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2.2 Dalle cause prossime alle cause remote: alcune teorie del movimento (2,

17-40)

La riflessione si concentra ora su un nuovo bersaglio polemico, che viene descritto nel modo che segue:

«altri invece dopo essere risaliti al principio dell'universo, deducono da esso ogni cosa, dicendo che è una causa che penetra in tutto, che non si limita a muovere ma che inoltre crea ogni cosa; la pongono come causa suprema che è, essa stessa, il tutto. E non solo le altre cose, quante divengono, ma anche i nostri pensieri proverrebbero dai movimenti di quella causa, così come in un essere vivente le singole parti non si muovono da se stesse, ma in virtù di quel principio direttivo che si trova in ogni vivente».

63 Cfr. supra n. 9.

64 Cfr. M. Chappuis, Plotin..., p. 70 e ss. 65 Ivi, p. 71.

«οἱ δ' ἐπὶ τὴν τοῦ παντὸς ἀρχὴν ἐλθόντες ἀπ' αὐτῆς κατάγουσι πάντα, διὰ πάντων φοιτήσασαν αἰτίαν καὶ ταύτην οὐ μόνον κινοῦσαν, ἀλλὰ καὶ ποιοῦσαν ἕκαστα λέγοντες, εἱμαρμένην ταύτην καὶ κυριωτάτην αἰτίαν θέμενοι, αὐτὴν οὖσαν τὰ πάντα οὐ μόνον τὰ ἄλλα, ὅσα γίνεται, ἀλλὰ καὶ τὰς ἡμετέρας διανοήσεις ἐκ τῶν ἐκείνης ἰέναι κινημάτων, οἷον ζῴου μορίων κινουμένων ἑκάστων οὐκ ἐξ αὑτῶν, ἐκ δὲ τοῦ ἡγεμονοῦντος ἐν ἑκάστῳ τῶν ζῴων» (2, 17-25).

All'interno di questo secondo passo è possibile evidenziare altre tre occorrenze del termine κίνησις:

i. la prima compare alla l. 2, 19: il verbo κινέω è riferito al principio di tutte le cose, τοῦ παντὸς ἀρχὴν (2, 18), principio di cui non viene sottolineata solo la capacità dinamica ma anche produttiva, [scil. παντὸς ἀρχὴν] οὐ μόνον

κινοῦσαν, ἀλλὰ καὶ ποιοῦσαν;

ii. la seconda compare alla l. 2, 22: il nostro sostantivo è impiegato per indicare una causa motrice, a cui dovrebbero essere ricondotti i nostri stessi pensieri,

ἡμετέρας διανοήσεις ἐκ τῶν ἐκείνης ἰέναι κινημάτων;

iii. la terza compare alla l. 2, 23: il verbo κινέω è riferito al movimento delle parti dell'animale, le quali non si muovono da se stesse, ζῴου μορίων κινουμένων

ἑκάστων οὐκ ἐξ αὑτῶν, bensì in virtù di un principio egemonico.

Le tre occorrenze che abbiamo evidenziato fanno parte di un unico argomento che riferisce di ciò che alcuni chiamano (λέγοντες, 2, 20), la causa di tutte le cose; è evidente che il guadagno dell'argomentazione precedente si riflette adesso nella considerazione di teorie espresse da alcuni pensatori che hanno fatto riferimento a un ordine di cause superiori; nel caso preso in esame, è posto un principio universale (τοῦ παντὸς ἀρχὴν, 2, 18), inteso come causa motrice e produttiva di tutte le cose (αἰτίαν καὶ ταύτην οὐ μόνον κινοῦσαν, ἀλλὰ καὶ

ποιοῦσαν ἕκαστα, 2, 19-20): tutto deriva ed è intrinseco a questo principio.

L'identificazione di questa causa universale e sovrana col desino, (εἱμαρμένην, 2, 21)66,

consente d'individuare uno dei bersagli polemici contenuti in questa sorta di seconda sezione introduttiva, in cui vengono segnalate quattro nuove posizioni all'altezza dell'elevamento della trattazione e tuttavia lontane dalla verità: ancora una volta vengono segnalate delle teorie da rifiutare.

La critica, in questo caso indirizzata alla dottrina stoica, sarebbe quella di voler ricondurre tutta la realtà, l'uomo e le sue facoltà superiori (τὰς ἡμετέρας διανοήσεις, 2, 23), ad una causa motrice (ἐκ τῶν κινημάτων, 2, 24). La gravità di questa affermazione è esemplificata da un paragone efficace: per capire quale ruolo spetterebbe all'uomo e a ogni essere in un ordine siffatto è sufficiente considerare le singole parti di un animale (ζῴου

μορίων κινουμένων, 2, 24), ciascuna delle quali non ha il movimento da se stessa, (οὐκ ἐξ

66 In apparato H.-S.² p. 336 rimanda a SVF II, 928-929; su questo punto A. Greaser, Plotinus..., p. 80 e ss; sul

concetto di εἱμαρμένην rinvio a: W. Gundel, Beiträge zur Entwicklungsgeschichte der Begriffe Ananke und Heimarmene, Gießen 1914; W. Chase Greene, Moira. Fate, Good and Evil in Greek Thought, Cambridge 1944; R. Sorabji, Causation, Laws and Necessity, in: M. Schofield, M. Burnyeat, J. Barnes (editors), Doubt and Dogmatism, Oxford 1980, pp. 250-282.

αὑτῶν, 2, 24-25), ma lo riceve dalla parte dominante; per riprendere il linguaggio personale

con cui si esprime il nostro pensatore, a noi non spetterebbe autonomia alcuna, e il nostro agire non sarebbe altro che espressione del risultato di un ordine cosmico inflessibile, il destino.

Facendo un passo indietro nella trattazione, è possibile notare che una critica analoga è posta nei confronti di coloro che hanno indicato come causa del tutto una molteplicità di principi corporei, gli atomi: ogni cosa si genererebbe grazie al loro movimento, (φορᾷ 2, 11), agli urti, (πληγαῖς, 2, 11) e alle loro reciproche connessioni, (συμπλοκαῖς πρὸς ἄλληλα, 2, 11). È evidente che il riferimento è ancora una volta ai sostenitori dell'atomismo, tuttavia incorrono delle sfumature importanti: ora, infatti, si considera quella cernita di pensatori, che a differenza dei primi, rendono ragione dei moti dell'anima, delle sue tendenze, (ὁρμὰς, 2, 13) e delle sue disposizioni, (διαθέσεις, 2, 13): queste dipenderebbero, come tutte le cose, dall'unione degli atomi, dal loro agire e patire; certo anche qui l'errore è quello di consegnare ciò che è nostro, (ἡμετέρας, 2, 13), alla cinetica atomica, facendo della psicologia il risultato di quella necessità propria degli atomi67.

Un'altra posizione è delineata fra quelle degne di nota per aver fatto riferimento a cause superiori; se ne riporta il passaggio, che illustra un ulteriore riferimento al termine κίνησις :

«altri ritengono invece che ogni singola cosa venga ad esistere dal moto universale, che abbraccia e produce tutto per mezzo del movimento, delle posizioni e delle configurazioni reciproche dei pianeti e delle stelle fisse, e confidano nella predizione che da questi si ricava». «ἄλλοι δὲ τὴν τοῦ παντὸς φορὰν περιέχουσαν καὶ πάντα ποιοῦσαν τῇ κινήσει καὶ ταῖς τῶν ἄστρων πλανωμένων τε καὶ ἀπλανῶν σχέσεσι καὶ σχηματισμοῖς πρὸς ἄλληλα, ἀπὸ τῆς ἐκ τούτων προρρήσεως πιστούμενοι, ἕκαστα ἐντεῦθεν γίνεσθαι ἀξιοῦσι» (2, 26-30).

Isoliamo all'interno del nostro passo una nuova occorrenza del nostro termine:

i. alla l. 2, 27 il nostro termine è riferito agli astri e ai pianeti, movimento grazie al quale il moto universale abbraccia e produce tutte le cose, παντὸς φορὰν

περιέχουσαν καὶ πάντα ποιοῦσαν τῇ κινήσει καὶ ταῖς τῶν ἄστρων πλανωμένων.

Questa volta l'allusione sembra essere a degli esperti astrologi68 che riconducono ogni

67 Il riferimento è alla capacità degli atomi di essere principi cosmologici e non soltanto componenti di

tutte le cose; su questi argomenti rimando a: P. -M. Morel, Corps et cosmologie dans la «Lettre à Hérodote» § 45; id., Démocrite et la rechereche des causes, Klincksieck, Paris 1996; G. Giannantoni, M. Gigante, Epicureismo greco e romano, Napoli, Bibliopolis 1996.

68 Su chi siano costoro rimando al riferimento di H.-S.² p. 336; su questi argomenti rimando a A. Bouché-

Leclercq, L'Astrologie grecque, Paris 1989, p. 113 e ss; F. Alesse, Filosofia ed astrologia tra II e IV secolo d. C.: il ‘viaggio’ e la ‘discesa’ dell’anima, in: Homo Mathematicus.Astrólogos Griegos y Romanos, Actas del Congresso Internacional sobre Astrólogos Griegos y Romanos (Benalmádena, 8-10 de Octobre de 2001), éd. A. Pérez Jiménez, R. Caballero, Málaga 2002, pp. 301-316.

evento al sistema astrale; causa di tutte le cose è il moto universale, (τὴν τοῦ παντὸς φορὰν, 2, 26), capace di avvolgere e produrre ogni cosa per mezzo del movimento degli astri, (τῇ

κινήσει, 2, 27), delle posizioni, (σχέσεσι, 2, 27), e delle configurazioni reciproche,

(σχηματισμοῖς πρὸς ἄλληλα, 2, 28), dei pianeti e delle stelle fisse. Ciò che è recriminato a questo gruppo di pensatori è la confusione fra il ruolo predittivo che si può attribuire agli astri tramite la loro osservazione, con quello produttivo e causale da parte di questi ultimi della realtà degli eventi.

Sono, infine, segnalati un ultimo gruppo di pensatori: probabilmente anche in questo caso il rinvio sarebbe ad alcuni fra gli Stoici, che individuerebbero come principio universale una concatenazione causale, (τῶν αἰτίων ἐπιπλοκὴν πρὸς ἄλληλα, 2, 30) e la serie consequenziale che ne discende, (τὸν ἄνωθεν εἱρμὸν, 2, 31); costoro introducono il destino in un modo ancora differente.

L'argomentazione plotiniana ha così delineato quattro posizioni differenti che possono essere così schematizzate:

1. sostenitori dei principi corporei, gli atomi;

2. sostenitori del destino come causa motrice e produttrice del tutto; 3. sostenitori del movimento astrale come principio di tutte le cose; 4. sostenitori della concatenazione causale come principio del tutto;

Dopo questa sezione introduttiva il passaggio è all'analisi approfondita e puntuale di ciascuna delle teorie che abbiamo intravisto.