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L’equivoco Scalfari e la “Lettera ai compagni” Si intitolava “Cari compagni non c‟è altra strada”

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 112-119)

l‟articolo firmato da Eugenio Scalfari pubblicato da “L‟Espresso” il 22 agosto. Nell„intervista Nenni confessò di essere stato più volte tentato dalla prospettiva di tornare all‟opposizione: “Crede” disse a Scalfari, “che questa prospettiva non mi abbia tentato in tante occasioni, quando la crisi economica proponeva con la forza brutale della necessità soluzioni che d‟istinto avrei preferito non sottoscrivere, ma che la ragione e gli interessi del paese mi costringevano ad accogliere? (…). Non dico che il

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“Il compagno Nenni a colloquio con Paolo VI. La difesa della pace è stato il tema principale dell‟incontro”, Avanti! 13 aprile 1965.

272

B. Lai, “Nenni a colloquio con Paolo VI”: “Fonti vaticane hanno precisato che al centro della conversazione sono stati problemi della pace e la situazione internazionale”, Il Resto del Carlino 13 aprile 1965.

273

U. De Franciscis, “Tra Paolo VI e Nenni il dialogo della buona volontà”: “Il leader socialista, pur mantenendo il riserbo sul contenuto del suo incontro, durato cinquanta minuti con il Pontefice, ha espresso la sua soddisfazione per l‟avvio di un dialogo che, nello spirito giovanneo, mette al bando ogni genere di intolleranza”, Tempo aprile 1965.

274

C. Testa, “Nenni si toglie il basco e va dal Papa”, Oggi aprile 1965, pag. 24 e25. 275

G. Preda, “Un povero diavolo in Vaticano – lettera aperta a Pietro Nenni”: “Sarà davvero emozionante per un ex Lucifero, un ex duce di brigate massacratrici di religiosi, un ex adoratore del Piccolo Padre Stalin quale Lei è stato, veder scandite le ore della sua nuova storia dall‟orologio d‟oro del Santo Padre Roncalli, che le è stato offerto in dono da Paolo VI, insieme all‟aurea catenella ed al santino benedetto, destinati alla sua signora. Per non parlare poi di quella medaglia d‟oro del Pontificato, alla quale gli illusi, i fessi, gli opportunisti e i dialoganti cristiani, attribuiscono un valore di riconoscimento alla sua fresca qualità di errante convertito”, Il Borghese 22 aprile 1965.

276

G. N. P., “Nenni in frac”: “L‟udienza papale di Pietro Nenni ha mandato in bestia i democristiani. A udirli in privato e dove si sentano sicuri di non essere scoperti c‟è da chiedersi se si tratti di quelli del partito cattolico o dei seguaci del più acceso dei gruppi laici. Dicono costoro: “Se la visita di Adjubei a Papa Giovanni ci ha fatto perdere un milione di voti, quanti ne perderemo dopo quest‟ultimo colloquio vaticano che ha onorato l‟antico mangiapreti, l‟ex compagno dei comunisti, il premio Stalin e il capo di un partito che ha rimesso in discussione il Concordato?”, Specchio 25 aprile 1965. Sull‟incontro tra Nenni e Paolo VI, vedi anche D. Zucaro (a cura di), “I nodi della politica estera italiana”, Sugarco, Milano 1974, pagg. 175/176.

277

R. Doty, “Socialist chief in Italy sees Pope”, The New York Times 13 aprile 1965. 278

E. Scalfari, “Cari compagni non c‟è altra strada. Pietro Nenni ci parla dell‟unificazione e del Congresso”, L’Espresso 22 agosto 1965, n. 34.

partito socialista non abbia altre alternative oltre quella di centrosinistra. Ma è il paese che non ne ha. Tutta la sinistra all‟opposizione: ma non è dunque quello che abbiamo fatto dal 1948 al 1960? (…). Mentre si combattevano queste battaglie [all‟opposizione], dal 1947 è stato costruito uno Stato non soltanto senza di noi, ma contro di noi, voglio dire contro gli ideali e gli interessi che rappresentiamo e che sono quelli del popolo lavoratore”279. Ma si trattava, scrisse Nenni,

“di un intervista che non ho dato. Non tradisce il mio pensiero, anzi lo desume fedelmente dalla conversazione che ebbi con lui alcuni giorni orsono. Gli avevo però fatto presente l‟inopportunità di codesta anticipazione sulla lettera che rivolgerò ai compagni. E‟ passato oltre. L‟«intervista» è ripresa con grande rilievo da tutti i giornali. (…) E adesso bisogna che mi decida a scrivere questa benedetta Lettera ai compagni, divenuta famosa prima di uscire ”280.

Un equivoco (o una forzatura) dunque, che “costrinse” Nenni ad accelerare i tempi nell‟esporre le sue tesi in vista del Congresso di novembre e che chiaramente provocò immediate reazioni sia all‟interno del partito sia nella valutazione degli organi di informazione. La ormai tanto attesa Lettera ai compagni (suddivisa in paragrafi) venne pubblicata qualche giorno dopo sull‟”Avanti!”281

e costituisce una lunga riflessione sul cammino che il partito aveva intrapreso “nel passaggio dalla propaganda e dalle agitazioni alla politica, intesa come arte del potere”282

.

Nella lettera, dopo aver ribadito la sua adesione alle tesi del Segretario De Martino

“per i tre motivi indicati nella sessione di fine luglio del Comitato Centrale: 1) solidarietà con l‟opera dal lui svolta assumendo la Segreteria del partito per dovere, mentre era pressoché consumata la secessione di un gruppo il quale aveva da tempo il suo centro di gravità fuori del partito e mentre i socialisti affrontavano una delle più ardue prove della loro storia; 2) adesione al suo tentativo di contenere il dibattito e i dissensi interni sul piano non delle frazioni ma del libero confronto delle idee e della aperta espressione del dissenso, condizioni necessarie a chi voglia l‟unità del partito e l‟unificazione dei socialisti, che non può farsi su posizioni settarie ed estremiste; 3) validità dell‟orientamento generale e del filo conduttore delle tesi rispetto alla politica che il partito è andato elaborando negli ultimi dieci anni”283,

Nenni fece un accenno a quello che era stato il revisionismo “essenzialmente politico” del PSI: non metteva certo in discussione le acquisizioni fondamentali della dottrina e della prassi del socialismo moderno, ma ribadiva fortemente che il socialismo restava sì una “necessità storica obiettiva”, ma una necessità

279 Ibidem. 280

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 521-522. 281

“Lettera di Nenni ai compagni: i problemi del socialismo e della democrazia al nostro 36° Congresso”, Avanti! 5 settembre 1965; ACS – Fondazione Nenni, serie documenti a stampa, busta 224, fascicolo 2887 (b).

282 Ibidem. 283

“che attua e diviene sulla base di una scelta di valori in cui la libertà, la democrazia, l‟uguaglianza, la verità e la giustizia hanno una parte non inferiore alla socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio e costituiscono un impegno morale che vincola la responsabilità personale e collettiva dei socialisti a servirsi, nella edificazione del socialismo, soltanto di mezzi che siano in armonia col fine”284.

Ciò che invece aveva subito una profonda revisione erano alcuni punti delle acquisizioni dottrinarie della tradizione socialista come il concetto di classe (allargato a tutte le forze del lavoro: “operaie, contadine, tecniche ed intellettuali il concorso di ognuna delle quali è necessario e determinante nella lotta democratica per il potere”285) ed il concetto di rivoluzione che, superata la fase primitiva della violenza, della guerra civile, della dittatura di classe e di partito, andava allargato alla nozione dell‟evoluzione democratica della società nella ricerca di forme sempre più elevate ed egualitarie di convivenza civile.

Le parti più interessanti della lettera però, riguardavano tre punti specifici:

- il giudizio sostanzialmente positivo su quanto fatto sino ad allora dal centrosinistra (seppure in una situazione di congiuntura sfavorevole) a cui andava garantito e confermato un leale appoggio286: “nazionalizzazione dell‟energia elettrica, riforma dei patti agrari, le prime misure intese a creare un moderno sistema di sicurezza sociale e di pensioni, i primi provvedimenti per sottrarre alla sfrenata speculazione privata le aree fabbricabili (la 167) sono state attuate; la scuola ha preso finalmente il primo posto nella spesa pubblica, mentre con l‟istituzione della scuola media unica ed eguale per tutti e con le leggi istitutive della scuola materna statale e del nuovo ordinamento universitario (leggi che sono davanti alle Camere) si è avviato il processo di democratizzazione dell‟insegnamento pubblico”287

;

- il giudizio molto duro sull‟atteggiamento della componente conservatrice della DC288 e soprattutto del PCI: “non si potevano non prevedere l‟opposizione dei comunisti e le forme settarie che ha avuto, in correlazione col costante obiettivo comunista, da vent‟anni in qua, di egemonizzare il movimento operaio in tutte le sue manifestazioni, di egemonizzare anche la partecipazione dei lavoratori al governo come nella fase dal ‟43 al ‟47. A proposito dell‟atteggiamento dei comunisti nei confronti del centrosinistra forse leggeremo un giorno una di quelle severe critiche od autocritiche che Gramsci fece degli errori di settarismo del nascente partito comunista italiano negli anni dal ‟21 al ‟26, oppure una di quelle ancor più

284 Ibidem. 285 Ibidem. 286

“Lettera di Nenni ai compagni: i problemi del socialismo e della democrazia al nostro 36° Congresso”: “(…) dobbiamo, noi, mantenere i nostri impegni politici e programmatici; lasciare ad altri, se lo vogliono, la responsabilità di inadempienze volontarie e sistematiche, durare sul programma e sulla prospettiva indicata al Paese”, Ibidem.

287 Ibidem. 288

“Lettera di Nenni ai compagni: i problemi del socialismo e della democrazia al nostro 36° Congresso”: “Non si poteva non mettere in conto l‟azione di freno dell‟ala moderata della DC, operante oggi nel centrosinistra come vent‟anni orsono nei governi del CLN e nel tripartito socialista – comunista – democristiano”, Ibidem.

severe critiche ed autocritiche che Togliatti fece degli errori della Internazionale comunista in Germania dagli anni dal ‟27 al ‟33, quando in obbedienza alla forsennata teoria del socialfascismo, la socialdemocrazia venne considerata il nemico principale da abbattere ad ogni costo proprio mentre montava la marea nazista che doveva travolgere anche il partito comunista tedesco, gigante dai piedi d‟argilla. Ma questo è il senno del poi. Oggi come oggi, pur nella evoluzione in atto di molte idee e di molte esperienze, non c‟è da attendersi nessuna attenuazione nell‟attacco comunista al centrosinistra in generale, a noi socialisti in particolare. E‟ un dato del quale ci tocca prendere atto fermamente e serenamente”289

;

- l‟unificazione socialista, “una conquista da realizzare col concorso attivo ed appassionato di tutte le forze che hanno in comune la fede nella democrazia e nel socialismo”290

.

Proprio il tema dell‟unificazione costituiva il punto centrale, il piatto forte dell‟elaborazione politica contenuta nella lettera. Non si trattava, scrisse Nenni, di “una faccenda privata dei socialisti e dei socialdemocratici da risolvere con un protocollo tra le due segreterie e le due direzioni”291, in quanto le forze interessate all‟unificazione travalicavano di gran lunga i confini dei due partiti; erano infatti diversi i soggetti a cui Nenni rivolgeva il suo appello:

“Sono interessati all‟unificazione i molti, i troppi compagni che si sono estraniati dalle organizzazioni. Sono interessati alla unificazione quei vasti gruppi di lavoratori dell‟industria di stato, di quella privata, della agricoltura che cercano un punto di appoggio dentro l‟officina, l‟azienda, l‟ufficio, nelle campagne per portare avanti le rivendicazioni inerenti alla loro partecipazione diretta al processo produttivo. Sono interessati alla unificazione quei gruppi di intellettuali, di specialisti, di tecnici che ci hanno offerto il loro concorso nell‟elaborazione della politica di programmazione. Sono interessati alla unificazione, se non il PSIUP in quanto tale (setta senza spazio e senza prospettive), quei compagni che seguirono la secessione per spirito di frazione e di gruppo e per irritazione più che per convinzione. Vi sono interessati quei democratici laici che vogliono uno stato repubblicano moderno libero da ogni egemonia politica economica confessionale. Sono interessati quanti tra i cattolici militanti ubbidiscono al richiamo egualitario dell‟evangelismo cristiano e la cui adesione al movimento socialista si urta ormai soltanto alla garanzia che hanno diritto di reclamare circa la libertà ed il rispetto della religione e l‟indipendenza della Chiesa. Sono interessati alla unificazione molti lavoratori che si sono trovati comunisti o elettori comunisti per il canale della grande e gloriosa Resistenza, senza essere né leninisti, né staliniani, molti giovani che hanno ubbidito al richiamo della efficienza comunista, ma avvertono da qualche tempo in qua come, malgrado il vigore della organizzazione e delle lotte, il comunismo, dottrina metodologica e prassi, sia di una sempre più difficile assimilazione nei paesi i quali hanno alle spalle una lunga tradizione di vita civile, ed avvertono come soluzioni politiche tipo democrazie popolari non siano né accettabili né possibili nel nostro paese. (…) Non si può dire che l‟unificazione sia cosa fatta perché socialisti e socialdemocratici siamo al governo insieme, come non sarebbe cosa fatta se insieme fossimo o passassimo alla opposizione. (…) L‟indicazione valida per l‟unificazione rimane quindi quello dell‟inizio di un periodo di azione comune, e di comuni assunzioni di responsabilità, a livello delle sezioni, delle federazioni, delle direzioni di partito, dei gruppi parlamentari. (…) Allora una Costituente socialista, la quale tiri le somme di un vasto lavoro di approfondimento dei valori e degli obiettivi del socialismo, diverrebbe un fatto di popolo e di massa da cui l‟azione socialista interna ed internazionale trarrebbe nuovo ed incisivo vigore”292.

289 Ibidem. 290 Ibidem. 291 Ibidem. 292 Ibidem.

Gli spunti e le proposte contenuti nella lettera furono immediatamente commentati, anche in maniera diametralmente opposta, nei giorni seguenti dai principali organi di informazione293, ma l‟aspetto più interessante riguarda le reazioni che suscitarono nel PSI e negli altri partiti. Nel PSI il più entusiasta fu il vicesegretario Brodolini (che definì la lettera di Nenni come “un alto e vivo contributo alla continuità e al rinvigorimento e allo sviluppo dell‟iniziativa socialista nel paese. La prospettiva indicata da Nenni per l‟unità socialista è la più realistica e la più valida”294), i più critici Lombardi, che bollò la lettera come “pressappochista e generica”295, Santi e Giolitti, decisamente contrari sia all‟ipotesi dell‟unificazione sia al proseguimento dell‟esperienza di governo296

. Per il PCI, le pesanti ripercussioni che il processo di unificazione avrebbe avuto sulla compattezza delle forze operaie furono evidenziate sia dal Segretario Longo

“Nenni e la sua maggioranza vogliono arrivare all‟unificazione dei due partiti socialisti, che non farebbe che continuare la politica di divisione delle forze operaie portata avanti dal centrosinistra. (…) E‟ questa la via, grado a grado percorsa, in questi anni di collaborazione con la DC, dal Partito Socialista italiano. E‟ questa la via che l‟on. Nenni con le sue proposte vorrebbe far percorrere fino in fondo al Partito Socialista e a cui la progettata unificazione con la socialdemocrazia, su una piattaforma di collaborazione governativa essenzialmente socialdemocratica, non farebbe che mettere il punto finale”297

che da Luigi Pintor

“L‟elemento distintivo della lettera di Nenni è che in essa scompare ogni linea di demarcazione tra le classi, ossia scompare ed è negata la premessa stessa di ogni politica e prospettiva, non diciamo socialista, ma di

293

L. Bianchi, “Nenni consiglia al PSI di non uscire dal governo”, Corriere della Sera 5 settembre 1965; M. Missiroli, “La lettera di Nenni”, Il Messaggero 5 settembre 1965; M. Tito, “Nenni propone un nuovo socialismo senza i vecchi concetti di classe”: “Nella lettera ai compagni scrive che si impone una revisione ideologica per portare il PSI nell‟ambito europeo e consiglia una costituente per l‟unificazione socialista, dalla quale debbono essere esclusi i comunisti”, La Stampa 5 settembre 1965; A. Giovannini, “Che vuole Nenni?”: “L‟on. Nenni condanna lo Stato attuale, non intende valersi dei comunisti, che peraltro totalmente non respinge e tanto meno condanna. Qual è dunque lo Stato democratico che egli vuole regalare all‟Italia? E come potrà avere la cooperazione di quei partiti che costruirono quello Stato ch‟egli oggi seppellisce col suo giudizio iconoclasta?”, La Tribuna 5 settembre 1965; Vice, “Nenni: unificazione graduale e rilancio del centrosinistra”: “Alla fusione tra i due partiti socialisti bisognerebbe pervenire attraverso un periodo di azione comune, coronato dalla convocazione di una Costituente”, Roma 5 settembre 1965; “Nenni: o le riforme o il caos; il leader socialista invita i compagni a fare sì che prima si attui tutto il programma di centrosinistra e poi, con le conseguenze che ne deriveranno, si cominci a parlare di crisi, in modo che si possa farlo da una posizione di forza – Ribadita la strategia dell‟aggressione allo Stato portata lentamente dall‟interno anziché in maniera frontale”, Il Secolo d’Italia 5 settembre 1965;

294

E. Mattei, “Largo appoggio nel PSI alle tesi sostenute da Nenni”, Il Resto del Carlino 6 settembre 1965; 295

E. Mattei, “Su Nenni da sinistra grandinata di critiche”, La Nazione 6 settembre 1965. 296

A. Giolitti, “Perché non siamo socialdemocratici”, Mondo Operaio, Ottobre 1965, n. 10; Vice, “Contrastanti reazioni alla lettera di Nenni. Soddisfatto Brodolini, mentre i lombardiani affilano le armi e si preparano a contrapporre Santi al leader romagnolo”, Roma 6 settembre 1965; M. Tito, “Il PSI di fronte alla nuova realtà”, La Stampa 6 settembre 1965; “La prima severa risposta di Lombardi all‟on. Nenni”: “L‟ex segretario del PSI si è limitato a un elenco di riforme, senza precisare quello che si vuole e come lo si vuole. L‟unificazione dovrebbe risolversi in un‟operazione indolore, proprio ciò che la base non vuole”, Paese Sera 6 settembre 1965; M. Pinzauti, “Polemica tra i socialisti per la lettera di Nenni”, Stampa Sera 6 settembre 1965; Vice, “Lombardi critica duramente le tesi della lettera nenniana”: “Tutto il programma di Nenni – dice il capo dei gregoriani – è una serie di titoli e di etichette, ma la sostanza delle cose sfugge completamente”, Roma 6 settembre 1965; V. A., “Divisi i socialisti sulla lettera ai compagni”: “Le tesi del vicepresidente del Consiglio sono condivise da Brodolini ma attaccate duramente da Giolitti”, Il Giornale d’Italia 7 settembre 1965; E. Mattei, “Le due facce di una lettera”: “Le contrastanti interpretazioni, date all‟interno del PSI, della posizione chiave dell‟on. Nenni aumentano la confusione e non autorizzano a sperare nella chiarezza delle decisioni congressuali”, Tempo settembre 1965, pag. 9.

297

contestazione del sistema qual è, delle sue leggi, della sua direzione borghese. Il fiume che Nenni vuole alla sua età guadare, senza fermarsi a metà, è il fiume che divide il socialismo dal capitalismo”298,

mentre Ugo La Malfa, a proposito del “revisionismo politico” indicato nella lettera da Nenni, invitò tutta la sinistra ad un confronto franco e aperto299. Gli effetti positivi dell‟unificazione, per il PSDI furono commentati direttamente dal Segretario Tanassi:

“Non saremo certamente noi a sottovalutare le difficoltà dei rapporti umani e politici tra i due partiti; abbiamo vissuto con impegno la storia di questi ultimi vent‟anni e sappiamo quanta amarezza e quanto dolore ci siamo vicendevolmente procurati. Tuttavia riteniamo che l‟esigenza di portare avanti gli interessi dei lavoratori italiani e l‟indubbio miglioramento dei rapporti di questi ultimi anni tra i due partiti, siano sufficienti a superare gli ostacoli che ancora esistono per giungere alla unità organica e concludere così la tappa più importante del processo unitario a cui tendono tutti i lavoratori. (…) La prospettiva più immediata e suggestiva, per dare nuova forza e nuovo vigore ai lavoratori italiani, è l‟unificazione socialista. (…) L‟unità socialista, infatti, appena conseguita, produrrebbe un effetto benefico su tutta la politica italiana e in particolare modificherebbe il rapporto di forze all‟interno della maggioranza di governo. Essa darebbe la possibilità di procedere più rapidamente nell‟azione riformatrice anche perché modificherebbe il clima generale del Paese, spegnendo le velleità conservatrici tuttora esistenti in molti settori. In altre parole la unità socialista consentirebbe di portare la politica di centrosinistra al suo più alto livello, fugando ogni minaccia di deterioramento e, ove ciò non fosse proprio possibile, consentirebbe il passaggio all‟opposizione, senza porre in pericolo le istituzioni democratiche. (…) Concludendo: i due partiti si sono ritrovati allorché, dopo un‟esperienza che li aveva visti per anni divisi ed addirittura contrapposti, si è delineata la possibilità di realizzare un programma di rinnovamento economico e civile della società italiana che, se non opera ancora la saldatura tra democrazia e socialismo, è diretto però al completamento della nostra democrazia nata dalla lotta antifascista e dalla Resistenza, sulla base di quella Costituzione repubblicana in cui è stata trasfusa tanta parte della tensione ideale del Paese”300.

Dura e critica, al contrario, la valutazione espressa dal segretario del PSIUP Vecchietti che, parlando espressamente di “destra del PSI”, affermò che

“la cosiddetta lettera ai compagni si colloca come l‟ultimo e irrevocabile atto del cammino verso la socialdemocrazia iniziato dalla destra socialista ormai da molti anni, con tutti gli squallidi e ormai tradizionali effetti negativi, ideologici, politici e morali”301.

L‟unificazione, concluse Vecchietti consisteva in

“una minaccia da non sottovalutare, perché essa parte non solo dalla volontà convergente della destra del PSI con quella del PSDI, ma si allarga (come pressione che parte dall‟esterno) a tutte le ingenti forze e gli interessi enormi che oggi sostengono questo centrosinistra. E‟ una grande operazione strategica in corso che non può essere combattuta con la denuncia e la propaganda soltanto, ma va rintuzzata con una attiva politica, che dà al

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 112-119)

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