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Contestualizzazione della riflessione agostiniana sulla creazione

1 Amor sapientiae: l’adesione al manicheismo

1.2 La Genesi secondo i manichei

1.2.1 L’Epistula fundamenti

La sapienza manichea legata alla vicenda cosmica, come ho accennato precedentemente, garantisce a ogni membro della setta la chiave per giungere alla salvezza e alla liberazione personale. L’uomo quindi, al quale viene affidata la rivelazione dei misteri dell’origine e della storia dell’universo, diviene il fulcro attorno a cui ruota l’intera cosmogonia di Mani. Proprio tenendo conto di quest’ultimo carattere, ritengo particolarmente proficuo esporre la cosmogonia manichea alla luce degli sviluppi contenuti in un breve ma significativo testo agostiniano, il Contra epistulam Manichaei

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Torchia, Creatio ex nihilo, cit., p. 65: «In general terms, a cosmogony constitutes a mythical account of the origin of the universe. In this regard, cosmogony must be distinguished from cosmology, a more sophisticated attempt to explain and understand the universe as a unified whole by means of an integration of such disciplines as natural science, philosophy, and theology. In a manner consistent with its mythological contours, Mani’s account of creation was heavily laden with fanciful imagery, excessive melodrama, an elaborate plot, and intriguing characters».

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quam vocant fundamenti. Tale testo, composto tra il 396 e il 39736, occupa una posizione del tutto particolare all’interno della polemica anti-manichea di Agostino per almeno due motivi: innanzitutto rappresenta il primo trattato redatto contro i manichei dopo l’assunzione al soglio episcopale d’Ippona. In secondo luogo, Agostino riporta alcuni passaggi di un’opera di Mani altrimenti perduta a causa dei ben noti problemi di trasmissione della letteratura manichea37, la cosiddetta Epistula fundamenti. Non si tratta di una confutazione integrale del testo, ma, per mancanza di tempo, di un esame circoscritto alla sola parte iniziale: le Retractationes ci informano però che Agostino dovette annotare l’intero corso degli ipsissima verba di Mani38.

La premura dimostrata da Agostino nel confutare testualmente l’Epistulsa di Mani dimostra l’importanza e la centralità di cui questa godeva tra i fedeli manichei: stando alle affermazioni del dottore manicheo Felice, con cui Agostino si trovò a dibattere dinnanzi al popolo per due giorni a Ippona nell’anno 404, essa doveva contenere “initium, medium et finem”39, ossia i cardini dottrinali dell’insegnamento del Profeta. Lo stesso Agostino ci informa che essa era notissima40 tra i manichei africani, veniva letta nel corso delle riunioni degli adepti e conteneva pressoché tutti i punti cruciali dell’insegnamento del maestro41. Confutare tale Epistula, che rappresenta appunto il fundamentum42 dottrinale

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In retr. II, ii [xxix], Agostino colloca il Contra epistola Manichaei quam vocant fondamenti liber unus tra le Quaestiones ad Simplicianum (396), primo scritto successivo alla consacrazione episcopale, e il De agone cristiano. Conformemente a tali indicazioni, l’opera può essere collocata, in parallelo all’inizio della redazione delle Confessiones, tra il 396 e il 397. Cfr. G. Sfameni Gasparro, La Lettera del Fondamento di Mani e la confutazione di Agostino, in Sant’Agostino, Polemica con i Manichei II, introduzione generale, introduzioni particolari e note di G. Sfameni Gasparro, traduzioni di C. Magazzù e A. Cosentino, indici di M. Monteverde, (NBA XIII/2), Roma 2000, pp. 231-288; J. Anoz, “Cronolοgía de la producción augustiniana”, As, 47 (2002), pp. 229-312, p. 242.

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Cfr. M. Scopello, “Agostino contro Mani: note sull’opera polemica del Contra Epistulam Manichaei qui vocant fondamenti”, in La polemica contro i Manichei di Agostino d’Ippona, SEA, 69 (2000), pp. 7-34, p. 20.

38 retr. II, 2: «Liber Contra epistolam Manichaei quam vocant fundamenti principia eius sola redarguit; sed in ceteris illius partibus annotationes ubi videbatur affixae sunt, quibus tota subvertitur et quibus commonerer, si quando contra totam scribere vacavisset». Cfr. Sancti Aurelii Augustini, Retractationum libri duo, edidit A. Mutzenbecher (CCL 57, p. 91, 3-6), Typographi Brepols editores pontificii, Turnhout 1984.

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c. Fel. II, 1: «Ista enim epistola Fundamenti est, quod et Sanctitas tua bene scit, quod et ego dixi, quia ipsa continet initium, medium et finem». Cfr. Sancti Aurelii Augustini Contra Felicem, in Sancti Aurelii Augustini Opera, sect. VI, pars II: Contra Felicem, De natura boni, Epistula Secundini, Contra Secundinum, Evodii de fide contra Manichaeos, Commonitorium Augustini quod fertur, recensuit J. Zycha (CSEL 25/2, p. 828, xxiv-xxvi), Hoeplius, Vindobonae 1892, pp. 801-852.

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c. ep. Man. xxv, 28: «sed istas ipsas de quibus nunc agitur, Epistulae Fundamenti, quae fere omnibus qui apud vos illuminati vocantur solet esse notissima». Cfr. Sancti Aurelii Augustini Contra epistulam quam Manichaei vocant fundamenti, in Sancti Aurelii Augustini Opera, sect. VI, pars I: De utilitate credendi, De duabus animabus, Contra Fortunatum, Contra Adimantum, Contra epistulam fundamenti, Contra Faustum, recensuit J. Zycha, (CSEL 25/1, p. 224, xxvi-xxviii), Tempsky Freytag, Vindobonae-Lipsiae1891, pp. 193-248. Omettendo l’ed. CSEL l’indicazione dei paragrafi, faccio riferimento a quella fornita dal’ed. dei Maurini (PL 42, pp. 173-206).

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Ivi v, 6 (CSEL 25/1, p. 197, vi-viii): «Videamus igitur quid me doceat Manichaeus, et potissimum illum consideremus librum, quem Fundamenti Epistulam dicitis, ubi totum pene quod creditis continetur».

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del manicheismo, voleva dire per Agostino demolire alla radice l’intero edificio della religione di Mani43.

Dicevo poc’anzi che l’uomo può essere considerato come la figura centrale nella quale si intersecano i diversi momenti e le differenti componenti della cosmogonia manichea.

In questo senso, l’Epistula fundamenti fornisce più che una conferma: come infatti riportato da Agostino, essa costituisce la risposta di Mani a un decisivo quesito postogli dal frater dilectissimus Patticius44. Tale interrogativo riguarda per l’appunto la nascita di Adamo ed Eva e, precisamente, se essa sia avvenuta da una parola o a partire da un corpo. La risposta a questo dubbio possiede un’importanza davvero decisiva, dal momento che, come lo stesso Mani afferma, se i molti uomini che discussero intorno ad esso nell’errore avessero conosciuto la verità, avrebbero evitato di andare incontro alla corruzione e alla morte45. La scelta della generazione dei primi uomini quale argomento da cui prendere le mosse rappresenta per Mani, dunque, una sorta di pretestuoso artificio che consente di trovarsi immediatamente a confronto con un punto centrale del mito, a partire dal quale poter spaziare attraverso l’intero campo della sua dottrina. Non mi posso ora soffermare su una descrizione completa degli sviluppi proposti da Mani in rapporto alla risoluzione di tale quesito e della relativa confutazione agostiniana, ma provo a cogliere i dati essenziali del mito cosmogonico manicheo46.

42 Cfr. Scopello, Agostino contro Mani, cit., pp. 23-26, dove si pone il problema del significato del titolo dell’Epistula di Mani. L’autrice presenta un’interessante indagine relativa all’utilizzo nella letteratura manichea dei termini cnte e themelios, che costituiscono rispettivamente l’equivalente copto e greco del latino fundamentum: l’esito di tale operazione mette in luce come Mani abbia verosimilmente attinto tale termine dall’epistolario paolino, e come ne abbia inteso il significato soprattutto alla luce degli sviluppi contenuti in 1 Cor 3.

43 c. Fel. I, 14 (CSEL 25/2, p. 818, xiii-xvi): «Praesens est epistola Manichaei, quam dicitis Fundamenti. Initium in aedificio nullum est, nisi fundamentum; si eum ostendero in ipso fundamento ruinam fecisse, ceteram eius constructionem utquid quaerimus?».

44 Cfr. Scopello, Agostino contro Mani, cit., pp. 26-27, dove l’autrice si interroga, sempre spaziando all’interno della letteratura manichea a nostra disposizione, intorno all’identità di tale Patticius, destinatario dell’Epistula di Mani. Tenendo conto che tale nome doveva essere proprio anche al padre di Mani, l’unica cosa che si può affermare con certezza si desume dall’impiego del titolo frater: esso infatti «nella corrispondenza epistolare cristiana, indica una persona che si ritiene di pari importanza. Mani aveva dunque una grande stima per Patticius, un fratello in religione, e lo credeva inoltre capace di comprendere le sottigliezze della sua dottrina» (p. 27).

45 c. ep. Man. xii, 14 (CSEL 25/1, pp. 207-208, xxv-xi): «De eo igitur, inquit, frater dilectissime Pattici, de quo mihi significasti, dicens: Nosse te cupere cuiusmodi sic nativitas Adae et Evae, utrum verbo sint iidem prolati, an primogeniti ex corpore: respondebitur tibi ut congruit. Namque de his a plerisque in variis scripturis revelationibusque dissimili modo insertum atque commemoratum est. Quapropter veritas istius rei ut sese habet ab universis fere gentibus ignoratur, et ab omnibus qui etiam de hoc diu multumque disputarunt. Si enim illis super Adae et Evae generatione provenisset manifesto cognoscere, numquam corruptioni et morti subiacerent».

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A tal proposito, rimando a Torchia, Creatio ex nihilo, cit., pp. 65-96, dove l’autore fornisce un’esposizione dettagliatissima della cosmogonia manichea, arricchita da un ampio apparato di riferimenti bibliografici.

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