4. Nazionalismo, radicalismo e comunismo, tra lotta per l’indipendenza e questione sociale
4.6 Il comunismo vietnamita dal 1925 al
La storia del comunismo vietnamita non è la storia del partito, almeno sino al 1951. E non è neanche la storia di una ideologia. La storia del comunismo vietnamita è la storia di come un sistema di pensiero occidentale, che Antonio Gramsci definì una filosofia della prassi, ha incontrato e si è incrociata, sino ad oggi in maniera inestricabile, con la storia del Viet Nam. La storia del XX secolo in Indocina non è scindibile dalla storia del movimento comunista.
Gli scritti comunisti raggiunsero il Viet Nam e i vietnamiti prima del 1925 con gli stessi canali con cui giunsero le altre grandi opere occidentali: nel caso del Bac Bo e del Trung Bo, la via preferenziale era la Cina e le traduzioni cinesi di testi occidentali, anche se ben presto anche là arrivarono sia libri in francese che le traduzioni in vietnamita; nel Nam Bo, invece, la stampa e l’editoria francese la facevano da padrone. Vi furono poi centinaia di giovani intellettuali che scoprirono l’occidente e il marxismo direttamente in Francia: si trattava fondamentalmente di studenti.
44 Il termine soviet dello Nghe-Tinh è quello correntemente in uso, ma esso è sia riduttivo che distorsivo.
““events associated with the provinces of Nghe-An and Ha-Tinh were of magnitude even greater than it has previously been possible to document with any certainty. [...] In the first place, the use of the term Nghe-Tinh Soviets risks limiting our appreciation of both the geographical extent and the duration of revolutionary activity in central Vietnam in the early 1930's”. MILTON OSBORNE, cit.. p. 42
45 T
RAN HUY LIEU,cit¸ p. 385. Sui casi di omicidi di francesi, Osborne fa notare come questi ebbero
luogo solamente alla fine dell’ondata rivoluzionaria, e cioè dopo i primi mesi del 1931. Cfr. MILTON
In generale, il movimento comunista vietnamita, con alti e bassi che esamineremo, riuscì a divenire l’erede più conseguente e riconosciuto della secolare storia di lotta contro l’invasore e per l’indipendenza che caratterizza, quale elemento di lungo periodo, l’intero paese. La tradizione rivoluzionaria e ribellista della masse contadine, deluse dalle sconfitte del can vuong e di Phan Boi Chau e Phan Chu Trinh, si fuse, attraverso un processo non breve, con il comunismo e col movimento che al comunismo faceva riferimento.
L’altro elemento che caratterizzò il movimento comunista fu l’oscillazione, chiaramente riscontrabile tra il 1925 e il 1940, ma presente pure in fasi successive, tra una posizione “nazionalista rivoluzionaria” e un posizione “internazionalista”. Con esso scindiamo volutamente e artificialmente due caratteri dell’azione comunista che, a seconda di come vengano intesi e praticati, possono dare luogo a opzioni diverse.
Da una parte l’impostazione secondo la quale il movimento comunista deve aderire alla realtà in cui opera, e quindi trovare soluzioni adatte rispetto alla situazione concreta. Dall’altra la convinzione che il comunismo sia un movimento fondamentalmente internazionale, che risponde a logiche internazionali, per cui le singole sezioni nazionali, che sono appunto sezioni, devono semplicemente applicare la linea decisa a livello internazionale.
Come abbiamo visto, nel 1930 la sconfitta della VNQDD segnò la fine del nazionalismo. Per tutti gli anni trenta rimasero attivi dei gruppuscoli nazionalisti, ma nessuno di essi ebbe la forza e la capacità d’affermarsi quale grande forza nazionale. Tralasciando i costituzionalisti e i collaborazionisti, l’unica ideologia rimasta in campo, per tutti gli anni trenta, fu il comunismo e il marxismo46.
Durante gli anni trenta il PCI visse un periodo di grande difficoltà. Tuttavia, la mancanza di un’alternativa credibile, permise ai comunisti di rimanere sempre un punto di riferimento47. Inoltre, la “proletarizzazione” del partito, se da un lato indebolì notevolmente l’azione, dall’altra consentì una presenza in aree e in settori sociali dove le altre organizzazioni non erano in grado di arrivare48.
Il comunismo vietnamita fu nazionale e internazionale allo stesso tempo. Anche quando i suoi capi stavano all’estero, mai si trasformò in una élite incapace di agire all’interno del paese, o che rinviava l’azione all’interno del paese a periodi migliori.
Ufficialmente, la data di nascita del PCI è il 3 febbraio 1930. In quell’occasione, sotto la presidenza di Nguyen Ai Quoc, i gruppi figli della diaspora della Thanh Nien si riunificarono e diedero vita al Partito Comunista Vietnamita, che nell’ottobre del 1930 cambiò la denominazione in Partito Comunista Indocinese49. Tuttavia, la storia organizzata dei comunisti si deve far risalire alla nascita della Thanh Nien. In generale, possiamo suddividere la prima fase della storia del movimento comunista in quattro periodi:
46 L’anarchismo di Nguyen An Ninh, che durante gli anni trenta fu uno dei promotori di La Lutte, il
gruppo che, partendo da un giornale, pose sotto lo stesso ombrello stalinisti, trotskysti, anarchici e radicali, non fu mai capace di elaborare una strategia concreta di fuoriuscita dall’oppressione coloniale.
47 Si fece strada, figlio della situazione politica, una sorta di determinismo. ““Quando non si ha
l’iniziativa nella lotta e la lotta stessa quindi finisce con l’identificarsi con una serie di sconfitte, il determinismo meccanico diventa una forza formidabile di resistenza morale, di coesione, di perseveranza paziente. ‘Io sono sconfitto, ma la forza delle cose lavora per me a lungo andare’. E’ un ‘atto di fede’ nella razionalità della storia, che si traduce in un finalismo appassionato, che sostituisce la ‘predestinazione’, la ‘provvidenza’ ecc. della religione”. Cfr. ANTONIO GRAMSCI, Quaderni (Edizione
critica dell’Istituto Gramsci a cura di Valentino Gerratana), Einaudi, Torino 2001, quaderno 8, p. 1064
48
Le singole azioni e le singole agitazioni, ancorché votate alla sconfitta, rimanevano come esempio nei villaggi, se ne discuteva, venivano ricordate, spesso trasfigurate, e l’autore dell’azione, che magari stava scontando una pena in una prigione coloniale, assumeva il grado di “dirigente”, di “rappresentante” del popolo, in quanto aveva avuto il coraggio di ribellarsi.
49
HUYNH KIM KHANH, Vietnamese Communism The Pre-power phase 1925-1945, N.Y. Cornell University Press, Ithaca 1982
• 1925-28: Nascita e crescita della Thanh Nien • 1928-30: Crisi della Thanh Nien
• 1930-35: Nascita del PCI. Dominio dei “dottrinari” • 1936-39: Periodo del Fronte Popolare
Prima di esaminare brevemente ogni periodo, è opportuno incastonare la figura di Nguyen Ai Quoc dentro questo periodo e dentro il movimento comunista internazionale. Nguyen Ai Quoc (Nguyen che ama la patria), che dal 1941 si fece chiamare Ho Chi Minh (Ho il più illuminato), è, dopo Mao Zedong, il comunista più importante in Asia50. E’ considerato il capo della nazione e il fondatore del partito. Secondo la pubblicistica ufficiale, Nguyen Ai Quoc nacque il 19 maggio 1890 nello Nghe Tinh da una famiglia di piccoli letterati di tendenza anticoloniale. La regione è famosa per la quantità di eroi nazionali che fornì alla storia vietnamita. Durante il periodo francese, lo Nghe Tinh (è il nome unificato delle province dello Nghe An e dello Ha Tinh) fu uno dei centri più importanti dello van than (il movimento antifrancese dei letterati degli anni settanta dell’ottocento), del can vuong, e nel 1930-31 fu il centro dell’azione comunista.
Cresciuto in un ambiente anticoloniale, decise, dopo alcuni periodi di studio, di lasciare il paese per viaggiare e scoprire il mondo. Partì nel 1911 e, letteralmente, fece il giro del mondo. Nel 1919, stabilitosi in Francia, presentò alla Conferenza di pace di Versailles le Revendications du peuple annamite, nelle quali, con un’impostazione moderata, chiese che i principi wilsoniani di autodeterminazione si applicassero anche ai popoli coloniali e, nello specifico, ai vietnamiti.
La richiesta non venne neanche presa in considerazione. Nguyen Ai Quoc capì che il riformismo e il liberalismo non avrebbero potuto rendere libero il paese. Divenne un militante socialista e, nel 1920, al congresso di Tours che doveva decidere se aderire alla III Internazionale, si schierò per Lenin. La ragione principale per cui lo fece fu che la III Internazionale, con le sue tesi sulla questione nazionale e la questione coloniale, era capace di mettere in relazione la questione nazionale e la questione sociale.
La sua ascesa fu velocissima. Polemista brillante, oratore accattivante, capace di stare in disparte e di rimanere in silenzio (dote molto apprezzata a Mosca), dopo alcuni anni di attività in Francia e un’esperienza moscovita al Comintern, nel 1924 fu rimandato in Asia, come accompagnatore-consigliere-traduttore di Mickhail Borodin, inviato del Comintern presso il Partito Comunista Cinese.
La situazione politica dell’emigrazione vietnamita a Canton si rivelò favorevole alla propaganda di Ngueyn Ai Quoc. L’astro di Phan Boi Chau, infatti, era già in discesa: gli emigrati vietnamiti non ne accettavano l’impostazione conciliante. Phan, inoltre, era inevitabilmente legato ad un periodo precedente della lotta coloniale: in particolare, la sua scarsa conoscenza della situazione, delle dinamiche e dei principi della politica internazionale, non rendevano più attraente la sua proposta.
Phan stesso, in una lettera inviata a Nguyen Ai Quoc agli inizi del 1925, si esprimeva così: “A parte te, chi altro c’è che può assumersi la responsabilità di rimpiazzarmi? […] Ho lasciato la madrepatria quando avevo quasi quarant’anni […] e non posso cambiare la mia formazione – poiché le mie idee adesso sono le stesse che avevo prima. Tu hai ampiamente studiato e sei stato in molti più posti che lo Zio – dieci volte, cento volte tanto. Le tue idee e i tuoi piani sorpassano i miei – dividerai uno o due compiti con me?”51.
50
Alcuni storici vietnamiti sono arrivati a contare settantasei pseudonimi usati da Ho Chi Minh durante tutta la sua esistenza. Noi ci limiteremo ad usare quello con cui fu più conosciuto sino al 1941 e quello che, dopo il 1941, divenne il suo nome ufficiale. Cfr. Idem, p. 58
51 “Aside from you, who else is there to entrust this responsibility of replacing me to? […] I left the
country when I was almost forty […] and I can’t escape the experience of my studies – thus my ideas now are the same as they were formerly. You have studied widely and been to many more places than Uncle –
Tra il 1925 e il 1927 l’alleanza politica e militare, seppur asimmetrica, tra il Guomindang e i comunisti cinesi si rivelò un terreno fecondo per l’azione di organizzazione di Ai Quoc. Egli, infatti, arrivò in Cina convinto che fosse da rifiutare l’impostazione secondo la quale una vera organizzazione nazionalista, una volta raggiunto un livello minimo di disciplina e omogeneità politica-dottrinaria, dovesse gettarsi nella mischia, attraverso la lotta armata e le azioni insurrezionali.
Ai Quoc, sin dagli inizi, dimostrò di essere consapevole sia della necessità di una lotta di lungo periodo, per la quale il periodo di preparazione è maggiore, sia dell’alto livello di incidenza che il contesto internazionale rivestiva nella lotta per l’indipendenza vietnamita.
Il suo obiettivo, in questa prima fase, fu creare delle basi solide in vista della costituzione, in un futuro prossimo, di un’organizzazione comunista capace di lanciare campagne di lotta, coordinate e preparate a livello centrale, in tutto il territorio nazionale. Per far ciò, si rapportò e conquistò alle sue posizioni gruppi che già esistevano, e si adoperò perché giovani militanti vietnamiti espatriassero e seguissero corsi di formazione, da Ai Quoc attentamente pianificati, a Canton.
Il primo gruppo che venne attratto dalle posizioni di Ai Quoc fu la Tam Tam xa (Associazione cuore al cuore) un gruppo nazionalista in precedenza legato a Phan Boi Chau, a cui seguirono la Phuc Quoc (Società per la restaurazione), che nel 1926 divenne
Viet Nam Cach Mang Dan (Il Partito del Viet Nam rivoluzionario) e nel 1928 Tan Viet
(Il Nuovo Partito del Viet Nam)52.
Solitamente, per il periodo 1925-1927, si pone al centro dell’attività di Ai Quoc la
Thanh Nien (Gioventù), la cui intera denominazione è Viet Nam Thanh Nien Cach Mang Dong Chi Hoi (Associazione della Gioventù Rivoluzionaria Vietnamita).
Tuttavia, il movimento comunista vietnamita, nei suoi primi anni, non aveva chiari confine organizzativi: “Anche se giugno 1925 è solitamente considerata la data di fondazione dell’associazione della Thanh Nien, questo gruppo non esistette come un reale partito politico sino a qualche periodo nel 1926, a giudicare dalle fonti disponibili. Non avrebbe avuto un programma sino ai primi mesi del 1927”53.
E’ difficile anche avere una idea chiara sia della reale consistenza del movimento, sia della capacità di azione all’interno del paese. Nonostante il numero dei partecipanti ai corsi di formazione, dieci al primo e venti al secondo, fosse inadeguato rispetto alle necessità, le posizioni politiche espresse nell’omonima rivista Thanh Nien esercitarono una notevole influenza sia tra l’emigrazione che all’interno del paese.
In essa si riprendevano le tesi proprie del Comintern sulla politica internazionale54, e si impostava il lavoro di lungo periodo a cui Ai Quoc particolarmente teneva. Ciò non significa, sia chiaro, che la Than Nien non si gettasse nella lotta politica. Essa, per esempio, fu in prima fila in occasione dei sommovimenti seguiti ai funerali di Phan Chu Trinh. In quell’occasione, però, Ai Quoc si rifiutò di prendere in considerazione l’ipotesi di una insurrezione armata, poiché era consapevole che le forze accumulate erano talmente esigue che una eventuale sollevazione sarebbe stata repressa nel sangue e il lavoro appena compiuto sarebbe probabilmente andato perduto.
ten times, a hundred times more. Your ideas and your plan surpass mine – will you share one or two tasks with me?”. SOPHIE QUINN-JUDGE, Ho Chi Minh: the Missing Years 1919-1941, Hurst, London 2003, p. 76
52 Cfr. H
UYN KIM KHANH, cit.
53 “Although June 1925 is usually seen as the founding date of Thanh Nien association, this grouping did
not come to exist as a real political party until sometime in 1926, to judge by the available evidence. It would not have a formal political programme and statutes until early 1927”. SOPHIE QUINN-JUDGE, cit., p. 84. Traduzione libera
54 Nguyen Ai Quoc fu sempre in stretto contatto con Comintern e con le sue organizzazioni settoriali
come il Krestintern. Per quest’ultima partecipò alla rivolta contadina del Guangdong che ebbe luogo tra il 1926 e il 1927.
La debolezza organizzativa e dottrinaria, appena esaminata, spiegano perché, appena l’alleanza Guomindang-comunisti cinesi venne meno, nel 1927, la Than Nien subì un processo disgregativo.
Oltre alla rottura del fronte cinese, altri fattori determinarono la perdita di una direzione unitaria del movimento comunista: la fuga di Nuyen Ai Quoc verso il Siam, il sesto Congresso del Comintern con la sua nuova dottrina del social-fascismo, l’arrivo dei quadri formatisi a Mosca.
Ciò non impedì il protrarsi dell’azione di propaganda e della partecipazione e fomentazione di lotte popolari. Solamente, il centro non era più capace di esercitare un’egemonia e, progressivamente, ogni singolo pezzo di organizzazione relativamente omogeneo si autonomizzò. La mancata formazione di un partito formalmente comunista e la politica di proletarizzazione dell’organizzazione aggravò ulteriormente le possibilità di accuse di moderatismo che i vari gruppi si lanciarono.
Gli eventi interni al partito nel 1930 (Partito Comunista Vietnamita a febbraio, Partito Comunista Indocinese ad ottobre) sono la cartina di tornasole delle divergenti impostazioni che, volta a volta, ebbero la meglio: una internazionalista che radica l’azione dentro la situazione storica contingente del paese, e l’altra internazionalista in maniera dottrinaria, poiché applica la linea politica stabilita a Mosca senza riadattarla a livello locale.
A sostenere la prima impostazione troviamo Nguyen Ai Quoc il quale, tornato a Hong Kong in qualità di delegato del Comintern, che non poteva approvare la divisione del movimento comunista vietnamita, aveva il compito di procedere alla riunificazione. La Conferenza di Unificazione ebbe luogo tra il gennaio e il febbraio del 193055. Là Nguyen Ai Quoc convinse i diversi gruppi a riunirsi e ad adottare una linea che non riprese tutte le nuove indicazioni emerse dal VI Congresso del Comintern, anzi. La tattica del fronte unico non venne rifiutata, e si parlò solamente di eliminazione della borghesi controrivoluzionaria, e non di tutta la classe borghese Il Partito prese il nome di Partito Comunista Vietnamita.
Tale posizione, però, non soddisfaceva il Comintern, i giovani proletari educati a Mosca, i militanti locali che, ingabbiati tra la repressione della Sureté e gli eventi rivoluzionari del 1930, volevano sentire parole di rivolta. Per queste ragioni, si affermò progressivamente la linea del Comintern, che chiedeva il rifiuto del fronte unico, la proletarizzazione del partito, la denuncia del carattere reazionario di tutti i proprietari terrieri. Le posizioni di Nguyen Ai Quoc, quindi, vennero modificate al primo plenum, che si tenne nell’ottobre dello stesso anno. Egli fu anche costretto ad ammettere i suoi errori. Il Partito cambiò il nome in Partito Comunista Indocinese.
Dopo una iniziale fase d’entusiasmo, che coincise con gli ultimi eventi del “biennio rosso” vietnamita, l’attività e la forza del PCI si ridussero al minimo. Nguyen Ai Quoc, oramai emarginato e dato addirittura per morto, smise di esercitare una qualsiasi influenza. La scarsa preparazione, le difficili condizioni ambientali, l’accettazione acritica della linea del Comintern, determinarono l’imposizione di un “deviazionismo di sinistra” di tipo volontarista, che ben presto portò alla morte o alla galera tutti i più importanti dirigenti. In questa operazione il ruolo dell’apparato repressivo francese fu fondamentale. Gli anni immediatamente successivi al 1931 furono anni durissimi. Le risposte alla fine del “biennio rosso” furono sostanzialmente due: una legata all’impostazione internazionale, che caratterizzò il PCI, e una che, pur avendo i comunisti tra i suoi principali protagonisti, si sviluppò in maniera assolutamente originale. Ci riferiamo all’esperienza de La Lutte a Saigon.
Alla fine del 1932 il PCI ancora esisteva, ma non era capace di coordinare i suoi membri, tanto che alcuni iscritti scrissero alla III Internazionale e al Partito Comunista
55
Le date esatte sono ancora oggetto di studio. Nei documenti ufficiali la conferenza dura dal 3 all’8 febbraio
Francese per dichiarare che consideravano il partito dissolto56. In realtà, i militanti e alcuni quadri dirigenti, sia all’estero che all’interno del paese, continuavano, con grandi difficoltà, la loro opera di propaganda57.
Il risultato politico del PCI, però, fu virtualmente nullo almeno sino all’avvento del periodo del fronte popolare. La sua esistenza, in definitiva, era legata all’azione politica profusa negli anni passati e all’appoggio, politico, finanziario e logistico che gli forniva la III Internazionale.
Nel frattempo, però, al sud nasceva una esperienza unica, che da il carattere della complessità e dell’unicità di questo pezzo di Viet Nam. Al sud, nel Nam Bo, i comunisti del PCI, i radicali di Ngyen An Ninh e i trotskysti elaborarono una strategia politica d’intervento di massa che ebbe come punta di diamante il settimanale La Lutte58. Sui comunisti e su Nguyen An Ninh abbiamo già avuto modo di scrivere. Vediamo perciò come nacquero i trotskysti in Viet Nam.
Il trotskysmo vietnamita nasce tra gli ambienti studenteschi dell’emigrazione francese, e i suoi primi gruppi dirigenti militavano nel Viet Nam Doc Lap Dang (Parti de l’indépendance du Vietnam) che venne anche chiamato PAI (Parti annamite de l’indépendance).
Lentamente, dal 1927 al 1930, essi presero coscienza dell’incapacità della borghesia vietnamita e della ristrettezza del nazionalismo, ma allo stesso tempo criticarono l’impostazione della III Internazionale, anche se i toni non erano così drammatici come lo diventarono nel 1936-37. Nel 1930, durante una manifestazione studentesca vietnamita a Parigi, in occasione della repressione della rivolta di Yen Bai, decine di manifestanti vennero arrestati e rimpatriati nel Nam Bo. Fu l’inizio del trotskysmo organizzato all’interno del paese asiatico.
A livello locale, per quanto possa sembrare paradossale, l’impostazione “ortodossa” staliniana, imposta al V Congresso dell’Internazionale, almeno in alcune sue parti, non precludeva il contatto e l’azione con i trotskysti.
Il concetto del socialfascismo secondo il quale la socialdemocrazia, lungi dall’essere un alleato per battaglie di posizione e parziali, è un nemico da abbattere in quanto fiacca la coscienza di classe dei lavoratori, e quindi è assimilabile per pericolosità al fascismo, si trasformava, in realtà come la nostra, nel rifiuto di qualunque alleanza con la borghesia riformista o nazionalista locale, esattamente come sostenevano i trotskysti.
Oltre i concetti di socialfascismo, proletarizzazione e di scontro frontale di classe, vi sono altri fattori che favorirono l’avvicinamento e la fusione, a livello di azione politica,