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3.3 La griglia teorica di partenza: teorie antropologiche sul nazionalismo

3.3.5 La comunità immaginata di B. Anderson

Un diverso approccio teorico al problema del rapporto esistente tra nazione e nazionalismo è quello collocabile all'interno del costruttivismo. Prenderemo a questo proposito in esame i contributi di Benedict Anderson per quanto riguarda il concetto di “comunità immaginata” e dello storico Hobsbawm a proposito del concetto di “invenzione della tradizione”.

Nell’ambito delle discipline antropologiche, intorno all'approccio costruttivista si è sviluppato un intenso dibattito. A giudizio dello storico Smith, il costruttivismo è fortemente influenzato dagli orientamenti postmoderni e relativisti130. Gli esiti di queste riflessioni si coniugano con le tendenze postmarxiste e con le prospettive teoriche sul nazionalismo di matrice modernista. Le analisi postmoderniste interpretano i fenomeni della nazione e del nazionalismo come costruzioni sociali e si collocano all'interno di quel complesso paradigma chiamato costruttivismo.

Nell'approccio costruttivista è il nazionalismo che crea l'idea di nazione, attraverso molteplici processi di creatività culturale che vanno dalle mitologie fondative fino al rapporto simbiotico con il folklore. Per i costruzionisti, il nazionalismo non richiede legittimazione attraverso una concezione sostanzialista dell'etnia. Le nazioni sono

129 A. D. Smith, Le origini etniche delle nazioni, cit., pp. 430-432. 130 A. D. Smith, La nazione, cit., pp. 99-105.

considerate prodotti culturali recenti, nati con le dinamiche di razionalizzazione.

Nella fase storica della modernità, scaturita dalla rivoluzione scientifica, le élite politiche inventano e immaginano costrutti sociali, nella forma di manufatti culturali, che prendono il nome di nazione. La “nazione inventata e immaginata” è presentata a una maggioranza della popolazione attraverso media culturali e rituali sociali, un processo possibile soltanto all’interno della modernità.

Per Anderson non è possibile individuare stretti rapporti tra la dimensione sostanzialista dell'etnicità e lo sviluppo e la diffusione dei nazionalismi. Il nazionalismo è situato storicamente all'interno della modernità e in questo senso l’autore si avvicina alla prospettiva di Gellner. Le nazioni sono considerate come “comunità politiche immaginate” da individui e gruppi sociali131.

Si tratta di un processo immaginativo di tipo sincronico e proiettato nella dimensione del futuro. Quest’aspetto, il rapporto tra presente e futuro, è particolarmente calzante per comprendere le dinamiche che ruotano intorno alla costruzione della patria immaginata

Euskal Herria.

Per Anderson, le nazioni sono artefatti culturali che si trasformano parallelamente all'ambiente che li genera, ma che non spariscono nel corso della storia. Questi artefatti culturali hanno le proprie origini storiche alla fine del Settecento132.

Il nazionalismo è inoltre posto in relazione alle grandi ideologie politiche e al senso religioso. Poiché una delle funzioni del nazionalismo è quella di dare risposta ad alcuni tra i quesiti umani più profondi, ad esempio quelli che riguardano il senso della vita e la mortalità della specie umana, in esso Anderson vede espressi alcuni tra i più profondi bisogni psicologici dell’uomo in relazione alla precarietà dell’esistenza, mitigata attraverso la fede verso la nazione.

Morire per la patria equivale a morire per uno degli dèi della modernità133.

Nella seconda sezione della presente ricerca,dedicata all'etnografia sul campo, la teoria di Anderson sarà sviluppata in modo più articolato come strumento di lettura antropologica dell'area museale di Gernika

L'esperienza sul terreno mi ha portato a individuare esperienze e fatti diversi da quelli che

131 Cfr. B. Anderson, Comunità immaginate, cit. 132 Ivi, p. 65.

cercavo, o che avevo immaginato nella fase di pre-campo. Interpretando quanto avevo raccolto attraverso il metodo dell'osservazione e partecipazione e nel corso dell’analisi del materiale d’archivio, mi sono reso conto di quanti quesiti aperti e spazi non definiti lascino le prospettive teoriche sul nazionalismo che utilizzavo come riferimento. Il piano etnografico della ricerca ha però contribuito ad attenuare la distanza tra la teoria e il mondo della pratica del ricercatore e degli oggetti ritenuti degni di attenzione.

Una delle mie prime informatrici sul campo, Roberta, in seguito alle perplessità che mostravo rispetto ad alcune interpretazioni etnolinguistiche a proposito della diffusione dell'euskara mi ha detto:

[…] quello che non riuscirai a capire della realtà basca attraverso la lettura delle etnografie precedenti, delle monografie etnologiche, delle teorizzazioni antropologiche, lo capirai attraverso il tuo lavoro sul campo, a contatto dei significati culturali incorporati nelle pratiche che osserverai, senza nessuno sforzo e senza nessuna pretesa di comprendere significati nascosti, perché sai, qui il discorso dell'identità nazionale è pane quotidiano134.

Attraverso queste parole intendeva comunicarmi che la dimensione della vita quotidiana, in quel momento storico e in quel luogo, era a tal punto influenzata dai discorsi sulla propria complessa identità culturale che solo attraverso la vicinanza avrei potuto comprenderla. Se molteplici sono le prospettive teoriche e i concetti da cui sono partito per analizzare i materiali raccolti durante l'esperienza sul campo e in seguito, due sono i contributi teorici che si sono dimostrati particolarmente efficaci nel processo di ricerca: le analisi metodologiche e teoriche di Pierre Bourdieu135 e la costellazione concettuale che ruota intorno all'analisi della nascita e dello sviluppo del nazionalismo svolta da Benedict Anderson.

I concetti di campo e di habitus, nella forma elaborata da Bourdieu, mi hanno permesso di comprendere come si modella la “coscienza nazionalista” a partire dall'esperienza delle scuole di cultura basca, chiamate ikastolas e frequentate in diversi momenti dei cicli di vita

134 Colloquio svoltosi una mattina di aprile del 2010 in una piazza del vecchio quartiere di Bilbao.

135 Per una sintesi delle prospettve teoriche elaborate da Bourdieu cfr. G. Paolucci (a cura di), Bourdieu

da numerosi cittadini baschi. L'idea di campo mi ha permesso di comprendere le dinamiche cognitive alla base del continuo succedersi di rappresentazioni del concetto di etnia e nazione, spesso contraddittorie e contrastanti tra di loro all'interno dell'universo culturale nazionalista.

L'analisi della genesi del nazionalismo correlata all'idea di “comunità immaginata” ha dimostrato la sua efficacia durante e dopo il lavoro sul campo. La prospettiva teorica di B. Anderson, rispetto ad altre interpretazioni più o meno recenti dedicate al rapporto tra etnia, nazione e nazionalismo, si è dimostrata la più efficace per comprendere l'etnonazionalismo basco.