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3.2 Il movimento e percezione psichica (2, 13-20)

Analizziamo un nuovo passo che sembra inserirsi in maniera continuativa rispetto alla trattazione precedente: è dato il caso di movimenti e affezioni, il materiale della percezione psichica, che sono riconducibili al corpo; quest'ultimo sembra costituirsi come un fattore discriminante fra soggetti distinti che partecipano di un identico principio:

«Bisogna comunque osservare che molte cose sfuggono all'individuo nella sua interezza, anche se accadono in uno stesso e unico corpo, e questo quanto più il corpo è grande, per esempio nel caso dei grandi animali marini in cui, si dice, quando un'affezione interessa una parte nessuna sensazione giunge all'intero, per la irrilevanza dell'evento; non è perciò necessario che quando una parte è affetta, la sensazione raggiunga chiara, come impressione, tutto quanto l'individuo. Certo non è assurda né da respingere l'idea che tutto sia congiuntamente affetto, ma non è per questo necessario che si produca un'impressione sensibile». «ἐνθυμεῖσθαι δὲ προσήκει τὸ καὶ πολλὰ λανθάνειν τὸ ὅλον καὶ τῶν ἐν ἑνὶ καὶ τῷ αὐτῷ σώματι γιγνομένων, καὶ τοσούτῳ, ὅσῳ ἂν μέγεθος ἔχῃ τὸ σῶμα πολύ, ὥσπερ ἐπὶ κητῶν λέγεται μεγάλων, ἐφ' ὧν παθήματός τινος περὶ τὸ μέρος ὄντος τῷ ὅλῳ αἴσθησις διὰ μικρότητα τοῦ κινήματος οὐδεμία προσέρχεται· ὥστε οὐκ ἀνάγκη διάδηλον τύπῳ τὴν αἴσθησιν τῷ ὅλῳ καὶ παντὶ εἰσαφικνεῖσθαι ἑνός τινος παθόντος» (2, 13-20).

All'interno del secondo passo è possibile evidenziare una nuova occorrenza di κίνησις: i. il termine si riferisce al movimento che viene prodotto in corrispondenza di una

qualche affezione corporea; in questo caso è messa in evidenza la scarsa rilevanza del movimento trasmesso, μικρότητα τοῦ κινήματος (2, 17), quale causa della non comunicazione di un'affezione, οὐδεμία προσέρχεται (2, 18-19). È importante notare come tale inconsistenza del movimento venga attribuita al fatto che il patire interessi una parte isolata (παθήματός τινος περὶ τὸ μέρος, 2, 16) di un corpo di notevoli dimensioni: alcune affezioni possono presentare una minore intensità rispetto ad altre, in virtù di certe condizioni del loro verificarsi, risultando così incapaci di innescare un vero e proprio processo percettivo; l'affezione di una parte non necessariamente dà luogo a una sensazione che abbia la chiarezza di un'impronta94, capace di essere avvertita dal

vivente nella sua interezza95: in questo senso, sollecitazione del corpo e recezione psichica 94 In riferimento al termine tupos, cfr Enn. III, 6 (26), 1; IV, 3 (27), 26;IV, 4 (28), 4; rimando inoltre alle analisi

di E. K. Emilsson, Plotinus..., pp. 76-110.

95 In maniera analoga in IV, 4 (28), 8, 10: «non è necessario che quanto uno vede sia conservato in lui;

infatti, quando ciò che è percepito non fa differenza, o la sensazione non è per nulla rivolta al soggetto, essendo stata involontariamente suscitata dalla differenza degli oggetti della visione, l'esperienza resta

non sempre sono due processi uno conseguente rispetto all'altro96; può capitare che alcuni

stimoli non giungano ad essere percepiti dall'anima: e ciò non perché l'anima sia presente solo in alcune parti del corpo; com'è facile immaginare, specialmente se si fa riferimento alla potenza sensitiva, il principio psichico non risulta distribuito dovunque allo stesso modo (οὐ πανταχοῦ πᾶσαι, 3, 19), ma può assolvere a compiti specifici in relazione a determinate zone del corpo, quelle in cui gli organi di senso esercitano funzioni precipue. Così se anche l'anima è una e dovunque nel corpo (μιᾶς ψυχῆς πανταχοῦ, 3, 20), la potenza sensitiva non risulta in tutte le parti allo stesso modo (αἴσθησις οὐκ ἐν πᾶσι τοῖς μέρεσιν ὁμοία, 3, 20-21), la ragione non è nell'intero corpo (λόγος οὐκ ἐν ὅλῳ, 3, 21), e la facoltà nutritiva è presente anche in quelle parti in cui non è presente la sensazione (φυτικὸν καὶ ἐν οἷς μὴ αἴσθησις, 3, 21-22)97.

Il caso del grande animale marino è prova di come, anche in riferimento al singolo vivente, non sempre ciò che attiene la parte è in grado di perviene al tutto; questo esempio può risultare estremamente significativo per comprendere come, una volta ammessa l'unità del principio psichico, si debba intendere il legame delle parti rispetto al tutto, in che misura sia concepibile il sentire di ciascuno e del tutto, l'ὁμοπαθεῖν di tutte le cose.

Infatti, una volta fatta salva la specificità individuale discriminata nel legame col corpo, si potrebbe contestare che l'assunto dell'unicità dell'anima incorra in una questione ancor più delicata, e di ancor più difficile risoluzione: infatti, quel sentire peculiare dell'anima in relazione a ciascun corpo, dovrebbe rivelarsi simultaneamente come il sentire di tutti, e vice versa.

In realtà il legame simpatetico fra tutte le cose assume qui una valenza peculiare che può essere illustrata proprio grazie all'esempio del mostro marino: infatti, l'affezione di una parte (μέρος πάθος, 2, 28) non necessariamente si propaga al tutto, mentre ciò che proviene dal principio dominante condiziona la parte; proprio tenendo conto di questa particolare tendenza si deve concepire il rapporto fra il tutto e le parti nell'universo: in virtù del legame di simpatia (ὁμοπαθούντων πολλαχοῦ τῷ ὅλῳ, 2, 33) l'influenza sul singolo che proviene dal tutto risulta più chiara (εἰς ἕκαστον σαφέστερα, 2, 32) mentre ciò che proviene dal singolo non necessariamente viene avvertito dall'intero, (2, 33)98. A volte è il nostro punto di

vista personale ad ingannarci, portandoci addirittura a credere che le parti di questo intero siano ciascuna separata e, per così dire, indipendente da tutto il resto: noi, infatti, pensiamo di condividere quelle che sono le nostre particolari emozioni e passioni reciprocamente

della sensazione soltanto, ma l'anima non l'accoglie al suo interno, dal momento che quella differenza non ha per lei alcun interesse, né di utilità né di altro genere. Quando poi anche la sua attività sia rivolta ad altro, e totalmente, l'anima non potrà conservare il ricordo di cose simili, una volta che siano passate, poiché neppure quando sono presenti ha cognizione della sensazione».

96 A mio parere potrebbe essere qui in opera una distinzione fra quella sensazione che rimane a livello del

corpo e degli organi corporei e quel processo di percezione in cui l'anima assume un ruolo attivo rispetto al dato sensoriale; su questi argomenti si veda J. Blumenthal, Plotinus..., p. 67 e ss.

97 Cfr. IV, 3 (27), 22, 12-23.

98 La concezione plotiniana di simpatia universale diverge in questo senso da quella stoica, da cui peraltro

trae origine; su questo argomento si faccia riferimento all'accurata analisi di: A. Greaser, Plotinus..., pp. 68- 81; G. M. Gurtler, Sympathy in Plotinus, «International Philosophical Quarterly», 24 (1984), pp. 395- 406.

soltanto con chi ci sta vicino; eppure incantesimi e processi magici, o anche solo le parole pronunciate a bassa voce, testimoniano di questo legame comune e di come alcuni sentimenti possano essere condivisi a distanza.

Eppure ciò non sarebbe possibile se l'universo non fosse uno, ed è tale perché una è l'anima (ἐξ ὧν ἐστι τὴν ἑνότητα μαθεῖν ἁπάντων τῆς ψυχῆς μιᾶς οὔσης, 3, 8-9).