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La condanna di Scalfari e Jannuzzi.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 179-181)

A febbraio Nenni fu praticamente assente dalla vita politica a causa di un‟operazione alla prostata che lo costrinse all‟inattività fino agli inizi di marzo (non mancarono molti attestati di solidarietà)96, ma durante la sua convalescenza non mancarono avvenimenti di una certa importanza. Il primo avvenimento fu rappresentato dall‟esplosione della rivolta studentesca. Intuendone la notevole portata, Nenni la commentò amaramente prima sui Diari definendola “uno dei più grossi problemi del momento, anzi dell‟epoca”97

e successivamente in una sua

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P. Nenni: “Mi è soprattutto dispiaciuta una specie di difesa curialesca mia, di Corona e di Pieraccini. Veramente non ne sentivo il bisogno e l‟ho detto. Infatti, mentre parlava Almirante accennando appunto alla difesa d‟ufficio di Moro, ho interrotto per dire che Moro non dimentica di essere professore di diritto neppure quando parla alla Camera. Ma che io, invece, non sono uomo di legge ma sono un figlio del popolo che trae da settant‟anni di fedeltà al popolo il diritto di non curarsi delle calunnie. C‟è stato il primo e solo grosso applauso della maggioranza”, “I conti con la storia. Diari 1967-

1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 159.

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E. Viglione, “Ite omissis est”: “Al termine dell‟arringa difensiva pronunciata da Moro in favore di Pietro Nenni e di esponenti socialisti indicati come beneficiari di sovvenzioni da parte dei servizi segreti italiani, si è parlato di «assoluzione per distruzione delle prove»”, Lo Specchio 11 febbraio 1968, anno XI, n. 8, pag. 7/9.

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G. N. Page, “Sono autentici i documenti dello «Specchio»”: “«Lo Specchio» ha già scritto di poter prendere atto delle smentite offerte dagli interessati che, con calore, hanno detto di essere personalmente fuori causa, mentre non è per niente fuori causa il Partito Socialista sicuro beneficiario delle varie operazioni del SIFAR”, Lo Specchio 11 febbraio 1968, anno XI, n. 8, pag. 4/5.

95

F. Parri, “Al fondo della crisi”, L’Astrolabio 4 febbraio 1968, pag. 4/6. 96

Non esistono appunti relativi alle riunioni degli organi direttivi del partito o del Consiglio dei Ministri di questo periodo che egli fu costretto a disertare per la convalescenza; “Messaggi augurali a Nenni di ministri inglesi e tedeschi”, Corriere

della Sera 17 febbraio 1968; “Gli auguri del Papa a Pietro Nenni”, Il Mattino 17 febbraio 1968; “Saragat fa visita a Nenni”, Il Giorno 20 febbraio 1968; “Cordiale visita di Saragat all‟on. Nenni in clinica”, La Stampa 20 febbraio 1968.

97

P. Nenni: “Uno scontro di generazioni con errori, estremismi, ribellioni, che mi ricordano i miei vent‟anni, ma che esprimono un diffuso stato di rivolta contro il modo in cui non la sola università ma l‟intera società è organizzata. Nessuno

riflessione intitolata “Appunto sui problemi della gioventù” in cui parlava della Commissione chiesta a Moro dai socialisti che avrebbe dovuto studiare ed approfondire la questione generazionale mediante il “coinvolgimento” di quei “giovani che non accettano il patrimonio degli adulti, non vogliono entrare passivamente a far parte di una società degli adulti fatta senza di loro, anche se questa società offre loro sicurezza di impiego e benessere”98. Il secondo avvenimento fu la sentenza di condanna emessa nei confronti di Scalfari e Jannuzzi nel processo De Lorenzo - “L‟Espresso” che colse un po‟ tutti di sorpresa99: 17 mesi a Scalfari e 16 a Jannuzzi che avevano accusato l‟ex capo del SIFAR di aver ordito un colpo di Stato nel luglio 1964100. “L‟Unità” definì la sentenza “incredibile”101, Nenni “una enormità!”: “Contro ogni attesa – almeno mia – la quarta sezione del Tribunale di Roma ha condannato Scalfari e Jannuzzi a sedici mesi di carcere. Una enormità! Il minimo era una assoluzione per mancanza di dolo. Il Tribunale invece è stato durissimo. Ieri ho scritto a Scalfari e Jannuzzi una cordiale parola di solidarietà. Scalfari fa del governo lo sconfitto della sentenza, e senza aver ragione coglie un aspetto reale: la debolezza dell‟esecutivo presso i grandi centri di potere del paese, tra questi il SIFAR”102.

Nonostante la “critica” di Scalfari all‟esecutivo, Nenni gli aveva infatti espresso tutta la sua solidarietà:

“Caro Scalfari, così dunque il suo pessimismo di settimane or sono su una possibile e prevedibile condanna dell‟«Espresso» s‟è dimostrato più fondato della mia certezza in una assoluzione, non fosse che per mancanza di dolo. Son cose che per certo non scoraggiano lei ed il suo collega Jannuzzi nel comune obiettivo di assicurare la difesa delle libere istituzioni repubblicane e democratiche”103,

che il direttore de “L‟Espresso” mostrò di apprezzare:

credo è in condizioni di prevedere uno sbocco a una situazione del genere. Se ne cerca uno sul piano parlamentare, ma dubito della sua efficacia. La verità è che la nostra classe politica è in ritardo sulla crescita della società. E questo è il terreno su cui tutto può volgere al peggio”, “I conti con la storia. Diari 1967-1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 164.

98

Dagli appunti di Nenni: “Appunto sui problemi della gioventù”: “Essa [la Commissione] dovrà concludere i suoi lavori entro il 31 dicembre di quest‟anno. Suo obiettivo non è solo quello di individuare le iniziative legislative e amministrative volte a risolvere i problemi specifici dei giovani studenti o lavoratori, ma anche e soprattutto: 1) a far partecipare, attraverso adeguate forme istituzionali, i giovani stessi alla elaborazione di tali iniziative; 2) alla creazione di un servizio che ponga direttamente a disposizione dei giovani beni e servizi riguardanti lo sport, il turismo, lo svago culturale e in genere il migliore impiego del tempo libero”, ACS – Fondazione Nenni, serie appunti e studi, busta 126, fascicolo 2472.

99

M. Franzinelli: “Nonostante le certezze categoriche della sentenza, il Tribunale si è mosso per molti aspetti alla cieca, per il segreto di Stato sui principali documenti. La condanna suscita sorpresa e indignazione, poiché l‟andamento delle udienze pareva favorire gli imputati”, “Il Piano Solo”, Mondadori, Milano 2010, pag. 192.

100

R. Martinelli, “Condannati i due giornalisti dell‟«Espresso» nella causa per diffamazione intentata da De Lorenzo”: “Sentenza di condanna per i giornalisti e riabilitazione completa per Giovanni De Lorenzo: è finito così il processo di Roma. A Eugenio Scalfari, direttore dell‟«Espresso», sono stati inflitti diciassette mesi di reclusione e 250 mila lire di multa; a Lino Jannuzzi, autore degli articoli, sedici mesi e duecento mila lire. Pene severe se si considera che a entrambi sono state concesse le attenuanti generiche. Il reato del quale i due giornalisti sono stati ritenuti colpevoli è quello di diffamazione doppiamente aggravata: dal mezzo della stampa e dall‟aver commesso il fatto contro un pubblico ufficiale”, Corriere della

Sera 2 marzo 1968.

101

A. Barberi, “L‟accusa aveva ammesso che le accuse sono provate”: “L‟incredibile sentenza è stata emessa dopo oltre sette ore di camera di consiglio, a conclusione di un processo che è durato oltre tre mesi e che si è articolato attraverso una trentina di udienze (…). Poi è giunta una sentenza che è in contrasto col la realtà stessa”, l’Unità 2 marzo 1968.

102

P. Nenni, “I conti con la storia. Diari 1967-1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 165. 103

“Caro Nenni, tra tante amarezze e delusioni – per me non inaspettate, anche se la loro «misura» mi ha francamente colto di sorpresa – rimane la solidarietà così pronta, sincera e affettuosa degli amici e dei democratici. Siamo tutti talvolta – e forse saremo ancora – in posizioni tatticamente diverse, mai però dissentiremo sugli obbiettivi di fondo, che sono e restano comuni”104.

Il direttore, comunque, non mancò di replicare e lo fece con una durissima lettera aperta indirizzata a Moro e pubblicata sul settimanale dopo la sentenza: “(…) Noi, onorevole Moro, non abbiamo né la vocazione né il gusto di passare per martiri, e perciò cercheremo, da modesti giornalisti quali siamo, quei modi per poter continuare a dire la verità che ci evitino possibilmente la scomoda situazione di detenuti. Ma resta il fatto che lei ha fortemente contribuito a trasformare due imputati in due condannati. Credo di non essere fazioso se dico che questo è stato uno dei più gravi peccati che lei abbia commesso nel corso del suo esercizio di governo che ora, finalmente, sta per chiudersi”105

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Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 179-181)

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