6. ESPERIENZA ETNOGRAFICA E ETNONAZIONALISMO BASCO
6.1 Identità etnica
Se si considera l'etnia come modello autopercettivo che uno specifico gruppo sociale si attribuisce per distinguersi da altri gruppi umani, gli elementi alla base del processo di differenziazione possono essere di carattere religioso, linguistico, folklorico. Tali elementi si legheranno a una ricostruzione del passato in parte inventata, attraverso un processo di selezione degli eventi, scelti in base alle esigenze del gruppo etnico in un determinato periodo storico.
Nel caso dei baschi, gli elementi che fondano e differenziano l'etnia cui essi sentono di appartenere sono la lingua e la memoria storica condivisa. Quest'ultima, intesa come un insieme di rappresentazioni storiche tramandate di generazione in generazione, costituisce la “memoria etnica255”. La “memoria etnica” può essere considerata come il mezzo e la condizione trascendentale di esistenza dell'etnia.
Senza una narrazione del passato, che nella nostra etnografia si concreta nelle storie raccontate dai bertsolari, nei musei di Gernika e di Ziortza-Bolibar, nei significati culturali drammatizzati nel rito dell'encierro o della festa dedicata al soldato basco, l'etnia non potrebbe riprodursi e continuare ad esistere nel corso del tempo. Nel caso basco, l'invenzione della tradizione e la memoria storica, in particolare della guerra civile, sono elementi decisivi, insieme alla lingua euskara, nel definire la specificità e la differenza di questo gruppo etnico rispetto ad altri.
All'interno del processo di costruzione della memoria etnica e, in ultima analisi, dei processi di etnicizzazione delle popolazioni basche che la comprendono, abbiamo individuato due strutture dinamiche fondamentali: la trasmissione e socializzazione dell'habitus etnico nelle ikastolas e la costruzione della nazione immaginaria, Euskal
Herria, a partire dalla comunità “basca” immaginata. Una comunità immaginata fondata
sulla condivisione di una memoria storica e collettiva, basata su una storiografia centralizzata sulla dinamica dell'invenzione della tradizione, come nel caso del museo
dedicato a Simón Bolivár e di quello della Pace di Gernika. Un aspetto importante di queste ricostruzioni storiche, osservabili nelle aree museali e nei contenuti alla base del sentimento di appartenenza al gruppo etnico basco, è la presenza ricorrente di immagini e rappresentazioni in cui il fenomeno della violenza politica gioca un ruolo fondamentale. Due modelli di violenza ricorrono con regolarità: da una parte la rappresentazione della violenza subita, ossia la repressione nei confronti delle “province traditrici” di Vizcaya e Guipúzcoa al termine della guerra civile, e dall’altra quella della violenza terroristica attuata da ETA.
Per le persone che ho intervistato, il gruppo etnico cui appartengono è fondato su elementi perenni e reali, non costruiti socialmente256, ed è il nucleo fondante della nazione e del nazionalismo, ma anche dell'identità culturale. Stato, Nazione, nazionalismo ed etnia diventano rappresentazioni che s’inverano reciprocamente, all’interno di un meccanismo circolare.
Per analizzare la differenza esistente tra la percezione dell'identità etnica come realtà sociale basata su elementi sostanziali oppure come realtà processuale, costruita e immaginata dagli attori sociali, è utile ricorrere ai concetti di “identità sostanziale” e “identità performativa257”.
Le rappresentazioni culturali etnonazionaliste basano la loro ideologia su una concezione di identità etnica di tipo sostanziale. Nei programmi di Arana, nelle scuole di lingue che organizzavano l'AEK o Batasuna, l'euskara era considerato un tratto identitario fondamentale, distintivo, sostanziale, fisso e immutabile dell'etnia. I franchisti, nel momento in cui deliberano e applicano il divieto a parlare la lingua basca nelle due “province traditrici”, riproducono anch’essi una visione dell'identità basca in termini sostanziali. Gli esponenti del nazionalismo spagnolo che dal parlamento di Madrid votano una legge contro la lingua basca lo fanno perché ritengono che l'interdizione all'apprendimento della lingua possa portare all'estinzione dell'etnia, identificata con l'apparato simbolico-linguistico dell’euskara.
C. Bromberger introduce, accanto all'identità sostanziale, il concetto di “identità
256 Ho rilevato una coincidenza tra quelle che possiamo definire le “antropologie ingenue”, ossia di tipo impressionistico tramandate di generazione in generazione, e alcune riflessioni nate in ambito accademico. Per fare un esempio, ho ravvisato una convergenza tra le impressioni di alcuni intervistati in merito agli elementi perenni di un'etnia e il pensiero scientificamente strutturato di A. D. Smith o W. Connor.
performativa”258. L'identità performativa corrisponde ai comportamenti manifesti di un determinato attore sociale, ai tratti immediatamente visibili e agiti dal soggetto agli occhi di chi lo osserva, alle disposizioni comportamentali necessitate e necessitanti, alle strutture incorporate259.
Nell'analisi della costruzione dell'etnicità, Fabietti si chiede quale rapporto possa esistere tra le due identità260. Attraverso l’analisi della costruzione dell'habitus etnico all'interno delle ikastolas possiamo cercare una risposta a tale quesito. L'analisi dei due tipi di identità, proposta da Bromberger, può essere arricchita evidenziando la relazione teorica che esiste tra identità sostanziale e primordialismo.
Gli storici e gli antropologi che fanno riferimento al “primordialismo culturale” richiamano l'attenzione, nella loro interpretazione dell'etnonazionalismo, sulla forza permanente dei vincoli etnici. Secondo Geertz261, per esempio, i legami etnici e nazionali derivano dai dati culturali presenti nella vita sociale: contiguità e consanguineità, lingua, credenze religiose, tradizioni folkloriche. Geertz fa sua, a questo proposito, la prospettiva primordialista, affermando che in alcuni popoli il senso di sé come gruppo autonomo è legato a fattori come il sangue, la razza, la lingua, il luogo e la religione o la tradizione.
Il carattere coercitivo ossia i sentimenti primordiali cui si riferisce Geertz262, richiama il “sentimento profondo” di appartenenza a una comunità di cui si occupa W. Connor263 quando definisce il senso di appartenenza come un sentimento profondo e irrazionale. Questo sentimento di appartenenza a una comunità è probabilmente alla base di quelle reazioni di stupore e fastidio osservate nei volti dei miei interlocutori, quando contrapponevo alle loro interpretazioni primordialiste dell'etnia basca fatti sociali e culturali che mostravano quanta artificialità si manifestasse in alcuni comportamenti definiti “tipicamente e irriducibilmente baschi”.
258 C. Bromberger, L’ethnologie de la France et le problème de l’identité, in “Civilisations”, 42 (1993), fasc. 2, pp. 45-63.
259 Nel pensiero di Bourdieu, le strutture incorporate corrispondono al contenuto dell'habitus. 260 U. Fabietti, L'identità etnica, cit., p.180.
261 C. Geertz, The integrative revolution. Primordial sentiments and politics in the new states, in Id. (editor), Old Societies and New States, New York-London, Free Press of Glencoe-Collier-Macmillan, 1963, pp. 105-157, p. 109.
262 W Connor, Etnonazionalismo, cit., p. 165. 263 Ivi, pp. 65-68.