FINO ALLA PROCLAMAZIONE DEL BLOCCO CONTINENTALE
N. A., T 164 roll 1, J Fenwick al Segretario di Stato americano, Bordeaux, 15 maggio 1795 Nel 1797-98 sono segnalate in Gran Bretagna vere e proprie officine per la fabbricazione
di falsi documenti che consentissero di mascherare come americane navi inglesi. Anche nel caso che il capitano della nave fosse realmente americano, inoltre, sovente la proprietà della nave e/o del carico era inglese, o l'armamento avveniva con capitali e/o assicurazione britan nici: efr BONNEL, 1961: 68-69.
WOLFF, 1992: 31-32. Nel 1798-99, nel contratto di 64 milioni per l'approvvigionamento per la marina, Ouvrard avrà tra i suoi soci anche il bofdolese Blanchard (ibidem, 48-49, 301). Il legame di Ouvrard con l'ambiente bordolese è anche di natura privata: a Parigi avrà quattro figli da Teresa Cabarrus, già amante di Tallien e Barras, e nipote del noto armatore bordolese Dominique Cabarrus (1722-1799), padre di Jean-Valère (1758-1829) che sarà uno dei nego-
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sentavano; Cabarrus potè accrescere enormemente la propria fortuna sotto la Rivoluzione e l'Impero, Fieffé ebbe modo di rifarsi dal suo fallimento a Nantes nel 1786, e non furono certo i soli91.
La fine delle speranze di pace e l'inasprimento del conflitto economico con la Gran Bretagna nel gennaio 1798 (legge del 29 nevoso VI), parallelamente al peggioramento delle relazioni franco-americane e ad una crisi finanziaria e di credito che fece aumentare l'aggio al 3% al mese, portò ad una brusca contra zione degli affari nel corso del 1798 e soprattutto del 1799, quando sulla piazza di Bordeaux si risentirono anche gli effetti negativi della crisi di Amburgo e dei fallimenti che essa aveva provocato92 - segno d'altra parte della intensità dei legami che univano ancora Bordeaux al porto anseatico. Tale intensità è indi rettamente comprovata anche dal fatto che il 13,4% del numero ed il 22,3% del valore delle cambiali protestate a Bordeaux tra l'anno III e l'anno Vili (sett.
1794 - sett. 1799) erano state emesse ad Amburgo9**.
Le trattative per la pace airindomani del colpo di stato di brumaio con sentirono tuttavia una certa ripresa, così che il bilancio 1795-1801 non si chiude con un quadro completamente fosco. Un'ulteriore possibilità, ampia mente utilizzata, di rifornirsi di merci e di realizzare profitti era stata offerta in questo periodo dalla attività di corsa, di cui tratteremo analiticamente nel capitolo seguente.
Fino al 1801, il ricorso ai neutrali e la guerra corsara furono dunque i due canali che consentirono ai negozianti e agli armatori bordolesi di mantenere un discreto livello di affari. Con il ritorno alla pace, si ripristinarono immediata mente le tradizionali correnti di scambio. Nel 1802, entrarono a Bordeaux 220 navi cariche di derrate coloniali, di cui una buona metà in provenienza diretta dalle colonie, e le restanti da porti dell'Europa del Nord o americani; nel primo semestre del 1803 le navi arrivate direttamente dalle colonie saranno 88, cui vanno aggiunte 68 navi americane94. Tra il 22 novembre 1801 ed il 21 novem bre successivo, furono armate nel porto girondino 207 navi dirette alle colonie: quasi la metà, 101, per Santo Domingo, ed altre 70 per le Antille, le mete tradi zionali dei traffici bordolesi95. Si conferma peraltro anche l'interesse per l'O
zianti più attivi a Bordeaux durante l'Impero e la Restaurazione. 91 CAVIGNAC, 1970: 62-63; BUTEL, 1967b: passim.
92 CROUZET, 1968a: 40-41, e BUTEL, 1970: 543-544. 93 GARDEY, 1985: 26.
94 BUTEL, 1968: 212, e BUTEL, 1970: 544.
95 I dati sono tratti da Arch.Mun.Bx., fonds Delpit 63, camicia Chambre de Commerce, Etat du nombre des navires expédiées de Bordeaux pour les colonies, allegato alla memoria del 19 ventoso XII (10 marzo 1804) oltre citata. BUTEL, 1968: 212, e BUTEL, 1970: 544 riporta la ci fra di 208 armamenti per il 1802, ma indica che il 30% era destinato per l'Oceano Indiano: si tratterebbe invece, secondo i dati allegati dalla camera di Comemrcio, tutt'al più di un sesto
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ceano Indiano e le coste africane già manifestatosi negli ultimi anni àe\Y ancien
r é g im e Alla rottura delle negoziazioni franco-britanniche nel maggio 1803,
156 navi bordolesi si trovavano in mare, e di queste 63 furono catturate dalla marina inglese: era nuovamente indispensabile ricorrere alla navigazione neu trale.
Dal 1803 alla fine del 1805 questa consentì in effetti alla piazza di Bor deaux di mantenere gli scambi ad un livello ancora più elevato che nella secon da metà degli anni Novanta del Settecento. L'importanza dei neutrali è eviden ziata dal fatto che se nel 1802, quando era possibile far navigare le navi sotto bandiera francese, il traffico straniero all'entrata del porto di Bordeaux aveva rappresentato il 21% del totale delle navi entrate, tale percentuale passa al 44% nel 1804, al 50% nel 1805 e sarà ancora del 43% nel 1807, mentre crollerà al 2% nel 180897, quando il traffico neutrale non sarà più tollerato e gli Stati Uniti avranno proibito alla propria marina mercantile il commercio con la Francia e con la Gran Bretagna (22 dicembre 1807). Gli ingressi a Bordeaux di navi estere, riportati nella tabella 7, evidenziano l'entità dei traffici su navi straniere, ben superiore che sotto il Direttorio; benché sovente le navi entras sero a Bordeaux in zavorra, nondimeno un certo approvvigionamento era ga rantito, come pure l'esportazione dei prodotti regionali.
Tabella 7 - Navi straniere entrate nel porto di Bordeaux. 1802-1807
anno numero USA DK
1802 460 88 42/*75 1803+ 316 68 70 1804* 381 81 76/* 117 1805 902 201 247/* 173 1806 642 *180 1807 516 121 *276 !
Fonte: BUTEL. 1967b: 101-HM, 323-32«: BUTEL. 197«: 546; BRAUDEL. 1970-H0: II1.1. 103: * Dati riportati in HEILS. 1953: 87, sulla base delle dichiarazioni delle navi alla partenza dai porti danesi e norvegesi. * 1 dati per il 1803 si riferiscono al periodo gennaio- settembre; per il 1804. marzo-settembre (i dati sono invece per l'intero anno).
delle spedizioni, se si considerano anche i bastimenti inviati verso le coste atlantiche dell'Afri ca. Parallelamente agli sforzi per riallacciare le relazioni coloniali, i negozianti si sforzarono di migliorare le condizioni dei traffici europei: si veda l'articolata memoria a stampa del Consiglio di Commercio di Bordeaux del 26 pluvioso X (15 febbraio 1802) in A.d.G., 8 M 14.
Con 116 navi arrivate da Bordeaux all'Ile de France nel decennio 1780-89, 94 nel decennio Novanta e 50 nel 1800-1810, Bordeaux conferma la sua preminenza rispetto agli altri porti francesi: 33% delle navi arrivate dalla Francia all'Ile de France nel decennio Ottanta e quasi il 50% nel periodo successivo provengono dal porto girondino, che in questa area risente dunque meno degli altri porti francesi della crisi dell'età rivoluzionaria. I dati in TOUSSAINT, 1967: 191-238. Le esportazioni di prodotti bordolesi in questa'regione potevano inoltre avvenire tra mite un porto neutrale, come attesta il carico del Christophe, richiamato più sopra, nota 38.
BUTEL, 1970: 546-549. Nel 1805 il traffico straniero era circa per un quarto danese, per un altro quarto americano; le navi prussiane rappresentavano il 15%.
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Laddove un confronto tra fonti francesi e fonti di altri Stati è stato fatto, come è il caso per la Danimarca, esso evidenzia come i valori dei traffici delle due statistiche non corrispondano. In altre parole, le importazioni francesi in pro venienza dalla Danimarca risultano sensibilmente superiori ai dati danesi del le esportazioni verso la Francia. In parte, la differenza è dovuta a diversi crite ri statistici: a prezzi fissi per i Danesi, a prezzi medi annuali per i Francesi; le statistiche danesi inoltre non registrano le esportazioni da Altona e da Tòn- ning, porti franchi. Tuttavia, poiché le differenze riguardano quasi esclusiva- mente le derrate coloniali, non è da escludersi che una parte delle importazioni francesi "dalla Danimarca" nascondano in effetti traffici simulati con l'Inghil terra98.
Malgrado la massiccia affluenza di navi neutrali negli scambi dei com mercianti bordolesi, permaneva certamente un notevole grado di incertezza, anche perché in conseguenza delle forti oscillazioni dei prezzi le derrate all'arrivo non potevano essere sempre rivendute con profitto: "Il fallait prévoir les événements et donner des ordres en conséquence pour ne pas faire des mauvais affaires"99. Occorreva inoltre una estrema cautela:
Je vous prierai de me faire l'expédition d'une vingtaine des barriques |de sucre) par le premier navire qui partira pour Bordeaux, en observant de prendre toutes les précautions possibles pour l'assurance et la neutralisation, ne voulant absolu ment courir aucune chance hasardeuse; vous pourriez vous prévaloir sur moi en m'envoyant facture1®®.
L'assicurazione era contratta sovente all'estero, nel porto di partenza della nave, affidando al corrispondente l'incarico di "neutralizzare" il carico: nel gennaio 1803, Lainé scriveva a Altmann e Winckelmann di Emden "pour vous recommander et vous prier de vouloir bien neutraliser et faire réclamer s'il y a lieu la cargaison du navire neutre le Tun sortent d'Embden, cap.4 Dierlich, dont la destination est pour Dunkerque, Calais, Ostende ou Anvers"191.
Benché teoricamente proibiti, i traffici con l'Inghilterra o con prodotti in glesi non dovevano presentare in questo periodo difficoltà insormontabili. Per i manufatti una delle rotte preferite pare essere stata quella che dai porti del Mare del Nord via Bruxelles portava in Francia. E' peraltro possibile che che
98 HEILS, 1953: 60-72, 119, 203-206. Delle navi giunte a Bordeaux nel 1807 dalla Dani marca, sette su otto sono in zavorra, mentre delle 198 navi danesi ripartite dal porto giron dino, quasi tutte sono cariche.
99 Bibl.Mun.Bx., Correspondence Lainé, ms.1041, p. 343, a Archibai et McCarr, di Filadelfia, 17 luglio 1805. Su Lainé, commissionario bordolese, si veda SÉE, 1933.
100 Bibl.Mun.Bx., Correspondence Lainé, ms.1041, p. 211v., a Archibai et McCarr, di Filadel fia, 21 dicembre 1804.
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altri itinerari, anche marittimi, abbiano avuto una importanza analoga, e che la via terrestre appaia prioritaria solo a ragione della grande inchiesta che fu condotta in Belgio su questi traffici fraudolenti102.1 dossiers della polizia fran cese attestano evidentemente solo i casi di frode scoperta, ma sono già assai si gnificativi. Nell'aprile del 1800, ad esempio, Salomon Moline di Amburgo in viava via Wesel a David Moline a Bordeaux scialli, mousselines, pizzi e tessuti indiani di chiara origine britannica, per un valore di 4.000 £ sterline, assicu rate al 10% contro eventuali rischi di sequestro presso la "Florin, Friand et Cattoir" di Bruxelles. Le merci erano per conto dei due Moline108. Anche la "Julian et neveu" di Bordeaux si procurò negli anni IX e X (1801-02) diversi manufatti inglesi tramite Florin di Bruxelles; una delle spedizioni prevedeva l'invio di flanelle e tessuti inglesi provvisti di falsi marchi di fabbrica tedeschi, per un valore di 8.550 franchi. L'impresa coinvolgeva negozianti di Parigi, Bruxelles e Düsseldorf104. Il caso scoperto di maggiore entità riguarda la ditta "Ant. Cardoze et fils"105 di Bordeaux e portò nell'ottobre 1808 all'arresto di Antoine Cardoze, peraltro presto rilasciato sia in considerazione della sua età che per la garanzia offerta da altri due negozianti della piazza. L’inchiesta, partita dal sequestro delle carte di Florin a Bruxelles, aveva provato che
la maison s'est livré à l'introduction frauduleuse des marchandises anglaises et toiles d'inde dans le courant de 1802 et années antérieures par l'entreprise de Pierre Florin de Bruxelles, fameux assureur dans cette partie.
Negli anni in questione, Salomon-Antoine Cardoze (1750-1826), negoziante a Bordeaux aveva inviato il figlio maggiore Aaron-Antoine (1772-1829) a Parigi. Quest'ultimo riconobbe di aver in efeftti ricevuto da Florin merci per un valore
102 Si ne vedano i dossiers in A.N.P., F78008-8030 ed il repertorio relativo F7*727. Il mate riale è estremamente ricco e a mia conoscenza è stato utilizzato solo parzialmente da R. Du- fraisse (DUFRAISSE, 1973 e un articolo del 1961 riprodotto in DUFRAISSE, 1922: 193-216). Quanto allo sviluppo dei traffici via terra, la loro accresciuta importanza è attestata dalla Ca mera di Commercio di Bordeaux: "Le commerce par terre a été infiniement plus étendu en l'an XI qu'en 1789". Durante la pace il trasporto per mare aveva registrato comunque una ripresa: Arch.Mun.Bx., fonds Delpit 63, camicia Chambre de Commerce, Mémoire, 19 ventoso XII (10 marzo 1804).
103 A.N.P., F78019, doss. 174A, l'assicurazione in F78024, doss. 201 A. 104 A.N.P., F78019, doss. 191A.
10^ Questo il nome della ragione sociale formata il 16 germinale anno XI (23 marzo 1803) con un capitale totale di 341.214 franchi, di cui 3/8 forniti dal padre, 2/8 da Aaron, e 1/8 ciascuno dai tre altri figli Elie, Moise-Antoine e Abraham-Louis (il cui apporto è reso possibile essenzial mente da una anticipazione'del padre sulla futura eredità, mentre Aaron beneficia sopprattut- to dei 52.000 franchi della dote della moglie). Solo il padre ed il figlio maggiore avevano la fir ma. L'altro figlio, Benjamin, nel 1807 è a Mulhouse. La società fu sciolta a decorrere dal 10 gennaio 1807. I figli Moise e Louis si misero allora per proprio conto nella «Cardoze (M. et A.) frères». Cardoze pére figura anche in una inchiesta sul contrabbando di merci inglesi vendute gli da tale Gaudiot, attivo tra Parigi e il Belgio: DUFRAISSE, 1992: 207-212.
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di 80.000 franchi circa, pagandogli un premio d'assicurazione del 15-20%. Era il fratello Moise-Antoine Cardoze (1779-?), installato a Londra, a occuparsi di inviare le merci a Amburgo. Le risposte di Aaron durante l'interrogatorio fu rono piuttosto abili. Da un lato, egli richiamò a propria difesa il clima generale in cui si svolsero tali traffici, mettendo l'accento soprattutto sugli anni della pace di Amiens piuttosto che su quelli antecedenti:
Ce que l'ai fait en 1802 et 1803, ma conscience était loin de me l'imputer à crime, puisque tous les négociants français faisaient à peu près de même, et qu'aussitôt que les lois sont devenues plus prohibitives à cet égard, je m'y suis religieusement conformé.
Dall'altro lato egli insinuò che il suo compito si limitava a incaricare Florin di fargli pervenire le merci, e che se dunque Florin non pagava i diritti previsti, non era in fondo affar suo, né egli era tenuto a saperlo. Aaron accennava poi al fatto che ormai egli si occupava di far stampare a Rouen e altrove tele francesi, vendute poi sul mercato bordolese: un accenno all'industria nazionale non po teva che metterlo in buona luce agli occhi delle autorità. Alla vicenda non fu in effetti dato seguito giudiziario, in considerazione del fatto che essendo la casa commerciale Cardoze ormai in fallimento, un'eventuale pena pecuniaria sa rebbe andata a detrimento dei creditori; si tenne inoltre presente che il vecchio Cardoze aveva famiglia numerosa di dieci figli. La frode orchestrata dal padre non impedì poi alla generazione dei figli di essere attivi nel commercio e in parte nella produzione tessile106.
Con ciò, non si vogliono negare le difficoltà del periodo. Una memoria della Camera di Commercio di Bordeaux del marzo 1804, in risposta ad una inchiesta prefettizia, giudicava che l'importazione di derrate coloniali francesi e straniere non raggiungeva al massimo che un ottavo delle quantità importate annualmente nel 1788-89. Si giudicava impossibile valutare i guadagni deri vanti dalle importazioni ed esportazioni del porto:
il faudrait consulter plusieurs négociants |et...] qu'ils fassent une réponse sincère; et comment concilier cela avec le secret qui est l'âme du commerce. Mais les im portations et les exportations ne sont pas en général l'objet des spéculations de nos commerçants, elles présentent trop d'instabilité. Ils préfèrent s'en tenir à l'état de simple commissionnaire parce que c'est celui le seul qui avec le temps et l'économie conduit le plus sûrement à la fortune107.
Che il commercio in proprio fosse più rischioso di quello per commissione è fuori di dubbio, ma è invece lecito dubitare che il mondo del negozio bordolese
106 Gi¡ elementi esposti sono tratti da A.N.P., F78024, doss. 201A; le notizie biografiche sono state completate a partire da CAVIGNAC, 1991:121-122, e CAVIGNAC, 1987: 23-25, 133. 107 Arch.Mun.Bx., fonds Delpit 63, camicia Chambre de Commerce, Mémoire, 19 ventoso XII (10 marzo 1804).
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all'indomani della rottura della pace di Amiens fosse composto da timorati commissionari così come la Camera di Commercio voleva far credere al pre fetto. Non si spiegherebbe altrimenti come in quello stesso anno 1804 la piazza di Bordeaux potesse essere scossa da un'ondata di fallimenti particolarmente violenta, attribuita dai contemporanei ad un eccesso di speculazioni. I più cla morosi furono quelli della "Strobel e Martini" e di R. Julian, con un passivo di 7 milioni di franchi ciascuno, e della "Perrot & Binaud", di 3 milioni, ma ne se guirono altri di notevole entità. Nel 1805 furono invece diversi agenti di cam bio a fallire: malgrado fosse loro proibito operare per proprio conto, pare si fos sero invece dati alla banca e all'aggio; a peggiorare le cose fu in parte la rea zione di panico di diversi negozianti, che ritirarono le somme deposte presso i propri agenti di cambio, provocando così dei vuoti di cassa - panico d'altra parte più che comprensibile se si considera che il fallimento di Seigneuret era valutato a 3 milioni1®8. Il 1805 fu un anno di burrasca finanziaria su tutto il territorio francese, anche a seguito del crack dei Négociants réunis\ la cronolo gia della crisi bordolese sembra tuttavia seguire percorsi non perfettamente coincidenti con quelli parigini109.
Tuttavia non tutti perdevano. La società in accomandita "Raymond et C.ie" fondata il 1 floreale X (21 aprile 1802) per la durata di 5 anni per il com mercio di lane di qualsiasi specie e per la commissione di articoli diversi regi strava ad esempio al maggio 1805 un beneficio di più di 43.000 franchi, su 35.000 franchi di capitale110. Alle soglie della proclamazione del blocco conti nentale, la situazione non era certo florida. Tuttavia, diverse case commerciali si erano industriate già da diversi anni, talora con un disceto successo, a tro-
108 Notizia dei fallimenti del 1804 in N.A., T 164 roll 2, lettera di W. Lee al ministro ameri cano a Parigi, 8 luglio 1804. Lee stesso aveva dovuto sospendere i pagamenti per la sua ra gione sociale "Perrot & Lee". Nel maggio 1805 arriverà ad un accordo coi creditori (ibidem, ac cordo a stampa). Cfr. anche Arch.Mun.Bx., Correspondence Lainé, ms.1041, p. 35v., 2 febbraio 1805: "Tout cela sont les résultats de la guerre et de la secousse que nous avons prouvé”. Bibl.Mun.Bx., mscr. 713^ 8, p. 98, 17 pratile XIII (6 giugno 1805), dove il totale del passivo dei cinque agenti di cambio falliti viene indicato a 8 milioni. A.N.P., F78443, doss. 4260P, let tera del commissario di polizia di Bordeaux, P. Pierre, al 3® arrondissement di polizia a Parigi, 7 messidoro XIII (16 giugno 1805) per i fallimenti degli agenti di cambio. Cfr. anche BUTEL, 1977: 443.
100 Cfr. BOUVIER, 1970; TULARD, 1989: 554-556, voce "crises économiques". I fallimenti nel negozio bordolese del 1804 sono in effetti troppo tardivi per inserirsi nella cronologia della crisi essenzialmente agricola del 1802 - che in provincia si prolungò fino al 1803 - ma precedono di diversi mesi la crisi finanziaria del 1805-07. In parte, essi sono responsabili delle difficoltà nella capitale: cfr. BERGERON, 1978a: 289.
110 Arch.Mun.Bx., fonds Delpit 181, camicia Raymond: la società è tra Pierre Carles, nego ziante bordolese (24.000 franchi) e R. Rayipond, negoziante di Sant'André de Cubzac. La so cietà sarà sciolta nel maggio 1810. Carles ricupererà interamente il proprio capitale di par tenza, mentre Raymond appare indebitato in misura crescente nei confronti del socio.
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vare delle modalità che consentissero di condurre comunque a termine delle operazioni commerciali: era un'esperienza che poteva rivelarsi preziosa negli anni a venire.
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