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Parte seconda

6. IL PCI nel Bac Bo dal 1940 al 1945 1 La metodologia

6.3 Le insurrezioni del

L’arresto del segretario del partito Nguyen Van Cu nel gennaio del 1940 aggravò il problema della mancanza di leadership, il quale venne risolto solamente con l’ottavo plenum del 1941. Ciò fece riaffiorare le diverse tendenze interne al PCI, una più volontarista e l’altra più politicista, e contribuì ulteriormente alla regionalizzazione dell’attività.

Ho Chi Minh, in Cina dal 1938, nei primi mesi del 1940 si trasferì a Kunming. Kunming era la capitale della provincia dello Yunnan, ed conosceva un’emigrazione vietnamita. Secondo Hoang Van Hoan erano 2.000 i vietnamiti residenti nella zona17.

13 D

AVID G. MARR, Vietnam 1945: the quest for power, University of California press, Berkeley 1995, pp. 155-157

14 Vo Nguyen Giap e Pham Van Dong furono richiamati in Cina, seppur solamente nel maggio del 1940,

direttamente da Ho Chi Minh. Cfr. ROBERT J. O’NEILL, General Giap Politician and Strategist, Cassel, Melbourne 1969, pp. 16-17

15 S

TEIN TØNNESSON, The Vietnamese revolution of 1945: Roosevelt, Ho Chi Minh and de Gaulle in a

World at War, SAGE, London 1991, p. 102

16

Per tutta la ricostruzione del Plenum, cfr. DAVID G. MARR, cit., p. 157

17 H

Fu in questo periodo che Ho Chi Minh conobbe Vo Nguyen Giap e Pham Van Dong, scappati dalla repressione in Viet Nam e riparati a Kunming, e pose le basi della nuova strategia.

Nel frattempo, le notizie della sconfitta francese contro i nazisti del giugno del 1940 ed il patto tra giapponesi e francesi sull’Indocina ridiedero forza a chi vedeva vicina la possibilità dell’insurrezione vittoriosa. Il Nam Bo, lontano dalla Cina, dove nel 1940, a causa degli arresti, si stava spostando il centro della direzione politica del partito, era il luogo dove questi fermenti potevano avere uno sviluppo. Lo sviluppo particolare del movimento operaio in questa parte del paese, inoltre, e la forza relativa che le forze comuniste nella regione favorirono tale processo. Già dal marzo 1940 circolavano documenti in cui si invitavano i militanti a prepararsi per il momento favorevole in cui si sarebbe potuto vittoriosamente guidare un movimento rivoluzionario. La sicurezza francese, già a partire dal luglio del 1940, raccolse informazioni per cui si stava preparando una rivolta18.

Il 30 luglio venne arrestata a Saigon Nguyen Thi Minh Khai, presso il quartier generale del PCI di Cho Lon, e là vennero trovati documenti in cui ci si preparava per la rivolta. Fonti vietnamite riportano come, durante il 1940, la propaganda antimperialista fosse stata estremamente positiva tra i soldati vietnamiti, tanto che Tran Huy Lieu arriva a parlare di 15.000 soldati vietnamiti pronti a seguire la rivoluzione19.

Il Comitato regionale del Nam Bo, però, non volle procedere senza l’autorizzazione del Comitato Centrale, e, prima di dare il via alla rivolta, Phan Dang Luu, membro del CC, si recò in ottobre al nord per ottenere il permesso. Il settimo Plenum del CC del PCI (6- 9 novembre 1940) esaminò la questione e rifiutò la proposta del comitato regionale. Phan Dang Luu, però, non ritornò per tempo al sud e, non si sa se per scelta consapevole o perché non si poteva più aspettare, il comitato regionale fissò la data dell’insurrezione per il 22 novembre 1940. Già da qualche giorno prima però i francesi, avvertiti della possibilità dell’insurrezione, confinarono le truppe sospette fuori da Saigon e le rinchiusero, incapaci di nuocere, in appositi alloggiamenti. Gran parte dei piani vennero sventati, anche grazi alla delazione del segretario del cellula di partito di Saigon-Cho Lon, che venne arrestato il 22 e che rivelò tutti i piani.

L’insurrezione, ormai lanciata, non poté essere bloccata, e però fu un disastro completo. I soldati erano stati neutralizzati, le azioni in città soffocate già prima di nascere. Rimasero solamente i contadini e le azioni nei vari distretti, le quali cominciarono, più per una mancanza di informazioni che per la volontà di cominciare in ogni caso la rivolta. Furono attaccati posti di polizia ed uffici amministrativi in numerose province, bruciati documenti coloniali, creati tribunali rivoluzionari i quali dovevano processare i nemici del popolo. Numerosi collaboratori dei francesi vennero giustiziati sul posto. I danni materiali (ponti distrutti etc.) furono ingenti. La provincia di My Tho fu in mano ai ribelli per almeno quattro settimane20. Ben presto, però, l’intervento massiccio dell’esercito, che in quelle stesse settimane si preparava alla guerra con la Thailandia, fu massiccio e feroce21. Un centinaio di quadri del partito furono condannati a morte, più

18 S

OPHIE QUINN-JUDGE, Ho Chi Minh: the Missing Years 1919-1941, Hurst, London 2003, p. 242

19

Idem, p. 243

20 D

AVID MARR, cit., p. 161

21 Marcel Gautier fa risalire la scelta del periodo dell’insurrezione ad un’azione dei giapponesi, i quali

avrebbero percorso il sud nei mesi precedenti novembre 1940 per convincere la popolazione locale a ribellarsi prima della guerra franco-thailandese, così da indebolire l’esercito francese e rendere più probabile la vittoria di Bangkok. A tal proposito, l’autore nota come in questo periodo, proprio nel Nam Bo, stessero affluendo al sud truppe da tutta l’Indocina, e quindi come fosse controproducente programmare, dal punto di vista degli insorti, la rivolta a novembre piuttosto che a febbraio. Cfr. MARCEL

GAUTIER, La tragédie Indochinoise, Editions Henrys, Paris 1947. In realtà, i comunisti vietnamiti contavano proprio sui soldati indigeni per la vittoria dell’insurrezione e, tuttavia, data la forza del

di duemila furono le persone che pagarono con la vita il “terrore bianco”, circa ottomila furono in totale gli arrestati.

Il Partito, nelle sue organizzazioni regionali, venne decapitato. Il centro dell’attività rivoluzionaria si spostò definitivamente al nord. Benabi da notizia di uno sciopero del dicembre del 1941, organizzato dal Viet Minh a Saigon e Da Nang, elemento che potrebbe far pensare ad una ricostruzione rapida di un primo nucleo organizzativo post- repressione22.

Il settimo Plenum del novembre del 1940 non discusse solamente della rivolta nel Nam Bo. Si decise anche di appoggiare e dare uno sviluppo duraturo a quanto stava accadendo nel Bac Son. Il 22 settembre venne firmato tra francesi e giapponesi un accordo sulla presenza militare giapponese nella penisola. Gli accordi furono seguiti, inaspettatamente, da scontri al confine con la Cina, a Lan Son. Le truppe francesi, attaccate dai giapponesi e da truppe vietnamite filo-nipponiche, facenti capo al Viet

Nam Phuc Quoc Dong Minh Hoi, dovettero arretrare e fuggire attraverso Binh Gia e

Bac Son verso Thai Nguyen. Qua incontrarono la resistenza e la ribellione spontanea della popolazione. Si trattava di minoranze, soprattutto Thai, Nung e Yao. E’ fondamentale notare come si tratti della stessa zona in cui, a cavallo tra otto e novecento, agì De Tham, il “Pirata di Yen The”, personaggio quasi mitico, che era riuscito per anni a sfuggire alla cattura da parte dei francesi grazie al sostegno della popolazione. De Tham, che morì nel 1913, fu attivo politicamente, infatti appoggiò Phan Boi Chau. Nella stessa zona, dove sicuramente le canzoni e i racconti degli anziani erano ancora intrisi delle gesta di questo eroe indomito dell’indipendenza, al momento in cui si aprì uno spiraglio per una rivolta vittoriosa contro i francesi, la popolazione vi si gettò.

Le cellule di partito della zona, che erano state indebolite dalla repressione dei primi mesi del 1940, furono colte di sorpresa. I soldati francesi in ritirata vennero attaccati, allo scopo di raccogliere quante più armi possibile, il capo del distretto di That Khe fuggì, quello di Na Sam fu catturato dalla popolazione, il rappresentante francese a Binh Gia abbandonò le armi e scappò, lasciando la città senza governo. Alcuni comunisti detenuti presso la prigione di Lang Son riuscirono a fuggire, in mezzo al caos generale, e a raggiungere l’epicentro della rivolta il 27 settembre. Quella stessa notte, più di 600 persone marciarono su Mo Nhai, dove stava la caserma francese. Nonostante i ribelli avessero solamente una trentina di fucili, dopo un breve combattimento i francesi furono sconfitti. Venne annunciato il dissolvimento del governo imperialista, e i registri vennero bruciati. Nei giorni successivi vennero attaccate formazioni francesi a Can Tiem e a Sap Ri. Già il 30 settembre, però, le truppe francesi ripresero il distretto. Il partito, rappresentato nella zona da Chu Van Tan, il cui padre aveva combattuto con De Tham, appoggiò la rivolta, anche se probabilmente ne comprese da subito i limiti, e mandò in missione Tran Dang Ninh, il quale rappresentava il comitato regionale del Bac Bo. Questi, insieme a Chu Van Tan, formò una unità di guerriglia il 16 ottobre, stabilendo un quartier generale e annunciando la dissoluzione del governo imperialista. Vennero conquistati DonUy, Bo Tat, Sa Khi, Nam Nhi, con Vu Lang quale centro23. Il 28 ottobre venne organizzato una grande assemblea, alla quale parteciparono un migliaio di persone, la quale aveva l’obiettivo di riprendere la caserma di Mo Nhai. Le

caodaismo, che proprio in quei mesi stava assumendo posizioni filogiapponesi, non si può ad oggi escludere che questi ultimi, che erano la forza più radicata al sud, non si siano opposti alla prospettiva insurrezionale anche per le ragioni riportata da Gautier

22 A

BDERRAHAMNE BENABI, Les francais, les Japonais et le mouvement national vietnamien (1940-1945), Thèse de doctorat, Paris 1989, p. 381

23

CHU VAN TAN, Reminiscences on the Army for National Salvation, Cornell Southeast Asia Program, New York 1974, p. 35

truppe francesi, però, informate da un proprietario francese della zona, precedettero queste azioni, ed entrarono a Vu Lang, compiendo una feroce repressione. Centinaia di persone vennero uccise, centinaia furono le case bruciate, i raccolti ed il bestiame confiscato. I comunisti dovettero nascondersi.

Il Plenum del Comitato Centrale, riconosciuta la forza e la resistenza della zona, e la sua strategicità geografica, cercò però di sfruttare lo spirito rivoluzionario della popolazione, e a tal fine passò una risoluzione in cui si decise di mantenere le forze armate di Bac Son, sotto forma dell’unità di guerriglia di Bac Son, che riuniva, oltre Chu Van Tan, Hoang Van Thu, Luong Van Chi, più alcuni quadri provenienti dalla scuola militare di Bac Giang. Il primo compito dell’unità di guerriglia fu quello di dividersi in cellule e di ricostruire l’apparato di partito nel suo livello base, e riorganizzare, dal punto di vista politico e militare, le masse24.

Mentre gli organismi di partito si occupavano delle insurrezioni, Ho Chi Minh, che non aveva partecipato al settimo Plenum, decise di trasferirsi a Guilin25. Da là incaricò Vu Anh di individuare un’area, all’interno del paese, da cui si potesse facilmente scappare verso la Cina e che non fosse accessibile ai francesi.

La scelta cadde su Pac Bo, dove si trasferì nel febbraio del 1941. Negli stessi mesi Ho conquistò la fiducia di Truongh Chinh, Hoang Ban Thu e Hoang Quoc Viet. Ciò permise che l’ottavo Plenum apportasse ampie modifiche alla tattica ed alla strategia del partito.

Nei territori non toccati da movimenti insurrezionali il partito, nei primi mesi del 1941, era presente. I documenti di archivio ci rendono l’immagine di un partito che, seppur con piccoli numeri, faceva attività in molte provincie e località del Bac Bo26. Nel febbraio 1941 vennero ritrovati volantini nelle provincie di Tuyen-Quang, Phuc-Yen, Vinh-Yen, Son-Tay e Hanoi27.

A Thai Binh e Quang-Yen si procedette ad arresti di massa. In quest’ultima provincia venne scoperto un campo di preparazione militare.

Addirittura, un rapporto politico indirizzato al residente superiore del Tonkino recita: “la politica interna del Tonkino durante il mese di marzo 1941 è stata caratterizzata da una intensificazione della propaganda rivoluzionaria […] Il Partito Comunista Indocinese, la cui attività è stata abbastanza debole al Tonkino nel mese di febbraio […] si è dato durante il mese di marzo ad una propaganda intensa. […] Il ‘Khu-C’, che comprende le province più importanti del delta (Thai-Binh, Nam-Dinh, Ninh-Binh e Hanam), è stato riorganizzato. Diversi giornali sovversivi sono stati distribuiti nella campagna. Una riunione comunista, durante la quale diversi militanti hanno preso la parola, ha avuto luogo il 12 marzo nel villaggio di Thai Binh. Una quindicina di partecipanti sono stati arrestati. Nella zona del ‘Khu a’ (Hanoi, Bac-Ninh, Hadong, Bac- Giang, Hung-Yen e Sontay) numerosi volantini sono stati distribuiti nella notte tra il 6 ed il 7 marzo per protestare contro i negoziati di Tokyo. Delle bandiere rosse e dei volantini sono stati scoperti in occasione dell’anniversario della Comune di Parigi. A Tuyen-Quang, Vinh-Yen, Phuc-Yen fogli e volantini comunisti sono stati distribuiti per strada. Infine il partito ha fatto riapparire un nuovo giornale ‘Bua’ (il martello) destinato ad essere distribuito tra gli operai.

24

La storia ufficiale dell’esercito vietnamita fa risalire le origini di questo all’insurrezione di Bac Son. Cfr. AAVV, Ten years of fighting and builsing of the Vietnamese People's Army, Hanoi 1955

25 H

OANG VAN HOAN, cit., p. 112

26 Cfr. per esempio CAOM RST NF 6960, Rapports politiques – Tonkin, 1941 27

Idem. Nei volantini si parlava di raggruppamento della gioventù anti-imperialista. Ad Hanoi si aggiunse la sigla gioventù intellettuale

Due scioperi son stati registrati durante il mese di marzo. 500 operai dei lavatoi di Hanoi hanno sospeso il lavoro il 10 marzo per reclamare un aumento dei salari. Questo sciopero è finito il 13, gli operai sono stati soddisfatti. Gli operai calzolai della Maison

Bata hanno smesso di lavorare, anche loro, il 17 marzo, verosimilmente sotto

istigazione del Partito Comunista, in seguito al licenziamento di sette dei loro compagni. Dopo aver arrestato i responsabili del sollevamento, il lavoro è ripreso il 19 mattina”28.

Si da anche la notizia di alcuni gruppi di ribelli accampati al confine con la Cina vicino a Bac-Son, i quali utilizzerebbero la bandiera rossa con la stella a cinque punte, futuro simbolo della RSV.

Nel mese di aprile si registrò invece un rilassamento dell’attività rivoluzionaria, evidentemente dovuta al fatto che i più importanti dirigenti erano in viaggio verso quello che gli ispettori francesi chiamavano il congresso all’estero del PCI.

6.4 Pac Bo

Tra il 10 e il 19 maggio 1941 si tenne a Pac Bo, un piccolo villaggio ad un chilometro dalla Cina, sito nella provincia di Cao Bang, l’VIII Plenum del PCI. Esso viene considerato una svolta nella storia del movimento comunista vietnamita: sancì profondi cambiamenti politici e organizzativi, e insieme ad essi cambiò anche la direzione del partito. Venne definitivamente riconosciuto quale capo del partito Ho Chi Minh, sino a quel momento noto come Nguyen Ai Quoc. Ma l’ottavo Plenum non fu un fulmine a ciel sereno. Ho Chi Minh, che aveva lasciato l’URSS nel 1938, era a Kunming dall’inizio del 1940 e da là aveva creato le condizioni politiche e logistiche perché la svolta potesse aver luogo.

Quando arrivò a Kunming, come abbiamo visto, mancava di una leadership. Non è chiaro come la direzione del partito si spostò dal sud al nord. Su di esso pesarono la possibilità di condurre in Cina in relativa libertà l’attività di cospirazione, e la capacità di Ho Chi Minh di legare al proprio progetto i giovani più promettenti, tra cui si segnalano, per il ruolo che ebbero nel futuro, Pham Van Dong e Vo Nguyen Giap. Ho Chi Minh si rese conto che la tattica delle insurrezioni non avrebbe portato il paese all’indipendenza, il cui raggiungimento era inestricabilmente legato ad una corretta lettura della situazione internazionale. Invece che lavorare per l’insurrezione immediata, quindi, bisognava lavorare per costruire delle roccaforti in cui poter attrarre a sé la popolazione, e contemporaneamente lavorare per allargare l’area di influenza. Ad un momento di consolidamento sarebbe seguito, se si fosse avuto il sostegno massiccio di tutto il popolo, un momento di allargamento della base del consenso.

Tale nuova impostazione si basava su una attenta lettura sia dei rapporti di forza militari, sia dei rapporti di forza internazionali. Dal punto di vista militare, i francesi, grazie alla possibilità di concentrare in breve tempo le forze in una determinata regione, e grazie alla netta superiorità in materia di armamenti e di tecnica militare, avrebbero sempre potuto soffocare una rivolta localizzata, seppur condotta da tutto il popolo. Per quanto riguarda i rapporti di forza internazionali, le mire giapponesi sull’intera Indocina, la guerra in Cina e la più generale fluida situazione internazionale, impedivano che i comunisti potessero conquistare l’indipendenza.

La strategia di Ho Chi Minh, che si basava su un’analisi della situazione militare e internazionale, era una strategia politica che teneva in considerazione entrambi i fattori, e traeva anche un bilancio di tutti i tentativi di insurrezione che, da decenni, gli anticolonialisti organizzavano nel Viet Nam. Essa puntava a unire sotto il nome dell’indipendenza non solamente gli operai e i contadini poveri, bensì tutto il popolo

28

Con propaganda rivoluzionaria si intendeva sia quella comunista sia quella nazionalista. Idem. Traduzione libera

non colluso con l’oppressore, nel nome di una salvezza nazionale che non doveva essere patrimonio di una sola classe.

Il mezzo attraverso il quale realizzare la strategia, che aveva il suo campo d’azione, visto che si trattava di un intervento di massa, non tanto nel mondo dell’emigrazione quanto dentro il paese, il mezzo sarebbe dovuto essere un organismo capace di aggregare tutta la popolazione, anche le minoranze. Il PCI, a tal fine, non era lo strumento adatto. Nacque allora l’idea di utilizzare il Viet Minh, un’organizzazione fondata nel 1936 da Nguyen Hai Thanh e Ho Hoc Lam e legata al Guomindang29. Il Viet Minh in realtà non aveva mai inciso nella realtà, e si trattò perciò di una nascita di un’altra organizzazione.

Tale vasta azione di massa doveva essere compiuta all’interno del paese, ed anche i dirigenti più elevati avrebbero dovuto vivere all’interno del paese. Si doveva cercare una base sicura, da cui poter fuggire velocemente, in una zona in cui la popolazione avesse già esperienza di movimenti rivoluzionari e non fosse ostile ad essi.

Si decise perciò di cercare un villaggio al confine con la Cina, in modo che ci fosse sempre la possibilità di fuggire verso un territorio in cui i militari francesi non potevano entrare. Ma si prese questa scelta anche per un’altra ragione: i comunisti individuavano nel 1941 nella Cina l’unica forza grazie alla quale sarebbe stato possibile sbarazzarsi sia dei francesi che dei giapponesi. Il gioco era naturalmente molto delicato, perché i nazionalisti non vedevano di buon occhio i comunisti, e perché i vietnamiti sapevano benissimo che un’alleanza talmente impari, alla lunga, non sarebbe potuta essere controllata da loro.

Entrambe le parti, però, dovettero fare di necessità virtù: i comunisti vietnamiti, nel fare appello ad una alleanza con la Cina per scacciare i giapponesi e i francesi, i nazionalisti nell’accettare quale alleato principale l’organizzazione che nel corso degli anni dimostrò essere l’unica ad avere una certa consistenza all’interno del paese.

Venne scelto Pac Bo quale sede della base. Si trattava di un villaggio della provincia di Cao Bang, difficilmente accessibile per i soldati, dal quale si poteva molto velocemente fuggire per recarsi in Cina, un villaggio la cui popolazione, formata prevalentemente da Nung, aveva negli anni trenta offerto rifugio ai rivoluzionari.

Ho Chi Minh vi si trasferì nel febbraio del 1941, dopo aver incontrato tre membri chiave del PCI, i quali ne riconobbero la leadership e ai quali Ho diede la sua fiducia: Truong Chinh, Hoang Van Thu e Hoang Quoc Viet30. La sfida che si aveva di fronte non era poca cosa: la Germania stava ancora rispettando il patto Ribbentrop-Molotov, e la posizione della III Internazionale era che la guerra in corso era, come la Grande Guerra, una guerra interimperialista, e quindi una guerra da sabotare. Ho Chi Minh decise di ignorare questa impostazione, e fece una svolta frontista che anticipò di sei settimane l’attacco tedesco all’URSS e di sei mesi l’attacco giapponese a Pearl Harbour31. Ai delegati del CC riuniti a Pac Bo fu presentata una linea in cui le