Gli abitanti di Deba-Itziar che ho intervistato hanno raccontato il 1975 come un anno turbolento. I miei informatori sul campo, escluso Jorge, avevano allora circa vent'anni e, quando raccontano di quei mesi in cui terminavano il liceo oppure iniziavano a lavorare come apprendisti nelle fabbriche o in campagna, le loro parole si colorano di nostalgia, tensione e energia verbale.
La morte di Franco, nel 1975, provocò nei giovani di tutti i Paesi Baschi una fortissima
mobilitazione politica. Per loro, che erano cresciuti in un regime ultracattolico e repressivo, ora tutto sembrava possibile. Questo stato di euforia coinvolgeva anche le parti più moderate e contrarie al nazionalismo e chi aveva aderito al regime franchista, in quanto anche le parti più conservatrici della Spagna avvertivano l'esigenza di cambiare, per adattarsi al clima di modernizzazione che attraversava tutta l'Europa occidentale.
Per le giovani generazioni e per chi aveva subito la repressione dei primi anni del franchismo, la morte di Franco rappresentava l'inizio del tempo nuovo, la possibilità di mettere in pratica e realizzare la comunità immaginata e immaginaria di Euskal Herria. Gli scioperi, le occupazioni universitarie, i blocchi delle linee dei trasporti si moltiplicarono nei mesi successivi alla morte di Franco e le manifestazioni degli etnonazionalisti aumentarono in modo esponenziale. Lo stesso incremento si registrò nella lotta armata dei nazionalisti di ETA. Nei vent'anni successivi alla morte di Franco, furono più di cinquecento gli omicidi commessi da ETA, contro i trentuno commessi tra il 1968 e il 1974.
L'attività militare di ETA, ideologicamente mossa da una visione etnonazionalista della realtà basca con al centro il progetto politico di totale separazione dei Paesi Baschi dalla Spagna, non fu influenzata dai radicali cambiamenti istituzionali subentrati dopo il regime franchista. Se si confrontano le lotte, le mobilitazioni e la diffusione della cultura nazionalista nel periodo precedente la guerra civile e in quello successivo, si trova conferma dell’ipotesi secondo la quale uno dei genitori di ETA, in senso metaforico, sarebbe stato proprio il franchismo. Inoltre per ETA, in questa dinamica storica e sociale, il periodo della democrazia rappresentò l'occasione per raggiungere l'indipendenza e per vincere militarmente contro lo Stato spagnolo.
Parallelamente allo sviluppo della lotta politica etnonazionalista, le strutture istituzionali spagnole si trasformarono in direzione di una democrazia rappresentativa di tipo europeo occidentale, secondo un modello che prevedeva il riconoscimento anche delle istanze regionaliste che non riguardavano esclusivamente i Paesi Baschi, ma anche la Catalogna e la Galizia.
Nel settembre del 1975, varie forze politiche dell'opposizione antifranchista realizzano la
Plataforma de la Convergencia Democrática, alla quale aderisce anche il PNV. Il sistema
alcune regioni della Spagna. Sempre nel giugno del 1975, il Batallón Vasco Español (BVE) avvia quella che in anni successivi, anche nei contesti sudamericani dell’Argentina e del Cile, sarà chiamata “la guerra sporca". Si tratterà di operazioni clandestine effettuate contro militanti della sinistra, in particolare contro persone accusate di appartenere a ETA. Nell'estate del 1975, nell'ambito politico del nazionalismo basco nasce la Koordinadora
Abertzale Socialista (KAS). Il 27 settembre dello stesso anno hanno luogo le ultime cinque
condanne a morte inflitte dal franchismo. Due dei fucilati appartengono a ETA e uno di loro è originario di Itziar, frazione rurale di Deba. Il 20 novembre muore Franco, dopo lunga agonia.
Le mobilitazioni nei Paesi Baschi, dopo la morte di Franco, si estendono anche alle regioni più conservatrici e distanti dalle istanze e dalle tradizioni indipendentiste della Vizcaya e di Guipúzcoa.
Il 3 marzo del 1976 la polizia spara durante uno sciopero operaio a Vitoria, provocando cinque morti e decine di feriti. Quattro giorni dopo, nel corso di uno sciopero convocato in tutti i Paesi Baschi per protestare contro i fatti di Vitoria, si ha un'altra vittima.
Il 3 giugno Adolfo Suárez diventa Presidente del governo spagnolo. Nel corso dell’estate si ha una prima amnistia parziale, riguardante alcuni militanti indipendentisti, e il Partito Nazionalista Basco inizia a riaprire le proprie sedi nei territori bascofoni.
Nel 1977 si registra un evento molto importante, a livello simbolico, per il nazionalismo basco. Il 19 gennaio il governo di Madrid autorizza l'uso dell'ikurriña, la bandiera ufficiale simbolo dell'etnia basca. In questo stesso anno il Partito Nazionalista Basco torna ad essere legale e tiene il suo primo Congresso. Nel mese di settembre ha inizio la pubblicazione del quotidiano del nazionalismo radicale “Egin”, che darà ampio spazio ai comunicati di ETA. Alla fine dello stesso anno viene istituito il Consejo General Vasco, prima forma di riconoscimento dell'autonomia amministrativa da parte del governo di Madrid. Nel 1978 nasce la coalizione Herri Batasuna, che rappresenterà la più importante organizzazione del nazionalismo radicale fino al 2003, quando sarà dichiarata illegale in quanto, a giudizio della magistratura spagnola, il partito avrebbe avuto rapporti con ETA.
Herri Batasuna, in seguito denominato Batasuna, si porrà come obiettivo politico e
culturale la creazione di uno Stato basco, territorialmente corrispondente ai “territori storici” e confinante con Spagna e Francia. Uno stato etnico, in quanto basato sulla
comunità dei parlanti baschi, come indicato nei programmi politici e nelle deliberazioni dei convegni attuali di partito. Convegni in cui il discorso finale termina sempre con lo slogan in euskara “Gora Euskal Herria sozialista, gora Euskal Herria askatuta” 95.
Nell'estate del 1978, durante la fase di definizione della Costituzione spagnola, viene approvato un emendamento all'Articolo 150 proposto dal Partito Nazionalista Basco, che riguarda l'allargamento delle competenze in ambito fiscale e dell'istruzione per le future diciassette regioni autonome. Tra il 1979 e il 1980, il Partito Nazionalista Basco entra nel Parlamento spagnolo con sette deputati. Nello stesso anno, è approvato lo Statuto dell'autonomia dei Paesi Baschi, che prevede la costituzione di un Parlamento autonomo a partire dal 1980.
Nel 1981, in Spagna ci sarà un tentativo di colpo di Stato organizzato dal colonnello della
Guardia Civil Antonio Tejero96; dopo l’arresto, il militare giustificherà il proprio agire
affermando che il parlamento spagnolo non stava facendo nulla contro i criminali di ETA e stava legittimando il processo di secessione delle regioni basche.
Dall'inizio degli anni Ottanta in poi avrà inizio un percorso molto complesso, fatto di negoziazioni tra forze politiche basche e spagnole al fine di allargare le competenze di autonomia della Comunità Autonoma e ridurre parallelamente l'attività illegale e armata di ETA, andando anche ad agire sulle organizzazioni storiche del nazionalismo radicale. Gli eventi che seguiranno agli anni Ottanta, rilevanti per il mio lavoro etnografico, saranno evidenziati nei prossimi capitoli.
95 “Viva la Patria dei bascofoni socialista, viva la patria dei bascofoni libera”. 96 Cfr. J. Cercas, Anatomia di un istante, Milano, Guanda, 2009.