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Le lunghissime trattative per la formazione del nuovo governo.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 72-87)

Dagli appunti di Nenni (particolarmente dettagliati) è possibile ricostruire l‟esito degli incontri e delle trattative che portarono alla costituzione del secondo governo guidato da Moro, a cui Segni affidò nuovamente l‟incarico il 3 luglio50. L‟attenzione, non solo quella nazionale51, si spostò tutta sul Comitato Centrale del PSI in cui, per l‟ennesima volta si sarebbero confrontate e scontrate le linee, ormai divergenti, di Nenni e Lombardi. All‟esame del Comitato Centrale, oltre all‟analisi della situazione generale, c‟erano anche la posizione di Giolitti ed il suo Piano Quinquennale presentato all‟indomani delle dimissioni del governo alla Commissione per la Programmazione52. De Martino incentrò la sua relazione sulla necessità di impedire che la crisi di un governo si trasformasse in una crisi politica di incalcolabili proporzioni, in un vero e proprio fallimento di un indirizzo generale che “abbiamo con tanta tenacia perseguito per anni e che appare oggi più che mai corrispondente alla necessità della democrazia ed agli interessi fondamentali delle classi lavoratrici”53

; la “causa occasionale” della crisi, i 149 milioni del capitolo 88 del bilancio della P. I., per De Martino era ormai nettamente superata, “la questione centrale è quella della politica economica e del suo rapporto con le riforme”54

. Nenni parlò di due dati generali inconfutabili: da un lato la crisi di congiuntura

49 Ibidem. 50

Immediata la critica del Secolo d‟Italia che titolò: “Riesumare il centrosinistra Moro è un insulto al Parlamento e all‟Italia”,

Il Secolo d’Italia 2 luglio 1964.

51

R. Doty: “Socialists split on role in Italy”: “I dirigenti del partito socialista seguiranno Nenni nel corso moderato di alleanza con i dirigenti della classe media e di collaborazione verso i loro obiettivi, o appoggeranno Lombardi nella sua visione ortodossa marxista della lotta di classe, arrecando così aiuto e conforto al partito comunista? Nel primo caso, secondo gli osservatori bene informati, l‟Italia potrà superare le sue attuali difficoltà economiche compendiate nell‟inflazione. Allo stesso tempo, verrà gettata la base per una solida alleanza, dalle radici in su, tra la classe media e un importante settore della classe lavoratrice. Questo, secondo gli stessi osservatori, sarebbe un passo importante verso la fine del frazionamento della società e della vita politica italiana in gruppi ideologici dottrinari. Questo frazionamento minaccia di produrre il genere di instabilità parlamentare che ha portato in Francia alla fine della Quarta repubblica. Una vittoria di Lombardi, o anche un esito inconcludente della riunione per quanto riguarda il chiarimento della posizione socialista, comprometterebbe le possibilità di formare un nuovo governo di coalizione abbastanza forte da prendere le difficili decisioni richieste dalla situazione economica. Pur essendo possibile reperire forse in Parlamento, senza i socialisti, una maggioranza sufficiente per adottare le misure di austerità proposte, viene considerato vitale per la futura salute politica dell‟Italia che il programma possa essere attuato con la sanzione e l‟appoggio di almeno una parte della classe lavoratrice. Anche le misure anti -inflazionistiche più cautamente calcolate causeranno necessariamente qualche sacrificio: un contenimento, se non un blocco vero e proprio, degli aumenti salariali, qualche riduzione nell‟orario di lavoro, qualche carenza di beni non essenziali di importazione. Questi sacrifici potranno essere resi accetti alla classe lavoratrice soltanto se la loro indispensabilità sarà riconosciuta da dirigenti della statura di Nenni”, The New York Times 3 luglio 1964, traduzione italiana in ANSA del 4 luglio 1964, ACS – Fondazione Nenni, serie documenti a stampa, busta 219, fascicolo 2866 (d).

52

A. Giolitti, “Nelle trattative per la formazione del nuovo governo io mi trovai ad essere, per così dire, il pomo della discordia”, “Lettere a Marta. Ricordi e riflessioni”, Il Mulino, Bologna 1992, pag. 145.

53

Dagli appunti di Nenni, Relazione di De Martino al Comitato Centrale del PSI del 3 e 4 luglio 1964, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

54 Ibidem.

“rivelatasi assai più grave di quanto non fosse stato previsto sia nel Congresso di Roma sia nel momento in cui il partito assunse per la prima volta, da venti anni in qua, concrete responsabilità di governo”55,

dall‟altro

“la violenza dell‟attacco che partito e governo hanno dovuto subire da parte della destra economica e politica, la quale non solo non ha concesso un minuto di tregua, ma ha consapevolmente puntato sul peggio e da parte del partito comunista che ha impegnato tutta la sua forza per erigere il muro della incomunicabilità tra il centrosinistra ed il partito socialista e il vasto settore operaio e popolare che esso dirige e controlla od influenza politicamente e sindacalmente”56.

Poi tornò sul “pasticcio” che aveva determinato la crisi e fornì le sue spiegazioni: il governo era “scivolato su un episodio” da non sottovalutare, certo, ma che nessuno tra il PSI, la DC, il PSDI, il PRI e forse anche tra i partiti di opposizione, considerava tale da aprire una crisi di governo. Il problema del finanziamento alla scuola privata, disse Nenni, era stato superato dall‟accordo politico-programmatico del novembre 1963: gli aspetti della scuola non statale, ivi compreso quello dei tributi dello Stato, dovevano essere affrontati in occasione della “legge della parità”; nell‟attesa: “statu quo”. Lo stanziamento dei 149 milioni invece, violava di fatto lo “statu quo”. Quindi difese Giolitti: arbitrariamente era stato accusato, nella sua veste di Ministro del Bilancio, di non aver individuato per tempo il famoso capitolo 88 e di non aver sollevato la questione in Consiglio dei Ministri. Ma semmai, disse Nenni,

“toccava al Ministro dell‟Istruzione Pubblica richiamare la attenzione del suo collega del Bilancio e del Consiglio dei Ministri sulle varianti introdotte nelle sovvenzioni alle scuole private. In mancanza di ciò, né il Ministro del Bilancio né, a maggior ragione, il Consiglio dei Ministri, avevano ed hanno la possibilità di spulciare i bilanci dei singoli dicasteri in ognuna delle loro infinite voci. Logico quindi che, quando in sede di discussione del bilancio dell‟istruzione pubblica al Senato, il gruppo socialista s‟è trovato di fronte a questa anomalia, esso abbia, solo e per primo, sollevato il problema, astenendosi nella votazione del capitolo”57. Un errore però i socialisti lo avevano commesso (e qui Nenni parlò di “errore nostro” sottolineando quindi che fu anche suo) di fronte al fatto nuovo rappresentato dalla decisione dei socialdemocratici e dei repubblicani di astenersi a loro volta nella votazione alla Camera:

“La decisione socialdemocratica va ricondotta alla preoccupazione di Saragat di non lasciarsi aggirare a sinistra sul piano del laicismo, Preoccupazione logica se i socialdemocratici fossero stati d‟accordo coi socialisti sul merito. Assurda dal momento che dichiaravano di non esserlo, anzi addirittura dichiaravano che i socialisti erano in errore”58.

55

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Nenni al Comitato Centrale del PSI del 3 e 4 luglio 1964, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

56 Ibidem. 57 Ibidem. 58 Ibidem.

L‟astensione del PSDI, sommata a quella dei repubblicani e a quella dei socialisti determinò quindi il dato numerico che portò alla bocciatura del provvedimento. Nenni rispose poi a Togliatti che lo aveva accusato di aver paura della destra e forse ancora di più delle elezioni59, affermando che

“sì, ho imparato in cinquant‟anni di lotte ad avere paura della destra, a non sottovalutarne la minaccia e la forza, a non ricadere nell‟errore di credere che una classe lavoratrice immiserita dalla caduta dei salari o dalla disoccupazione o umiliata nella sua funzione politica, divenga più agguerrita nella lotta per l‟accesso al potere. Ho paura anche delle elezioni, non per quanto può sottrarre ai socialisti l‟ala secessionista che s‟è costituita in partito nemico e rabbioso (e che non è molto, a giudicare dalle recenti esperienze), ma perché è difficile credere che nuove elezioni possano offrire una soluzione alla presente situazione, mentre alimenterebbero prima e dopo un vuoto di potere utile soltanto alla destra”60,

ma i comunisti (e così si spiega il loro atteggiamento ostile nei confronti del centrosinistra e soprattutto nei confronti del PSI)

“sono tornati a quelle posizioni sbagliate ed alla nefasta ed originaria teoria che li porta a credere che il maggiore pericolo controrivoluzionario non sia tanto l‟eventualità di un governo di dittatura extraparlamentare, quanto la possibilità che i lavoratori seguano i socialisti nella lotta di difesa della democrazia e di trasferimento dal Parlamento al governo della funzione di propulsione e di controllo”61.

Era quindi giusta, sostenne Nenni, la conferma del centrosinistra da parte della Direzione del partito così come giusta era la designazione di Moro per la ricostituzione del governo sulla base di un programma, quello del novembre 1963, che nulla aveva perduto della sua validità, nonostante l‟appesantimento dei fattori congiunturali imponesse ora la necessità di fronteggiarli; tutte le riforme previste dovevano essere riprese e portate avanti:

“chi farà queste poche cose essenziali avrà con sé l‟opinione popolare ed avrà in definitiva il consenso dei lavoratori, anche se oggi essi sono perplessi ed inquieti. Sono tutte cose che richiedono una volontà ed un concorso senza riserve da parte di tutti i partiti impegnati nella maggioranza e soprattutto da parte nostra”62. Nenni concluse dicendosi pienamente consapevole delle difficoltà e del fatto che la situazione era più oscura, più difficile ed irta di incognite e che esistevano “ostacoli e manovre di ogni genere”; una situazione “che non può essere affrontata e dominata senza idee chiare e propositi fermi, senza il concorso e l‟adesione dei lavoratori che il partito è in grado di sollecitare soltanto se dimostra di sapere ciò che vuole e di volere sul serio ciò che dice di volere”63

.

59

Intervento di Togliatti al Comitato Centrale del PCI del 26 giugno 1964, l’Unità 27 giugno 1964. 60

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Nenni al Comitato Centrale del PSI del 3 e 4 luglio 1964, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

61 Ibidem. 62 Ibidem. 63 Ibidem.

Giolitti ribadì che la grave situazione economica richiedeva interventi urgenti e non più rinviabili di cui proprio il PSI doveva farsi portatore con ancora maggior determinazione:

“La posizione originale elaborata dal PSI negli ultimi anni lo ha messo in condizione di porsi come protagonista della svolta di centrosinistra. E‟ perciò necessario che conserviamo intatta questa nostra posizione, nei confronti del comunismo e della socialdemocrazia, le cui posizioni sono storicamente superate e ideologicamente inadeguate”64

ricordando che i punti cardine restavano sempre la definizione di una riforma urbanistica in un disegno di legge da presentare in Parlamento, la volontà di attuazione dell‟ordinamento regionale e l‟individuazione di un chiaro indirizzo di politica anticongiunturale coerente con le finalità e i metodi della programmazione. Per Giolitti, in sostanza, il governo appena battuto aveva perso lo smalto propulsivo iniziale e la coalizione aveva bisogno di un nuovo impulso e di nuovi stimoli.

Lo scontro verbale, ormai immancabile nelle riunioni di Direzione del PSI, questa volta vide protagonisti Lombardi e Mancini. Lombardi accentuò le critiche di Giolitti all‟azione forse troppo timida svolta fino ad allora dal governo, propose nelle imminenti trattative con gli alleati di porre come piattaforma base del PSI il Piano Quinquennale predisposto dallo stesso Giolitti e, soprattutto, chiese con forza che il partito rifiutasse la tesi DC di estendere la formula di centrosinistra anche alle amministrazioni locali65; Mancini replicò con durezza accusandolo esplicitamente di

“voler aprire canali che portano direttamente al PCI. Nessuno qui vuole fare il tagliatore di teste. Ma bisogna dire molto chiaramente che il dissenso tra i socialisti non è oggi tra una destra e una sinistra, ma tra chi si richiama alla tradizione del socialismo e chi, come Lombardi, vuole portare il PSI su posizioni radicali”66. Mancini respinse inoltre la tesi di Lombardi e Giolitti di porre come condizione essenziale per la formazione del governo il progetto di Piano elaborato da Giolitti, poiché

“questo Piano il partito non lo conosce, non lo ha discusso, non lo ha approvato”67.

Alla fine si giunse al voto su tre ordini del giorno: quello di Nenni e De Martino che approvava la relazione del Segretario e dava mandato di condurre le trattative per il nuovo governo in base alle indicazioni contenute nella relazione stessa, che ottenne 52 voti; quello di

64

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Giolitti al Comitato Centrale del PSI del 3 e 4 luglio 1964, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

65

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Lombardi al Comitato Centrale del PSI del 3 e 4 luglio 1964, Ibidem. 66

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Mancini al Comitato Centrale del PSI del 3 e 4 luglio 1964, Ibidem. 67

Lombardi (firmato da Santi e Giolitti) che approvava la relazione di De Martino ma precisava una serie di principi e di condizioni su cui basare le trattative, che ottenne soltanto 11 voti; un terzo, quello della sinistra, che si dissociava a sua volta nell‟indicazione delle condizioni per le trattative accentuando ulteriormente le critiche alla DC, che ottenne addirittura 23 voti. Pertini si astenne sostenendo la tesi dell‟appoggio esterno al futuro governo. La Direzione quindi approvava le tesi di Nenni e De Martino e nominava la delegazione che avrebbe dovuto condurre le trattative composta da Nenni, De Martino, Brodolini, Ferri e Mariotti che di fatto escludeva i lombardiani. Una vittoria non certamente nettissima quindi, che evidenziò le divisioni interne e la difficoltà del partito di elaborare una linea pienamente condivisa68. Sulla polemica con Mancini e sulla posizione assunta da Lombardi si espresse molto duramente e pubblicamente il direttore del “Resto del Carlino” Giovanni Spadolini: definì polemicamente Lombardi “l‟uomo del no”, il cui

“linguaggio irresponsabile ed insensato contribuisce a creare un clima di marasma e di paura, fautore solo di disperazione e di avventura. (…) Di fronte al documento della direzione DC, che chiedeva “coerenza” tra il centro e la periferia, di fronte alle vane postulazioni socialdemocratiche di “un‟operante solidarietà” tra la base e il vertice, Lombardi risponde che bisogna dire no, e ancora no, e sempre no alla richiesta di estendere alle amministrazioni locali e al complesso della società civile lo stesso tipo di collaborazione che si è realizzato in sede governativa. (…) E‟ vero che le tesi di Lombardi hanno trovato efficaci obiezioni in seno allo stesso Comitato Centrale del PSI: basti, per tutti, l‟eccellente discorso del ministro Mancini, un socialista vero che ha manifestato tutta la sua insofferenza verso queste forme di nichilismo radicale estranee alle migliori tradizioni del PSI. (…) Ma la risposta vera, la risposta definitiva, deve giungere dai Moro, dai Rumor, dai Saragat. Una settimana fa ci fu detto che condizione inderogabile per ricostruire il centrosinistra era il chiarimento preventivo in seno alle file socialiste. (…) Adesso siamo alla stretta finale. Nessun equivoco può essere ulteriormente tollerato; nessuna ipoteca massimalista sopportata. Le forze democratiche debbono riprendere il coraggio dell‟iniziativa: prima che sia troppo tardi. L‟ha scritto anche Le Monde che è un giornale progressista d‟oltralpe: (Togliatti non ha bisogno di muoversi, perché Lombardi opera in sua vece). E‟ la via per condurre alla catastrofe un partito; ma è anche e soprattutto la via per condurre alla catastrofe un regime. Se non ci penseremo in tempo tutti”69.

Sulle responsabilità politiche, ma più in generale sulle condizioni che avevano determinato la crisi, si pronunciò anche “L‟Espresso” che però individuò precisamente il principale colpevole in Moro: “Non v‟è dubbio che la responsabilità preminente di questo stato di cose risalga al Presidente del Consiglio, che s‟è dimostrato quanto meno inadatto a guidare con sufficiente autorità una coalizione così composita”70

.

68

F. De Luca, “La linea Nenni approvata con 52 voti su 88 votanti”, La Stampa 5 luglio 1964; A. Airoldi, “Moro avviato a ricostituire il ministero dimissionario”, La Nazione 5 luglio 1964; E. Mattei, “A marce forzate sulla via degli equivoci”, La

Nazione 5 luglio 1964; A. Signoretti, “Diventa un caos inestricabile la confusione nel C. C. socialista”, Roma 5 luglio 1964;

“Per il nuovo centrosinistra maggioranza fino ai comunisti: dai socialisti finalmente un “chiarimento” – Il PSI di nuovo spaccato pronto alle trattative”, Il Secolo d’Italia 5 luglio 1964; U. Indrio, “Oggi la DC decide sulle trattative per il nuovo governo”, Corriere della Sera 6 luglio 1964; U. Indrio, “Nemmeno i socialisti persuasi del piano Giolitti”, Corriere della

Sera 8 luglio 1964;

69

G. Spadolini, “L‟uomo del no”, Il Resto del Carlino 5 luglio 1964. 70

Le trattative iniziarono il 7 luglio a Villa Madama ma l‟appello di Nenni che esordì affermando

“Bisogna far presto, anche perché nel Paese vi sono sintomi preoccupanti. Occorre portare con noi una parte del Paese. Sottolineo il pericolo di una disoccupazione che porterebbe quasi alla guerra civile. Occorre trovare provvedimenti non a senso unico, altrimenti non vi è possibilità di cavarsela”71,

cadde nel vuoto visto che esse si protrassero per diversi giorni. Sulla scuola privata, mentre Moro si limitò a introdurre l‟argomento, più chiaro fu Rumor secondo cui il tutto andava risolto entro la fine dell‟anno ricordando che si trattava di un problema “politico” che aveva “ferito e mortificato”72

la DC. Nenni propose di riesaminare la questione nel successivo bilancio “sempre nel rispetto dell‟accordo intervenuto tra i partiti nel novembre scorso”73

. D‟accordo era Saragat

“Sull‟88, niente da fare per il bilancio in corso. Cercare di ristabilire lo status quo nel bilancio 1965”74,

che inoltre fece anche un particolare elogio al sistema scolastico sovietico aggiungendo subito, però, che si trattava della “sola realizzazione democratica di Mosca”75

. Le divergenze maggiori tra la DC ed il PSI riguardavano la programmazione e l‟atteggiamento da intraprendere nei confronti del Piano Giolitti: Nenni sostenne che il documento, seguendo il normale iter, doveva essere esaminato dai ministeri, dalle regioni e dal CNEL per poterlo valutare nella sua interezza e Saragat aggiunse che comunque non si doveva ignorarlo:

“A lume di naso la tesi di Nenni mi sembra giusta. Non possiamo accettare a priori un documento che non abbiamo avuto il tempo di discutere e che alcuni non hanno letto, né lo possiamo ignorare”76;

a La Malfa invece che, pur definendo il documento “molto serio” e da cui bisognava partire, riteneva che non lo si poteva considerare un documento politico del governo ma “un documento di lavoro”77 replicarono De Martino e Mariotti che assicurava di aver letto

71

Dagli appunti di Nenni, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362. 72

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Rumor nella riunione dei quattro partiti a Villa Madama il 9 luglio 1964: “C‟è poi il problema dell‟art. 88 che ha comportato quanto ha detto Nenni al C. C. del suo partito. Ma è successo e la DC ne è stata ferita e mortificata. E‟ nato un problema politico. Non è immaginabile che la DC possa fare come se nulla fosse avvenuto. Non poniamo il problema in termini di ripartizione. Il problema esiste. Le scuole private stanno scomparendo per mancanza di mezzi. Troviamo insieme una soluzione, diversamente la DC potrebbe difficilmente riprendere questa collaborazione”, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

73

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Nenni nella riunione dei quattro partiti a Villa Madama il 10 luglio 1964, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

74

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Saragat nella riunione dei quattro partiti a Villa Madama il 10 luglio 1964, Ibidem. 75

Ibidem. 76

Ibidem. 77

attentamente il documento e di ritrovarvi gli impegni programmatici del centrosinistra78. Considerato il perdurare dello stallo, Nenni intervenne nuovamente con un richiamo al senso di responsabilità “che deriva dalla gravità della situazione del Paese” e con un monito sugli sviluppi della crisi se non si fosse giunti rapidamente ad un accordo; disse di sentire

“con angoscia incombere il pericolo di uno scontro frontale tra la destra e le masse controllate dall‟estrema sinistra. Deve essere ormai chiaro a tutti che non è possibile reggere una battaglia su due fronti. Il PSI è esposto più di tutti: d‟altra parte, il tema della programmazione per trasformare, sia pure nella democrazia e nell‟ambito dell‟economia di mercato, o se si vuole del sistema capitalista le strutture e i rapporti del Paese, è un tema sul quale si è fatto leva da tempo di fronte alle masse, le quali sono ad esso sensibili. Il PSI può accettare di

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 72-87)

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