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Il PSI al governo: Nenni vicepresidente del Consiglio nel I governo Moro.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 55-59)

Preoccupato dalla difficile situazione interna, Nenni tornò momentaneamente a spostare la sua attenzione sulle riunioni dei partiti della maggioranza (all‟inizio infruttuose)277

e su quelle di 271 Ibidem. 272 Ibidem. 273 Ibidem. 274

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 302. 275

In una lettera aperta all‟Avanti! Bertoldi, nonostante confermasse di condividere le preoccupazioni di Basso e Valori sullo “svuotamento ideologico del partito” e sul pericolo di una sua “degenerazione”, si pronunciò per il rispetto assoluto della disciplina del partito come “elemento fondamentale dell‟unità dello stesso”, Avanti! 29 novembre 1963.

276

D. Valori, Mondo Nuovo 1 dicembre 1963. 277

L. Bianchi, “Contrasti sugli uomini e sulle cose per la formazione del nuovo governo. Otto ore di inconcludenti discussioni tra i segretari dei quattro partiti”, Corriere della Sera 1 dicembre 1963.

corrente convocate per determinare il numero di ministeri spettanti a ciascun partito e di conseguenza i nomi da assegnare a ciascun dicastero278. C‟erano due richieste dei socialisti che purtroppo, commentava Nenni sui Diari, non sarebbero state accolte: la prima riguardava la permanenza di Andreotti alla Difesa, che il PSI non avrebbe gradito, l‟altra riguardava l‟esclusione di Bernardo Mattarella279. Su quest‟ultimo caso Nenni consegnò a Moro una lettera di Ferruccio Parri in cui venivano ribadite le accuse di connivenza con la criminalità organizzata, ma Moro replicò che contro Mattarella (e Messeri) la commissione di inchiesta contro la mafia aveva raccolto “voci senza fondamento”; avrebbe pertanto consultato il Presidente della commissione anche se riteneva impossibile una condanna morale non basata su prove sicure. Diversamente, commentò Moro, la vita pubblica sarebbe scesa al “livello della giungla”. “Ma”, si domandò Nenni, “c‟è forse qualcosa di più basso e di più vile della omertà del silenzio?280”. Lo scoglio più duro da superare era rappresentato dal ministero chiave del Bilancio e della Programmazione281: era stato offerto a Fanfani che lo aveva rifiutato così come lo rifiutò Lombardi sostenuto in questo caso apertamente da Saragat. Saragat sosteneva che sul Bilancio la questione non era tra il PSDI e i socialisti: per i socialisti si trattava di una questione “di partito”, per il PSDI di una questione di politica nazionale282; il PSDI aveva fatto le maggiori “concessioni” proprio sul terreno della politica economico-sociale e non già su quello della politica estera e sul rifiuto di Lombardi sarebbe stato lo stesso Saragat a dichiararsi contrario283. Nenni e i socialisti sostennero la candidatura di Giolitti su cui però non mancavano perplessità: per Moro, infatti, Giolitti non aveva un sufficiente accreditamento presso l‟opinione pubblica, Saragat addirittura si chiese ironicamente “chi è costui?”284

, e replicò, secondo la ricostruzione fatta da Il Resto del Carlino, in maniera quasi sprezzante:

278

In una delle sue minute (quella relativa alle riunioni della maggioranza autonomista del 2 e 3 dicembre 1963), Nenni riporta le diverse ipotesi dei vari esponenti socialisti a proposito dei nominativi da assegnare ai ministeri, soprattutto quelli finanziari: ACS - Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

279

“Il PSI non vuole l‟on. Andreotti a capo del Ministero della Difesa. La pretesa è stata nettamente respinta da Moro. I socialisti hanno avanzato una pregiudiziale anche nei confronti di Mattarella, al quale dovrebbe essere assegnato il dicastero dell‟Agricoltura”, Il Tempo 1 dicembre 1963.

280

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 303.

281 E. Mattei, “Ancora aperto il contrasto sui titolari dei dicasteri finanziari”, Il Resto del Carlino 3 dicembre 1963. 282

Dagli appunti di Nenni: ACS - Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362. 283

Dagli appunti di Nenni: ACS - Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362; E. Mattei, “Tutto in sospeso dopo la bomba Giolitti”: “La tesi di Saragat è stata questa: il dicastero del Bilancio è stato sempre affidato, da Einaudi che lo creò, ad uomini di non comune levatura; se ora il PSI lo reclama, ci si impegni con il personaggio di maggior rilievo che abbia, ossia con Riccardo Lombardi”, Il Resto del Carlino 3 dicembre 1963.

284

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 304; “Veto di Saragat per Giolitti”,

“I socialisti avevano domandato per un loro uomo il dicastero del Bilancio; e, invitati a dire per chi, fecero il nome di Giolitti. “Giovanni?”, si dice che abbia chiesto Saragat con finto candore; e appreso che non di Giovanni ma di Antonio si trattava abbia risposto seccamente di no”285.

Quando il 2 dicembre si sparse voce che i tre ministeri finanziari sarebbero stati assegnati a La Malfa, Tremelloni e Colombo286, mentre ai socialisti sarebbe stato concesso il Commercio estero, in qualche modo associato ai cosiddetti “finanziari”287

,

Giolitti non la prese bene e reagì immediatamente con una dichiarazione ripresa da tutti i giornali il mattino successivo, la “bomba Giolitti”288, in cui giudicava “inverosimile” la notizia dell‟esclusione del PSI dai tre ministeri chiave della politica economica, una decisione del resto già considerata non accettabile dalla maggioranza della Direzione del partito. Non poteva certamente ritenersi rimedio dignitoso una presenza socialista “a latere” di quei tre ministeri e una tale soluzione avrebbe posto il PSI in una “umiliante posizione di inferiorità”289

. Nenni, scrisse poi Giolitti, prima andò letteralmente su tutte le furie rimproverandogli di mettere in pericolo la tanto faticata operazione del centrosinistra, poi dopo un incontro a due, Giolitti riuscì a convincerlo circa l‟importanza di ottenere uno di quei tre ministeri290. Le alternative possibili erano a quel punto Giolitti al Bilancio, Colombo al Tesoro, Tremelloni alle Finanze oppure Colombo al Bilancio, Tremelloni al Tesoro e Giolitti alle Finanze: Nenni, De Martino e Lombardi insistevano sulla prima soluzione e Moro non si mostrò “recisamente” contrario alla richiesta confidando che l‟opposizione più forte restava sempre quella di Saragat291: un comunicato ufficiale del PSDI esprimeva infatti ancora riserve sulla scelta della persona che avrebbe dovuto rappresentare il PSI al Bilancio ed esaltava Tremelloni “salvatore della lira e patrono dei lavoratori”292

. Ma i giochi erano ormai fatti ed

285

E. Mattei, “Tutto in sospeso dopo la bomba Giolitti”, Il Resto del Carlino 3 dicembre 1963. 286

“La soluzione proposta da Moro e Saragat è la seguente: La Malfa al Bilancio, Colombo al Tesoro e Tremelloni alle Finanze”, Il Resto del Carlino 3 dicembre 1963.

287

A. Giolitti, “Lettere a Marta. Ricordi e riflessioni”, Il Mulino, Bologna 1992, pag. 134. 288

E. Mattei, “Tutto in sospeso dopo la bomba Giolitti”, Il Resto del Carlino 3 dicembre 1963; 289

A. Airoldi, “Stentato compromesso tra i quattro bruscamente respinto da Giolitti; il parlamentare socialista rifiuta il Commercio estero reclamando per il PSI uno dei tre dicasteri finanziari”, La Nazione 3 dicembre 1963; “Proteste dei socialisti che non accettano di essere esclusi dai ministeri finanziari. L‟on. Giolitti, lombardiano e candidato del PSI, reagisce duramente: non si può accettare una simile umiliante posizione di inferiorità”, La Stampa 3 dicembre 1963; “I lombardiani non accettano l‟esclusione del PSI dai dicasteri finanziari ed appoggiano Giolitti”, Paese Sera 3 dicembre 1963; “Ufficialmente concluso il negoziato prosegue sottobanco; ridda di notizie sulle trattative: ieri sera Moro affermava che entro oggi avrebbe ultimato la lista di governo; poi, è stata diramata una irritata dichiarazione del socialista Giolitti, che ha rimesso in forse l‟intero negoziato”, Il Secolo d’Italia 3 dicembre 1963; “L‟accordo sulla lista dei ministri è definito per Moro ma non per il PSI: si era saputo che l‟intesa prevedeva La Malfa al Bilancio, Colombo al Tesoro, Tremelloni alle Finanze, Giolitti al Commercio estero e la creazione, con i titolari dei quattro dicasteri, di un Comitato di coordinamento della politica economica. Più tardi la soluzione è stata però respinta, con una polemica presa di posizione, proprio dall‟on. Giolitti”, Il

Tempo 3 dicembre 1963.

290

A. Giolitti, “Lettere a Marta. Ricordi e riflessioni”, Il Mulino, Bologna 1992, pag. 134. 291

“Il PSDI tiene a precisare che la responsabilità dell‟assegnazione del Bilancio a Giolitti spetta a Moro”, Il Giornale

d’Italia 5 dicembre 1963.

292

alla fine, commentò Nenni sui Diari, “ci siamo impuntati su Giolitti e l‟abbiamo spuntata”293 . Sarebbero rimasti fuori Sullo, che pretendeva esclusivamente i Lavori Pubblici, Scelba, Pella, Gonella: “presi ognuno a sé contano più o meno. Insieme renderebbero impossibile la vita al governo”, scrisse Nenni sui Diari294

. Il caso Scelba non fu però di facile soluzione: in occasione del voto di fiducia al governo, infatti, la sua corrente (Centrismo popolare) giunse ad un passo dal non riconoscerla. Scelba ed i suoi denunciavano la scarsa considerazione in cui venne tenuta, dalla maggioranza del partito, la posizione della corrente nella ripartizione degli incarichi di governo ed esplicitavano la volontà di non partecipare alla votazione in aula. A questo punto, visto che il gesto clamoroso avrebbe pregiudicato la nascita del nuovo esecutivo e soprattutto avrebbe inflitto un duro colpo all‟unità della DC, secondo la ricostruzione fatta da Augusto D‟Angelo, Moro riuscì ad ottenere un diretto intervento pontificio su Scelba che ottenne gli effetti sperati e ricucì lo strappo295. Ma dal nuovo governo sarebbero rimasti fuori, oltre a Lombardi, anche La Malfa e Fanfani; La Malfa diede a Moro la sua disponibilità a “farsi da parte” a patto che nell‟esecutivo entrasse Reale296

ed ebbe con Nenni un “affettuoso” scambio epistolare297

. Il principale rammarico di Nenni restava però il rifiuto di Fanfani a cui confermò che la formazione del governo sarebbe stata difficile e forse impossibile senza la sua partecipazione. Fanfani fu irremovibile e ribadì per iscritto che intendeva rimanere fuori, ma non mancò di esortare Nenni ad andare avanti, mettendolo in guardia circa i rischi di un eventuale rifiuto socialista per l‟intera operazione di centrosinistra298. Il 4 dicembre fu ufficializzata la compagine del primo esecutivo Moro con la

293

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 304. 294

Ibidem. 295

A. D‟Angelo: “A rimuovere la possibilità di un pur remoto errore d‟interpretazione, Paolo VI intervenne in maniera che potrebbe definirsi diretta. Infatti tra le carte di Scelba è conservata una lettera di Mons. Franco Costa, appena nominato Assistente Generale dell‟Azione Cattolica, nella quale – per i suoi rapporti con G. B. Montini – non può non leggersi l‟intervento personale del Papa (…). L‟intervento spinse Scelba a rinunciare ai suoi programmi”, “Moro, i vescovi e

l’apertura a sinistra”, Studium, Roma 2005, pag. 119.

296

La Malfa a Moro (e a Nenni) 3 dicembre 1963: “Se dopo la soluzione riguardante il Segretario del Partito, vi è utile il mio ingresso al Governo, come Ministro del Bilancio, disponete pure di me. Se non vi è utile o, all‟ultimo momento, siete costretti a cambiare versione, fate come reputate più opportuno, nell‟interesse dell‟equilibrio politico del governo e del successo della travagliata operazione in corso, senza preoccuparvi di qualsivoglia precedente nei miei confronti. Ma non pensate di sacrificare Reale”, ACS – Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, fascicolo 1498.

297

Nenni a La Malfa 4 dicembre 1963: “Caro Ugo, la decisione del tuo partito di volere Reale alla Giustizia ha fatto cadere la soluzione La Malfa al Bilancio. Essa era del resto diventata estremamente difficile nel momento in cui la Socialdemocrazia aveva rivendicato per sé le Finanze o il Tesoro escludendo Giolitti. Pazienza. Non lo dico per te, ma per me che avevo il vivo desiderio che tu fossi nel Consiglio dei Ministri”, ACS – Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, fascicolo 1498; La Malfa a Nenni, 4 dicembre 1963: “Caro Pietro, apprendo che l‟avete spuntata con Giolitti. Non mi pareva possibile. Ieri sono stato in ansia che cedeste di fronte a Tremelloni o a Colombo, il che sarebbe stata una sconfitta terribile. Siete riusciti e ne sono felice, soprattutto per te”, ACS – Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, fascicolo 1498.

298

Telefonata di Fanfani a Nenni 1 dicembre 1963: “Sento il dovere di dirti che se tu rifiuti la vicepresidenza del Consiglio e il Ministero del Bilancio domani non rimane a Moro che una cosa da fare: portare al Quirinale la sua rinuncia. Il fatto politico sarà che il tuo rifiuto ha così fatto naufragare forse per sempre il centrosinistra con le conseguenze che ciò comporta. Non credevo che la situazione stesse così. So che c‟è a Roma una lettera di Moro della quale conosco genericamente il tenore. Il tenore è questo: un invito dei quattro partiti ad accettare la carica di vicepresidente del Consiglio e Ministero del Bilancio e della Programmazione. Ma dopo l‟invio della lettera la situazione si è ulteriormente ingarbugliata e la situazione è questa: o

diretta partecipazione dei socialisti299: per il PSI, oltre a Nenni vicepresidente del Consiglio, c‟erano Giolitti al Bilancio, Arnaudi alla Ricerca Scientifica, Pieraccini ai Lavori pubblici, Mancini alla Sanità e Corona al Turismo. Saragat ottenne il Ministero degli Esteri mentre Andreotti fu confermato alla Difesa; a Taviani fu affidato il Ministero degli Interni, a Colombo il Tesoro, a Tremelloni le Finanze, a Luigi Gui la Pubblica Istruzione a Oronzo Reale il Ministero di Grazia e Giustizia.

“Da oggi ognuno è più libero” titolò “l‟Avanti!”300; “Esultanti i marxisti, allarme nel Paese. Le leve principali del potere nelle mani dei socialisti”, replicò “Il Secolo d‟Italia”301

. Durissima la valutazione del PCI che il 7 dicembre chiuse i lavori del Comitato Centrale approvando una risoluzione in cui si affermava che “il passaggio del PSI dall‟opposizione alla partecipazione al governo costituisce un fatto nuovo di grande rilievo nella vita politica del paese, che pone di fronte a nuovi problemi tutto il movimento operaio”; i comunisti, pur non essendo contrari per principio ad un governo di centrosinistra e, anzi, considerandolo come un passo avanti nella direzione d‟una svolta a sinistra, giudicavano il nuovo governo “un‟operazione trasformistica di vertice” e ne respingevano “l‟ispirazione politica generale in cui non si manifesta nessun proposito di seria rottura col passato e di lotta conseguente contro le strozzature reazionarie che gravano sulla società italiana”302

.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 55-59)

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