I NEGOZIANTI E LA SFIDA DEL BLOCCO CONTINENTALE
33 François Barthélémy Rougemont, armatore di due corsari a Livorno e capitano del Trois
Monts Rouges nelle prime tre crociere, risulta pagare patente a Livorno nel 1813 come arma
tore, mentre Hypolite è del tutto assente dai ruoli dell'imposta.
34 Si vedano ad es. B.N., cataloghi Factums, nouvelle série, 4®Fn3 8041, memoria dell'aw. Jousselin per conto di Franchetti e altri negozianti di Livorno, contro la presa della nave au striaca Libérateur, operata dal corsaro Napoléon nel febbraio 1807; si veda anche ivi, 49Fn3 8004 e 8005, per conto di Filippo e Antonio Filicchi e altri, contro la presa della nave ameri cana Wermont.
167
Tabella 10 • Navi annate ad Amburgo o da armatori amburghesi, provviste di lettres de morgue, 1806- 1814 SODO corsari ad Amburgo G & M ? altrove corsari •* totale 1806 0 0 0 0 1807 0 0 0 0 1808 0 0 0 0 i 1809 0 2 0 2 ! 18101811 37 0 5 1 9 i 0 2 3 4 16 1812 3 0 7 1 1 12 1813 3 0 2 1 6 1814 0 0 0 0 tot. 16 2 16 5 6 _ _ _ _ _ i___________________________45 11
Fonte: A.N.P., FF(2)127, 222, 231. Legenda: G & M = en guerre et
marchandise; le cifre relative ai corsari armati altrove sono per difetto
Per quanto riguarda l’interesse del negozio alla corsa, esso si situa su un du plice versante. Da un lato l'attività corsara può permettere di procurarsi de terminate merci che altrimenti non sarebbe possibile importare; a Bordeaux le derrate coloniali erano particolarmente ambite, e diverse prede americane e portoghesi permisero un certo movimento sulla piazza. Accanto a questo aspetto, si pone la questione della redditività degli armamenti corsari, conside rati come investimento speculativo. Poiché una percentuale dei guadagni spet tava allo Stato e a garanzia degli azionisti, gli armatori erano tenuti a rendere conto in dettaglio delle spese sostenute e dei profitti realizzati. Quando con servati, la liquidazione generale del corsaro ed il resoconto agli azionisti per mettono di valutare con precisione la produttività dell'operazione.
Benché prima o poi i corsari finissero col farsi catturare dalla marina in glese, era sufficiente che essi avessero portato a termine almeno una presa di una certa importanza perché i costi del bastimento e del suo armamento fos sero ampiamente coperti. Dato il valore estremamente variabile delle prede - si va da poche migliaia di franchi a più di un milione - e la maggior o minore for tuna o abilità del corsaro, i profitti di ciascuna campagna potevano essere as sai modesti, o negativi, o raggiungere invece anche il 7-800%35. Oltre al rendi mento delle azioni, di cui deteneva generalmente la maggioranza relativa, l'ar-
^ Nella valutazione dei profitti, occorre tener presente del fattore tempo: la liquidazione fi nale poteva avvenire anche a diversi anni di distanza daH'armamento, specie in caso di contro versie. Le rimesse agli azionisti venivano peraltro sovente operate via via, dopo la stesura dei conti di liquidazione di ogni singola campagna del corsaro: alla liquidazione finale, quindi, una parte più o meno consistente delle spettanze era già stata versata. Solo la disamina dei conti correnti degli azionisti potrebbe consentire una valutazione meno aleatoria dei tassi di rendi mento del capitale mercantile investito nella corsa.
168
matore incassava anche la commissione a lui spettante in remunerazione del l'organizzazione dell'armamento e dell'assunzione della responsabilità totale davanti alle autorità. Per Amburgo, come è stato segnalato, non si sono potuti reperire dei conti relativi alle operazioni di corsari. Per Bordeaux, riassumia mo qui i dati relativi a qualcuna delle spedizioni avvenute dopo il 18063®:
Décidé (lett. n® 850, 957): prodotto netto delle due crociere: 128.016 franchi, da ripartire tra gli
azionisti
Eugène (lett. n® 928): guerre et marchandise per l’Ile de France: profitto dell'84% per gli azioni
sti sul solo carico di ritorno; una parte del carico di ritorno è a nolo: gli interessati gua dagneranno su questa parte il 51%; i crediti lasciati sull'isola per il viaggio di andata e ricuperati dopo il 1814 produrranno un profitto ulteriore del 41,49%. Daniel Lacombe, per i 2.000 franchi investiti su questa spedizione, incasserà 5532,59 franchi: profitto glo bale del 177%.
Gascon (lett. n® 865): corsaro catturato alla sue prima crociera: perdita dell'81% per ciascuna
azione
Nouvelle Gironde (lett. n® 498 e 719): prodotto delle tre crociere, alla fine delle quali il corsaro è
catturato: attivo di 30.782 franchi
Phénix (lett. n® 495 o 864): perdita del 58% su ogni azione Rodeur: (lett. n® 621 e 847): profitto del 759,5% su ogni azione.
Per Livorno, non disponiamo di conti che ci permettano di calcolare la redditi vità delle azioni, ma unicamente di cifre relative ai profitti e perdite globali, che riportiamo nell'annesso ne4. Dei 17 conti di liquidazione generale di corsari livornesi, solo 5 si concludono in perdita; 5 hanno un profitto globale inferiore ai 50.000 franchi, 2 tra 50 e 100.000 franchi. I profitti più elevati sono quelli registrati da tre corsari armati da Hypolite Rougemont: il Trois Monts Rouges, alla sua seconda crociera nell'inverno 1810-11, realizza un netto di 259.000 franchi; la Thémis, nell’invemo seguente, guadagna 716.000 franchi grazie alla cattura di due navi inglesi, portate a Napoli; la seconda crociera di questo cor saro, l'autunno successivo, produrrà 238.000 franchi. Come si vede, sia a Bor deaux che a Livorno era ancora possibile realizzare guadagni ingenti grazie alle prede catturate.
Gli elementi a nostra disposizione non ci permettono di avvalorare, ma neppure di smentire le voci avanzate ripetutamente in età napoleonica sull'esi stenza di accordi tra corsari e prede: per fare entrare in Francia merci inglesi, gli armatori si sarebbero messi d'accordo, dandosi appuntamento in alto mare, dove veniva catturata la nave nemica, che era di valore modesto rispetto al va lore del carico, oppure che riusciva opportunamente a liberarsi dopo il trasbor do del carico sul corsaro37. Per l'esportazione, invece, gli armatori francesi
3® Arch.Mun.Bx., Fonds Delpit, 142-145.
169
avrebbero fatto catturare la loro navi dagli Inglesi®®: questo sospetto fu avan zato a più riprese a Livorno38. E' impossibile valutare le dimensioni del feno meno: da un punto di vista teorico, l'operazione poteva apportare dei profitti solo qualora le differenze di prezzi tra Inghilterra e continente fossero nell'or dine almeno di uno a tre, giacché occorreva pagare le merci al proprietario, riacquistarle poi all'asta pubblica, e coprire le spese dell'armamento del corsa ro. Se qualche preda fu probabilmente realizzata di concerto tra corsari e pre dati, è verosimile che il fenomeno non raggiungesse mai notevole ampiezza, soprattutto considerando che dal 1809 il sistema delle licenze permise una certa ripresa, legale, dei traffici col nemico.
63 Le licenze
Le licenze costituiscono uno degli aspetti più macroscopici della politica com merciale napoleonica. In esse si volle talora vedere il segno di una rinuncia ad una impossibile applicazione del blocco continentale. Tuttavia, non si tratta in realtà di un abbandono della linea passata, quanto piuttosto della sua naturale evoluzione, una volta riconosciuta l'utilità o la necessità di ripristinare par zialmente i traffici marittimi. Il sistema di licenze scaturiva dalla medesima ottica che aveva ispirato i decreti di Berlino e di Milano: costringere alla resa la Gran Bretagna tramite la rovina del suo credito. Da qui, il mantenimento di una coerente proibizione dei manufatti o di articoli britannici, e gli obblighi di
F12507, camicia ne 8, lettera al Ministro degli Interni, 28 luglio 1807. In ogni caso, l'armatore era protetto da un assicuratore, che faceva le spese dell'eventuale cattura concertata. La frode ai danni degli assicuratori pare relativamente frequente. Quando ad esempio l'aumentata sor veglianza francese delle coste del continente chiuse gli sbocchi da Helgoland, alcuni proprietari britannici inviarono le merci invendute a Goteborg: tra giugno e novembre 1811 erano partiti quattro convogli, per un totale di 62 navi; l'agente inglese sull’isola commentava: "The generai impression is that thè cargoes were exported from one bad market to another equally bad, but there was a chance of capture, thè most favourable results that could be expected by thè ow- ners”: P.R.O., F.O. 36/7, n® 47-49, Nicolas a Wellesley, 30 gennaio 1811. Un'altra forma di frode ai danni dei Lloyd di Londra consisteva neirottenere dalle autorità prussiane e russe una finta dichiarazione di sequestro della nave regolarmente approdata nei loro porti.