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Le comunità intenzionali sostenibili o ecovillagg

2. Le forme dell'abitare condiviso: una panoramica

2.8. Le comunità intenzionali sostenibili o ecovillagg

Nel caso in cui la scelta di vivere in comune sia collegata a motivazioni di tipo ambientale, al carattere dell’intenzionalità dobbiamo aggiungere quello della sostenibilità. Le nuove forme abitative cambiano così aspetto.139

Merita fare, a tal proposito, una premessa: è un errore pensare che queste strutture siano necessariamente ecologiche. Soprattutto in caso di comunità intenzionali di matrice spirituale o religiosa, il profilo ecosostenibile può anche essere del tutto assente. Tuttavia pare ovvio che così non sia nella maggior parte dei casi: vivere in spazi comuni, oltre al risparmio di denaro, comporta quasi necessariamente un risparmio dal punto di vista ambientale.

Basti pensare, a prescindere dalle motivazioni che muovono i partecipanti, ai benefici in termini ambientali prodotti dall’utilizzare un impianto di riscaldamento centralizzato, o un minor numero di elettrodomestici, un minor consumo di energia elettrica o di acqua, un minor consumo di suolo e in generale di risorse.

Se invece è presente un chiaro intento di risparmio ambientale, la situazione cambia. Possiamo avere dunque cohousing sostenibili o condomini solidali ecologici o comunità

137 Per approfondire, si veda il sito www.cascinavione.it 138 F. Ciulla, op. cit., p. 617.

139 Sulle ragioni ambientali del vivere in comune, cfr. K. Schotthanson - C. Schotthanson, Le ragioni

ambientali, e M. Kraus, Sostenibilità ecologica, entrambi in AA. VV, Cohousing e condomini solidali, op. cit., pp. 44 ss.

intenzionali basate sull’ecosostenibilità. Questo ultimo caso prende il nome di ecovillaggio (tenendo conto delle premesse terminologiche e classificatorie fatte precedentemente).

Il termine ecovillaggio, tradotto dall’inglese eco-village, è utilizzato per la prima volta agli inizi degli anni '90 dai coniugi Gilman nel loro volume Eco-villages and susteinaible communities.140

Il riconoscimento terminologico ufficiale arriva tuttavia più tardi, al primo convegno del Gen, le rete globale degli ecovillaggi. Si ritiene che il termine ecovillaggi, per quanto affascinante, non renda giustizia a questo tipo di abitazione comunitaria che sarebbe più opportuno indicare come «comunità intenzionale sostenibile».

L'ecovillaggio è infatti la perfetta sintesi fra l'intenzionalità e la sostenibilità e può essere definito come «una comunità intenzionale e sostenibile insieme, situata in un'area rurale, urbana e suburbana e dotata di un corpo sociale e di propri organismi decisionali».141

Nella Carta degli intenti della Rete Italiana Ecovillaggi (Rive) si considera che gli ecovillaggi siano ispirati a «criteri di sostenibilità ecologica, spirituale, socioculturale ed economica, intendendo per sostenibilità l’attitudine di un gruppo umano a soddisfare i propri bisogni senza ridurre ma anzi migliorando le prospettive delle generazioni future».142

Si tratta dunque di un insediamento abitativo in cui le attività dell’uomo sono effettuate in modo non dannoso per l'ambiente, seguendo i principi cardine dello sviluppo sostenibile.

Abitare in un ecovillaggio significa quindi scegliere uno stile di vita non solo comunitario ma completamente ecosostenibile, preferendo, per esempio, l'utilizzo di energie rinnovabili143, cercando di raggiungere la completa autosufficienza alimentare basata sulla permacultura144

o

140 R. Gilman - D. Gilman, Eco-villages and sustainable communities: a Report for Gaia Trust, The Gaia Trust, 1991.

141 AA. VV., Ecovillaggi. Una soluzione per il futuro? (a cura di G. Capriolo - B. Narici), Padova, 1999, p. 52. 142 Si veda la Carta degli intenti, disponibile nel sito http://ecovillaggi.it/

143 Frequente è l’installazione di pannelli solari o fotovoltaici o di impianti di riscaldamento a biomassa. In questo senso è utile anche predisporre le abitazioni o i campi in modo tale da orientarli verso il sole o in modo da sfruttare il più possibile la luce solare.

144 Con il termine «permacultura» si intende un approccio filosofico e pratico che può essere definito come un sistema di progettazione per realizzare e gestire una società sostenibile e nel contempo rappresenta un sistema di riferimento etico filosofico e un approccio pratico alla vita quotidiana. In conclusione è «ecologia applicata» (B. Mollison - R. M. Slay, Introduzione alla permacultura, Firenze, Aam Terra Nuova edizioni, 2007).

sull’agricoltura biologica145

o biodinamica146

o sinergica147

o comunque preferendo i prodotti a «chilometri zero», limitando l’uso di elettrodomestici allo stretto indispensabile o utilizzando solo quelli a alta efficienza energetica, effettuando il compostaggio con il riciclaggio dei rifiuti organici, salvaguardando le risorse idriche148

, razionalizzando i metodi di trasporto (car-sharing, mezzi pubblici, mezzi non inquinanti), allevando direttamente gli animali destinati alla macellazione, costruendo compost toilet, scegliendo la bioedilizia. Altri aspetti da tenere in considerazione sono la pianificazione del terreno e l’architettura della comunità poiché per esempio il fatto di costruire i vari complessi residenziali vicini fra loro (se ve n’è più di un uno) favorisce il risparmio energetico e lo sfruttamento del suolo; o anche la ricerca di economie di scala che permette di ottenere materiali ecosostenibili a prezzi bassi, o la localizzazione geografica stessa poiché, per esempio, avere un ecovillaggio ben collegato dai mezzi pubblici produce sicuramente un maggiore risparmio in termini di ambiente. Continuando, occorre cercar di costruire in piccole dimensioni o, meglio, di rinnovare e ristrutturare edifici già esistenti ed in stato di abbandono.

Non ci sono nemmeno in questo caso regole prestabilite: alcuni ecovillaggi compiono scelte più moderate e altri invece utilizzano metodi più estremi decidendo, per esempio, di rinunciare totalmente all’energia elettrica, di vivere in tende (si veda per esempio il Giardino della Gioia in Puglia, dove i residenti vivono in tende Yukka) o in capanne di legno e di altri materiali ecosostenibili.

Fra gli accorgimenti ecologici merita citarne anche uno virtuale: garantire l’accesso ai mezzi informatici e telematici permette di muoversi meno e quindi di inquinare meno.

I numeri degli ecovillaggi stupiscono e occorre comunque precisare che la stragrande maggioranza delle comunità intenzionali sono ecovillaggi.149

145 Con «agricoltura biologica» si indica un sistema di coltivazione che cerca di intervenire il meno possibile sul suolo, escludendo l'utilizzo di fertilizzanti e altri prodotti di sintesi.

146 Per «agricoltura biodinamica» si intende un nuovo modo di concepire l'agricoltura basato su un'attenta analisi dell'ambiente circostante, delle fasi astrali, di ogni singola pianta e realizzato attraverso l'utilizzo di rimedi e particolari composti, ad esempio il corno letame o il corno silice. Non si sostanze chimiche ma sostanze dinamizzate, cioè diluite in acqua e mescolate girandole nei due sensi (per un approfondimento, si veda P. Masson, Manuale pratico di agricoltura biodinamica, Firenze, Aam Terra Nuova edizioni, 2011). 147 L'«agricoltura sinergica» è un metodo di coltivazione ideato da E. Hazelip, la quale ha applicato al

territorio europeo un tipo di agricoltura naturale ideato da Masanobu Fukuoka nella seconda metà del XX secolo. Questo metodo si concretizza nell'utilizzo di sostanze non chimiche, in una costante ricerca di rapporto spirituale con la terra. Si veda il sito www.agricolturasinergica.it

148 Per esempio, il risparmio idrico può essere effettuato attraverso la raccolta di acqua piovana, il trattamento biologico delle acque di scarico, la cura delle acque superficiali, impianti idraulici a basso flusso, latrine a compostaggio, recupero delle acque reflue.

149 Il Gen stima circa 25.000 comunità intenzionali di cui almeno 13.000 ecovillaggi nel mondo. Sono numeri incerti perchè molte comunità non sono state classifficate.

Tra i tanti che potremmo citare, abbiamo scelto un ecovillaggio noto per la sua longevità, le sue dimensioni e il tipo di vita particolarmente frugale. Stiamo parlando del Popolo degli Elfi. Si tratta di una grande comunità intenzionale ecosostenibile divisa in due accampamenti in due differenti zone del territorio dell'Appennino pistoiese.

L’insediamento originario è situato nella zona montana di Treppio e prende il nome di Gran Burrone (prendendo spunto, come si intuisce, dalla saga del Signore degli Anelli) al quale si è aggiunto un altro insediamento situato in una area geografica fra collina e pianura sul Montalbano, denominato Avalon (trovando ispirazione nelle leggende di Re Artù e della Tavola Rotonda). Non è un caso, peraltro, questa differente allocazione: una volta al mese, infatti, i componenti dei due insediamenti si incontrano e si scambiano i prodotti alimentari che sono riusciti ad ottenere dallo sfruttamento ecosostenibile della montagna in un caso e della collina in un altro.

Inizialmente tutto è cominciato con l'occupazione abusiva di alcuni ruderi abbandonati nei boschi dell’appennino pistoiese. Per anni vi sono stati problemi con i residenti della zona e con le autorità locali proprio a causa delle occupazioni e dell'appropriazione illecita degli immobili.

Pur permanendo un clima di diffidenza nei loro confronti, i problemi iniziali sono stati almeno in parte superati: gli Elfi intrattengono infatti rapporti di collaborazione con la Regione Toscana, la Comunità Montana e i comuni limitrofi per quello che riguarda la tutela del territorio, in una sorta di insolita applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale. Essi hanno ottenuto anche una semi-autonomia scolastica, prevedendo una scuola autogestita con la collaborazione di alcune insegnanti esterne.

Per quanto riguarda gli aspetti economici, gli Elfi si sono organizzati secondo un sistema misto di economia privata e comune, rappresentata dall’esistenza di una Cassa Comune il cui contenuto è utilizzato per i servizi e i beni principali necessari alla comunità. Frequenti sono lo scambio e il baratto.

Il medesimo sistema è applicato al lavoro che è possibile sia esterno (raramente) che interno (si tratta di agricoltura, allevamento, piccolo artigianato e una struttura mobile che vende prodotti alimentari nei vari festival che si svolgono in Europa).

La comunità è piuttosto aperta nei confronti dell'esterno: non è un problema farsi accogliere come ospiti e non vi sono nemmeno limiti all’accesso come residenti.

evitare strutture gerarchiche e obblighi di gestione eccessivamente vincolanti. Proprio l’assenza di piramidi gerarchiche, impone loro l’utilizzo di un metodo decisionale basato sul consenso: si tratta, nello specifico, di una comunità divisa in vari «cerchi» (cerchio degli anziani, cerchio della casa, cerchio della comunità) e le decisioni sono prese in riunioni dove, con il passaggio di un bastone, si passa anche la parola.

Dal punto di vista strettamente ecologico, è praticata la raccolta differenziata, il riciclo dei materiali, si usano pannelli solari, la cucina e il riscaldamento sono a legna, vi sono i compost toilet, viene raccolta l’acqua piovana, si auto-costruisce con materiali locali e di recupero e gli elettrodomestici utilizzati sono pochissimi.150

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