• Non ci sono risultati.

Comunità intenzionali «esclusive»: l'espansione delle gated communities

2. Le forme dell'abitare condiviso: una panoramica

2.7. Comunità intenzionali «esclusive»: l'espansione delle gated communities

Non possiamo dimenticarci delle sempre più note gated communities.

Apparentemente simili ai cohousing (e secondo alcuni anche sostanzialmente identiche), le gated communities sono un fenomeno nato negli Stati uniti negli anni '60 e largamente diffuso nel mondo.

Potremmo definire la gated community come aree urbane residenziali delimitate utilizzando barriere e ostacoli naturali o artificiali, nella quale lo spazio pubblico viene diminuito a favore di quello privatistico, con la conseguente limitazione all'accesso pedonale e veicolare.

Le gated communities possono essere, secondo la classificazione fatta da Blakely e Snyder132 , lifestyle communities, prestige communities e security zone communities.

Le lifestyle communities hanno come scopo principale la ricerca di attività ricreative da svolgersi in gruppo; le prestige communities sono abitate da chi cerca uno status privilegiato o vuole rafforzare il proprio potere economico e sociale, e, infine, le security zone communities,

131 M. Baldini - M. Federici, op. cit., p. 9.

132 Cfr. E. Balkely - M. G. Snyder, Fortress America. Gated communities in the United States, Brooking Institution Press, Washington, 1997.

che invece sono funzionali alla ricerca di sicurezza e di protezione dalla delinquenza, motivazione incrementata dalla paura creata dai sempre maggiori flussi migratori e dall'aumento della piccola criminalità. Peraltro questa è una classificazione che non va esente da critiche perché spesso «tali motivazioni risultano intrecciate»133

ed è impossibile ricondurre la scelta del residente ad una sola di quelle elencate.

Di base però vi è sempre una ricerca di esclusività residenziale e di fuga dalla città, accompagnata da una forte ricerca di sicurezza.

Le gated communities possono presentarsi in varie forme e non vi sono caratteristiche predefinite per contraddistinguerle.

Esse possono essere collocate all'interno o all'esterno della città e possono essere di varia grandezza (in realtà possono essere intere città, quartieri, palazzi, vie). Al loro interno troviamo degli spazi comuni (ma non è detto) come, ad esempio, la piscina o il giardino. Prevedono di solito anche servizi in comune (pensiamo al portiere o al giardiniere o al manutentore, tanto per fare qualche esempio), tesi a garantire ai residenti ogni tipo di comfort.

Le gated community possono avere differenti forme giuridiche134

ma in ogni caso presuppongo l'accettazione di un sistema di regole comuni. Spesso si adotta anche un sistema di autotassazione e il ricavato viene utilizzato per la comunità stessa, secondo il principio della controprestazione.

Tuttavia ciò che davvero accomuna ogni tipologia di gated community è la presenza (spesso in misura massiccia) di dispositivi di sicurezza (e da qui viene l'aggettivo gated) come allarmi, cancelli, porte ad accesso limitato e servizi di vigilanza, oltre che di elementi di fortificazione (mura, recinzioni e così via). La sicurezza è questione di rilievo fondamentale nelle classi sociali medie e la gated community pare promettere una vita più sicura.

Questi sistemi di protezione sono spesso estremamente costosi, il che riduce ulteriormente il già limitato target di riferimento che possa permettersi di accedere a queste enclaves residenziali, ovviamente tutte destinate al ceto alto della popolazione. Paradossalmente, queste comunità potrebbero avere un effetto controproducente: il potenziale criminale potrebbe essere attratto proprio dalla segregazione e dalla ostentazione del lusso.

La barriera comunque non è solo materiale ma soprattutto è simbolica.135

Il bisogno di sicurezza prevale sul resto e la comunità rischia di essere eccessivamente chiusa,

133 F. Ciulla, op. cit., p. 611.

134 Le vedremo in seguito nel capitolo III. 135 F. Ciulla, op. cit., p. 608

eccessivamente esclusiva.

I confini - come rileva Ciulla - diventano una «barriera eretta per difendersi dall’interno, una cinta muraria che isola esclude inseguendo la chimera dell’autosufficienza».136

Si diceva sopra che il fenomeno nasce negli Stati Uniti e che da lì le gated communities si diffondono in tutto il mondo ma con rilevanti differenze numeriche.

Negli Usa i numeri sono impressionanti: otto milioni di persone vivono nelle gated communities, di cui mezzo milione nella sola California. Si tratta principalmente di comunità abitate da componenti dell’upper class, di solito di grandi dimensioni e viste dall’esterno come luogo di pregio e lusso.

Situazione quasi identica in Brasile dove esistono i condominios fechados, delle vere e proprie città fortificate, accessibili solo alla classe alta del paese e munite di infrastrutture proprie e di tutti i servizi necessari (tali da fare loro rasentare davvero l’autosufficienza).

In Arabia Saudita invece troviamo delle cittadelle fortificate chiamate compounds che però hanno uno scopo ben preciso: ospitare i lavoratori stranieri delle compagnie petrolifere del paese.

Anche in Africa sono molto diffuse, soprattutto in paesi come il Sud Africa dove si avverte un forte incremento della criminalità. Qui si costruiscono gated communities gestite interamente dai privati e con appositi servizi di vigilanza.

L'Europa - in particolar modo quella mediterranea - conosce da poco questo fenomeno e pare per il momento che stenti a raggiungere i livelli di sviluppo e diffusione dei paesi a anglosassoni. Esiste però in questo caso una spiegazione che potremmo definire storica e sociologica: se negli Stati Uniti la città è sempre stata vista con occhio critico e contrapposta ad una salutare vita di benessere, in Europa la città è spesso sinonimo di libertà e emancipazione.

Ecco perché forse mentre gli Usa guardano alla città come un luogo dal quale occorre proteggersi e dal quale fuggire, questo non accade invece in Europa dove essa è spesso invece la destinazione della fuga.

Questa riflessione vale per le gated communities ma anche per tutte le altre forme di coabitazione che in comune hanno l'allontanamento dall'ambiente urbano.

Nel nostro paese ci sono solo pochi esperimenti di questo tipo: si può citare l’Isola di Alberella (in provincia di Rovigo), piccola isola ad accesso controllato nata per favorire il

turismo e la Cascina Vione137

, un agglomerato urbano trasformato in una gated communities nel 2011.

Le gated communites sono ad ogni modo anch’esse una forma di ricerca di comunità che tuttavia contiene al suo interno, ancor più che le altre tipologie abitative analizzate, il rischio di chiusura.

Del resto, se le altre strutture sociali tendono a privilegiare lo spazio comune a svantaggio di quello privato, in questa tipologia di comunità la dimensione pubblica e collettiva è abbandonata a favore di quella privatistica, seppur vissuta insieme ad altri co-residenti. In questo caso il bisogno di comunità, spinto soprattutto dalla ricerca di sicurezza e di esclusività, porta alla creazione di una «isola con valori e caratteristiche proprie»138 completamente avulsa dall’ambiente di riferimento.

Documenti correlati