• Non ci sono risultati.

2 Seconda questione: rationes causales, miracolo e natura

3 Terza questione: le fonti della dottrina delle ragioni causali

3.2 Il concetto di λόγος secondo Plotino

Dopo aver per sommi capi cercato di delineare la dottrina stoica del λόγος e la sua declinazione in rapporto all’azione dei λόγοι σπερματικοί, è ora giunto il momento di prendere in considerazione a tal proposito l’altro grande punto di riferimento che sta alla base delle formulazioni agostiniane, ossia il pensiero plotiniano. Abbiamo già detto in precedenza come anche in alcuni trattati delle Enneadi199 compaia il termine λόγοι σπερματικοί, fatto che testimonia come la cosmologia e la cosmogonia di Plotino intrattengano rapporti molto stretti con il sistema stoico, senza per questo dimenticare

194 SVF II 739. 195 SVF II 744-747. 196 SVF II 1051, II 1074. 197

Cfr. A. Graeser, Plotinus and the Stoics: a preliminary study, Brill, Leiden 1972, p. 41.

198 Pohlenz, La Stoa, cit., p. 151: «Con ciò essi [scil. i “λόγοι σπερματικοί”] assumono la funzione dell’εἶδος aristotelico, che come causa finale destava nella materia la tendenza a uno sviluppo individuale, ma trasformano tale concezione nel senso del pensiero monistico, il quale considerava la materia e il principio informatore razionale come i due aspetti di un’unica sostanza, e della “forma”, staticamente chiusa in sé, fanno una forza attiva».

199

Cfr. Enneades, in Plotini Opera, voll. 3, ediderunt R. Henry-H. R. Schwyzer (Scriptorum classicorum bibliotheca Oxoniensis), e typographeo Clarendoniano, Oxonii 1964-1982.

58

l’affinità con la speculazione del Medio-Platonismo e con alcuni tratti del pensiero di Filone200.

Tuttavia la concezione plotiniana del λόγος gode di un’indiscutibile originalità, la quale può essere compresa solamente in riferimento all’articolazione complessiva ed alla interazione delle varie parti del pensiero del filosofo. Se è innegabile che Plotino abbia accolto e tenuto in considerazione all’interno del proprio insegnamento l’eredità della visione stoica del λόγος201, lo è altrettanto il fatto che ne abbia rielaborato i contenuti sino a prenderne marcatamente le distanze sotto diversi aspetti202.

La dottrina del λόγος svolge un ruolo fondamentale nel pensiero plotiniano nel momento in cui deve essere precisato il rapporto tra mondo intelligibile e mondo sensibile. Plotino infatti non si accontenta, come era avvenuto nel caso di Platone203, della posizione di una relazione tra l’ambito del sensibile e quello dell’intelligibile, ma intende operare una rigorosa deduzione che riesca a “spiegare geneticamente la produzione dei diversi esseri, nei loro differenti gradi, a partire dal Primo Principio”204.

Il concetto di λόγος svolge a questo proposito una funzione di mediazione, sicché esso deve essere ritenuto non un’ipostasi ulteriore rispetto alle altre, quanto piuttosto una funzione.

Una definizione abbastanza assodata del significato plotiniano di λόγος è quella che rimanda alla relazione tra due differenti livelli o gradi dell’Essere, o più precisamente all’azione di un livello superiore applicata ad uno inferiore. In questo senso, nonostante siano state avanzate alcune perplessità legate alla correttezza delle traduzioni del testo plotiniano ed al carattere “episodico” del brano citato all’interno delle Enneadi205, la maggior parte degli interpreti ritiene che si possa affermare già del Nοῦς che esso sia il λόγος dell’Uno, in quanto esplicazione della sua potenzialità, coscienza molteplice della sua semplicità, sviluppo della sua sovrabbondante ricchezza206.

200

A proposito della possibilità di un confronto tra la concezione del λὀγος di Filone e quella di Plotino si tenga presente: cfr. J. M. Rist, Plotinus. The Road to Reality, University Press, Cambridge 1967 (tr. it. Plotino: la via verso la realtà, Genova: Il melangolo, 1995) pp. 124-146.

201

La tesi della sostanziale somiglianza delle due posizioni è sostenuta in R. E. Witt, “Plotinian Logos and its Stoic Basis”, ClQ, 25 (1931), pp.103-11.

202 Cfr. Solignac, “Note complémentaire Le double moment”, in La Genèse, cit., p. 654 ; G. M. Gurtler, Providence: The Platonic Demiurge and Hellenistic Causality, in Neoplatonism and Nature. Studies in Plotinus’Enneads, ed. by M. F. Wagner, Albany: State University of New York Press, c2002, pp. 99-124: Graeser, Plotinus and the Stoics, cit., p. 42: «From the exposition of the problem as well as from what has already be said with regards to Plotinus’ adaptation of the Stoic “Law of Being”, it is fairly clear that this Stoic doctrine could serve Plotinus’ purposes merely as a substructure».

203 Graeser, Plotinus and the Stoics, cit., p. 42: «Plotinus, like the Neoplatonist tradition before him, had not only to face the question as to what the ideas stand for, but even had to find an answer to the problem never explicitly dealt with Plato himself, i.e., in what sense can the ideas be supposed to function as agentia in the sensible world».

204

Cfr. Solignac, Note complémentaire "Le double moment", in La Genèse, cit., p. 654.

205

Cfr. Rist, Plotino, cit., pp. 84-86.

206

59

Non bisogna tuttavia misconoscere le intenzioni del filosofo pensando che il Nοῦς sia caratterizzato da una forma di manchevolezza invece che di “eminenza”, dalla quale sarebbe costretto a produrre un altro λόγος mediante un’alterazione derivante da un’azione di una parte su di un’altra: un simile tipo di produzione (ποίησις) e di movimento (κίνησις) devono infatti essere ritenuti proporzionalmente riferiti ad uno stato di imperfezione. Non avviene mai che il Nοῦς plotiniano esca da sé o perda la propria potenza per divisione, dal momento che non vi è tra le sue parti isolamento o giustapposizione, ma unità e simbiosi207.

Considerando il processo cosmopoietico offerto dalla filosofia plotiniana, Emanuele Samek Lodovici vede all’opera un modello di pensiero che egli definisce biomorfo208, riprendendo in chiave positiva un termine coniato da C. Elsas209 ed E. Topitsch210, ma da essi posto sul piano della teologia negativa. Tale modello di pensiero avrebbe preso forma in opposizione alle costruzioni metafisiche gnostiche, le quali, lasciando al proprio interno ampio spazio ad istanze intenzionali ed antropomorfiche, dal canto loro sarebbero state riconducibili, secondo Elsas211, a modelli concettuali a loro volta definiti da Topitsch tecnomorfo e sociomorfo.

Proprio prendendo le distanze da un simile modalità di ragionamento, Plotino paragona l’agire dei principi (ἀρχαί) dai quali dipende la costituzione dell’essere nella sua totalità a quello messo in atto dalla natura. Quest’ultima infatti agisce senza dover ricorrere a strumenti e senza la necessità di plasmare un materiale estrinseco, non opera in modo arbitrario su elementi preesistenti né persegue intenzionalmente una finalità, non pretende di plasmare una totalitas post partes, ma in quanto totalitas ante partes. Al pari della natura il Nοῦς in modo improvviso, istantaneo (ἐξαίφνης)212, è in grado di estrinsecare il proprio contenuto interno senza dover ricorrere a deliberazione e senza

207 Cfr. ivi III 2,1.

208 Cfr. E. Samek Lodovici, “Filosofia della natura e caso. Attualità di una polemica plotiniana”, RFN, 74 (1982), pp. 27-46.

209

Cfr. C. Elsas, Neuplatonische und gnostiche Weltablehnung in der Schule Plotins, Berlin: De Gruyter, 1975.

210

Cfr. E. Topitsch, Vom Ursprung und Ende der Metaphysik. Eine Studie zur Weltanschauungskritik, Wien: Springer-Verlag, 1958.

211 Cfr. Elsas, Neuplatonische und gnostische, cit., pp. 264-265: «Topitsch hat darauf hingewiesen, wie den Wertungen der Metaphysik bestimmte Modellvorstellung verbunden sind, wobei hauptsächliche die “intentionalen”, d.h. aus der Sphäre des absichtsgeleiteten, Analogien hervorzuheben sind. Topitsch unterteilt diese Art von Modellen in “soziomorphe”, die “ die einzelnen Phänomene, ihre Zusammenhänge und schließlich das ganze Universum...als soziale Strukturen uns Sinnzusammenhänge wie Familie, Sippe und Staat, wie Brauch, Sitte und Recht, wie Lohn, Rache und Strafe” erscheinen lassen und in “technomorphe”, die für die Deutung “Vorgänge, Objekte und Produkte künstletischandwerklicher Tätigkeit” heranziehen. Daneben stehen “biomorphe” Modelle aus dem Bereich der belebten oder unbelebten Natur außerhalb der menschlichen Intentionalität».

212

60

perseguire una finalità derivante dall’unione di parti differenti, modalità queste che derivano dal suo statuto ontologico superiore ed abbondante di perfezione213.

Dopo questa breve digressione che ci è parsa utile per comprendere in quale senso eminente il Nοῦς debba essere compreso in relazione al discorso relativo al concetto di λόγος, cerchiamo di evidenziare un ulteriore passaggio di grande importanza: la seconda ipostasi plotiniana è in sé caratterizzata come l’insieme degli intelligibili, delle forme in cui l’Intelletto è costretto a “frantumare” l’Uno, non essendo in grado di comprenderne l’assoluta semplicità mediante la contemplazione (θεωρία)214. L’introduzione della molteplicità viene tuttavia attenuata, sotto l’influenza della noetica aristotelica, mediante l’affermazione secondo cui il Nοῦς, nell’atto della θεωρία, è identico al suo oggetto, quindi a se stesso in quanto totalità delle forme215, e reciprocamente le singole realtà pensate (νοητά) divengono a loro volta un Νοῦς pensante216. In tale “comunità di intelligenze speculanti, la distinzione non comporta più separazione” ed al Νοῦς viene garantito “pur nella sua pluralità di aspetti, un altissimo livello di unità, inferiore soltanto a quello del supremo Uno”217.

Precisato meglio il rapporto tra il Νοῦς e gli intelligibili, possiamo ora notare come questi ultimi divengano propriamente λόγοι solamente nel momento in cui vengono comunicati al livello dell’Anima in quanto modelli delle cose sensibili da essa prodotte e ragioni della loro esistenza218. Plotino descrive la generazione della terza ipostasi in termini strettamente analoghi a quelli utilizzati nel caso del Nοῦς, parlando infatti dell’irraggiamento di una potenza che, una volta formatasi, si volge alla contemplazione del livello superiore. Tuttavia quest’ultima operazione non è della stessa natura di quella compiuta dall’ipostasi superiore, dal momento che l’unità del pensiero e l’intuizione onnicomprensiva tipiche del Νοῦς vengono sostituite, a livello dell’anima, da una forma di ragione discorsiva219. L’Anima, oltre alla funzione pensante, ne deve svolgere una produttrice e ordinatrice rispetto al mondo sensibile da essa stessa generato, fattore ulteriore che la “compromette” ponendola a contatto con una dimensione di molteplicità. In sostanza essa è caratterizzata da due aspetti, uno superiore e contemplativo secondo

213

Samek Lodovici, “Filosofia della natura e caso”, cit., p. 35: «L’Intelligenza che contiene tutto dentro di sé attualizza di colpo, senza ricorrere a deliberazione, a strumenti materiali preesistenti, la totalità degli esseri, allo stesso modo in cui la forza espansiva della natura esplica a partire dalle ragioni seminali invisibili l’intera struttura del vivente e la esplica attraverso una saggezza immediata che non ha bisogno di decidere, di riflettere o di cercare». Analoghe considerazioni si possono trovare in: P. Hadot, Plotin ou la simplicité du regard, Paris: Plon, 1963 (Plotino o la semplicità dello sguardo, Torino: Einaudi, 1999), pp. 27-30. 214 Cfr. Enn. VI 7,15; V, 3,11; V 8,3-7; V 5,6-7;etc.,. 215 Cfr. ivi V 5,1-2. 216 Cfr. ivi V 9,8; VI 7,9.

217 Cfr. P. Donini, Le scuole, l’anima, l’impero; la filosofia antica da Antioco a Plotino, Torino: Rosemberg & Sellier, 1982, p. 272.

218

Cfr. Enn. V, 9,3-5; II, 3,18; III, 2,2-3; etc.,.

219

61

cui fa a tutti gli effetti parte del mondo intelligibile, ed uno inferiore, secondo cui origina e si rapporta alle realtà sensibili220.

Proprio a questa altezza il concetto di λόγος assume in Plotino il suo pieno significato, tanto che alcuni accenti utilizzati nell’accostarlo alle funzioni svolte dall’Anima nell’interazione con le realtà sensibili sembrano farne una quarta ipostasi221. Tuttavia, esaminando più da vicino le formulazioni dedicate al λόγος è possibile comprendere, come abbiamo affermato sopra, che esso non è un’ipostasi, quanto piuttosto una funzione di mediazione. Quest’ultima al livello dell’Anima si articola, secondo il Solignac222, secondo tre differenti aspetti complementari.

Il primo di essi si esplicita all’interno dell’Anima nel rapporto della parte attiva con quella contemplativa, nel momento in cui l’idea contemplata nel Nοῦς diviene λόγος oggettivo estrinsecato nel contesto del mondo sensibile. A tal proposito Plotino definisce il λόγος utilizzando l’immagine di un raggio luminoso che fuoriesce dal Nοῦς e dall’Anima in sé considerati223.

Secondariamente deve essere considerata la relazione tra l’Anima universale e le anime particolari: al pari di quella che intercorre tra il Νοῦς e le forme intelligibili, essa prevede che l’Anima contenga ed ordini in sé all’esistenza i λόγοι resi oggettivi per ciascuna delle anime particolari224.

Infine il terzo aspetto da prendere in considerazione è quello per cui le anime particolari, che sono giunte a partecipare delle realtà intelligibili, estendono il rapporto di partecipazione agli esseri del mondo sensibile225.

Prendendo in considerazione questa attività di mediazione dei λόγοι si comprende così come per Plotino l’universo sensibile possa essere considerato un’immagine di quello intelligibile, in quanto risultato dell’oggettivazione prodotta dall’Anima nei confronti degli intelligibili contemplati nel Νοῦς. Si assiste ad una frammentazione della ragione universale in ragioni particolari immanenti agli esseri individuali, la quale ovviamente comporta una diminuzione di perfezione sempre maggiore, ma che mai può raggiungere un livello di totale assenza di razionalità226. Rimane tuttavia un punto fermo del pensiero plotiniano che tale rapporto di immanenza della ragione nei confronti della realtà sensibile, o meglio di quest’ultima nei confronti della ragione, non ne pregiudica la

220 Cfr. ivi IV, 8,7; IV, 6,3.

221

Donini, Le scuole, l’anima, cit., p.273: «La duplicità di aspetti e di funzioni dell’Anima sembra talora indurre Plotino a fare dell’aspetto inferiore quasi una quarta ipostasi distinta, specialmente quando (nei tardi trattati III,2 e II,3) egli impiega il concetto di Lόγος per indicare tutte le funzioni dell’Anima nel mondo materiale».

222

Cfr. Agäesse-Solignac, “Le double moment”, in La Genèse, cit., p. 655.

223 Cfr. Enn. III, 2,16.

224

Cfr. ivi I 3,10-11; V 9,6.

225

Cfr. ivi, II,III,13-17; V,III,8.

226

62

trascendenza e la funzione direttrice, secondo quel principio, accolto anche all’interno della filosofia agostiniana, che può essere definito della “relazione irreciproca”227.

Abbiamo sopra notato come all’interno di diversi luoghi delle Enneadi Plotino utilizzi il termine di origine stoica λόγοι σπερματικοί. Tale concezione si inserisce perfettamente nel processo di mediazione fino ad ora descritto, dal momento che i λόγοι σπερματικοί sono un caso di λόγος particolarizzato, specificamente inerente agli esseri viventi. Queste “ragioni spermatiche” non devono né essere confuse, in quanto realtà formali, con il sostrato materiale del seme228, né possono essere esattamente identificate, in quanto di natura singolare, con l’essenza specifica universale dei viventi. Queste precisazioni permettono di comprendere come tali λόγοι debbano essere considerati quali virtualità inerenti allo sperma di un determinato tipo di essere vivente, capaci di stabilirne le leggi di sviluppo229: si tratta in sostanza di principi interni che, anche grazie all’influsso di condizionamenti esterni, influenzano le modalità d’essere dei successivi stati del vivente.

In alcuni passi Plotino si esprime a favore dell’esistenza di un numero stabilito di λόγοι corrispondente agli esseri individuali contenuti nello spazio di un periodo cosmico230. Inoltre anche le specifiche proprietà dei singoli viventi, qualora forse possa apparire eccessivo considerarle λόγοι, vengono comunque riferite esplicitamente alla “forme ed alla partecipazione delle idee”231.

A differenza degli omonimi λόγοι σπερματικοί stoici, quelli plotiniani sono riferiti ad ambiti ontologici superiori alle realtà sensibili, non costituiscono agenti materiali, ma aspetti energetici immateriali di un piano razionale, soggetti alla volontà della Provvidenza e riflettenti le forme appartenenti ad un modello intelligibile totalmente trascendente232.