2. Spazio umano e sociale nel nord Viet Nam
2.5 Resistenza, ribellioni, rivoluzione: lotta armata e lotta politica
La storia del Viet Nam è attraversata dalla guerra. Essa è elemento costituente dell’identità vietnamita. Allo stesso tempo, la ribellione armata descrive anche il rapporto che si instaura tra il potere centrale e i villaggi, tra l’imperatore e i suoi sottoposti. I contadini, che pure sono disposti a combattere per la difesa dell’indipendenza del paese, sono anche disposti, nel caso stiano morendo di fame a causa di una carestia, nel caso il potere centrale si dimostri incapace a soddisfare le richieste popolari, e nel caso vengano aizzati alla ribellione da una leadership all’altezza, a ribellarsi contro il potere centrale.
Resistenza, ribellione e rivoluzione sono tre modi di fare la guerra delle classi oppresse. Resistenza è il movimento armato che lotta contro l’occupazione del proprio territorio da parte di un esercito straniero. Ribellione è un movimento, di solito locale e destinato al fallimento, che si scaglia contro, in maniera più o meno consapevole, il potere organizzato e le relazioni sociali che esso difende38. La rivoluzione, infine, è un movimento che rovescia e modifica nel profondo il potere costituito e le relazioni politiche e sociali che esso incarnava.
La storia vietnamita, così come la storia di tutto il mondo, è un susseguirsi di resistenza, ribellioni e, in misura nettamente minore, rivoluzioni. Vi sono però delle particolarità che dovremmo fissare, dato anche lo scopo del lavoro. Innanzitutto, i movimenti di massa vietnamiti, lungo tutta la sua storia, sono movimenti di massa agrari, contadini. In secondo luogo, il governo centrale è riuscito spesso a mobilitare, nel nome della difesa del Viet Nam dall’invasore, tutta la popolazione, nonostante la grande oppressione che esso, in condizioni di pace, esercitava contro lo stesso.
Il terzo elemento, invece, è che vi sono state continue e partecipate ribellioni da parte dei contadini contro il potere centrale, che nascevano quasi sempre da una carestia o da una grave insufficienza alimentare, e che avevano quasi sempre un carattere territoriale limitato. L’ultimo elemento da prendere in considerazione, infine, è la rivoluzione dei Tay Son. Essa, nata come ribellione agraria, si allarga sino a diventare movimento rivoluzionario, riesce a conquistare e riunificare il paese, per poi tornare al legittimismo di stampo confuciano con l’imposizione della dinastia Nguyen.
La resistenza è un movimento popolare, guidato da vecchi o nuovi rappresentanti dell’ordine, che si oppone ad una presenza straniera predominante all’interno del territorio dello stato.
La storiografia eurocentrica fa risalire l’analisi, la scoperta, l’esistenza stessa della resistenza alla guerra napoleonica in Spagna del 1811-1814. Durante tale occupazione, infatti, gli spagnoli s’opposero ai francesi, e però non lo fecero apertamente, bensì attraverso azioni di sabotaggio, di guerriglia etc.
In Viet Nam la resistenza contro l’occupante è uno dei caratteri più importanti della identità collettiva. La resistenza contro lo straniero (cinese) coinvolge il letterato e la popolazione, gli adulti, i vecchi e i bambini, gli uomini quanto le donne. Essa torna indietro fino all’occupazione millenaria cinese, e tutti i più grandi eroi vietnamiti sono capi militari che, partendo dall’organizzazione della guerriglia, sono riusciti a organizzare un esercito e una forza armata capace di sconfiggere i cinesi.
38 La ribellione può trasformarsi in insurrezione. La differenza tra i due termini sta nel grado di
partecipazione popolare, più ampio nel caso dell’insurrezione, e nelle probabilità di successo, che nel movimento insurrezionale sono maggiori.
Truong Buu Lam, in Resistance, Rebellion, Revolution Popular Movements in
Vietnamese History sostiene che i movimenti di indipendenza nazionale di Le Loi e dei
Viet Minh non possono essere considerati resistenza come quelli dell’XI, XIII e XV secolo, perché Le Loi e i Viet Minh sono stati movimenti popolari partiti dalla base. Nel caso della resistenza, vittoriosa, dell’XI, XIII e XV secolo, sarebbero stati gli eserciti regolari ad aver giocato il ruolo maggiore39.
Alcune cose non quadrano. Innanzitutto, definire la rivoluzione dei Viet Minh un movimento di indipendenza è riduttivo: il Viet Minh è stato sicuramente un grande movimento di massa contro l’invasore, ma anche un grande movimento popolare che chiedeva diversi rapporti economici, che passavano attraverso la cacciata dello straniero e l’imposizione di un nuovo potere, completamente diverso rispetto al potere imperiale vietnamita. In secondo luogo, lo stesso autore riconosce come gli eserciti vietnamiti che s’opposero ai mongoli abbiano dovuto fare ricorso a forme di guerriglia. La guerriglia, per definizione, implica un sostegno attivo da parte della popolazione, poiché questa si impegna a sostenere una delle parti.
Per quanto riguarda la guerra contro i Sung dell’XI secolo, ecco come si esprime Le Than Khoi: “La vittoria era stata conseguita grazie all’unione del popolo e della nobiltà dietro alla dinastia. Il paese, da poco indipendente, aveva uno spirito nazionale elevato che gli infondeva la volontà di resistere. L’istruzione del registro degli iscritti permetteva di mobilitare tutta la popolazione. L’esercito non era quello di un principe, ma di uno Stato tutto intero. Non formava un corpo separato dal popolo ma ne rimaneva molto vicino perché i suoi membri si avvicendavano per effettuare i lavori dei campi”40. Anche il genio militare di Ly Thuong Kiet ebbe il suo ruolo, come lo stesso Le Than Khoi annota: “Il successo fu dovuto inoltre al genio militare e anche politico di Ly Thuong Kiet. Seppe eccitare l’ardore delle sue truppe facendo appello all’orgoglio nazionale e applicare una strategia e una tattica appropriate a ciascuna delle due guerre contro i Song”41. In definitiva, è errato catalogare il Viet Minh tra i movimenti di indipendenza nazionale, così come è errato catalogare in maniera diversa la resistenza di Le Loi all’invasione straniera e quella dell’XI, XIII e XVIII secolo42. Si tratta sempre di resistenza popolare all’invasione, anche se ognuna di essa ha le proprie caratteristiche. Semmai, si può accettare che una resistenza, nel momento in cui diventa talmente forte che può sfidare l’occupante in campo aperto, si trasforma in movimento per l’indipendenza del paese.
La ribellione è di per sé disorganizzata e circoscritta. Una ribellione organizzata ed estesa diventa un’insurrezione o una rivoluzione, che spodesta il vecchio sistema economico e politico.
Il Bac Bo e tutto il Viet Nam sono, da sempre, teatro di ribellioni di tipo agrario. I contadini, alla fame da una carestia, da uno straripamento del fiume, da una raccolta delle imposte particolarmente esosa, si trovano di fronte due sole alternative: morire d’inedia, di fame, oppure ribellarsi, assaltare i palazzi del potere e, forse, non morire.
39 Cfr. T
RUONG BUU LAM, Resistance, Rebellion, Revolution Popular Movements in Vietnamese History, Institute of Southeast Asian Studies, Singapore 1984, pp. 17-21
40 L
E THAN KHOI, cit., p. 155
41
Ibidem
42 Sarebbe interessante e tutta da verificare l’ipotesi secondo la quale l’esercito di Le Loi fosse composto
da membri della minoranza Muong, che lottavano contro gli interessi agrari delle popolazioni del delta, che si erano schierati con la dinastia Ming. Cfr. “I am interested in three ideas: one is that Le Loi’s army was primarily recruited from among people whom modern theories would now categorize as Muong; one is that those who opposed the rise of Le Loi acknowledged solidarity with the Ming dynasty and represented the interests of the lowland agricultural population; and finally, I want to inquire about archival resistance to the representation of Le Loi’s followers as patriotic heroes in subsequent historiography”. KEITH WELLER TAYLOR, A historiographical Inquiry into Muong and Viet, Abstracts of the 2000 AAS Annual Meeting March 9-12, San Diego 2000, p. 1
Spesso scelgono la seconda strada, e però, nel medio periodo, tale movimento non porta quasi a nulla. L’unico risultato è che, nel corso dei secoli, la popolazione si ricorda, incamera la consapevolezza della possibilità di ribellarsi, di opporsi al potere.
Il caso delle rivoluzioni è diverso. Una rivoluzione è un movimento che parte dalle condizioni di vita della popolazione, mira al rovesciamento completo delle vecchie relazioni economiche e sociali, e però ha dei caratteri diversi rispetto alle ribellioni: una guida chiara e illuminata, una preparazione dei movimenti militari, un gruppo dirigente consapevole delle scelte che si prendono e delle conseguenze. In Viet Nam non vi sono state rivoluzioni. I francesi si sono sostituiti ad una autorità le cui caratteristiche sociali erano le stesse da secoli, un’autorità che non era stata capace di dare una risposta alle domande di crescita dell’evo moderno.
Il caso dei Viet Minh, centro dell’opera, verrà affrontato diffusamente nei capitoli successivi.
Un caso particolare è quello dei fratelli Tay Son. I Tay Son erano tre fratelli che, a partire dal 1770, hanno operato nel sud del Viet Nam. Essi erano allo stesso tempo realisti, poiché volevano riportare al trono l’erede legittimo, e popolani, in quanto operarono delle scelte a favore delle masse popolari43. Da tale movimento si arrivò poi alla caduta dei Trinh e dei Nguyen e alla riunificazione del paese.
Il movimento in sé non riuscì a conquistare il potere, poiché, pur avendo il consenso popolare e volendo modificare i rapporti sociali, non sapevano quali concrete misure intraprendere, cosa e come cambiare. Finirono, quindi, per mantenere le strutture sociali, economiche ed amministrative esistenti, adottando provvedimenti che, seppur destinati a migliorare la vita dei contadini, non intaccavano i rapporti sociali44.
Rimane un altro elemento, per completare il mosaico dei caratteri delle operazioni militari nella storia del Viet Nam: il ruolo delle donne. Quando c’è una guerra, solo i vecchi e i bambini devono restare a casa, dice un vecchio adagio vietnamita. Già dai tempi delle sorelle Truong le vietnamite hanno partecipato alle guerre, specialmente alla resistenza contro l’invasore straniero. E’ un carattere che, insieme ad altri, segna la diversità fra il ruolo sociale e politico della donna nel Viet Nam e in Cina.
In generale, i fatti militari sono parte importante, principale, della storia e dell’identità vietnamita. L’affermazione di tanti giovani vietnamiti del XXI secolo, secondo la quale “si parla sempre di guerra, la nostra storia è fatta solo di guerre, i nostri padri parlano solo della guerra. Noi siamo fortunati, viviamo in pace, non vogliamo più sentire parlare di guerra” è vera.