al sensibile aumento delle importazioni coloniali - e soprattutto del caffè - fomite in misura quasi esclu siva dalla Francia.
Una certa crescita dei traffici nella seconda metà del Settecento, dopo un cinquantennio di relativa stagnazione, è confermata in effetti da tutti gli osser vatori di fine secolo ed inizi Ottocento, ma non esiste unanimità né sulla entità della crescita, né sul momento a partire dal quale essa inizierebbe48. Se consi deriamo le statistiche doganali - relative solamente al Werk- und Bakenzoll49 - ed i proventi del Schoß - la contribuzione sul patrimonio - come indici della congiuntura, possiamo constatare un periodo favorevole durante la guerra dei Sette Anni, seguito da una relativa stagnazione fino agli inizi degli anni Ot
47 JEANNIN, 1971: 60. Per gli stessi anni, le fonti consolari francesi danno le importazioni