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Contestualizzazione della riflessione agostiniana sulla creazione

1 Amor sapientiae: l’adesione al manicheismo

1.2 La Genesi secondo i manichei

1.2.2 Il mito cosmogonico manicheo

Secondo Mani, la creazione di Adamo ed Eva non andrebbe intesa come un atto creativo avvenuto mediante la parola, dal momento che essa sarebbe avvenuta ex corpore. Si tratta però di capire a quale altezza della vicenda cosmica tale creazione sia avvenuta, informazione questa che è fornita da alcuni passi dei Kephalaia (in modo particolare i Kephalaia numero 55-57). Questi ultimi precisano infatti come Adamo ed Eva siano propriamente l’oggetto di una creazione operata non dal Dio della Luce, bensì dall’Arconte delle Tenebre. Questo dato deve a sua volta essere inquadrato nell’insieme del mito rivelato da Mani, cosa che proverò a fare non risalendo a ritroso dalla creazione di Adamo ed Eva sino all’origine dell’universo, quanto piuttosto partendo da quest’ultima e facendo ad essa seguire l’esposizione degli eventi mediante un ordine cronologico. Questa accortezza dovrebbe evitare che si generi un’altrimenti inevitabile confusione legata alla complessità della trama della vicenda cosmica narrata dal Profeta.

La cosmogonia manichea si dispiega come il racconto di una serie di emanazioni divine provenienti dal Regno della Luce nel corso di una lotta condotta contro il Regno delle Tenebre. Tale conflitto si articola secondo tre distinti tempi, i quali a loro volta scandiscono molteplici tappe in cui si originano le varie categorie di esseri composti da una mescolanza di Luce e di Tenebre.

Il primo tempo è quello che corrisponde alla separazione totale dei due Regni, quelli appunto della Luce e delle Tenebre. Si tratta di due principi eterni e ingenerati, ontologicamente distinti l’uno dall’altro. In questo prima fase della vicenda cosmica essi riposano in due regni contigui, ma separati e di natura opposta. Il principio buono, il Padre della Grandezza, risiede nel Regno della Luce e le cinque Glorie (termine che traduce il siriaco “Shekinah”) o Dimore divine (Intelligenza, Conoscenza, Ragione, Pensiero, Decisione) esistono al di fuori della natura divina. Tale regione è dal canto suo descritta come un luogo incantevole e dotato di ogni tipo di attrazione e piaceri, nel quale vige una condizione di assoluta tranquillità e di pace beata. Questo splendido luogo confina con il Regno delle Tenebre, senza essere da esso separato da alcun tipo di barriera: questa seconda regione è abitata dal principio malvagio, il Re delle tenebre, che, in corrispondenza con quanto detto in precedenza a proposito del principio buono, occupa cinque differenti reami (Fumo, Fuoco, Vento, Acque, Tenebra). Come è facile immaginare, in questo secondo regno vige uno stato di perenne ostilità, incarnato da uno spirito maligno (che il Fihrist, opera composta nel decimo secolo da Ibn al-Nadim, chiama Iblis al-Qadim, ossia l’Antico Diavolo)47, il cui unico scopo è quello di diffondere rovina e distruzione. Proprio il tentativo di attuare un simile intento rompe l’equilibrio vigente tra i

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due opposti principi e dà origine ad uno stato di contesa, in concomitanza con il quale inizia il secondo dei tre periodi in cui Mani articola la vicenda cosmica.

Il secondo tempo, in cui l’universo ha avuto origine e vive ancora oggi, rappresenta il tempo della opposizione tra i due principi antitetici e a sua volta si articola in tre distinti frangenti mitico-storici.

Primo momento: per placare lo stato d’agitazione che turba le sue cinque Glorie nel Regno della Luce, il Padre della Grandezza evoca la Madre della Vita, con l’aiuto della quale viene emanata la figura dell’Uomo Primordiale, che altro non è se non l’anima divina stessa. A quest’ultimo viene ordinato, insieme ai suoi cinque figli cosmici (aria, acqua, vento, luce, fuoco), di combattere le forze oscure della materia al servizio del Re delle Tenebre (fumo, fiamma, oscurità, vento pestilenziale, nuvole). Nel corso del terribile scontro avviene una “mescolanza” tra le cinque forze luminose e le rispettive potenze oscure: l’Uomo Primordiale si dà dunque in pasto ai Figli delle Tenebre per poter discendere nell’abisso e recidere la radice che rendeva possibile la proliferazione dei principi malvagi. Tuttavia, un simile evento comporta l’imprigionamento di una parte della sostanza divina luminosa, in seguito al quale l’Uomo Primordiale rivolge sette accorati appelli al Padre della Grandezza affinché si adoperi per rendere possibile la sua liberazione.

Secondo momento: il Padre della Grandezza invia una seconda emanazione, lo Spirito Vivente, Amico della Luce o Grande Architetto, che, giunto ai confini del Regno delle Tenebre, tende la mano all’Uomo Primordiale liberandolo dalle catene. In seguito alla successiva liberazione dei cinque figli ancora imprigionati, lo Spirito Vivente ordina che gli Arconti maligni vengano uccisi, e che con la loro pelle sia fatta la volta celeste, con le loro ossa siano create le montagne, con la loro carne e i loro escrementi sia fabbricata la terra. Una parte della Luce viene invece liberata affinché nascano il sole, la luna e gli astri. Una terza emanazione, il Messaggero o Terzo Inviato, eccita gli appetiti degli arconti, il cui seme, depositandosi sulla terra, dona la vita agli alberi, alla vegetazione e agli animali. Il Terzo Inviato porta così a compimento la genesi del cosmo nei suoi differenti elementi: si può già notare come, essendo stati ricavati dai corpi degli Arconti per opera degli inviati della Luce, tutti gli esseri fisici e materiali rechino in sé una composizione di due differenti elementi, a loro volta provenienti dai due principi originari antitetici.

Si può comprendere finalmente la modalità della creazione di Adamo ed Eva che, come detto in precedenza, rappresenta il punto di partenza dell’esposizione dottrinale contenuta nell’Epistula fundamenti di Mani. Essa si colloca nel cuore della vicenda che vede coinvolti i due opposti principi in un insanabile conflitto, e precisamente al culmine dell’azione liberatrice operata dal Tertius Legatus. Quest’ultimo infatti eccita la concupiscenza degli Arconti, presentandosi ai demoni in forma femminile, alle demonesse in forma maschile. Dall’unione di due Arconti (Ashaqlûn e Namraël secondo Teodoro bar Konai) invidiosi dell’immagine celeste del Messaggero che avevano intravista e desiderosi di eguagliarla, nasce appunto la prima coppia umana. Anche quest’ultima, culmine della

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totalità del creato, sin dalla propria origine si vede costituita mediante un inestricabile intreccio dualistico e afflitta dal germe deteriore della concupiscenza. Adamo, dalla nascita, è immerso nel sonno dell’ignoranza e nel torpore della morte, tanto che un’ulteriore emanazione divina, Gesù Splendore, giunge in suo soccorso rivelandogli i suoi cinque padri, identificabili in altrettante qualità intellettuali, e ponendolo in piedi.

La guerra tra i due princìpi non è tuttavia conclusa, ma è destinata a perpetrarsi lungo la storia del genere umano nell’animo di ogni individuo. È infatti in corso un’incessante operazione (terzo momento) di progressiva liberazione delle varie scintille di luce dalla prigionia materiale in cui sono costrette: questa travagliata vicenda ha dunque inizio propriamente mediante l’azione di Gesù lo Splendore e del Grande Pensiero o Gnosi, il quale istituisce due diadochi. A partire da questo punto si succede una serie consistente di messaggi gnostici, tra i quali un ruolo decisivo è giocato dalla dottrina rivelata da Mani e dalla Sapienza da quest’ultimo trasmessa agli uomini. Questo terzo momento del secondo tempo cosmico durerà quindi sino alla fine della mescolanza, quando la liberazione della luce dalla materia sarà totale.

Il terzo tempo riveste nella dottrina manichea un significato escatologico, dal momento che rimanda alla definitiva liberazione e alla redenzione finale. Quest’ultima coinciderà secondo Mani con un immenso cataclisma, il quale avrà le sembianze di una universale conflagrazione che avrà la durata, secondo il Fihrist, di 1468 anni. Questo periodo, necessario per la liberazione definitiva e per l’aggiogamento delle potenze negative, si concluderà con l’ingresso delle forze oscure in una tomba appositamente preparata, il cui ingresso verrà sigillato mediante la posizione di un’immensa roccia. Questo evento, che segnerà il ritorno della luce alla sua condizione primigenia, rappresenta il compimento ciclico della vicenda cosmica così come è stata rappresentata da Mani.

Questi sono dunque i Tre Tempi nei quali si articola la cosmogonia manichea, che si può riassumere mediante i tre termini utilizzati da Felice per sintetizzare il contenuto dell’Epistula fundamenti: initium, medium et finis. Anche il cerchio dell’esposizione della cosmogonia di Mani può dirsi così concluso. Il fatto che gli interpreti si siano interrogati appassionatamente intorno al superamento e all’abbandono del manicheismo da parte di Agostino, chiedendosi se essi debbano essere considerati definitivi, o se invece si possano ritrovare tracce della dottrina della setta anche nella produzione matura del vescovo d’Ippona48, costituisce indubbiamente una conferma dell’importanza dell’orizzonte di pensiero appena delineato in rapporto alla speculazione agostiniana.

Mi sembra a questo punto di poter isolare tre dati fondamentali emersi da questa presentazione. Il primo è la natura cosmogonica, e non cosmologica, della dottrina di Mani, tanto che sembra quasi improprio utilizzare a proposito di essa il termine

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Cfr. Ries, Les études, cit., pp. 170-174, dove l’autore offre un esaustiva presentazione delle più significative posizioni interpretative in materia.

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“creazione”49, mentre appare preferibile parlare di racconto mitologico di tipo emanatistico. Il secondo dato consiste nell’individuazione dei tre nuclei dottrinali attorno a cui si sviluppa tale insegnamento cosmogonico: alla già citata tipologia emanatistica si aggiungono la prospettiva marcatamente dualistica e il pessimismo che coinvolge in modo particolare la sfera antropologica50. Infine, e questo è il terzo aspetto fondamentale, risulta evidente come in questa cosmogonia incardinata sullo schema dei tre Tempi cosmici proprio la dimensione della temporalità risulti completamente ininfluente, dal momento che essa svolge il ruolo di semplice ambientazione fittizia in cui vengono inseriti gli avvenimenti narrati51.

2 Filosofia e origine del cosmo: un celebre dibattito su un insegnamento di