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Dall’ultimo decennio dell’Ottocento fino alla Guerra civile spagnola del 1936 si sviluppa la prima fase del nazionalismo basco. In questo lungo periodo storico prenderà forma sul piano ideologico, politico e culturale l’idea di una nazione basca distinta e contrapposta allo Stato spagnolo. Distinzione che nel corso del Novecento porterà alla costituzione di una molteplicità di organizzazioni politiche nazionaliste, i cui obiettivi principali saranno la costruzione e l'attuazione di progetti politici e socioculturali tesi a una progressiva autonomia dal potere centrale di Madrid. Il nazionalismo, molti anni dopo la sua nascita, si disgiungerà seguendo due grandi tendenze. La prima, di stampo regionalista, punterà all'autonomia giuridica e fiscale, l'altra alla costituzione di uno Stato indipendente, composto dalle sette province in cui vivono gli appartenenti all’etnia basca.

Questi due orientamenti baseranno la propria azione politica sulla difesa dell'etnia basca: per questo è possibile parlare di etnonazionalismo quando si fa riferimento, sul piano etnografico, al “caso basco”. Pur variando l’obiettivo finale e l’individuazione dei mezzi necessari a raggiungerlo, questo resta infatti un punto di riferimento comune a entrambe. Sia i regionalisti del Partito Nazionalista Basco, sia la sinistra patriottica di Batasuna e

Amiur considerano le popolazioni basche come un gruppo etnico omogeneo, i cui

appartenenti sono accomunati dalla medesima storia politica e sociale, parlano la stessa lingua e fanno parte della stessa tradizione. Lingua, tradizione, memoria storica sono i tre elementi di distinzione nei confronti delle altre etnie e allo stesso tempo fondano la specificità dell'identità culturale basca.

È opportuno considerare anche la diffusione, nel corso dell’Ottocento, di una letteratura protonazionalista che esaltava in termini romantici il regionalismo e immaginava

un’origine mitica delle popolazioni appartenenti a quest’etnia. Una letteratura fatta di immagini, visioni, miti, interpretazioni e leggende che offriranno al successivo nazionalismo la materia prima per costruire una storiografia in cui la narrazione avrà la funzione di legittimare la necessità di creare uno Stato basco autonomo dalla Spagna e dalla Francia.

Il nazionalismo basco nasce formalmente il 3 giugno 1893 nel baserri di Larrázabal, dove Sabino Arana tiene, davanti a un uditorio formato da poche decine di persone, il suo primo discorso pubblico.

Sabino Arana y Goiri nasce a Bilbao nel 1865, ottavo e ultimo figlio di una ricca famiglia di armatori fedeli alla causa carlista. Quando le truppe liberali entrano in Bilbao, gli Arana sono costretti a emigrare nei Paesi Baschi francesi. Questo aspetto della sua biografia, in particolare la vicenda dell'esilio nell’Iparralde, appare un motivo ricorrente nella mitologia costruita intorno alla figura del soldato basco, chiamato in lingua euskara gudari (al plurale

gudariak).

Negli anni dell’adolescenza, tornato a Bilbao, studierà in un collegio dei Gesuiti. Nella prima giovinezza, Sabino Arana si avvicina alle posizioni ideologiche assolutiste, conservatrici e reazionarie del carlismo, ma in seguito si convertirà definitivamente alla causa basca.

Tra il 1886 e il 1890 ottiene la cattedra di euskara all’università di Bilbao e pubblica i primi scritti dedicati alla necessità dell'indipendenza delle tre province basche situate nel territorio spagnolo. Nel 1893 pronuncia il famoso discorso di Larrázabal nel quale enuncia la necessità della separazione completa dalla Spagna e il progetto di un nuovo Stato basco. Qualche giorno dopo fonda il giornale “Bizkaitara”, intuendo l’importanza della stampa nella costruzione di un’ideologia di stampo nazionalista. Il 16 agosto del 1893 il nucleo fondatore del futuro Partito Nazionalista Basco si riunisce a Gernika e celebra una delle sue prime apparizioni pubbliche attraverso la lettura in euskara del documento programmatico, scegliendo come luogo della manifestazione l’albero sotto cui i re di Spagna giuravano di rispettare gli statuti di autonomia dei fueros.

Nel documento76, steso integralmente da Arana, considerato la base ideologica del Partito Nazionalista Basco, si afferma tra l’altro che:

La Bizcaya sarà cattolica-apostolica-romana in tutte le manifestazioni della vita interna e nelle sue relazioni con gli altri popoli. (Articolo 3)

La Bizkaya si stabilirà su una chiara e marcata distinzione tra l’ordine politico e quello religioso, tra l’ecclesiastico e il civile. (Articolo 6)

La Bizkaya si stabilirà su una completa e incondizionata subordinazione del politico al religioso, dello Stato alla Chiesa. (Articolo 7)

Come si nota, il solo riferimento geografico presente negli articoli qui citati è la regione della Vizcaya (Bizkaya), in quanto inizialmente Arana la considera come la più rappresentativa, sul piano dell'etnicità basca, di Euskadi.

Il 31 luglio del 1895 si riunisce a Bilbao il primo consiglio regionale della Vizcaya, embrione organizzativo del futuro Partito Nazionalista Basco (PNV)77. Pochi mesi dopo l’istituzione del Consiglio Regionale della Vizcaya avrà luogo la prima riunione del Partito Nazionalista Basco.

Sabino Arana ne diviene il primo presidente. Dal 1898 fino alla seconda Repubblica, il Partito Nazionalista Basco si affermerà come la principale forza politica del nazionalismo basco.

Nei primi vent’anni del Novecento, esso raccoglierà intorno alla causa nazionalista il consenso degli strati medio-borghesi della popolazione di Bilbao, Vitoria e San Sebastián. Successivamente e fino alla guerra civile risulterà essere la prima forza politica anche nelle zone rurali e montagnose.

Per quanto riguarda il partito, si possono citare alcuni passaggi importanti a livello storico, come l’adesione al PNV, nel 1898, del gruppo di industriali, commercianti e artigiani di Bilbao appartenenti al gruppo nazionalista d’ispirazione liberale degli euskaleriacos. La loro presenza introdurrà nel Partito Nazionalista Basco, e più in generale nell’area culturale del nazionalismo, una prospettiva laica e liberale decisamente distante dalle istanze culturali del carlismo, e riuscirà a coinvolgere i ceti produttivi industriali baschi nelle lotte indipendentiste. Allo stesso modo, nel mondo del sindacalismo socialista inizieranno a formarsi nuclei di operai e contadini sensibili alla causa dell’autonomia

77 Il PNV, dai primi anni del Novecento fino agli anni Novanta del secolo scorso, avrà la maggioranza elettorale e rappresenterà la principale organizzazione nazionalista nei Paesi Baschi.

basca.

A Deba, nel 1910, si apre la prima sezione del PNV, che raccoglie circa 200 iscritti (in un paese che a quel tempo registrava circa 2.200 residenti). La maggior parte dei nuovi tesserati al partito sono operai della cantieristica e contadini che lavorano come dipendenti o come proprietari nei baserri.

Nel 1902 Sabino Arana scrive un articolo78 per il giornale nazionalista basco “La Patria”, probabilmente influenzato dalla crisi politica che attraversa la Spagna dopo la sconfitta del 1898 nel conflitto con gli Stati Uniti e intimorito dalla prima ondata repressiva che subiranno i nazionalisti. Nell’articolo, prende in considerazione la possibilità che le sette province possano semplicemente trasformarsi in una regione autonoma. Gli storici del nazionalismo79 basco definiranno questo cambiamento di prospettiva progettuale politica come la “svolta spagnolista” di Arana. Nell'articolo emerge un ripensamento di alcune sue precedenti posizioni ideologiche, in cui proponeva una separazione netta tra comunità basca, Stato spagnolo e Stato francese. Separazione necessaria in quanto i due Stati avevano distrutto i fueros, proibito o ostacolato l'uso dell'euskara e favorito l’immigrazione di individui non appartenenti all'etnia basca, da utilizzare come forza lavoro nella fase di industrializzazione della Spagna. Inoltre, secondo Arana esisteva un'incompatibilità ontologica tra il tipo razziale basco, discendente dall'arianesimo e il makete80.Tuttavia, pur non rinnegando le sue tesi ideologiche marcatamente conservatrici e razziste, in questo articolo il presidente del PNV invita il popolo basco a scegliere forme di autonomia e non di indipendenza da Madrid, in quanto da scelte radicali potrebbero derivare gravi conseguenze, prima militari e poi economiche, per il popolo stesso. La scelta “spagnolista” va inquadrata all'interno di una strategia politica finalizzata a proteggere l'etnia basca da altre forme di violenza strutturale.

L'invito alla prudenza di Arana e la scelta di strategie moderate da parte del Partito Nazionalista Basco non impediranno la feroce repressione che avrà luogo durante il Franchismo, quando le due province di Guipúzcoa e Vizcaya saranno definite dal Governo di Madrid “province traditrici” a causa della loro adesione ai progetti di decentramento statale realizzati nella seconda Repubblica di Spagna.

78 S. Arana, Somos españoles, in Obras completas, cit., vol. 2, p. 45.

79 Cfr. J. C., Laronde, El nacionalismo vasco, su orígen e ideología en la obra de Sabino Arana, cit., cap. 4. 80 Con il termine makete si indica in euskara chi non è nato nei Paesi Baschi. Utilizzato inizialmente da Arana, per definire le etnie confinanti ai Paesi Baschi, successivamente è diventato un termine di uso comune e quotidiano per indicare tutti gli spagnoli.

Dopo la morte di Arana, nel 1905, il nazionalismo basco si radica sempre di più nei territori e tra la popolazione. Parallelamente,vanno formandosi nelle altre regioni spagnole, ad esclusione della Catalogna e della Galizia, dei movimenti nazionalisti ideologicamente indirizzati verso una Spagna unita e centralista. Inizia quindi a profilarsi una reazione antiseparatista, che non resterà soltanto un blocco sociale e culturale, ma diverrà un soggetto politico forte concretizzandosi nelle forze che daranno luogo al Franchismo. Malgrado le difficoltà sorte in seguito alla morte di Arana e le continue scissioni all’interno del PNV, il nazionalismo basco si afferma come forza politicamente, socialmente e culturalmente egemone in Vizcaya e in Guipúzcoa. A partire dagli anni Venti anche il contesto sociale e politico basco risente delle tensioni e dei conflitti che riguardanti la società spagnola. Uno degli aspetti più conflittuali a livello sociale e culturale nel periodo della Repubblica spagnola (1931-1936) riguarderà proprio le definizioni degli statuti di autonomia delle regioni basca, galiziana e catalana. Gli anni che precedono la guerra civile rappresentano un passo avanti per i Paesi Baschi nel cammino verso l'autonomia da Madrid. Nel 1931, un gruppo di sindaci della Guipúzcoa incarica la Sociedad de estudios

Vascos di elaborare un progetto di Statuto dell'autonomia. Esso verrà approvato da tutti i

consigli provinciali e dai sindaci delle quattro province basche spagnole. Fino al 1936 rimarrà in vigore in tutti i territori baschi spagnoli e per una parte dei nazionalisti rappresenterà l' inizio della costituzione del futuro Stato basco.