4.6 L'encierro di Deba: uomini, animali, indipendentisti
4.6.2 Struttura dell’encierro di Deba
L'encierro si svolge nell'ultimo giorno della settimana festiva. Come ogni encierro tradizionale, ha inizio con la corsa dei tori e termina con l'uccisione dei medesimi, nel pomeriggio, in un’arena che solitamente accoglie come pubblico non più i cittadini di Deba presenti al mattino, ma i turisti provenienti dalla Francia e da altre regioni della Spagna. Come vedremo in seguito, la differenza di pubblico tra mattina e pomeriggio non è casuale ma legata al modello culturale su cui si basa, nella cultura basca, il rapporto tra uomo e animale. A questo proposito, Iñaki mi disse:
Noi, a differenza degli spagnoli, amiamo i tori e quindi non ci piace né ucciderli né mangiarli, non ci sentiamo liberi come i tori, anzi noi siamo dei semiliberi perché c'è sempre qualcuno che ci impone di fare qualcosa, così come i tori alla fine sono dei semi-addomesticati perché non si riesce mai ad addomesticarli del tutto.
Si può suddividere l’encierro in più stadi, ognuno dei quali è caratterizzato, negli attori sociali che vi partecipano, da un crescendo di tensione che sfocia nella danza finale all’interno dell'arena, il momento in cui alcuni giovani sfidano l'animale con gesti e urla e il pubblico appare fortemente coinvolto a livello emotivo.
Analizziamo le singole fasi dal punto di vista del pubblico che partecipa all'encierro, dalle sette di mattina, quando le strade e i posti a sedere nell'arena sono già affollati di spettatori:
• Alle sei del mattino le strade sono già affollate di giovani e giovanissimi, la cui età oscilla tra i quattordici e i venticinque anni. L'arena inizia a riempirsi intorno alle sette. Oltre agli abitanti di Deba, si registra la presenza di qualche turista. All'entrata, alcuni militanti di Batasuna distribuiscono volantini il cui tema è la campagna di amnistia a favore dei presos. L'asfalto stradale è stato ricoperto nella notte da segatura, sabbia e zolle di terra polverizzate dai caterpillar del comune. Alle sette viene fatto esplodere il petardo che dà il via alla corsa dei tori, che dura circa venti minuti. Centinai di giovanissimi corrono davanti ai tori, alcuni li provocano lanciando bottiglie. I più coraggiosi, quando i tori si fermano, li fronteggiano con drappi rossi. Intanto nell'arena gli addetti al servizio d'ordine si preparano a chiudere i cancelli, nel momento in cui entreranno i tori.
• I tori confluiscono nell'arena. I cancelli si chiudono. A turno, alcuni giovani mimano le performance dei toreri. Si avvicinano al toro, lo provocano, si fanno inseguire e inseguono il toro. La folla accompagna le esibizioni dei corpi in silenzio oppure con cori e urla in basco. Quando il toro riesce a incornare l'aspirante torero, la folla ammutolisce. Quando il giovane si rialza, oltre ad applaudire il pubblico ripete in continuazione il termine gora, seguito dal nome del giovane, che di solito, mi hanno detto Rosa e Iñaki, è un abitante di Deba. Intorno alle otto e trenta la festa nella piazza deve terminare, come impone il copione dell'encierro.
• La folla abbandona la piazza. I giovani che hanno partecipato alle performance nell'arena vengono applauditi. Con la loro azione davanti alla platea dell'encierro, termina la festa. Altri giovani si avvicinano e mostrano loro le immagini riprese con i cellulari o le telecamere digitali.
corrida. L'arena si riempie di un pubblico pagante (il costo di un biglietto è di circa 50 euro). La corrida dura circa un’ora.
• Alle otto di sera l’arena è smontata: la piazza torna a essere il centro del paese. Ho osservato per due anni di seguito quest'evento. La prima volta in compagnia di Iñaki e di un'antropologa dell'Universidad Autonoma di San Sebastián, la seconda da solo. In questa seconda occasione ho fatto delle riprese audio e video, che ho rivisto più volte al mio rientro a Milano.
Quest’esperienza etnografica, basata sul metodo dell'osservazione partecipante, può essere interpretata attraverso due livelli di analisi antropologica, legati al racconto degli attori sociali coinvolti nella festa. Nella prima interpretazione, che non necessariamente corrisponde a quella dei militanti nazionalisti, l'encierro di Deba appare come rappresentazione simbolica e rituale del conflitto con la Corona spagnola. Quando gli intervistati utilizzano termini come corona, falange, Opus, fanno riferimento allo Stato spagnolo. Quest’interpretazione è rafforzata anche dalla relativa novità dell'evento, rispetto alla tradizione storica che sta alla base dell'encierro di Pamplona.
L'encierro è stato introdotto a Deba nel 1977, mentre quello di Pamplona è antecedente al franchismo, il che rende più difficile, per i nazionalisti, la proliferazione di interpretazioni finalizzate a reinventare la tradizione su cui si fonda la festa.
Il 1977 è l’anno in cui è stato possibile esporre l'ikurriña, e fin dall'inizio i vari partiti e organizzazioni culturali nazionaliste hanno cercato di ibridare l'evento con contenuti di rivendicazione identitaria. Nei primi dieci anni, tra il pubblico spesso apparivano cartelli, striscioni e volantini con il simbolo di ETA. Grazie alla mediazione messa in atto da PNV e membri del KAS, la presenza dell'organizzazione si è progressivamente ridotta fino a scomparire, ma l'interpretazione nazionalista non è mutata nel tempo. L'encierro è considerato una metafora della lotta secolare con la Spagna: il toro rappresenta lo Stato spagnolo, i giovani toreri i soldati baschi (gudari), il pubblico rimanda alla popolazione di
Euskal Herria.
Si tratta di un’interpretazione centrata su una metafora fortemente riduzionistica del rapporto che intercorre tra Paesi Baschi e Spagna. Il toro viene dall'Andalusia, i giovani
che lo sfidano sono spesso militanti indipendentisti e il pubblico è generalmente di origine basca.
I processi di metaforizzazione della realtà attraverso il linguaggio e le pratiche culturali implicano una complessificazione incompatibile con i meccanismi di semplificazione degli universi socio-culturali entro cui emergono e si sviluppano i processi di etnicizzazione, spesso in un rapporto simbiotico182.
Nel pomeriggio il pubblico basco è scarso, perché per tradizione nei Paesi Baschi i tori non si uccidono: con loro si convive. Il modello culturale alla base del rapporto uomo-animale esclude l'uccisione per gioco dell'animale semi-addomesticato. Tradizionalmente, nelle stalle e negli spazi adibiti all'allevamento nei baserri si trova una frase che ricorda all'uomo che “animali e uomini sono uguali”.
Questi presupposti culturali rendono possibile una seconda interpretazione, legata alla rete dei significati culturali alla base dell'etnia basca. Una rete di significati impliciti nel rapporto tra uomo e natura e tra uomo e uomo, diversi dagli artefatti culturali sovrapposti attraverso l'azione sociale dagli etnonazionalisti. Non si tratta qui di suddividere una struttura sociale in un insieme di artefatti culturali oggettivi e in altri soggettivi. I significati creati dai nazionalisti e quelli legati alla tradizione secolare, insieme a tutte le altre possibili credenze e componenti interpretative, formano una sola struttura. Si tratta, in questo lavoro etnografico, di evidenziare due possibili interpretazioni e di capire quali relazioni si creano tra esse.
La seconda interpretazione dell'encierro, che affiora attraverso i discorsi dei partecipanti e l'analisi dell'azione rituale in essa implicita, rimanda al rapporto tra uomo e ambiente nel contesto naturale basco. Un contesto naturale attraverso cui è possibile comprendere anche l'emergere delle forme di azione di rivendicazione identitaria messe in atto dagli etnonazionalisti, in particolare dalla Izquierda abertzale e dalla sua traduzione armata nell'organizzazione ETA.
Nella cultura tradizionale basca il toro si situa a metà tra la creatura addomesticata e quella selvatica. Nei giorni delle feste patronali il toro rappresenta il divertimento principale, come abbiamo visto nella descrizione dell'encierro, sia per gli adulti sia per gli adolescenti e i bambini. Il toro non è solo oggetto d’inseguimento e corrida ma anche di semplice
esposizione per attirare l'attenzione del pubblico nelle fiere annesse alle feste.
Iñaki, mentre ci recavamo all'allevamento dei tori che nel mese di agosto avrebbero partecipato all'evento, una mattina mi disse:
Il toro affascina tutti, perché oscilla tra la tranquillità e l'improvvisa irrequietezza. Il colore, il peso, lo sguardo e non ultime le sue capacità “riproduttive” rappresentano caratteristiche che tra di noi sono come il simbolo di come dovremmo essere. Fin da quando ero bambino le nonne che parlavano in euskara per raccontarci del coraggio e della forza ci dicevano che dovevamo assomigliare ai tori, non ai cinghiali. Perché i tori sanno stare buoni ma se si arrabbiano distruggono tutto e mia nonna quando arrivò la televisione non guardò mai le corride trasmesse il lunedì, perché diceva che i tori mentre morivano la facevano piangere. Altre volte mi diceva che un torero poteva vincere il toro se diventava anche lui un toro. E forse un po' aveva ragione. Ti ricordi come era impassibile Paquito quando fu incornato nella Plaza de Madrid? Ti ricordi che dava lui le indicazioni ai medici mentre lo portavano nella sala chirurgica per cercare di salvarlo?
Come abbiamo già visto (ma è importante rilevarlo ancora, perché quest’aspetto marca una sostanziale differenza dalla cultura e dalla tauromachia di matrice castigliana), nei Paesi Baschi l’encierro non è il prologo di una festa, ma è la festa stessa. Nella corrida agiscono pochi toreri professionisti, che uccidono il toro dopo una serie di performance molto articolate nei gesti e dove il comportamento imprevedibile dell'animale gioca un ruolo fondamentale. L'encierro invece è un gioco popolare. A Itziar, frazione di Deba, esso si svolgeva anche durante il franchismo, con soltanto due tori, alla fine della settimana dedicata al santo patrono. Non c’erano in questo caso né palchi né pubblico organizzati dalla municipalità. Nelle taberne183 di Deba alcuni allevatori, qualche sera prima dell’evento, decidevano con gli anziani del paese dove e a che ora del mattino sarebbero stati liberati i due tori novillos. Dopo qualche giro per il borgo, gli animali venivano riportati nei recinti.
In seguito è arrivato l'encierro di Deba e la piazza principale è diventata un’arena organizzata. Tuttavia lo spirito del gioco rimane: ogni spettatore può saltare la palizzata e
183 Il termine taberna è utilizzato dagli appartenenti alle organizzazioni etnonazionaliste per indicare i luoghi dove incontrarsi e discutere di questioni legate alla vita della comunità.
rincorrere o farsi rincorrere dal toro.
Zulaika, a proposito dell'encierro e della rappresentazione della figura del toro nella cultura basca scrive che “jugar con el toro es jugar con el crucial paso cultural de lo salvaje a lo domesticado” 184.
Tra gli allevatori della Guipúzcoa il toro è uno degli animali più curati e ammirati. Nella biblioteca comunale di San Sebastián ho potuto consultare ben due riviste specializzate e una di carattere divulgativo sulla vita del toro. Le maestre delle ikastolas di Azpeitia e di Ondarroa, interrogate sul rapporto tra educazione e natura nell'ambito del progetto pedagogico che caratterizza questo tipo di istituzione scolastica, mi hanno confermato il fatto che il toro è uno degli animali più apprezzati quando si organizzano gite ai baserri. Oltre a queste due interpretazioni, Zulaika in un suo lavoro etnografico ne propone una terza. In essa però l'oggetto di riferimento non è tanto la festa in generale quanto il comportamento del toro, metaforizzato all’interno di un processo di antropomorfizzazione dell'animale185.