FINO ALLA PROCLAMAZIONE DEL BLOCCO CONTINENTALE
46 In particolare l'Austria trovava insostenibile che i corsari francesi potessero rifornirsi a Livorno e condurvi le loro prede per essere vendute, mentre la Francia non tollerava la predo
minanza inglese nei commerci del portole poteva temere attacchi britannici su Genova a par tire da Livorno. Cfr. SALVESTRINI, 1985: 58, 74-75; CECCUTTI, 1989: 358-361. Sullo scarso peso politico della Toscana in questi anni e suirimportanza, nell'ottica francese, del porto di Livorno, cfr. CAMERANI, 1973: 256.
^ Ancora il 28 aprile 1792, solo otto giorni dopo la dichiarazione di guerra mossa dalla
Francia al fratello maggiore Francesco II, Ferdinando III ribadiva ancora una volta la neutra lità toscana: cfr. CECCUTTI, 1989: 354-355. Il porto di Livorno era stato dichiarato neutrale per la prima volta nel 1691: cfr. TURI, 1969: 113.
48 CANDELORO, 1978: I, 178-179; MICHEL, 1936: 16-19; CECCUTTI, 1989: 362. Sul mi nacciato bombardamento inglese di Livorno nel 1793 qualche dettaglio in GIORGI, 1952. La rottura delle relazioni diplomatiche tra la Toscana e la Francia era avvenuta già il 9 ottobre 1793. Cfr. MANGIO, 1974: 37.
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Il pretesto all'occupazione francese consisteva nel mancato rispetto della neutralità da parte della Toscana, giacché - si diceva - la bandiera francese era stata insultata a Livorno e alcune proprietà di negozianti francesi mano messe5®. Tuttavia vi erano ragioni più sostanziali: occupare il porto labronico voleva dire privare gli Inglesi di uno sbocco importante per i loro prodotti e minacciare al contempo la loro posizione nel Mediterraneo, necessario preludio ad una conquista francese della Corsica, caduta in mani britanniche nel giugno dell'anno precedente. Un ulteriore motivo doveva consistere inoltre nella spe ranza di potersi impadronire delle proprietà inglesi nella città: già nel gennaio 1795, il Comitato di Salute Pubblica aveva progettato una spedizione volta a "dépouiller la Toscane et Livoume qui est l’entrepôt du commerce des Anglais dans le Levant, pour enrichir celui de Marseille", anche se poi non se ne era fatto niente51.
Secondo uno schema che si ripeterà innumerevoli volte negli anni a ve nire e che ritroveremo anche ad Amburgo nel 1806, immediatamente dopo l'avvenuta occupazione militare si impartì l'ordine - in questo caso a Belleville, console francese residente a Livorno - di procedere al sequestro di tutte le merci appartenenti ai negozianti di nazionalità nemica, ovunque fossero depo sitate, e di far mettere i sigilli sui loro magazzini (28 giugno)52.
I negozianti inglesi non avevano peraltro atteso l'arrivo di Bonaparte per correre ai ripari; l'ambasciata inviata dal Granduca a Bonaparte e Saliceti dopo l'invasione francese delle Legazioni era riuscita a strappare a Garrau l'informazione che una spedizione su Livorno era imminente, e la notizia do vette filtrare negli ambienti mercantili: malgrado i proclami rassicuranti del governatore di Livorno, già il 25 giugno i negozianti inglesi avevano incomin ciato a caricare le loro merci sulle navi ancorate nel porto; alle 5 del mattino
e Bonaparte. Una dettagliata relazione dello scontro verbale tra il governatore di Livorno Spannocchi Piccolomini e Bonaparte, che lo fece arrestare, in MICHEL, 1936: 17-22. Bona parte trattò in seguito col generale lorenese Iacopo La Villette, comandante in seconda. L'alloggiamento dei soldati, ed il rifornimento di vestiti, scarpe, viveri pose notevoli problemi immediati (ibidem, 22-23). La nomina a governatore di Livorno (marzo 1796) di Spannocchi Piccolomini, patrizio senese, ex-ufficiale napoletano, amico di Nelson e dell'Acton, era stata in visa al Direttorio: cfr. VIGO, 1903: 2-3.
50 Cfr. BARTALUCCI, 1951: 73; SONNINO, 1937b: 121; MICHEL, 1936: 15.
51 Cfr. MANGIO, 1974: 118-119; GODECHOT, 1937:1, 458-462; CECCUTTI, 1989: 363. 52 Cfr. BARTALUCCI, 1951: 77. Ai primi di luglio Garrau e Saliceti, commissari del governo francese presso l’Armata delle Alpi e d'Italia, giunti* a Livorno con Murat e Bonaparte, ordina vano anche l'espulsione dalla città di tutti i soggetti britannici, nonché degli emigrati francesi, imponendo loro di risiedere ad almeno 30 miglia di distanza dalla costa. Tuttavia l'ordine fu eseguito in maniera parziale, anche a causa delle vivaci rimostranze del Granduca, ed il pro blema degli emigrati a Livorno, che provocava attriti diplomatici già dal 1792, non fu risolto neanche in questa occasione; cfr. ibidem: 60-72, 127-128, e GODECHOT, 1937:1, 464.
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del 27, poche ore prima dell'arrivo del primo distaccamento francese, 60 basti menti ed una serie di imbarcazioni più piccole salpavano alla volta della Cor sica scortati da cinque navi da guerra inglesi. Oltre alle merci, pare che anche numerosi negozianti britannici si trovassero a bordo63.
Per parare ai possibili danni derivanti dall'occupazione della loro città, i negozianti di Livorno avevano costituito una Deputazione composta da 5 to scani, un genovese, un napoletano, due ginevrini, due greci, un francese e due ebrei. Uno dei primi successi della Deputazione fu di ottenere una proroga al termine di 24 ore fissato per le dichiarazioni delle merci di proprietà nemica deposte nelle mani di negozianti neutrali della piazza54. Nell'ottobre, dopo una serie di vessazioni di vario genere (controllo dei libri di conto, intercettazioni postali) i negozianti furono indotti a versare 1.800.000 lire toscane in cambio della revoca dell'obbligo di denunciare le merci nemiche in loro possesso, mentre le merci già sequestrate furono riscattate con altre 400.000 lire toscane55.
Indubbiamente il sequestro e la vendita delle proprietà nemiche a Li vorno nel 1796 fu occasione di notevoli dilapidazioni ed abusi. Bonaparte stesso riconobbe in una lettera al Direttorio che "On se conduit dune manière dure envers les négociants livoumais... Cela alarme le commerce de toute l'Italie et nous fait passer à ses yeux pour des vandales"56, benché non sia da escludersi che alla base di questa nota vi sia il desiderio di mettere in cattiva luce i Commissari civili che il Direttorio gli aveva affiancato, piuttosto che il senso dell'ingiustizia commessa nei confronti dei Livornesi. Si rilevi tuttavia che in linea di principio si operò ancora un netto distinguo tra proprietà nemica e proprietà neutrale, al punto che in numerosi casi il tribunal des
prises riconobbe l'illegittimità del sequestro e restituì le merci ai legittimi
53 GODECHOT, 1937:1, 460-461; MICHEL, 1936: 15-16; SONNINO, 1937b: 122.
54 MICHEL, 1936: 31-33; GODECHOT, 1937:1, 463. Sulla Deputazione cfr. anche MANGIO, 1974: 122-123.
55 MANGIO, 1974: 122-123. Fu Salomon Coen Bacri ad essere nominato ricevitore delle