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3.6 Nazionalismo e folklore, simbiosi e circolarità: il caso dell'euskara

3.6.2 Euskara e nazionalismo

Fino al Settecento, il fatto di scrivere in lingua euskara non assumeva nessun significato politico particolare.

Bernard Dechepare, autore nel 1545 della prima raccolta di racconti in basco, era un ecclesiastico proveniente dalla parte bassa della Navarra ed è considerato il primo scrittore in lingua basca. Il primo testo con chiari ed espliciti intenti di difesa della lingua euskara apparve alla fine del Settecento: si tratta del primo dizionario trilingue (castigliano, basco e latino), pubblicato a San Sebastián nel 1745 e redatto da Padre Larramendi, gesuita proveniente dalla Guipúzcoa. Questo testo, oltre a contenere un’ampia serie di vocaboli, includeva alcune poesie in euskara e un piccolo compendio di grammatica riguardante le regole sintattiche e morfologiche di base della lingua basca. Il testo di Larramendi è considerato attualmente dai linguisti storici scarsamente scientifico ma importante, in quanto ha aperto la numerosa serie di testi apologetici dedicati all'euskara. Non siamo ancora in un rapporto diretto e simbiotico con il nazionalismo, ma nel secolo successivo queste ricerche linguistiche rappresenteranno la materia prima su cui costruire le rivendicazioni identitarie rispetto all'uso della lingua castigliana.

Tra il 1856 e il 1869 Louis Lucien Bonaparte, nipote di Napoleone primo, appassionato di linguistica e dialettologia, produsse un saggio in cui erano classificati i diversi dialetti. Questa ricerca è considerata ancora oggi un punto di riferimento per gli studi linguistici ed è stata ampiamente utilizzata nella fase di unificazione della lingua. Grazie a questo studioso fu tradotta la prima bibbia in euskara, nel 1863.

All'inizio dell'Ottocento, il linguista W. von Humboldt affermò che questo idioma era destinato a sparire, considerata l'esiguità dei parlanti e la sua complessità a livello grammaticale, che difficilmente ne avrebbe favorito una rapida diffusione in area iberica o francese. Ma proprio nel 1830 si svilupparono in Guipúzcoa i primi progetti di diffusione dell'euskara tra la popolazione. Nelle scuole fu diffuso un dizionario euskara-castigliano, composto di pochi termini, al fine di diffondere la lingua tra le nuove generazioni. Una decisione presa dall'assemblea forale di San Sebastián. Accanto al dizionario, le diocesi cattoliche di Guipúzcoa decisero di diffondere i primi messali in euskara. Alcune copie di questi messali saranno tramandate di generazione in generazione, e leggerli diverrà al tempo del franchismo un atto simbolico di resistenza contro il divieto di tenere la liturgia

domenicale in lingua basca.

In Izcaya, dal 1840 si decise di tradurre gli atti dell'assemblea forale in euskara.

Va rimarcato che in Navarra e nella provincia basca di Álava, all'interno dello Stato spagnolo, non è stata rilevata da parte degli storici e dei linguisti nessuna iniziativa di questo genere. Questi primi momenti di diffusione e valorizzazione linguistica non sono direttamente collegati alla contemporanea esaltazione della cultura locale basca. Dopo la disfatta carlista, i documenti e gli interventi pubblici in difesa dell'etnia basca sono svolti prevalentemente in lingua castigliana. Sarà con la nascita e l'affermarsi dell'ideologia nazionalista, pochi decenni dopo, che l'euskara diventerà, nel modello di autorappresentazione identitaria, il fattore di distinzione rispetto alle altre popolazioni spagnole e francesi.

Sabino Arana rappresenta uno dei punti di svolta nei processi di etnicizzazione della popolazione basca. Nei suoi scritti, Arana evidenzia come la conoscenza dell'euskara sia un motivo di orgoglio e una sorta di passaporto necessario per far parte della nazione basca e per vivere la “solidarietà nazionalista”. Arana rileva inoltre, nei suoi numerosi studi linguistici, che il francese e il castigliano sono le lingue dei traditori e degli oppressori158. Dalla fine dell'Ottocento in poi il movimento nazionalista introietta, come punto centrale del suo programma di costruzione di un nuovo stato e di etnicizzazione della popolazione, la difesa della lingua. Va anche ricordato che nella cultura basca, i baschi sono chiamati

Euskaldun. La parola designa anche chi è bascofono. Sabino Arana è il fondatore della

prima scuola in cui l'insegnamento è impartito interamento in basco e che prende il nome di ikastola, ed è il fondatore dell'Accademia della lingua basca (Euskaltzaindia). Sul piano politico, nonostante il forte interesse per la questione linguistica, nel primo trentennio del Novecento gli etnonazionalisti cercheranno essenzialmente di ottenere maggiori poteri attraverso la costituzione di partiti e associazioni culturali. Durante il franchismo invece, anche a causa del divieto di usare la lingua, gli etnonazionalisti e più in generale ampie parti della popolazione vivranno la rivitalizzazione dell'euskara come l'unica forma di resistenza culturale.

Durante il franchismo non si potrà utilizzare la lingua locale nei luoghi di lavoro. Solo in Guipúzcoa si parlerà euskara all’interno dei luoghi di lavoro, il che porterà a grosse

tensioni con il potere centrale di Madrid. L'uso della lingua nei luoghi di lavoro diventerà un mezzo molto forte nei processi di etnicizzazione e diffusione di un'idea molto precisa di etnia basca. Un’etnia differente dalle altre proprio grazie alla sua lingua, con tradizioni nobili e ariane e costretta a subire violenze di ogni genere dagli spagnoli. Queste saranno le tesi ripetute dagli etnonazionalisti, in ogni luogo pubblico, per tutti gli anni Sessanta in Guipúzcoa.

La creazione di ikastolas clandestine negli anni Sessanta, la nascita di gruppi musicali folkloristici che fuori dalla Spagna cantavano in basco, le messe recitate dai sacerdoti e dai fedeli nella lingua locale, renderanno l'euskara, alla fine del franchismo, il tratto simbolico che caratterizza l'etnia basca.

Dopo la caduta del franchismo, l'euskara ha progressivamente conquistato il sistema pubblico: oggi il regime scolastico è bilingue, per accedere a quasi i tutti i posti pubblici è necessario conoscere la lingua basca e molte lezioni in Università e sedute pubbliche del parlamento di Vitoria si tengono in euskara. L'obiettivo degli etnonazionalisti è arrivare al completo monolinguismo. La maggior parte degli appartenenti alla popolazione basca non condivide questo progetto linguistico, come evidenziano i costanti sondaggi su questo soggetto.

Nel 1989, l'associazione Euskal Herrian Euskaraz (Parlare basco nei Paesi Baschi), ideologicamente vicina al disciolto partito di Herri Batasuna, poi confluito in Bildu, ha sottoposto una mozione alle municipalità più bascofone della Comunità Autonoma dei Paesi Baschi e della Navarra (ventuno su centouno), proponendo loro di dichiarare che dall'anno successivo i servizi pubblici non avrebbero più dovuto funzionare nel regime del bilinguismo, ma unicamente in lingua basca. La proposta è tuttora in discussione.

La scelta geografica non era stata casuale: tra i comuni individuati erano presenti tutti quelli che hanno fatto parte del mio terreno di ricerca, selezionati per la propensione ad accogliere le istanze nazionaliste. Questi centouno comuni raggruppavano un totale di circa 115.000 abitanti, alcuni dei quali abitavano in villaggi o piccoli villaggi con meno di 3.000 abitanti.

Gli aspetti che riguardano la pratica e le forme di diffusione contemporanee del basco in Guipúzcoa saranno uno degli aspetti analizzati nella ricerca sul campo, argomento della seconda parte della dissertazione, insieme al tema della violenza e della repressione

4 - PRATICHE DI RICERCA SUL CAMPO IN GUIPÚZCOA