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Le diverse valutazioni e le prime critiche ai documenti sull’unificazione.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 145-149)

Già nel corso delle trattative non erano mancati contrasti e scontri anche abbastanza duri e Giolitti, che faceva parte della delegazione socialista, lo ricorda nei suoi appunti108.

105

“Le riforme di struttura sono per il partito lo strumento di un fine sociale generale, quello di raggiungere un traguardo fondamentale: la facoltà di perseguire nuove forme di vita associata e individuale nella libertà e nella eguaglianza, al di fuori di ogni sfruttamento dell‟uomo sull‟uomo, sia in termini economici che in termini di scelta, cioè di effettiva partecipazione alla direzione della società e dello Stato. Un tale obiettivo non si raggiunge senza la riforma dello Stato, ammodernando e responsabilizzando la pubblica amministrazione, la giustizia e i controlli amministrativi. (…) Non vi è tuttavia riforma efficiente dello Stato senza riforma della Società nei suoi aspetti economici ed in quelli civili”, Ibidem.

106 “Il Partito unificato ravvisa, nel proseguimento della collaborazione con la DC, un importante fattore di stabilizzazione e di progresso della società italiana, sulla base della difesa e della garanzia delle pubbliche libertà, tutte tra di loro solidali, dalla libertà politica a quella religiosa, a quella del pensiero dell‟arte e della cultura e sulla base della attuazione di un programma di riforme adeguate alle esigenze di rinnovamento e di progresso della nazione e dei lavoratori. La maggioranza e il governo di centrosinistra sono la forma politica attuale della collaborazione tra le forze democratiche e socialiste”, Ibidem. 107

Ibidem. 108

A. Giolitti, “Si procedette alla stesura di una Carta dell‟unificazione socialista che veniva qualificata e annunciata, anche da tutta la stampa, come non soltanto politica ma anche «ideologica». E infatti la prima parte fa riferimento alle «esperienze dottrinarie [sic] a cominciare da quella fondamentale del marxismo» e al fine ultimo «di creare una società liberata dalle contraddizioni e dalle coercizioni derivanti dalla divisione in classi prodotta dal sistema capitalistico e nella quale il libero sviluppo di ciascuno sia la condizione del libero sviluppo di tutti» e via dicendo. Io mi permisi di osservare che codeste formule erano alquanto obsolete e poco conformi alle motivazioni che da tempo animavano il comportamento politico dei due partiti. Non l‟avessi mai detto: Nenni e Tanassi (che sostituiva Saragat presidente della Repubblica) mi saltarono addosso chiedendomi che cosa sarebbe restato allora di socialista in quella carta. E così vi si trovano ancora quelle perle «ideologiche». Uscendo dalla riunione rilasciai una dichiarazione che comparve sui quotidiani del giorno dopo, 30 luglio 1966: deploravo che quel documento presentasse un duplice difetto, e cioè quello di preoccuparsi «troppo di mettere in salvo alcune suppellettili del cosiddetto patrimonio ideale e troppo poco di fornire un‟analisi corretta e aggiornata della situazione storica a supporto di un‟azione socialista efficace». La parola «suppellettili» fece un po‟ scandalo, fu considerata un‟irriverenza recidiva; alcuni però – come Mauro Ferri e Paolo Rossi per esempio – l‟apprezzarono e ci si divertirono, e così, sotto sotto, anche Riccardo Lombardi”, “Lettere a Marta. Ricordi e riflessioni”, Il Mulino, Bologna 1992, pag. 158. Lo stesso Giolitti un anno prima aveva espresso su Mondo Operaio la sua opinione sulla Costituente: “(…) Gli schieramenti vitali nella lotta politica non nascono per via di ritagli o ricuciture su abiti ormai logori, ma in forza di movimenti capaci di tessere la trama di un disegno politico che stimoli, convinca e raccolga le forze sociali interessate a sostenerlo. La Costituente socialista può essere la molla di un simile schieramento: ma a condizione di non ridursi a grimaldello per aprire la porta alla unificazione-contratto. Se si va al contratto, bisogna sottostare alle condizioni del mercato, che sono quelle stabilite dal comportamento dei due partiti nell‟attuale collaborazione di governo (…). La Costituente, a mio giudizio, ha un senso e un valore in quanto prospetta in termini concreti un‟alternativa all‟attuale posizione del PSI nel governo: alternativa che si

Gli organi direttivi del PCI affidarono le proprie valutazioni ad un documento in cui, oltre ad interpretare negativamente la “Carta”109, si faceva un‟analisi a più ampio raggio sull‟intero processo per concludere che

“l‟unificazione non è un‟operazione facile, né che copre di per sé i vuoti della crisi politica in atto. Conferma, anzi, il nostro giudizio che si tratta di un‟operazione arretrata nei confronti della realtà. E questo per tre motivi: perché essa avviene nell‟ambito del centrosinistra e cioè all‟interno di quel sistema di rapporti politici; perché accentua la delimitazione e la divisione nei nostri confronti: fatto questo che toglie ogni capacità di novità e di positività all‟azione stessa; perché contrasta nettamente con i processi in atto in importanti settori della socialdemocrazia europea, le cui tendenze, pur tra difficoltà e contrasti, sono invece di unità tra tutte le forze di sinistra”.110

Per i vertici comunisti era pertanto necessario “esercitare un‟ampia azione critica nei confronti dell‟unificazione, sulla base della «Carta» e degli atti che verranno compiuti, tenendo conto che l‟unificazione avrà un suo cammino che dovrà essere seguito con attenzione”111, e “svolgere una grande azione unitaria di dialogo, d‟incontro, d‟intesa con i compagni socialisti su tutti i terreni che si presentano nella realtà internazionale ed italiana, accentuando l‟attacco alla DC che rimane il principale nemico da battere”112

. Proprio in casa DC, come Nenni aveva ipotizzato, il processo di unificazione aveva in effetti causato qualche preoccupazione e stimolato un dibattito sulle future scelte e prospettive del partito cattolico. In un documento (non firmato) si legge infatti “è diffusa in diversi nostri ambienti una generica preoccupazione sulle prospettive politiche della DC nel momento in cui si attuerà l‟unificazione socialista (…) Il vero problema che si presenterà al nostro partito non sarà di natura elettorale, ma sarà invece quello di trovare una «nuova» impostazione politica”; al contempo però, trapelava un certo ottimismo considerando che gli ostacoli ed i contrasti interni che il nuovo partito avrebbe incontrato sulla sua strada, avrebbero reso “pressoché irrilevante il pericolo di una erosione di voti in danno della DC e in favore del nuovo partito socialista”113

.

realizzerà come rinnovata partecipazione al governo sulla base di nuovi impegni programmatici, oppure come passaggio alla opposizione, a seconda delle posizioni che assumeranno gli altri partiti del centrosinistra”, Mondo Operaio, ottobre 1965, n. 10.

109

“Essa [la Carta] ha una fisionomia profondamente contraddittoria in quanto vi si trovano affermazioni generali sul capitalismo, il socialismo, la democrazia, le riforme della struttura economica e politica che hanno la pretesa di essere avanzate, classiste, internazionaliste ma a cui fanno riscontro soluzioni ed indicazioni politiche che negano quelle premesse, le rendono vane e danno, in definitiva, un preciso carattere moderato e di stabilizzazione all‟operazione”, “Note di

orientamento sulla unificazione PSI-PSDI”, Istituto Sturzo, fondo DC, serie Segreteria Politica (Rumor), busta 181, fascicolo

7. 110 Ibidem. 111 Ibidem. 112 Ibidem. 113

“Non per congratularci con i mali altrui, soprattutto se, come nella fattispecie, si tratta di ipotetici mali futuri, non va dimenticato che se oggi sia il PSI che il PSDI hanno, ciascuno per proprio conto, una forte maggioranza interna, ben difficilmente tale situazione si riprodurrà nel nuovo partito unificato (…). I futuri contrasti interni nel partito unificato (si pensi a Lombardi e a Paolo Rossi) incideranno anche sul piano elettorale, nel senso di rendere pressoché irrilevante il pericolo di una erosione di voti in danno della DC e in favore del nuovo partito socialista. Tale pericolo vi sarebbe – ed

Nonostante la scontata “approvazione” che Nenni ricevette riservatamente da Saragat114 , la pubblicazione dei tre documenti fu immediatamente ripresa dagli organi di stampa che non mancarono di evidenziare le perplessità e le “forzature” in essi contenute, ed è effettivamente una valutazione condivisibile. Spadolini sostenne che non c‟era nulla di “inedito”115

e definì “arcaiche”116

quelle tesi che Nenni, “giornalista nato”117, era quindi “capace anche di rendere moderne”118

; su diversi punti, e qui Spadolini fu molto chiaro, “le proposizioni della carta socialista risultano generiche e indeterminate: suscettibili di interpretazioni diverse o addirittura opposte (…). I problemi di equilibrio politico e ideologico, che l‟unificazione pone, sono infiniti”119. Chiuse poi con un auspicio: “e l‟augurio di tutti, oggi, è uno solo. E cioè che nessuno di noi, che nessuno dei democratici italiani, debba mai rimpiangere l‟autonomia del partito socialdemocratico, debba mai rimpiangere quello che fu il partito di Saragat e di Palazzo Barberini. Componente essenziale della nostra storia e garanzia, in certi momenti decisiva, delle nostre libertà”120. Ancor più netto il giudizio de “l‟Unità” che titolò “Nessuna proposta strategica e programma subalterno alla DC”, concetto ribadito nell‟editoriale di Gian Carlo Pajetta:

“La prima riflessione che richiede il documento che sta alla base della unificazione socialdemocratica riguarda quello che questo documento non ha voluto essere, per poter giungere in porto tra reticenze e compromessi e garantire un‟operazione all‟insegna della subordinazione alla politica dorotea della DC e all‟accettazione del sistema capitalistico, secondo l‟esperienza già fatta dai socialdemocratici in Italia. (…) Si tratta di un documento e di una politica che non sono sorti da un dibattito reale avvenuto nelle organizzazioni: non c‟è stato un confronto o uno scontro che siano stati politicamente giustificati nelle assemblee di base”121

.

occorrerebbe porvi mente per fronteggiarlo – nell‟ipotesi di elezioni immediatamente successive alla riunificazione socialista, nel clima psicologico di euforia laburisteggiante che inevitabilmente scaturirà dall‟unificazione, senza che il nuovo partito abbia potuto sperimentare nella realtà dei fatti la sua natura, la sua consistenza, la sua unitarietà e il suo indirizzo, soprattutto quando verranno al pettine certi nodi”, “Appunti sulla riunificazione socialista”, Istituto Sturzo, fondo DC, serie Segreteria Politica (Rumor), busta 165, fascicolo 15.

114

Saragat a Nenni 2 agosto 1966: “Caro Nenni, ho letto la Carta dell‟unificazione nell‟edizione definitiva pubblicata dall‟«Avanti!». E‟ un nobile documento che risponde in modo efficace allo scopo per cui è stato redatto: costituire un criterio di orientamento per un grande partito di democrazia socialistiche dovrà condurre una dura lotta contro la destra e contro i comunisti per rinnovare le strutture economiche e sociali del Paese, per portare progressivamente i lavoratori alla direzione della cosa pubblica, per consolidare le istituzioni democratiche, per contribuire, infine, alla causa della pace nelle libertà. Ormai non c‟è che da concludere con la Costituente portando a compimento un felice processo unitario di cui tu sei stato – è doveroso riconoscerlo – il maggiore artefice. Fraternamente tuo, G. Saragat”, ACS – Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, busta 39, fascicolo 1843.

115

G. Spadolini, “Passato e futuro”, Il Resto del Carlino 31 luglio 1966. 116

Ibidem. 117 Ibidem. 118

G. Spadolini, “Basterebbe quell‟accenno, perfino patetico, alla fase di transizione dal capitalismo al socialismo che ricalca le posizioni dell‟ortodossia marxista di oltre un secolo fa in un testo pur preoccupato di accogliere, ai fini del partito unificato, anche i vari filoni non marxisti del socialismo moderno che sono tanto più numerosi ed importanti di quelli legati alla prima Internazionale”, Ibidem.

119 Ibidem. 120

Ibidem. 121

“Il Mattino”, sul punto del rapporto col PCI e quindi sui fini dell‟intero processo, si esprimeva in questi termini:

“E‟ un atteggiamento elastico verso il Partito Comunista, adottato sinora dal PSI, ma respinto dal PSDI, e che riesce difficile poter conciliare con l‟ammissione fatta nel documento della impossibilità di una lotta comune dei socialisti con i comunisti per il potere. (…) Bisognerà vedere come saranno interpretate nell‟attuazione pratica le grandi direttive dell‟unificazione socialista. Bisognerà vedere, in sostanza, se e come sia conciliabile con i principii della democrazia e con l‟accettazione di una società pluralistica, l‟obiettivo finale della instaurazione dello stato socialista sulle ceneri dello stato liberale, indicato dal documento come il fine ultimo dell‟unificazione”122.

Polemiche e critiche, dunque, seppur con chiavi di lettura diverse furono riprese anche dai principali periodici. Su “L‟Astrolabio” il radicale Gianfranco Spadaccia affermò che

“La carta costitutiva del nuovo partito è sostanzialmente la carta del compromesso PSI-PSDI; il suo valore è politico più che ideologico. Non vi si trova, naturalmente, fissata con precisione univoca e definitiva, la direzione di sviluppo della politica del partito unificato, verso una chiusura neocentrista della attuale maggioranza o verso una più accentuata contestazione dell‟attuale potere DC; non costituisce un importante contributo al superamento di una crisi ventennale della sinistra italiana, fino ad oggi costretta nella alternativa tra opposizione e partecipazione subalterna al potere; non risolve alcune gravi contraddizioni che permarranno anche nel nuovo partito, soprattutto quella fra obiettivi programmatici e alleanze di governo”123,

mentre su “Specchio” Fulvio Stinchelli lesse l‟unificazione in chiave prevalentemente antidemocristiana: “L‟obiettivo del nuovo partito è la cacciata della DC dal potere. Solo se i democristiani riusciranno a vincere il match elettorale anticipato, possono sperare di conservare la collaborazione degli attuali alleati”124. Per “La Civiltà Cattolica” la “Carta” conteneva molti punti positivi125, ma non mancavano quelli negativi126, motivi per cui “il nuovo partito nasce con grandi ambizioni; ma le ambizioni non bastano per fare una politica”127. Enrico Mattei invece, su “Tempo”, citando un aneddoto, sottolineò che a prevalere, nei punti salienti era l‟impostazione di base del PSI rispetto a quella del PSDI: “Quando, la settimana scorsa, fu conosciuto il testo esatto e definitivo della cosiddetta dichiarazione dei principi – che è la carta ideologica del partito unificato – un deputato democristiano, rimasto a Roma per i lavori della Commissione del Bilancio, dopo aver scorso la parte del documento relativa alla politica estera, commentò così: «D‟ora in poi Tanassi non potrà sostenere che gli americani nel Vietnam difendono la libertà per tutti, né che la nostra adesione al Patto Atlantico rappresenta una scelta di civiltà»”128.

122

G. Ghirardo, “L‟unificazione”, Il Mattino 31 luglio 1966. 123

G. Spadaccia, “Unificazione controluce”, L’Astrolabio 7 agosto 1966, pag. 4/7. 124

F. Stinchelli, “Un pasticcio che fa paura”, Specchio 7 agosto 1966, pag. 6/7.

125 “Uno dei più importanti è certamente la frontiera elevata tra comunismo e socialismo e l‟accettazione del nesso essenziale tra democrazia e libertà; c‟è, poi, l‟adesione alla Internazionale socialista, l‟accettazione degli obblighi del Patto atlantico, l‟adeguazione della politica locale all‟indirizzo della politica generale”, La Civiltà Cattolica, 3 settembre 1966, anno 117, quaderno 2789, vol. III, n. 5.

126

“Il più grave ci sembra la mancanza di un‟elaborazione ideologica del significato del socialismo nella società attuale: la «Dichiarazione» parla, infatti, di capitalismo e di socialismo come se fossimo ancora nell‟Ottocento”, Ibidem.

127 Ibidem. 128

Anche nei rapporti col PCI, per Mattei

“(…) sembra di capire che abbiano trionfato le concezioni del partito socialista, non quelle della socialdemocrazia. Per Saragat e per i suoi amici del PSDI (parliamo si intende del Saragat leader della socialdemocrazia non del Saragat Capo dello Stato), il comunismo ha rappresentato sempre una minaccia, contro la quale bisognava difendere le istituzioni democratiche con un impegno di lotta attiva e globale. La dichiarazione dei principi non riflette minimamente questa concezione”129.

Un giudizio positivo fu invece espresso da Luigi D‟Amato sul settimanale “Vita”:

“La Carta, pur tra le immancabili e previste contraddizioni, è un documento positivo dal punto di vista democratico. (…) Non ha senso spaccare il capello in quattro, guardare al microscopio questa o quella frase. (…) Non mi pare quindi che si possano esprimere gravi riserve da un punto di vista democratico. Fu nel disegno di De Gasperi e dei più autentici democratici un‟evoluzione del socialismo italiano verso la libertà ed è a coloro che la libertà difesero negli anni oscuri del frontismo e poi del milazzismo che oggi dobbiamo idealmente richiamarci tutti, a cominciare dai dirigenti e dai militanti del partito unificato”130.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 145-149)

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