5. ETNONAZIONALISMO, INVENZIONE DELLA TRADIZIONE E VIOLENZA POLITICA
5.2 La “catena umana”
5.2.2 La catena umana come ritualità politica
Possiamo definire la catena umana un rito politico. Ho interrogato a questo proposito Ricardo, la persona che mi ha introdotto come osservatore nel mondo degli indipendentisti della Guipúzcoa:
Il fatto che la manifestazione si ripeta sempre con i medesimi gesti, negli stessi tempi, in modo ossessivo non è casuale. Per chi vi partecipa si tratta di mettere in scena la rigidità dei tempi della detenzione dei presos, la tortura dei tempi obbligati a cui sono costretti, il ripetersi ossessivo delle stesse situazioni.211
Il rito della catena umana, pur mantenendo intatta nel tempo la propria struttura, in alcune situazioni agisce direttamente sull'ambiente in cui si svolge, trasformando l'arredo urbano circostante. Questo avviene quando la messa in scena dei contenuti della manifestazione intende rivolgersi a un pubblico più ampio.
In particolare, questo accade a San Sebastián in occasione di manifestazioni culturali internazionali come il Festival del cinema indipendente, oppure in concomitanza di eventi sportivi, come i Campionati europei di surf di Zarautz.
Nell'estate del 2010 mi sono allontanato da Deba per ampliare il mio campo di ricerca etnografico al piccolo paese di Zarautz, distante circa venti chilometri. Inizialmente, mi proponevo di indagare quali potessero essere i motivi e i significati culturali dell'affermarsi di uno sport di origine nordamericana come il surf tra la popolazione basca, a discapito di altre attività sportive più legate alla tradizione. Questo parallelamente al calo di interesse, registrato nella stessa zona, nei confronti della pelota, la più antica attività della tradizione sportiva basca. In occasione di una conversazione con François, allenatore ufficiale della nazionale basca di surf femminile, ho saputo che si sarebbe svolta una catena umana sulla spiaggia di Zarautz, proprio il giorno prima dell'inizio dei campionati europei:
Spero che il giorno prima dell'inizio delle gare non succeda nulla, perché i miei amici nazionalisti hanno annunciato ieri a Bilbao, nelle loro solite conferenze stampa, che vogliono farsi sentire tra qualche giorno qui a Zarautz. Prima
ricorderanno Txigi e Otegi212 nel cimitero piccolo e poi hanno detto che
verranno proprio qui a farsi conoscere in tutta l'Europa con la loro catena umana
211 Intervista n. 3.
212 I due nomi corrispondono agli ultimi due etarras condannati a morte dal governo di Madrid. La condanna fu eseguita pochi giorni prima della morte di Francisco Franco. Le sentenze furono applicate nonostante reiterate proteste internazionali e nonostante l'intervento del Vaticano, che più volte si adoperò, tramite il rappresentante provinciale dei Padri Gesuiti, affinché la pena capitale fosse sospesa. La chiusura del Governo di Madrid causò un ulteriore peggioramento dei rapporti con la Compagnia di Gesù che ormai da anni si era schierata, con una precisa scelta voluta dal generale dell'ordine Padre Pedro Arrupe, al fianco delle lotte degli indipendentisti baschi e catalani.
pro-presos.
La manifestazione al cimitero si svolse senza alcun problema, seguendo il consueto copione in senso drammaturgico, del tutto simile a quello ricordato a proposito delle celebrazioni annuali di Saturraran, citate nel secondo capitolo: discorso di un ex militante di ETA, discorso dei consiglieri municipali di Bildu, cinque minuti di silenzio interrotti dal grido “gora ETA” e infine inno dei gudariak baschi. A questo genere di manifestazioni, considerate “minori” rispetto agli appuntamenti collettivi programmati nelle due più grandi città, partecipano in genere un minimo di duecento o duecentocinquanta persone, fino ad arrivare intorno al migliaio di presenze. Sono iniziative che hanno sempre una risonanza nei paesi dove si svolgono e la cronaca di tali iniziative occupa sempre un ampio spazio nei media locali.
Conclusasi la cerimonia, verso mezzogiorno i manifestanti si sono concentrati all'ingresso degli stabilimenti balneari, in quei giorni affollati di persone provenienti da tutta Europa per assistere ai campionati di surf, oltre che per motivi turistici. Ho osservato l’intera dimostrazione, durata all’incirca un paio d’ore, da una distanza di circa cinquanta metri. Dalla collina circostante e dai parcheggi posti lateralmente alla passeggiata adiacente alle spiagge, osservavano attentamente la manifestazione anche cinque gruppi di agenti della polizia della Comunità Autonoma Basca, in assetto antisommossa. Gli agenti provenivano da regioni esterne alla Guipúzcoa 213.
La manifestazione si è svolta in quattro fasi.
Nella prima i manifestanti, che con l'arrivo di alcuni bus da altre regioni basche erano ora all’incirca duemila, hanno letto pubblicamente alcune lettere di presos e hanno esplicitato le modalità della manifestazione. La lettura e le indicazioni logistiche si sono svolte in lingua euskara. Al termine della lettura, dopo aver cantato l'inno dei gudariak, i dimostranti, che comprendevano persone di tutte le età e intere famiglie, hanno iniziato a formare una catena umana che al termine della prima ora avrebbe circondato l'intero complesso balneare.
Nella terza fase, la catena si è messa in movimento camminando sulla spiaggia, in alcuni
213 Le informazioni relative alla polizia basca mi sono state fornite dal corrispondente locale del quotidiano indipendentista “Gara”.
casi passando tra gli ombrelloni, nel silenzio assoluto dei manifestanti stessi e degli spettatori che, nel caso dei turisti (prevalentemente francesi e inglesi), mostravano atteggiamenti di curiosità o di semplice indifferenza, senza ostentare nessuna particolare reazione di fastidio o di ostilità. Questo probabilmente anche grazie al fatto che i dimostranti si muovevano in silenzio e con una prossemica estremamente controllata.
Nella quarta e ultima fase, completata la catena, ciascun manifestante ha srotolato parte di uno striscione contenente tre elementi: il simbolo stilizzato dei Paesi Baschi, con le due frecce che indicano la lotta contro la dispersione penitenziaria e per il ritorno dei prigionieri di ETA nelle carceri basche, la parola Indipendentia scritta in caratteri cubitali (la stessa che è possibile vedere anche sui lati dei moli frangionde rivolti verso l'interno del porto) e infine le fotografie dei presos214, con l’indicazione per ognuno del nome e della data dell'incarcerazione.
Tre simboli molto significativi che rimandano, attraverso molteplici livelli interpretativi, a come la cultura etnonazionalista abbia saputo costruire un rapporto circolare con i principali tratti culturali della tradizione basca.
La messa in scena dei contenuti etnonazionalisti215, considerato lo scenario altamente esposto sul piano mediatico in cui si svolge la catena umana, non si è limitata all'azione rituale. Gli etnonazionalisti hanno lasciato il segno anche sullo scenario urbano che circonda le spiagge, in particolare su un elemento che caratterizza architettonicamente fin dagli inizi del Novecento le spiagge di Zarautz: i piccoli toldos a forma di casetta rivolti verso il mare, che disegnano i perimetri delle spiagge.
Queste strutture, quotidianamente affittate dai bagnanti a prezzi che tra il 2009 e il 2010 oscillavano intorno ai 20 euro al giorno, appaiono spesso immortalati sui depliant turistici della zona. Sono disposte orizzontalmente su un’unica fila e sono realizzate in cotone e materiale sintetico. Un aspetto interessante di queste piccole cabine di tela sono i colori, solitamente rosa e azzurro o marrone, con sottili linee nere che disegnano rettangoli regolari lungo le pareti del gazebo.
La notte precedente alla manifestazione, i familiari dei presos hanno attaccato, sul punto più alto dei lampioni della passeggiata di Zarautz e sui fili elettrici che li collegano, almeno
214 Appendice A, fig. n. 6. 215 Appendice A, fig. n. 7.
una settantina di cartelloni con disegnato un toldo216, con i colori tipici del tendone marino. Ciascun toldo riportava il nome di una località in Francia, Spagna o Gran Bretagna217 in cui risulta detenuto un preso di ETA. Era inoltre indicata la distanza in chilometri che i familiari devono percorrere per fare visita al proprio congiunto218.
Il fatto che alcuni di questi cartelli fossero legati ai fili della corrente elettrica richiama una pratica di protesta utilizzata nei territori palestinesi nel corso della prima Intifada. In queste azioni simboliche, talvolta messe in atto come una vera e propria rappresentazione teatrale in presenza degli operatori dei media locali e internazionali, alcune donne appartenenti all'organizzazione politica di Hamas salivano con una scala sul palo che sosteneva i cavi elettrici, esponendo così il proprio corpo a gravi rischi, e vi appendevano alcuni striscioni pro-Hamas oppure la bandiera palestinese. Come evidenziato nell'intervista a Ricardo, è evidente e rilevante il ricorrente parallelismo tra nazionalisti palestinesi e nazionalisti baschi, relativamente alle forme dell'azione di protesta o resistenza. Ben più evidente, in particolare, rispetto alle eventuali corrispondenze con un etnonazionalismo apparentemente più somigliante, come quello che si sviluppò per quasi tutto il secolo scorso nelle zone settentrionali dell'Irlanda.
Le azioni sull'arredo urbano, dai toldos stilizzati fino alla capillare presenza in ogni paese basco di murales che inneggiano alla lotta indipendentista; l'uso di forme di agency basate sulla creazione di scenari nazionalisti in forma teatrale; l'utilizzo della lingua inglese sui messaggi murali e l'esposizione in quasi ogni palazzo o piazza della Guipúzcoa del simbolo contro la dispersione dei presos, sono tutti segni del nuovo etnonazionalismo e del suo rapporto con i più recenti scenari culturali che formano i territori baschi
Abbiamo visto come, nel corso della catena umana, siano rappresentati tre elementi simbolici dell'etnonazionalismo basco: la mappa stilizzata dei Paesi Baschi circondata dalle due frecce rosse, il termine Indipendentia scritto a caratteri cubitali e le immagini dei volti dei presos di ETA. Fra i tre elementi, quello più interessante per comprendere il rapporto tra cultura basca ed etnonazionalismo è senz’altro la rappresentazione del prigioniero politico. La figura del prigioniero politico è una rappresentazione secondaria, nell'immaginario indipendentista basco, che rimanda al mito culturale del gudari. Così era chiamato il soldato di origine basca che militava nell'Euzco Gudarostea, battaglione
216 Appendice A, fig. n. 8. 217 Appendice A, fig. n. 9. 218 Appendice A, fig. n. 10.
formatosi in Guipúzcoa che nel corso della guerra civile si schierò con la Repubblica, contrapponendosi ai Baschi di Álava che scelsero i franchisti e, negli anni Settanta, formarono il Batallón Vasco Español219.
Durante il franchismo e nella fase successiva, la figura del gudari è diventata un mito, rappresentando chi dedica la sua vita alla causa basca. Nelle ikastolas è uno degli argomenti maggiormente trattati e ogni alunno, nei cinque anni del primo ciclo, prima o poi dovrà svolgere una ricerca su un gudari.
Nelle feste popolari, spesso viene chiesto ai bertsolari di cantare l'inno del soldato basco, composto da un militante del Partito Nazionalista Basco negli anni Trenta, quando la patria basca ancora non era chiamata Euskal Herria ma Euskadi.
È lo stesso inno220 cantato al termine della catena umana:
Eusko Gudariak gara Euskadi askatzeko, gerturik daukagu odola bere aldez emateko.
Irrintzi bat entzun da mendi tontorrean goazen gudari danok Ikurriñan atzean.
Faxistak datoz eta Euskadira sartzen goazen gudari danok gure aberria zaintzen...
Somos los guerreros vascos para liberar Euskadi, Estamos dispuestos a dar nuestra sangre por ella.
Se oye un "irrintzi" (grito particular de llamada) en la cumbre:
¡Vamos todos los guerreros detrás de la Ikurriña!
Vienen los fascistas a entrar a Euskadi.
¡Vamos todos los guerreros a cuidar de nuestra patria!
La figura del gudari è stata in seguito incorporata nella mitologia politica di ETA, scalzando definitivamente nell'immaginario nazionalista l'identificazione tra causa basca e
219 Alla fine del regime franchista, nel 1975, alcuni appartenenti alle formazioni politiche falangiste, insieme a militari della Guardia Civil, formarono gruppi paramilitari simili al modello che nello stesso periodo si stava affermando in alcune nazioni dell'America Latina. Lo scopo era eliminare militanti indipendentisti appartenenti o sospetti di far parte di ETA o del KAS. Nei primi anni Ottanta scoppiò uno scandalo politico che rischiò di mandare in crisi il governo socialista di Madrid: la magistratura scoprì un altro gruppo paramilitare, denominato GAL, che comprendeva tra i suoi membri esponenti della polizia locale basca e militari della Guardia Civil. Lo scopo di questi gruppi era l'eliminazione fisica dei militanti indipendentisti. La magistratura spagnola, che accusò il gruppo di sessanta omicidi, mise sotto inchiesta alcuni alti funzionari del Ministero dell'Interno spagnolo, politicamente vicini al PSOE di González, in quanto informati dell'esistenza del GAL e sulle loro azioni. Nelle interviste da me svolte, il ricordo dei GAL è spesso un argomento per legittimare le azioni terroristiche di ETA.
Partito Nazionalista Basco.
Nella figura del gudari s’intrecciano differenti mitologie culturali, non soltanto quella del combattente antifranchista, ripresa pienamente da ETA ma, a giudizio dell'antropologo J. Zulaika221, anche quella più strettamente legata al rapporto tra cultura locale, identità basca e cattolicesimo. Cattolicesimo che in Guipúzcoa si identifica con la figura di Ignazio di Loyola, nato a Loyola, frazione di Azpeitia, dove ho svolto parte del mio lavoro sul campo, partecipando alle attività dell'ikastola municipale222.
Nei dialoghi avuti a Deba e a Itziar con Rosa e altre persone che si definivano antinazionaliste, più volte è emerso il rapporto simbolico tra la figura classica del padre gesuita che si sacrifica per diffondere il verbo cristiano e il militante di ETA, che accetta di scontare lunghe pene carcerarie al fine di testimoniare per la causa nazionalista.
ETA è la più antica formazione politico-militare nazionalista attualmente esistente.
Il suo programma politico è sempre stato l'indipendenza totale dalla Spagna e dalla Francia. L'immaginario basco, che va dalla pratica delle tradizioni orali fino alle rappresentazioni mediatiche, ha sempre conferito un ruolo centrale a questa organizzazione.
ETA e nazionalismo, dal franchismo in poi, sono stati identificati, non solo a livello politico ma dalla stessa popolazione che si riconosceva negli ideali etnonazionalisti. La forza e la diffusione del consenso raccolto dall'organizzazione si possono ricavare dai risultati raggiunti da movimenti e partiti politici che hanno sempre rappresentato il volto pubblico e legale di ETA223, in un rapporto analogo a quello che per quasi tutto il Novecento si strutturò, nell'Irlanda del Nord, tra Sinn Fein e IRA.
Con la vittoria del 2011 di Amiur224, che ha ereditato la linea politica di Batasuna, anche lo scenario della lotta armata per la realizzazione di Euskal Herria è mutato. Un anno prima della vittoria dei nazionalisti-indipendentisti, ETA aveva iniziato un tavolo di negoziazioni con il governo spagnolo per arrivare ad accordi che comprendessero da una parte la fine delle azioni violente e dall'altra l'amnistia generalizzata per i presos. Si tratta di un mutamento radicale rispetto al passato, che influenzerà anche le forme di rivendicazione identitaria praticate dai nazionalisti
221 J. Zulaika, Violencia Vasca, cit., p. 89.
222 Cfr. J. de Oteiza, Ejercicios espirituales en un túnel. De antropología estética vasca y nuestra
recuperación política como estética aplicada, San Sebastián, Hórdago, 1984, capp. 1-2.
223 Cfr. G. Lagonegro, Storia e politica di Euskadi ta Askatasuna e dei Paesi baschi, cit., capp. 6-8. 224 Si tratta della coalizione politica dell’Izquierda abertzale, sorta dopo lo scioglimento di Batasuna.
Attualmente l'area politica dell'etnonazionalismo è formata da Bildu, partito sorto dopo la chiusura di Batasuna, dai gruppi politici che fanno riferimento ad Amiur e dalle associazioni dei familiari dei presos, tutti attualmente militanti di ETA, che si sono dichiarati appartenenti all'organizzazione senza usufruire della possibilità di dissociarsi politicamente o di utilizzare la legislazione premiale prevista per chi si pente rispetto ai reati commessi e fornisce informazioni che possano contribuire allo smantellamento dell'organizzazione.