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2. Spazio umano e sociale nel nord Viet Nam

2.2 Confucianesimo, tratto profondo della civiltà vietnamita

La geografia del territorio che oggi chiamiamo Viet Nam, come abbiamo visto, non ostacola i contatti. Oltre il mare, grande crocevia di viaggiatori e avventurieri, il contatto via terra tra Viet Nam e territori limitrofi non è difficile.

Se poi s’esamina, anche in maniera sommaria, la storia vietnamita, essa è per tutta la sua durata caratterizzata dall’intrecciarsi del rapporto con la Cina. Il portato più profondo di tale intreccio è stato il confucianesimo.

Ancora la Cina non era unificata, che già Chesneaux ci da notizia di scavi che testimoniano la penetrazione di tecniche metallurgiche innovative, provenienti da Nord, nell’Annam3. Ad ulteriore conferma del legame tra i due paesi, Qin Shi Huangdi, unificatore della Cina, non aspetterà la stabilizzazione del suo regno per attaccare il Vietnam, ma sarà il primo ad attaccarlo4. Iniziò un periodo di conquista del sud da parte dei cinesi, che sfociò, nel I secolo a.C. nella conquista dell’allora territorio viet, che corrisponde all’odierno Bac Bo.

Dal 111 a.C. al 939 d.C. il paese fece parte dell’Impero cinese e fu progressivamente sinizzato. Ciò fu il grande spartiacque di tutta la storia vietnamita: la Cina non rimase un grande stato con il quale avere rapporti, perché il Vietnam venne in tale stato incorporato. La Cina impose, per un lungo periodo in maniera forzata, la propria cultura, il proprio modo di pensare e il proprio modo di governare.

Gli imperatori cinesi non costrinsero soltanto il popolo a riconoscere nell’Imperatore di Pechino colui che ha il “mandato celeste”, ma anche che il “mandato celeste” effettivamente esiste. Si fece largo e s’affermò sino a diventare tratto caratteristico della civiltà vietnamita il confucianesimo5.

2 “Sans d’ailleurs se référer à l’auteur du Capital, […] Raymond Firth s’explique ainsi dès les premières

lignes qu’il a écrites dans la préface à la deuxième édition de Primitive Polynesian Economy : Ce livre ‘a été écrit au départ comme contribution à la théorie générale de l’anthropologie économique et comme étape dans ma description et mon analyse de la société Tikopia. Après avoir publié une description de la structure sociale, en particulier le structure de parenté […] j’ai analysé la structure économique de la société parce que c’est dans leur contenu économique qu’énormément de rapports sociaux se manifestent

le plus. Effectivement, la structure sociale, en particulier la structure politique, dépendait clairement des

rapports économiques spécifiques du système de contrôle des ressources. Et ces rapports, à leur tour, étaient liés aux activités et institutions religieuses de la société … ". Idem, p. 18

3

JEAN Chesneaux, Storia del Vietnam, Editori Riuniti, Roma 1965, p. 17.

4 L

E THANH KHOI, Storia del Viet Nam, Einaudi, Torino 1979, p. 70.

5 Naturalmente le idee vivono nei processi storici, e la storia deve cambiare gli uomini e la natura e,

quindi, ha bisogno di periodi molto lunghi, per cui tali affermazioni devono essere intese come un processo, che ha luogo nel Vietnam, e che sopra è stato sintetizzato in poche righe. Inoltre lo stesso confucianesimo in Cina non s’afferma e si sviluppa in modo unitario in ogni classe sociale e in ogni

Con confucianesimo s’intende l’insieme delle teorie e delle idee sviluppate da Confucio nel V secolo a.C., così come sono state interpretate da Mencio nel III secolo a.C. e così come si sono evolute nel corso della storia6. Quando si parla di confucianesimo si fa normalmente riferimento a una società agricola, che si basa, dal punto di vista sociale, sui concetti morali di Jen (amore), Li (regole per una condotta propria), Hsiao (pietà filiale), Chung Yung (dottrina del giusto mezzo).

Così come s’è concretamente evoluto, il confucianesimo prevede una forte subordinazione della figura femminile, l’esistenza di una rigida gerarchia sociale, per cui il governo degli uomini è esercitato da una ristretta gerarchia di persone, che in occidente hanno preso il nome di mandarini, che hanno il potere in quanto a loro è stato conferito il “mandato dal cielo”.

Il Confucianesimo non prevede una “teoria” delle relazioni con l’esterno, in quanto chi possiede il “mandato dal cielo” è già capo di tutto e di tutti, e a quest’imperatore chiunque si deve sottomettere7. Infine, il confucianesimo ha un concetto di proprietà che non è quello tramandato a noi dal diritto romano: la terra, data dal cielo perché tutti ne usufruiscano, non è qualcosa sulla quale si può avere la proprietà, ma qualcosa di collettivo, che appartiene al popolo e non al sovrano. E’ il popolo che la concede al sovrano.

“Gli abitanti del Tonchino e del Nord Annam, ancora semiselvaggi, adotteranno la più progredita organizzazione economica, politica e sociale della Cina”8. Tale affermazione, compiuta da un amico del popolo vietnamita, chiarisce come, se tale era la situazione degli abitanti di quelle zone, il confucianesimo agì in profondità. Non si ebbero, quindi, mille anni di sola dominazione, ma mille anni che servirono a modificare, e probabilmente a creare, una struttura sociale radicalmente nuova.

Durante quei mille anni apparve tuttavia la specificità del popolo vietnamita: le rivolte non finirono mai, e talvolta tali sollevamenti, tutti contadini e quasi tutti scollegati tra di loro, furono capeggiati da nobili viet, che aspiravano a svolgere la funzione dominante loro negata dai cinesi. Insomma, nel nome dell'indipendenza nazionale, tutto il popolo era unito, anche coloro che più avevano beneficiato dell’arrivo dei cinesi. L’indipendenza sarà ottenuta nel 939.

Dal 939 d.C. in poi ogni tentativo cinese d’imporsi fallirà. La tenacia degli autoctoni vincerà sempre; anche contro i terribili Mongoli, l’esercito più forte del mondo d’allora, un esercito che non aveva mai perso, il popolo viet sarà capace di resistere e infine d’aver la meglio9. Dal punto di vista delle relazioni internazionali, si affermò il sistema del tributo10.

Insieme all’indipendenza, in Viet Nam s’affermò progressivamente la forma di governo confuciana, con la conseguente estraniazione dal potere dei buddisti. Il governo confuciano agisce in ragione di un “mandato celeste”, per cui ad un imperatore è dato il diritto di governare sul popolo e per il bene del popolo.

periodo storico. Oltre al confucianesimo, esiste, per esempio il taoismo. Per quanto riguarda il Vietnam “mentre il confucianesimo rimane confiscato inizialmente a una minoranza di amministratori e di letterati, il taoismo si diffonderà più rapidamente”. Idem, p. 84.

6 Il confucianesimo, che non è una religione né una filosofia in senso stretto, non è un insieme chiuso di

verità; è piuttosto una filosofia comportamentale, che riesce ad adattarsi e trasformarsi nel corso dei secoli. Cfr. CHEN JINGPAN, Confucius as a teacher, Foreign Languages Press, Beijing 1990

7 Confucio non si occupa di religione, anche se viene considerato un uomo religioso. Egli crede nel T’ien,

supremo e personale Dio. Idem, p. 351

8

JEAN CHESNEAUX, cit., p. 17

9 Idem, p. 181

10 Alcuni hanno sostenuto che il tributo che i re vietnamiti versavano ai cinesi fosse la dimostrazione dello

stato di vassallaggio cui era soggetto il Vietnam. Io credo che, per la particolari caratteristiche che il tributo aveva in quel periodo e per la storia concreta che ha impedito che i cinesi controllassero direttamente tale territorio, quest’opinione sia da rifiutare.

Se l’imperatore governa male e le carestie si susseguono, ha perso il “mandato celeste” e il popolo ha il diritto di destituirlo11. Egli governa attraverso i mandarini, il ceto dirigente del paese, che viene selezionato attraverso esami che si basano sulla conoscenza dei testi classici. I mandarini non devono né conoscere i principi dell’amministrazione né saper commerciare12, devono solo perpetuare il loro potere attraverso l’esercizio della virtù e garantire la produzione agricola, principalmente attraverso la costruzione e la manutenzione di grandi opere idrauliche.

I vietnamiti s’appropriarono di tale modo di governare, stabile e avanzato per il periodo, e lo innalzarono a regola13. Il confucianesimo, cioè, si trasformò in mezzo attraverso il quale ottenere il controllo sociale e l’unità dello Stato, e quindi opporsi in maniera efficace all’invasore, quasi sempre i cinesi, cioè coloro che avevano introdotto il confucianesimo.

Il confucianesimo dev’essere letto come una grande filosofia comportamentale, dalla cui eredità parte del continente asiatico non può sfuggire, così come l’Europa non può sfuggire dalla sua eredità cristiano-giudaica. Altra cosa sarebbe dire che l’Europa è figlia o esiste solamente grazie al cristianesimo. Sarebbe sbagliato così come sarebbe sbagliato individuare nel confucianesimo l’unico tratto storico che delinea la storia sociale dell’Asia Orientale nel lungo periodo.

Tutt’al più che, così come il cristianesimo non è per niente unificato, anche il confucianesimo deve essere letto in tutta la sua complessità: il confucianesimo del popolo non è quello delle élite, e il confucianesimo ha spesso convissuto con filosofie e teorie opposte alle proprie, quali il legismo e il taoismo, venendo da queste inquinato e contaminato14.

Liam C. Kelley ci ha recentemente ricordato tutte le difficoltà che sopraggiungono nel momento in cui si tenta di definire il confucianesimo e, ugualmente, come gli studi sul Viet Nam debbano ancora affrontare adeguatamente il problema delle permanenza confuciana nel paese15.

Kelley utilizza i lavori di Taylor per dimostrare come la credenza che la dinastia Ly, già nell’XI secolo d.C, avesse imposto una burocrazia centralizzata di tipo cinese, sia un falso storico, e quelli di Wolters per rimarcare come i vietnamiti usassero i caratteri cinesi per affermare principi diversi da quelli tipici del repertorio confuciano.

Fu solo successivamente, a partire dalla seconda metà del XV secolo, che il confucianesimo venne utilizzato dai letterati per mettere ordine negli affari di stato. Il confucianesimo, che predicava il disprezzo del commercio e non favoriva il progresso tecnologico, arrivò all’incontro con i futuri paesi coloniali, nel XVIII e XIX secolo, nettamente in ritardo, sia dal punto di vista economico che dell’organizzazione sociale e

11 Con tali argomentazioni sovrastrutturali venivano spiegate le frequenti rivolte contadine; le più

importanti di queste, ben guidate e di grandi proporzioni, portavano all’effettiva destituzione dell’imperatore.

12 La stima che i confuciani avevano dei commercianti era bassissima. Essi venivano posti al gradino più

basso della scala sociale.

13 A conferma del debito che le classi governative vietnamite hanno nei confronti di quelle cinesi basti qui

ricordare come ancora nel XIX il vietnamita non svolgesse il ruolo di lingua nazionale, poiché veniva usato nei documenti ufficiali il cinese antico, lingua morta anche in Cina. Cfr. JEAN CHESNEAUX, cit., p. 100

14 “The problematique of the Confucian orientation is first of all internal. We need, for example, to

distinguish Confucianism of the elite culture versus that of the popular culture; Confucianism of its original formulation versus its more vulgarized manifestations”. TU WEIMING MILANO HESTMANEK, ALAN WACHMAN (edt.), The confucian world observed – A contemporary discussion of Confucian

Humanism in East Asia, Programm for cultural studies – The east-west center, Honolulu 1992, p. 22

15

LIAM C.KELLEY, “’Confucianism’ in Vietnam: A State of the Field Essay”. Journal of Vietnamese

militare. Sia la Cina che il Vietnam conobbero perciò la sventura della colonizzazione, anche se in maniera diversa. La Cina, infatti, era troppo grande per poter essere colonizzata nel senso classico del termine, cosa che invece la Francia realizzò prima nel Nam Bo e poi in tutta la penisola indocinese. A questo periodo ora rivolgiamo la nostra attenzione.

2.3 Il villaggio

In Viet Nam le città non sono mai state il centro della vita sociale. Le città, Hanoi e Hue innanzitutto, riunivano la corte reale, i mandarini di più alto rango, gli artigiani e i servi per la corte reale, e un colorato e variegato popolino che cercava nelle città imperiali un rifugio alla miseria del villaggio, da dove probabilmente era stato cacciato, o aveva dovuto fuggire in quanto aveva infranto alcune regole che avevano espulso il malcapitato dalla cerchia di coloro che, nel villaggio, venivano rispettati appunto perché membri di esso, al di là del grado sociale e della ricchezza. Nel 1880 Hanoi aveva circa 50.000 abitanti, poiché era stata abbandonata dai mandarini e dal popolo a causa delle guerre che allora imperversavano nel Bac Bo16.

Nel 1936, su una popolazione totale di 18.972.000 abitanti, in città abitavano 1.499.000 persone, e la provincia di Hanoi aveva solamente 149.000 abitanti17. Il delta del Fiume Rosso contava 8.000 villaggi18. Mentre ai margini del delta la densità abitativa era al di sotto dei 40 abitanti per kilometro quadrato, vicino al fiume, e soprattutto nel delta, si arrivava a 700, ed in alcuni casi si superavano i 1.500 abitanti per kilometro quadrato19. Ancora nel 2007 il Viet Nam non è un paese urbano, nonostante Città Ho Chi Minh e Hanoi siano diventate delle metropoli, e si calcola che nel 2010, nonostante il crescente fenomeno di urbanizzazione che investe tutto il paese, la maggioranza della popolazione vivrà ancora nelle campagne.

Cogliamo questa differenza. In Europa occidentale, ogni villaggio ha un rapporto, una vita, in quanto collegato a un centro maggiore o, spesso, ad una grande città. La sua esistenza è indissolubilmente legata a quella della città, e la città è anche il motore del cambiamento, che, anche se in ritardo, arriva sempre al villaggio.

In Viet Nam non è così. La popolazione non conosce le città perché non esistono, i villaggi hanno rapporti con altri villaggi, la catena del potere comincia nei villaggi e, lentamente, entra poi nelle nebbie di rapporti che i contadini non conoscono e non sono interessati a conoscere perché non trasformano la loro vita. O meglio, li conoscono, ma incidono nella loro vita solo in casi straordinari, per esempio in caso di guerra20.

Visivamente, le risaie del delta del Fiume Rosso sono periodicamente stoppate da una coltre di bambù. E’ l’entrata, il confine del villaggio, e là comincia ad esercitarsi un potere locale che spesso vale più di quello imperiale21. Una volta entrati, il villaggio si compone di risaie, orti (rari), singole case, il luogo di culto del genio tutelare e di riunione del consiglio dei notabili (dinh), solitamente al centro del villaggio e, in alcuni

16 P

HILIPPE PAPIN, Histoire de Hanoi, Fayard, Paris 2001, p. 225. Nel 1873, ci informa Garnier, Hanoi, la città imperiale del tempio della letteratura, delle mille leggende e delle tante pagode piene di monaci, aveva circa trentamila abitanti, e si raccoglieva tutta intorno alla cittadella militare, dove vivevano i mandarini. Cfr. Archives Nationales de Hanoi nr. 1, E90, Nr. 54, Renseignements généraux sur l’économie, la politique, la société et l’histoire de la ville de Hanoi, 1938-1943, MH, p. 9

17 T

ONG CUC THONG KE, So Lieu Thong Ke Viet Nam, Ha Noi, 2004, GENERAL STATISTICS OFFICE,

Vietnam statistical data in the 20th century, Ha Noi, 2004, p. 36-37

18 P

IERRE GOUROU, Terres de bonne espérance – Le monde tropicale, Plon, Paris 1982, p. 13

19 Idem, p. 20

20 La migliore descrizione di un villaggio del delta del Fiume Rosso rimane P

IERRE GOUROU, Les paysans

du delta tonkinois Etude de géographie humaine, Mouton &Co, Paris 1965. La prima edizione è del 1936

21 Cfr. H

villaggi, la pagoda buddista o, molto più avanti nei secoli e solo in alcuni dei villaggi più grandi, una chiesa cattolica22.

Se possibile, il villaggio viene costruito più in alto rispetto al fiume o al mare, così da avere una qualche difesa rispetto contro le inondazioni23.

Ogni villaggio ha un capovillaggio, che viene scelto dai membri del villaggio, che rappresenta il villaggio all’esterno, verso il mandarino locale e provinciale. Egli deve consegnare a questi un quantitativo fisso di riso all’anno, e essere pronto a fornire un certo numero di soldati in caso di guerra; deve infine occuparsi dei lavori minori di irrigazione e controllo delle acque24.

L’elemento economico che raccoglie e unifica tutti gli abitanti è il riso. Dal punto di vista sociale, invece, due elementi, apparentemente in contraddizione, convivono e sono il nocciolo dell’organizzazione sociale del villaggio: la partecipazione, e la gerarchia, famigliare e individuale.

L’istituzione sociale centrale del Viet Nam è la famiglia. Ogni singolo esiste, ha una vita sociale, in quanto fa parte della famiglia, in quanto è nato dentro una famiglia che regola i suoi rapporti con il divino, il sopraterreno, attraverso il culto degli antenati comuni.

L’individualismo tipico borghese che in Occidente oggi appare normale e scontato non esiste in Viet Nam, né oggi né, tantomeno, prima della colonizzazione francese. Ogni singola persona realizza se stesso, nella vita materiale e nella vita spirituale, se adempie tutti i doveri che la sua posizione all’interno della gerarchia familiare gli impone. La famiglia, quindi, rappresenta l’istituzione in cui si realizza non solo l’ordine terreno, ma anche l’ordine cosmico, l’ordine, cioè, che consente al singolo di avere una vita serena, in quanto sta adempiendo a tutti i suoi doveri che, al di là della misera vita che conosce, gli verranno riconosciuti al di là della vita stessa.

Antonio Pigliaru, nel suo Il banditismo in Sardegna La vendetta barbaricina, riconosce il ruolo della famiglia nel funzionamento e nella definizione delle regole proprie dell’ordinamento giuridico barbaricino25. Vi è una differenza netta tra il codice familiare barbaricino e la concezione familiare vietnamita: quest’ultimo identifica il proprio interesse con quello del villaggio e, a meno che non intervengano fattori realmente straordinari, non si pone in contrasto rispetto ad esso.

Anzi, la concezione familiare vietnamita è parte integrante della costruzione sociale e politica del villaggio. Senza la famiglia vietnamita non vi potrebbe essere villaggio. La ragione della differenza con la società rurale e familiare sarda sta, in fondo, nel diverso modo di produzione: mentre nella Barbagia prevale la pastorizia, che implica il controllo personale di un ampio spazio territoriale, la distanza tra le persone, che crea diffidenza, lo stare sempre in allerta per paura che il frutto del lavoro venga rubato, in Viet Nam il lavoro nelle risaie vietnamita avviene gomito a gomito con il proprio vicino, è molto difficile che qualcuno possa rubare il raccolto, è necessario, in alcuni periodi dell’anno, l’aiuto di tutta la comunità affinché si possa avere il massimo risultato possibile.

La stessa lingua vietnamita, che risente chiaramente dell’influsso confuciano, permette di pesare il ruolo dei legami familiari e il loro essere interni alla società e al sistema di villaggio. Un bambino che si rivolge ad una signora anziana le si rivolgerà con il termine Ba, dirà cioè Chao Ba, buongiorno signora. Ba significa nonna: dal punto di

22

LAURENCE BAUDE-MANENT, Approche des réalités villageois vietnamiennes a l’époque coloniale

(1897-1940), Institut d’histoire des pays d’outre-mer, Aix-en-provence 1993, pp. 128-129

23 Cfr. AAVV, The traditional village in Vietnam, The Gioi, Hanoi 1993, p. 8 24 Cfr. N

ANCY WIEGERSMA, Vietnam: peasant land, peasant revolution: patriarchy and collectivity in the

rural economy, St. Martin Press, New York 1988, p. 53

25 A

vista letterale sta dicendo buongiorno nonna, anche se la vecchietta in questione non è sua nonna. La vecchietta, infatti, nel rispondere, riferendosi a se stessa, dirà Toi, che significa Io. Il bambino, però, farà riferimento a se stesso dicendo Chau, che significa nipote, e la vecchietta si rivolgerà al piccolo dicendo Chau.

Per riassumere, il bambino sarà il nipote di tutte le signore anziane che incontra, e si dovrà rivolgere a loro come nonne, e le nonne chiameranno il piccolo nipote, anche se non vi è nessun grado di parentela effettivo. Tale procedimento è la regola in tutti i rapporti tra le persone nella lingua vietnamita, non riguarda solo i bambini.

Ogni persona si rivolgerà ad altri utilizzando termini che significano fratello o sorella minore, fratello maggiore, zio o zia anziana, zio o zio giovane. I legami familiari sono interni alla società, e si fondono con la morale vietnamita la quale a sua volta deriva dal confucianesimo cinese, anche se presenta delle caratteristiche proprie. Infatti, come vedremo, il ruolo della donna e la stessa organizzazione familiare in Viet Nam è diversa rispetto alla Cina.

Per quanto riguarda la partecipazione, ogni membro del villaggio ha un’ampia vita sociale collettiva, che lo tiene impegnato materialmente e lo irreggimenta nella vita comune26. Ogni singolo ha dei doveri, legati principalmente al lavoro dei campi.