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HITZIGRATH, 1904: 52-53, 62 Tra i 152 inglesi che tra il 1795 ed il 1806 prestarono il giuramento per accedere alla condizione di borghese di Amburgo, 39 erano negozianti indi-

FINO ALLA PROCLAMAZIONE DEL BLOCCO CONTINENTALE

32 HITZIGRATH, 1904: 52-53, 62 Tra i 152 inglesi che tra il 1795 ed il 1806 prestarono il giuramento per accedere alla condizione di borghese di Amburgo, 39 erano negozianti indi-

pendenti, 80 commissionari di case inglesi. Non tutti - ad esempio i due figli di John Parish - erano peraltro immigrati alla prima generazione.

33 BAASCH, 1900: 166; LAUFENBERG, 1911-1931:1, 10.

34 Cfr. COPE, 1983: 66 riguardo al versamento di 400.000 £ sterline attraverso le case Schu- back, Parish e Domer nel 1795; EHRENBERG, 1905: 62-74.

35 La vicenda, in EHRENBERG, 1905: 25-29, è stata accennata supra, cap. 2.2. 36 Cfr. supra, cap. 3.2.

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niva negato qualora le navi non potessero dimostrare di aver fatto la qua­ rantena a Livorno, Trieste o Marsiglia37. A partire dal 1796 navi in provenien­ za da Amburgo sono registrate con una certa regolarità anche all'Ile de France (Maurizio)3®, mentre si intensificano gli arrivi diretti da St. Thomas e da altri porti delle Indie Occidentali39. Nel complesso, dunque, il porto anseatico sem­ bra essersi ben inserito nei traffici coloniali.

Parallelamente si affermò inoltre il settore assicurativo. La prima compa­ gnia era sorta ad Amburgo nel 1765. A fine Settecento vi erano già 7 compa­ gnie, nel 1803 se ne contano 17, nel 1805 ben 30. Il loro giro d affari si era an- ch’esso globalmente accresciuto: dai 150 milioni di marchi banco di capitale as­ sicurato nel 1803, si passa a 308 milioni nel 1805. L'espansione del settore ave­ va consentito anche una riduzione dei premi, che passarono nel medesimo triennio dal 5,2% al 3,1%40. Nei primi anni dell'Ottocento, Amburgo è ormai il principale centro assicurativo intemazionale.

Una crescita così rapida non poteva avvenire senza disequilibri. Certo, il

boom degli anni Novanta aveva fatto registrare la piena occupazione ad Am­

burgo, al punto che YArmenanstalt, che al momento della sua istituzione nel 1788 aveva dovuto assistere 7.891 persone, dieci anni dopo assisteva 3.089 in­ digenti, e questo benché la soglia minima di reddito al di sotto della quale si ri­ ceveva l'aiuto fosse stata elevata di circa il 50%41. Tuttavia questo non signifi­ ca di per sé che le condizioni di vita popolari fossero sensibilmente migliorate. Il costo della vita era infatti aumentato vertiginosamente: la ricerca di magaz-

37 N.A., T 211, roll 1, notificazione del 26 settembre 1800 trasmessa dal conosle americano a Amburgo, Joseph Pitcaim, alla segreteria di Stato americana.

38 Dal 1796 al 1804, rispettivamente 1, 1, 2, 4, 5, 6, 4, 1, 2 arrivi; TOUSSAINT, 1967: 197- 238. Si tratta, tranne che per il 1796, di navi tutte di bandiera amburghese, che in parte conti­ nueranno a navigare nelle acque dell'Oceano indiano anche negli anni successivi, senza più toccare il porto di Amburgo (cfr. annesso n8l). Il Christophe, partito da Amburgo il 28 luglio

1800 e arrivata il 2 gennaio 1801, trasportava un carico consistente soprattutto in vino e ac­ quavite, olio, prosciutto, oltre a vari articoli disparati (dichiarazione del capitano riportata in TOUSSAINT, 1967: 399). Si tratta dunque con ogni probabilità di prodotti francesi.

39 51 arrivi nel quinquennio 1790-95, 109 in quello 1796-1800: BAASCH, 1892: 74-75. Già durante la guerra d'indipendenza americana ad Amburgo si registrano numerosi arrivi di navi dalle Indie Occidentale - 35 nei 1782 - ma alla fine del conflitto tali traffici si erano brusca­ mente ridotti (ibidem, 48, 65). Tutti i dettagli dell'operazione della nave amburghese Argo, spedita per Saint Thomas nel 1798 e catturata da un corsaro francese, in A.N.P., BB3189. 40 WISKEMANN, 1929: 134; BAASCH, 1900: 167; SOETBEER, 1840-46:1, 18.

4* LINDEMANN, 1983: 62-65. Negli anni Novanta calò anche il numero di bambini che fre­ quentavano le scuole dell'Armenanstalt, giacché i redditi nelle manifatture cittadine erano su­ periori ai premi di frequenza offerti dalla scuola. Non appena la situazione economica si dete­ riorò, il numero degli scolari si accrebbe notevolmente: da 933 nel 1800, si passò a 1.248 nel 1803, 2.351 nel 1808 e 2.584 nel 1809, e questo malgrado che l'istituto avesse dovuto sospen­ dere i premi di frequenza, la distribuzione gratuita di vestiti e le altre forme di sovvenzione allo studio.

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zini e depositi per le merci che affluivano quotidianamente dal porto aveva fat­ to accrescere il prezzo dei fitti del 200-300% dal 1792 al 1800, ed i generi ali­ mentari di prima necessità erano rincarati nel medesimo lasso di tempo di più del 100%42.1 salari tuttavia non avevano tenuto il passo, e lo testimoniano an­ che le numerose azioni di protesta che si verificarono in questi anni, sia tra i membri meno avvantaggiati delle corporazioni, sia tra i lavoratori delle mani­ fatture. Durante il cosiddetto "sciopero generale" del 1791, il Senato e la Bür­

gerschaß non esitarono a ricorrere alla forza armata contro i garzoni delle cor­

porazioni43.

Ma non erano solo le condizioni di vita popolari a risentire del mutamento di scala dei traffici amburghesi. Esso influenzò infatti la mentalità dei nego­ zianti stessi, specie quella dei più giovani. Paternali sull'avventatezza delle nuove generazioni sono un po' la costante di ogni generazione affermatasi, ma nell'Amburgo di fine Settecento si ha veramente la sensazione che qualcosa sia mutato. Il vecchio Parish, che quanto ad operazioni azzardate non è certo l’ulti­ mo arrivato, pure non fa che redarguire i suoi figli per la facilità con cui questi impegnano grosse somme in operazioni il cui potenziale profitto è proporziona­ le al rischio. Nelle sue memorie egli contrapponeva al "vecchio sistema”, che presupponeva una graduale acquisizione di conoscenze ed esperienza nei set­ tori di cui ci occupava e che si fondava su una grande rigorosità ed una oculata e prudente gestione, al "nuovo sistema", caratterizzato da una sperimentazione spesso avventata in tutti quei settori che sembrassero offrire buone speranze di profitto, e fondato sull'accresciuta velocità nella circolazione del denaro44.

In effetti nel decennio che seguì la Rivoluzione Francese Amburgo era stata enormemente favorita dagli eventi, che ne avevano fatto il maggiore em­ porio intemazionale neutrale nel nord Europa. I traffici tra Francia e Gran Bretagna, ufficialmente proibiti, passavano per Amburgo, "neutralizzandosi". Benché ampiamente risaputa, la cosa faceva più o meno comodo a tutti45. L'unico ad avere velleità di interrompere questa corrente commerciale era il governo francese, ma fino a brumaio, e anzi fino alla rottura della pace di Amiens, la Grande Nation non aveva assolutamente i mezzi per imporre la sua politica. Per riprendere le parole di Crouzet,

L'Elbe était devenue la grande porte par laquelle le commerce britannique s'engouffrait en Europe [...]. De plus, Hambourg était devenu également - sup- 42 Secondo i dati del "paniere" calcolati dall'amministrazione dell'Armenanstalt: cfr. KRAUS, 1965: 58, 67-70.

43 Cfr. supra, cap. 2.4; sulle azioni di protesta di Amburgo LAUFENBERG, 1911-1931:1, 15; HERZIG, 1983: 95-100.

44 EHRENBERG, 1905: 100-101. 45 Cfr. TARLE, 1914: 143-164.

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plantant Amsterdam - un centre fmancier international et la clearing house, le centre de compensation, de la plus grande partie du commerce européen4®.

In tali circostanze, non può dunque stupire che i negozianti amburghesi si fos­ sero dati a speculare in grande stile sulle merci e ad emettere lettere di cambio di favore per un ammontare ben superiore al proprio capitale sociale. Bastava dunque relativamente poco ad inceppare il meccanismo creditizio. L'inverno 1798/99, particolarmente rigido, bloccò coi ghiacci il porto di Amburgo per più di cinque mesi. L'aumento dei prezzi delle derrate coloniali registratosi nell'ul- timo anno aveva indotto i negozianti amburghesi a stoccare nei propri magaz­ zini una quantità particolarmente elevata di merci - per circa 80 milioni, già pagati - prevedendo futuri aumenti, ed a passare inoltre numerosi ordini in In­ ghilterra per la prossima stagione. Se non che, oltre a subire il forte rincaro dei fitti dei magazzini, i negozianti si trovarono a non poter vendere le merci a causa dei ghiacci. I prezzi delle merci crollarono, giacché diversi possessori do­ vettero vendere per procurarsi del denaro liquido. Il tasso di sconto salì al 12- 15%. Quando giunse da Londra la notizia della sospensione dei pagamenti del­ la "Persent & Bädecker", 54 ditte amburghesi che possedevano cambiali sulla casa londinese dovettero dichiarare bancarotta: il crack era di 37-38 milioni di marchi. Per evitare una reazione a catena di proporzioni ancora maggiori, su garanzia delle maggiori case di Amburgo fu fondata una cassa di sconto per sostenere i negozianti in difficoltà. Anche la Banca e XAdmiralität adottarono provvedimenti anti-crisi47. Il credito internazionale di Amburgo non fu così ec­ cessivamente scosso e la ripresa fu relativamente rapida.

Tuttavia dopo la rottura della, pace di Amiens le difficoltà incominciarono a farsi maggiori. Tra le istruzioni che Napoleone aveva inviato a Mortier alla vigilia dell'occupazione dell'Hannover nella tarda primavera del 1803, vi era anche l'ordine di farsi consegnare da Amburgo navi e marinai inglesi, nonché tutte le merci di proprietà britannica48. Per questa volta non se ne fece niente, ma il programma sarebbe stato riproposto pari pari tre anni dopo. Intanto, benché i provvedimenti francesi lungo i fiumi del nord della Germania fossero di dubbia efficacia, la Gran Bretagna aveva comunque dichiarato Elba e Weser in stato di blocco. Nel 1804, non una sola nave salpò da Londra diretta a Am­ burgo, e le esportazioni britanniche verso l'area tedesca - Prussia esclusa - che nel 1802 avevano rappresentato ben il 19,3% del totale delle esportazioni ingle­ si, crollarono rapidamente. Prendendo il 1806 come anno base, l'indice passa da 143 nel 1802 a 91 nel 1803 (anno in cui si potè commerciare liberamente

46 CROUZET, 1958: 130.

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