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3.3 La griglia teorica di partenza: teorie antropologiche sul nazionalismo

3.3.2 Gellner e Anderson: nazionalismi senza etnia

Ernst Gellner vede il nazionalismo come quella tendenza in cui la dimensione politica è strettamente connessa al concetto di nazione e non di classe oppure di gruppo etnico. In

Nazione e Nazionalismo l'autore scrive:

Il nazionalismo è anzitutto un principio politico che sostiene che l’unità nazionale e l’unità politica dovrebbero essere perfettamente coincidenti. Può essere quindi definito ‘come una teoria di legittimità politica che esige che i confini etnici non siano violati da quelli politici e, in particolare, che i confini etnici all’interno di un determinato Stato non separino i detentori del potere dal resto dei cittadini’.117.

Il nazionalismo appare qui come un principio politico secondo il quale l'unità nazionale e l'unità politica dovrebbero risultare perfettamente coincidenti. Tale principio politico consente di definire il nazionalismo come sentimento e come movimento.

Per i nazionalisti non è accettabile che la propria comunità nazionale sia dominata e governata dagli esponenti di un'altra comunità nazionale. In questo senso è facile riconoscere, tra le cause che hanno portato alla fine dell'Ottocento alla nascita dell'etnonazionalismo basco, lo sviluppo di un nazionalismo spagnolo con tendenze centraliste ispirato alla figura di Cánovas del Castillo.

Gellner sottolinea anche che il principio nazionalista può essere proclamato in uno spirito universalista e simmetrico: in tale prospettiva tutte le comunità nazionali hanno un eguale diritto a costituirsi in unità politiche indipendenti. Tuttavia, attraverso numerosi esempi storici, l’autore dimostra che quest’aspetto implicito nel principio politico del nazionalismo si è concretizzato solo raramente. Alla pacifica attuazione del principio nazionalista si oppongono infatti numerosi ostacoli nella molteplicità delle realtà culturali e politiche presenti, in generale, nella società. Nel mondo si trova un enorme numero di comunità nazionali e quindi di nazioni potenziali, un numero superiore rispetto a quello degli Stati realmente esistenti. Inoltre moltissime nazioni potenziali vivono mescolate con altre, così che risulta impossibile costituire un'unità politica su base nazionale omogenea.

La definizione di nazione e nazionalismo in Gellner deriva dalla sua analisi macrostorica. Egli suddivide lo sviluppo storico in due fasi, quella agricola e quella industriale: l'istituzione nazione e il nazionalismo appaiono come prodotti dell'Età industriale. La rivoluzione scientifica, la divisione e specializzazione del lavoro, lo sviluppo della solidarietà organica nel senso di Durkheim, l'universalizzazione della cultura parallelamente al diffondersi di un’educazione di massa sono i fattori alla base dello sviluppo della nazione e del nazionalismo. In particolare, lo sviluppo di una cultura di base universale imposta dallo Stato crea un senso di appartenenza generale a una comunità che s’identifica con lo Stato.

Il nazionalismo diventa quindi una complessa fenomenologia di azioni politiche e di ideologie, che trova la propria radice non in qualche particolare caratteristica di una popolazione, in qualche suo tratto sostanziale, ma nelle dinamiche delle trasformazioni storico-sociali. Senza il passaggio dall'età agricola a quella industriale non sarebbe mai emersa la “coscienza nazionale”. Paradossalmente vediamo come nel pensiero di Gellner, pur partendo dal concetto di razionalizzazione, gli esiti per quanto riguarda la dimensione dei processi di etnicizzazione siano all'opposto di quanto potrebbe prevedere l'analisi weberiana. Il processo di standardizzazione e uniformità culturale, originato dalla rivoluzione scientifica e dallo sviluppo della “gabbia d'acciaio” del capitalismo non ha infatti generato la fine delle ideologie nazionaliste. Se pensiamo per esempio al caso del nazionalsocialismo, è evidente come la tecnica ed il nazionalismo si siano legati insieme. Il nazionalismo per Gellner non è il riemergere di istinti atavici o pulsioni legate alla nostalgia di legami e stati emotivi comunitaristici, ma l'effetto di un processo di omologazione basato sull'uso di un linguaggio comune. Si tratta del linguaggio nato dalla rivoluzione scientifica del Cinquecento e del Seicento, che ha prodotto una società industriale i cui obiettivi sono la ricchezza e la crescita economica. L'economia capitalista, fondata sul continuo investimento di risorse umane e di capitale, esigeva un sistema educativo onnicomprensivo, legato a una cultura e protetto da uno Stato che s’identificasse con questa cultura. La relazione tra sviluppo scientifico-industriale e organizzazione statuale nella genesi delle ideologie nazionaliste spiega perché nelle società antiche e premoderne tali fenomeni fossero molto deboli e quasi mai causa di conflitti.

interpretazione dei dati raccolti sul campo, l'analisi di Gellner ha contribuito a porre la cornice teorica entro cui lavorare. Una delle conseguenze rilevanti della sua riflessione è la critica alla concezione essenzialista della nazione e del correlato nazionalismo.

Altri aspetti del pensiero di Gellner invece si scontrano con le evidenze empiriche osservate nel lavoro sul campo. Alcune osservazioni teoriche rispetto alle cause e alla genesi dei fenomeni inerenti al nazionalismo sembrano incongruenti rispetto alle evidenze empiriche osservate sul campo.

L'analisi storica, tracciata nel capitolo precedente, mostra per esempio che l'industrializzazione di alcune aree della Spagna settentrionale ha rafforzato e contribuito a sviluppare forme di etnonazionalismo proprio da quell'educazione statale di massa, imposta dal centralismo spagnolo, necessaria per un pieno sviluppo industriale di Bilbao. Elementi generati dai processi di modernizzazione come la crisi dell'economia del baserri, l'intensificarsi di processi migratori nei Paesi Baschi, la richiesta di forza lavoro da altre regioni della Spagna, sono tra le ragioni alla base della nascita del Partito Nazionalista Basco, organizzazione politica di matrice conservatrice.

Nell'ambito delle analisi sul nazionalismo, la prospettiva elaborata da Gellner si avvicina a quella di Benedict Anderson per alcuni aspetti teorici, due dei quali particolarmente rilevanti. Il primo è il rifiuto di una prospettiva essenzialista rispetto alla genesi del gruppo etnico. Nazione, nazionalismo e modelli di rappresentazione della comunità sociale nei termini di gruppo etnico sono espressioni della modernità. L'etnia non è per Gellner e Anderson un’entità astorica e universale ma un concetto storicamente determinato nei processi di differenziazione posti in essere nei processi di etnicizzazione. Inoltre, i tratti etnici non sono mai fissi e immutabili ma relativi e contestuali. In modo analogo a quanto afferma l'antropologo F. Barth118, l'etnia è un’entità relazionale che nasce e vive in continua interazione con altre etnie. Un secondo punto in comune è l’individuazione, nel Seicento e nel Settecento, degli elementi della modernità che hanno contribuito allo sviluppo del nazionalismo.

Benedict Anderson119 spiega l'origine dell'idea di nazionalismo attraverso il ruolo fondamentale dell'educazione di massa, che dal Novecento in poi si declinerà attraverso la scolarizzazione. Confrontando i due autori, a mio parere Anderson presenta uno scenario

118 Cfr. F. Barth, I gruppi etnici e i loro confini, cit. 119 Cfr. B. Anderson, Comunità immaginate, cit.

teorico meno rigido e quindi più facilmente utilizzabile, come strumento di analisi culturale, nel contesto etnografico in cui ho operato.