FINO ALLA PROCLAMAZIONE DEL BLOCCO CONTINENTALE
15 Cfr JOUVENEL, 1942: 7.
16 Cfr. JOUVENEL, 1942: 168-170; 180-183; LEFEBVRE, 1982: 200. 17 Cfr. supra cap. 4.1 e oltre cap. 5.2.
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zare idee correnti e programmi anteriori; F. Crouzet ha potuto a ragione rile vare la teatralità del gesto - Napoleone dichiarava le isole britanniche in stato di blocco quando di fatto era la Royal Navy a impedire alle navi francesi di u- scire dai porti - e nondimeno ribadire la svolta capitale segnata dal decreto, nella misura in cui esso lanciava una offensiva sistematica a cui l'Imperatore era determinato di associare l'intero continente18. Tale carattere fu evidente fin dalla proclamazione stessa: spedendo a Talleyrand il testo del decreto, Na poleone lo invitava a inviarne copia con corriere straordinario a Amburgo, in Olanda, a Madrid, in Toscana e a Napoli, e gli intimava: "insistez pour que dans chacun de ces pays les mêmes mesures soient prises"19. Sebbene la mag gioranza degli studiosi contemporanei concordi generalmente con Lefebvre sul fatto che sia eccessivo fare del blocco continentale la "ragion d'essere" dell'Im pero, da questo momento è necessario tener conto, qualora si voglia spiegare l'espansionismo francese, della volontà di applicare con maggior rigore il blocco continentale20.
52. Amburgo
Fino alla vigilia della Rivoluzione Francese, la Francia aveva costituito di gran lunga il principale partner commerciale di Amburgo: dei circa 92 milioni di l.t. di merci importate via mare nella città anseatica nel 1788, il 54% proveniva dalla Francia21. Anche per la Francia il porto anseatico era di fondamentale importanza, giacché vi si piazzava circa il 10% delle esportazioni totali fran cesi22. La parte delle riesportazioni di derrate coloniali era ancora superiore: il 27% del totale francese, con punte del 41% per il caffè23.
Con la Rivoluzione francese questa tipologia di traffici fu sconvolta: nel giro di pochi anni le rivolte nella principale colonia francese, Santo Domingo, ed il blocco marittimo inglese misero i negozianti francesi nell'impossibilità di continuare a rifornire i mercati europei con i prodotti coloniali di riesportazio
18 CROUZET, 1968b: I, 96; CROUZET, 1958: 209-210; LEFEBVRE, 1982: 68; 202-203; 264- 265.
19 Correspondance de Napoléon 1er, 1859-1869: vol. XIV, n°l 1.282, p. 554, Berlino, 21 no vembre 1806. E ibidem, nB 11.378, pp. 27-28, a Luigi Bonaparte: "Je vous recommande bien la stricte exécution de mon décret sur le blocus d'Angleterre, sans quoi nous ne finirons jamais". 20 Crf. LEFEBVRE, 1982: 264-265. Tuttavia DUNAN, 1961: 75, scrive: "L’obsession du blo cus, l'idée de fermer coûte que coûte le commerce et le continent à la marine britannique, à la contrebande [...] devaient en effet aboutir au monstrueux «empire des 130 départements»". Cfr. anche WOOLF, 1990a: 35-38
21 A.N.P., F12566-595, allegato n* 2 ad una memoria anonima datata Parigi, 30 giugno 1807. 22 RUDÉ, 1985: 17 indica infatti a 500, milioni di l.t. il valore totale delle esportazioni fran cesi nel 1788.
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ne. I negozianti di Amburgo furono così indotti a rivolgersi al mercato inglese: se nel 1789 solo 28 navi erano salpate da Amburgo per la Gran Bretagna esse erano già 165 nel 1794 e 377 nel 180024. Il capovolgimento nella posizione di Francia e Gran Bretagna sul mercato amburghese è evidenziato dai seguenti dati:
Tabella 2 - Provenienza delle importazioni di zucchero e caffè ad Amburgo, 1790 e 1795
(tonnellate)
anno zucchero caffè
1790 1795 Francia GB 10226 2107 127 11082 Frana a GB 6949 439 121 8972
Fonte: BAASCH. 1892: 74; valori convertiti a 900 Pfund il Faß di zucchero e 500
Pfund ü Faß di caffè (1 Pfund * 485 grammi), secondo la tavola di conversione in
KÖPPEN, 1973:414
Non si trattò del resto neppure di un puro e semplice spostamento delle aree commerciali da cui Amburgo traeva i prodotti, giacché malgrado il drastico calo delle merci provenienti dalla Francia, le quantità delle importazioni creb bero complessivamente ad un ritmo assai sostenuto, e questo a ragione del ruolo che un porto neutrale rivestiva nella rete commerciale europea in caso di conflitto. Con toni un po' aulici, un osservatore poteva così descrivere la posi zione di Amburgo nella seconda metà degli anni Novanta del Settecento:
No sooner had the French entered Holland, than at once the commerce of Europe flew to Hamburg, which became the focus and central point, through which the trade of the European continent passed to Great Britain, as well as from thence and other quarters through it again to the continent. All at once, from a regular secure trade, we find a forest of masts riding in the Elbe; merchants flocking from all nations; the whole business of the north, the east and the south of Europe, as well as the west, passing through Hamburg; it having the only direct exchange course open, facilitated by the old establishment of the Bank on the most secure plan of any in Europe2®.
Nonostante le forti oscillazioni da un anno all'altro, dovute anche alle momen tanee interruzioni dei traffici con singoli porti, frequenti in una congiuntura di guerra, il movimento del porto di Amburgo e le quantità di derrate coloniali importate nel decennio Novanta del Settecento - tralasciamo per il momento
24 WISKEMANN, 1929: 129; VOGEL, 1913: 3-5. L'aumento della stazza nella navigazione tra Amburgo e la Gran Bretagna era stato ancora superiore a quello del numero di navi: 1260% in dodici anni. Per la modificazione delle correnti commerciali di Amburgo cfr. il grafico n«5.
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gli sviluppi nei primi anni dell'Ottocento su cui torneremo tra poco - indicano infatti una netta tendenza alla crescita: nel triennio 1797/99 si importò l'88% in più di zucchero, l'86% in più di caffè ed il 174% in più di cotone che nel triennio 1791/1793.
Tabella 3 - Numero delle navi entrate ad Amburgo e quantità importate di alcune derrate coloniali
anno zucchero (mil. lb) caffè (mil. Ib) cotone (balle) pepe (sacchi) C) j 1 numero navi ! 1791 52.96 21.50 3685 864 1504 2194 1792 48.34 21.00 3086 1594 1700 2274 j 1793 35.29 26.00 2452 5606 1455 2318 ; 1794 66.48 38.00 7987 3139 1820 2914 ! 1795 86.81 42.00 10143 5723 2107 3589 | 1796 78.26 39.17 7657 5709 1919 3120 | 1 1797 75.08 39.87 11017 6222 1869 2975 l ! 1798 79.85 45.20 7667 15945 1901 3584 | 1799 104.96 45.62 5132 10944 I960 3121 ! 1800 70.96 39.87 12668 8175 1895 1801 104.12 28.00 9397 8355 2177 1802 84.84 24.00 6793 6060 2108 2933 1803 50.00 10.25 2738 7 2020 1804 44.30 13.25 3481 7 3616 1805 47.00 15.50 2748 7 5173 1806 81.00 18.00 4000 7 3493
Fonti: SOETBEER. 1840-1846: I, 17; HITZIGRATH, 1900: 11-21. Arrotondamento al secondo decimale. Per le navi: (•) SOETBEER.
ibidem, (+) ROHLK. 1973: II, 2-5: j dati di questo autore comprendono le navi cariche e quelle in zavorra, come pure quelle trasportanti
le cosiddette Massengùtcr, cioè patate, frutti di mare, torba (circa 400-500 navi all’anno dai soli Paesi Bassi).
Oltre agli inglesi, erano soprattutto gli americani ad aver intensificato i loro traffici con Amburgo, basati sia sul riso e sul tabacco di produzione nazionale, sia sui prodotti coloniali della Antille. L’esportazione statunitense verso l'insie me delle tre città anseatiche - i dati per la sola Amburgo non sono purtroppo noti - passò da 426.269 $ nel 1790/91 a 9,5 milioni di dollari nel 1794/95 per raggiungere il picco di 17,2 milioni nel 1798/99, mantenendosi poi a livelli deci samente inferiori ma comunque elevati fino alla pace di Amiens26. Un indica tore più specifico per Amburgo è costituito dal numero delle navi provenienti dagli Stati Uniti entrate nella città: fino alla Rivoluzione Francese, nonostante il precoce interessamento dimostrato dalla città per il nuovo mercato apertosi
26 BAASCH, 1892: 69, 87; KÒPPEN, 1973: 136; KUTZ, 1986: 260-263 fornisce inoltre anche la suddivisione tra esportazioni di prodotti americani e riesportazioni i cui totali coincidono coi valori dei due precedenti autori anche se indica anni solari anziché la corretta periodizzazione su frazioni di due anni. Dopo l'anno record 1798/99 (17, 25 milioni di dollari esportati dagli Stati Uniti verso le tre città anseatiche), la media del triennio 1799/1800 - 1801/1802 è di 8,2 milioni di dollari.
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con la liberazione delle 13 colonie, non erano mediamente giunte ad Amburgo che una decina di navi all'anno, mentre la media del periodo 1791-1799 è di 85 navi27. Il vero boom nel commercio americano si registra dunque negli anni Novanta e diverse case commerciali, tra cui quella di Caspar Voght e Georg Sieveking, vi fecero fortuna28. I grafici n96 e n97 evidenziano l'intensità ed il ritmo di questa crescita2®. Un osservatore contemporaneo ci segnala inoltre come ad Amburgo i traffici con gli Stati Uniti si fossero concentrati negli anni Novanta del Settecento in poche mani. Nel commercio di commissione verso Amburgo sembra infatti fosse pratica diffusa richiedere un anticipo all'arrivo del carico nel porto pari a un terzo o anche due terzi del valore. E' questo in dubbiamente uno degli elementi che può aver fatto preferire all'operatore stra niero l'invio delle merci a Amburgo piuttosto che in altri porti, dove simili faci lità non erano offerte. D'altro lato, il commissionario amburghese per riuscire a vendere la merce poteva essere indotto ad accordare all’acquirente un paga mento dilazionato. Dovendo da un lato anticipare delle somme e dall'altro aprire un credito, è evidente che simili traffici finissero con il concentrarsi nelle mani di quei pochi che disponessero di capitali sufficienti per far fronte ai pagamenti. La speculazione possibile sulle derrate coloniali grazie all'estromis sione dal mercato della Francia, che fino ad allora era stata il maggiore forni tore europeo, indusse inoltre alcuni negozianti anseatici a comandare partite di derrate coloniali per proprio conto. In momenti di ingombro del mercato per eccesso d'offerta, essi si trovarono in difficoltà, tanto più che i commissionari di case finanziariamente più deboli o in momentanea difficoltà potevano ricevere l'ordine di vendere a qualsiasi prezzo per realizzare un po' di contante30.
Numerosi altri indici attestano la vertiginosa ascesa della piazza com merciale di Amburgo in particolare a partire dal 1795, quando l'occupazione di Amsterdam ad opera dei francesi chiuse la via renana e spostò le vie di traffico verso l'est. Già nell'agosto 1794, John Parish nella sua qualità di console ame ricano a Amburgo segnalava che
27 Già nel 1782 Amburgo faceva i primi passi per giungere ad un trattato commerciale con gli Stati Uniti, e nello stesso anno la "Voght & Co." lanciava l'idea di una società per azioni per imprese commerciali con gli Stati Uniti. Le navi approdate ad Amburgo dagli Stati Uniti erano state rispettivamente 6, 11, 10, 11, 17 nel quinquennio 1784/1788, mentre quelle salpate dal porto anseatico per gli Stati Uniti erano in numero inferiore: 5, 9, 9, 5, 7 per lo stesso periodo; BAASCH, 1892: 53-54, 64, 67-68, 82, 85. Nel 1798 nel solo porto di New York approdarono 20 navi provenienti da Amburgo: CHASE, 1988: 124.
28 BAASCH, 1892: 66-67. Si ricorderà (cfr. cap. 2, nota 56) che Voght si era ritirato dalla so