3. Il paradigma coloniale indocinese
3.3 La presenza militare
La superiorità militare è lo strumento più importante che la Francia utilizzò per sconfiggere la monarchia vietnamita, quella cambogiana e i principi laotiani e imporre la propria sovranità sostanziale sull’Indocina. A cavallo tra settecento e ottocento, in Europa, nacque un modo nuovo di fare la guerra, portato al suo massimo grado di raffinatezza operativa da Napoleone, e ideologica da Von Clausewitz. Nella conduzione della guerra, che ha quale compito primario l’annientamento dell’avversario, entrò in gioco, in maniera attiva, il popolo. Nacque la coscrizione obbligatoria e l’esercito di massa. Essi furono solamente due fenomeni della più ampia riorganizzazione della
55
“French became the medium of instruction, and the study of national language and history of Viet Nam was downgraded accordingly. Students recited by heart: ‘Our ancestors were the Gauls,’ and talked endlessly of Racine and Cahteaubriand without even properly studying Vietnamese culture. […] The most obvious feature of the colonial culture was its Malthusianism. The regime limited the spread of education as much as possible. […] Education was never widespread: 90 percent of children were unable to attend school. At the best of times there were only three high schools for the whole of Viet Nam […]. Thirty years after its founding, the university had only 600 students”. NGUYEN KHAC VIEN, cit., p. 157
56 “In precolonial Vietnam, illiteracy was almost unknown. Among the peasants, even the poorest ones, it
was easy to find people who knew several hundred Chinese characters, while in cities, the coolies, to the astonishment of the French, read public announcements. The widespread availability of education reached even to higher learning. Each region had its own cu nhan or tien si who organized, at their homes, schools in which courses on ancient books and literary dissertations were offered to prepare students for the triennial competitive examinations. This did not diminish the economical productive capacity of the student, who could continue to earn his livelihood or help his parents farm while attending school. This system of education displayed a degree of organization and a popularity which have been the envy of the most enlightened countries in Europe”. PHAM CAO DUONG, cit., p. 138
57
In realtà, come scrive Betts, la Francia non ebbe nessun Rudyard Kipling, cioè le questioni coloniali all’interno del paese non divennero mai quotidianità o questione di vita o di morte. Cfr. RAYMOND F. BETTS, France and Decolonisation 1900-1960, Macmillan, London 1991
58 Nel 1920 Albert Sarraut diventerà ministro delle colonie, e presenterà un progetto per la sua mise en
valeur. Cfr. PATRICE MORLAT, Indochine années vingt: le balcon de la France sur le Pacifique Une page
de l’histoire de France en Extrême-Orient, Les Indes savantes, Paris 2001, p. 229
59 “De politique indochinoise, nous n’en avons pas. Nulle direction, nulle méthode. Et ces négations ne
sont pas phrases de polémique mais constats irréfutables. Les points de vue varient avec les gouverneurs, et plusieurs fois avec les mêmes gouverneurs quand changent les ministres […]. Pour grandiose qu’elle fut, l’œuvre de la France procédait donc du hasard".J-P. AUMIPHIN, cit., p. 224-225
società e della nascita della pubblica amministrazione che caratterizzò lo sviluppo dello stato ottocentesco europeo.
In Francia l’organizzazione della guerra era affidata al Ministero della Guerra e al Ministero della Marina. Entrambi potevano compiere operazioni fuori dal territorio nazionale, e la divisione dei compiti non è mai stata netta60. La prima grande operazione coloniale fu la conquista dell’Algeria. Essa ebbe luogo grazie all’azione della Marina, che formò una potente flotta, capeggiata dall’ammiraglio Duperré, che in qualche mese, tra il febbraio e il giugno del 1830, sbaragliò il bey algerino e lo costrinse alla resa. L’Algeria però, divenne ben presto dominio riservato del Ministero della Guerra. Il Ministero della Marina, conseguentemente, volse il suo sguardo ancora più lontano, verso l’Estremo Oriente.
I propositi bellicosi della Marina non incontrarono, almeno sino alla seconda metà dell’ottocento, il favore dell’establishment francese. Esso era troppo impegnato in altre questioni per prestare attenzione a proposte, quali le avventure coloniali in Estremo Oriente, che non comportavano vantaggi di breve periodo, e anzi si presentavano estremamente costose, dal punto di vista finanziario e di vite umane.
Nel corso degli anni, tuttavia, la marina si conquistò un suo spazio, e riuscì, sfruttando alcune crisi internazionali, a impegnare proprie truppe in Estremo Oriente. Bisogna sottolineare come tra il 1815 e il 1870 i cambiamenti che ebbero luogo, dal punto di vista tecnico, all’interno della marina militare furono di tale portata che si parlò di “rivoluzione tecnica”61. I cambiamenti ebbero luogo in due settori: il settore degli armamenti e il settore della propulsione. Dal punto di vista delle armi, cambiò il modo di produzione : da artigianale a industriale. Per i fucili le trasformazioni furono importanti; per l’artiglieria minimi. Per quanto riguarda il vapore esso, soprattutto a partire dalla guerra di Crimea, si impose come mezzo di propulsione principe per le navi da guerra.
Forti di tale superiorità, e di una migliore organizzazione delle truppe, nel 1860 la Francia e l’Inghilterra, la prima on 8.000 uomini e la seconda con 13.000, attaccarono la Cina, in quella che prese il nome di seconda guerra dell’oppio. Dopo dodici giorni di assedio a Pechino, gli alleati firmarono un nuovo trattato.
Il corpo francese, guidato da Rigault de Genouilly (nel 1859 sostituito dall’ammiraglio Page), decise, appena finite le ostilità, di distaccare due reggimenti di linea a Saigon, dove una guarnigione francese, di circa mille unità, tra cui alcuni spagnoli, era assediata dal 1859 da 12.000 soldati vietnamiti. Cominciò così l’avventura coloniale indocinese62. Napoleone III, che non aveva alcuna intenzione di impegnarsi in un territorio periferico e lontano, si fece convincere dal ministro della Marina, Chasseloup-Laubat, e dall’ammiraglio de la Grandière, che divenne governatore della colonia (la Cocincina) dal 1863 al 187063.
Tutta l’area divenne dominio della Marina, dei suoi ufficiali e degli avventurieri che, col passare degli anni, si avventurarono, quasi sempre con il benestare delle autorità, nel Laos, in Cambogia, nel Bac Bo64. “L’impresa indocinese ebbe tra i suoi effetti più
60 Le truppe della marina, fanteria e artiglieria, fecero riferimento al Ministero della Marina a partire,
rispettivamente, dal 1828 e dal 1831. Cfr. GUY PEDRONCINI (a cura di), Histoire militaire de la France, Presses universitaires de la France, vol. II, Paris 1992, p. 437
61 Idem, p. 438 62 P
IERRE BROCHEUX,DANIEL HEMERY, cit., p. 32. I reggimenti di linea possono essere costituiti da 2, 3 o 4 battaglioni. Cfr. GUY PEDRONCINI,cit., p. 433
63 Il 5 giugno 1862 era stato firmato un trattato che riconosceva alla Francia la sovranità su tre province
orientali della Cocincina. La situazione creatasi permise poi di continuare l’invasione, sino al trattato di protettorato dell’11 agosto 1863
64
Per quanto riguarda l’aeronautica, solamente nel 1917 si mandò del personale. Si trattava di una squadra di studio, formata da due ufficiali, tredici soldati meccanici europei e dodici operai indigeni,
importanti la ricostruzione di una potente flotta di guerra con un raggio d’azione mondiale – 339 navi da guerra, di cui 45 corazzate, nel 1870, contro le 375, di cui 42 corazzate, della Royal Navy”65.
Tale situazione di instabilità si protrasse sino agli anni ottanta. La Francia non voleva spendere inutilmente66, ogni legge che chiedeva la costituzione di un esercito coloniale veniva respinta o affossata, le spedizioni di Francis Garnier e Henri Rivière non furono ben accolte negli ambienti politici parigini. Solamente con la comparsa del partito coloniale, capeggiato da Jules Ferry, la questione coloniale divenne oggetto quotidiano di dibattito.
Vennero formati dei corpi di spedizione (4.000 componenti nel Bac Bo nel 1883), i quali sono formati da soldati europei mandati a combattere per periodi più o meno lunghi: nel Bac Bo, per la formazione del corpo di spedizione, il 12 reggimento d’artiglieria, di stanza a Vincennes, inviò l’undicesima e la dodicesima batteria, entrambe formate da volontari.
Insieme ai corpi di spedizione, in occasione della guerra con la Cina, nacquero, anche se informalmente esistevano già, anche i corpi ausiliari formati da vietnamiti: i primi due reggimenti di tiratori del Tonchino furono creati per decreto il 12 maggio 188467. Nel 1885 nacque il quarto, e nel 1886 il quinto: al momento del reimbarco della più parte del corpo di spedizione che aveva battuto la Cina (più di 35.000 uomini), gli effettivi delle truppe vietnamite filo-francesi raggiungevano la cifra record di 16.000 unità, più 4.000 di riserva. Circa un terzo di questa gran massa di uomini disertò entro un anno68. La guerra con la Cina del 1883-85 costituì l’operazione navale più importante compiuta dalla marina militare francese dal 1871 all’inizio della seconda guerra mondiale. Nata, su volere di Jules Ferry, come una serie di operazioni dimostrative volte a far recedere la Cina dall’intenzione di continuare ad esercitare la propria influenza sul Bac Bo, ben presto il conflitto evolse in una complicata serie di scontri militari, una vera e propria guerra, che coinvolse anche l’isola Pescadores e l’isola di Taiwan. Utilizzando l’arma del blocco navale, le truppe francesi, comandate dall’ammiraglio Courbet, poterono sconfiggere la Cina e siglare, il 9 giugno 1885, un trattato che riconobbe definitivamente il protettorato della Francia sul Viet Nam. Il controllo diretto del territorio vietnamita potè cominciare.
Il nord del Bac Bo venne diviso in quattro territori militari, che rimarranno per tutta la durata della colonizzazione francese e fungeranno da distretti amministrativi. Il primo si trova nella regione orientale, a nord di Ha Noi e sud di Lang Son. Il secondo si trova a nord, ha come confine occidentale il fiume Song Lo e come capoluogo Lang Son. Il terzo si trova a ovest del secondo, si incunea a sud sino a sfiorare Ha Noi, e a ovest ha il confine nel Fiume Rosso; ha come capoluogo Tuyen Quang. Il quarto distretto, infine, è quello più occidentale che, dal Fiume Rosso, arriva sino al Laos. Il suo capoluogo è Son Tay.
In tali territori, così come nel resto del paese, si tentò la pacificazione attraverso un percorso a tappe progressive: prima si crearono, lungo le strade più importanti, delle postazioni di controllo, poi, se la popolazione indigena rispondeva positivamente, si affidava il controllo di tale postazioni ad abitanti del luogo, ai quali si consegnava un fucile di un modello antico ma sufficiente a tenere lontani i “banditi” e i “ribelli”. Successivamente, si arrivava alla terza tappa: la postazione diventava un luogo di
muniti di due vecchi voisin, i quali facevano diretto riferimento agli uffici governativi dell’Unione. Cfr. AA.VV., Historique de l’aéronautique d’Indochine, Imprimerie d’Extrême-Orient, Hanoi 1930, p. 17.
65
PIERRE BROCHEUX,DANIEL HEMERY, cit., p. 30. Traduzione libera
66 Le spese non erano solamente finanziarie, ma anche di vite umane. Si pensi che nel 1883, al momento
della conquista del Bac Bo, la morbilità (calcolata attraverso l’entrata all’ospedale) delle truppe europee oscillava tra il 33 e il 122 per mille. GUY PEDRONCINI (a cura di), op. cit., vol. III, p. 59
67
Ibidem
passaggio e di presenza di alcune infrastrutture, come il mercato, delle scuole, dei dispensari, dei piccoli ambulatori.
Per compiere operazioni di questo tipo, l’amministrazione coloniale contò sempre più sulle truppe locali, anche se alcuni casi di ammutinamenti (Hanoi nel giugno 1908, Yen Bai nel 1930 e altri), resero i francesi coscienti che la possibilità di un’ampia sollevazione dei soldati era sempre possibile69.
Si noti, inoltre, come i soldati vietnamiti parteciparono alla prima guerra mondiale in Europa. Circa 43.000 indocinesi presero parte alle operazioni militare: quasi tutti, a causa della scarsa preparazione militare e dello scarso coordinamento con gli altri reparti, vennero relegati ai lavori militari o d’interesse nazionale70. Quasi tutti i militari francesi di stanza in Indocina vennero richiamati e parteciparono alle operazioni militari.
La vittoria della prima guerra mondiale permise alla Francia di continuare i suoi piani di espansione coloniale71. Dal punto di vista militare, la relativa libertà creatasi in seguito alla sconfitta tedesca, comportò una maggiore attenzione verso i problemi delle colonie. Per esempio, venne rafforzato il ruolo dell’aeronautica che, oltre a svolgere un ruolo militare, doveva anche rendersi partecipe dello sviluppo economico e politico della colonia72. La presenza dell’aeronautica rese ancora più pesante l’inferiorità militare sia della monarchia sia delle forze resistenti. Essa poté infatti raggiungere zone estremamente impervie per la fanteria della marina: è il caso delle rivolte delle popolazioni non-kinh degli altipiani centrali del 1924 e del 1929, che vennero sconfitte nel sangue attraverso l’utilizzo dell’aeronautica73. Nel 1931, inoltre, venne istituita la
Garde Indigène74.
Sul versante politico-economico, l’aeronautica venne utilizzata per missioni per il catasto e le amministrazioni, a scopi geografici, per il trasporto di materiale (servizio postale etc.) e per il trasporto delle persone75.
Ben presto, però, il militarismo tedesco riapparse in tutta la sua forza. Ciò non significa, però, che non vi siano stati cambiamenti epocali rispetto all’ottocento: se nel XIX secolo la marina francese era la seconda marina dopo quella inglese, nel novecento essa verrà sopravanzata dalla marina sovietica, americane, e, infine, giapponese e tedesca. Philippe Devillers sostiene che il ruolo dei militari in Indocina, complessivamente ma soprattutto dopo la fine della prima guerra mondiale, non è molto importante: “ainsi jusque 1939, la rue chic de Saigon, rue Catinat, sera interdite aux soldats en
69
Cfr. FRANCESCO MONTESSORO, Vietnam un secolo di storia, Franco Angeli, Milano 2000
70 www.stratisc.org . Betts ci da un numero più basso, 28.922. Cfr. Raymond F. Betts, Uncertain
Dimensions – Western Overseas Empires in the Twentieth Century, Oxford University Press, Oxford
1985, p. 14
71
In realtà, però, sia dal punto di vista economico, che dal punto di vista culturale: “la guerra mondiale scombussolò l’impero, indebolendone le basi ideologiche, e indebolendo il potere di tutte le nazioni che possedevano i più vasti imperi coloniali”. Cfr. Raymond F. Betts, France and Decolonisation 1900-1960, Macmillan, London 1991, p. 22
72
CLAUDE HESSE D’ALZON, La présence militaire française en Indochine (1940-1945), Publications du Service historique de l’Armée de terre, Vincennes 1985, p. 45
73 AAVV, Historique de l’aéronautique d’Indochine, Imprimerie d’Extrême-Orient, Hanoi 1930, pp. 45-
46
74
CLAUDE HESSE D’ALZON,cit., p. 37
75 AAVV, cit., pp. 37-38. Addirittura, nel 1928 l’Aeronautica d’Indocina vendette alla propria controparte
cinese i propri aerei, assolutamente sottocosto. AAVV, L’Aéronautique militaire de l’Indochine, Imprimerie d’Extrême-Orient, Hanoi 1931, p. 84
Cfr. AAVV, L’Aéronautique militaire de l’Indochine, Imprimerie d’Extrême-Orient, Hanoi 1931, pp. 71- 72
uniforme”76. Non è facile dire quale fosse il ruolo dei militari in Indocina: senza di essi non vi sarebbe stata impresa coloniale, i più alti incarichi nell’Unione Indocinese erano affidati a militari. Con la creazione dell’Unione Indocinese, ed ancor più con le riforme di Paul Doumer, i militari tornarono ad avere un ruolo complementare rispetto a quello politico-amministrativo, terreno d’azione dei funzionari, e purtuttavia la stessa nomina dell’ammiraglio Jean Decoux a governatore generale dell’Indocina nel 1904 dimostra come il ruolo della Marina, e quindi dei militari in generale, non divenne mai marginale nella storia della colonizzazione francese.
A fine anni 30, alle soglie della seconda guerra mondiale, nei primi mesi del 1939, l’Indocina disponeva di forze terrestri, navali e aeree per un effettivo totale di circa 32.000 uomini, a cui si aggiungevano circa 16.800 unità della guardia indigena e partigiani77.
Nel 1939 si compì una mobilitazione generale, che portò gli effettivi dell’esercito da 30.000 a più di 90.000, di cui 75.000 indocinesi. 16.000 operai furono imbarcati per la Francia, la Marina procedette alla requisizione di battelli mercantili per scopi difensivi, ed anche l’Aeronautica migliorò la propria dotazione. Anche le forze di politizia aumentarono i loro effettivi (sull’evoluzione degli eggettivi delle forze francesi vedi l’allegato 2).
La mobilitazione non fece venire meno l’arretratezza che caratterizzava l’esercito. Ancora nel 1945, i vietnamiti inquadrati nelle forza militari francesi erano scalzi78. Sedici anni dopo, nel 1954, 450.000 uomini al comando dei francesi non riuscirono ad evitare la sconfitta strategica di Dien Bien Phu e furono costretti a ritirarsi a sud del sedicesimo parallelo79. Ancora, tra il 1965 e il 1975, le forze straniere che combattevano contro la Repubblica Democratica del Viet Nam e il Fronte di Liberazione Nazionale arrivarono ad essere 1.200.000. Evidentemente, nella conquista, costituzione e costruzione dell’Indocina, i militari ebbero un ruolo importante ma non unico. Dovremmo, però, sforzarci di vedere la storia vietnamita dalla parte dei vietnamiti, cioè dalla parte di un popolo che, tra il 1858 e il 1945, vede sconfitta tutta la propria concezione dei rapporti tra i singoli, tra le famiglie, con l’autorità, con le forze divine, ed elabora, nel corso di decenni, una propria risposta alla modernità e all’occupazione coloniale. La situazione militare, allora, è un risultato, oltre che una causa, della più complessiva situazione storica e dei più complessivi rapporti di forze, non solo militari, ma storici, economici, ideologici, psicologici, tra le forze in campo.