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Le prime difficoltà e la politica dei due tempi.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 65-67)

L‟accordo di programma siglato dai quattro partiti di maggioranza costituiva la base su cui cominciò ad operare il primo governo a diretta partecipazione socialista guidato da Moro. L‟accordo stesso, però, era destinato a non durare a lungo; le principali divergenze tra il PSI di Nenni e la DC riguardavano soprattutto le questioni di politica economica e quindi il rapporto tra le misure dirette a stabilizzare la congiuntura e le riforme di struttura. I timori e le preoccupazioni di Nenni trovarono immediata conferma dopo una riunione del 7 gennaio 1964 con i ministri finanziari in cui venne fatta una prima analisi delle condizioni economiche generali del Paese. Nenni definì infatti “impressionanti”1

le relazioni del Ministro del Tesoro Colombo e del Governatore della Banca d‟Italia Carli, secondo cui, senza l‟adozione di misure finanziarie “spietate”2

, tutto il sistema era destinato a saltare entro sei mesi. La successiva discussione in Consiglio dei Ministri per l‟approvazione dei bilanci 1964/1965 del 31 gennaio fu da Nenni definita “agghiacciante”3

, mentre nel descrivere sui Diari la riunione del 7 febbraio con Moro, con i ministri finanziari, con Carli e con il direttore generale del Tesoro su come finanziare il programma di governo e le relative riforme, Nenni scrisse che erano saltate fuori “cifre paurose: spese ereditate (novecento miliardi), spese per il conglobamento, la riforma della mezzadria, l‟urbanistica, l‟istituzione delle regioni, il piano della scuola, ecc.”4

. Le stesse preoccupazioni furono manifestate anche da La Malfa che a febbraio inviò a Moro una lettera-promemoria in cui indicava alcuni punti essenziali da adottare per stabilizzare l‟economia del Paese5. Dopo pochi mesi dunque, divenne evidente che sarebbe stato davvero difficile riuscire a conciliare i cosiddetti “due tempi” della politica italiana: quello congiunturale e quello strutturale6; il rischio, che poi divenne realtà, era quello

1

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 319. 2

Ibidem. 3

Ibidem, pag. 327. 4

P. Nenni: “Spese ereditate (900 miliardi), spese per il conglobamento, la riforma della mezzadria, l‟urbanistica, l‟istituzione delle regioni, il piano della scuola, ecc..”, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 331. 5 “La lettera e il promemoria di La Malfa all‟on. Moro”, Il Messaggero 22 febbraio 1964.

6

Y. Voulgaris: “Le differenze tra le due impostazioni iniziavano dalla diagnosi delle cause della crisi. Mentre la linea Carli- Colombo le individuava nell‟aumento dei salari e mirava al ristabilimento del precedente rapporto tra salari e profitti, i socialisti e Giolitti in particolare, insistevano sul peso esercitato sugli sviluppi della congiuntura dalle debolezze strutturali dell‟economia italiana. (…) Le diverse diagnosi si riverberavano in diverse scelte politiche. (…) quanto alle riforme di struttura [la linea Carli-Colombo] adottava la logica dei due tempi: qualsiasi intervento strutturale doveva essere rimandato ad una seconda fase, quando il meccanismo di sviluppo avesse ripreso a funzionare normalmente”, “L’Italia del

di un indefinito rinvio del secondo nei confronti del primo. In casa socialista se ne accorse per primo Giolitti:

“Ogni rinvio e ritardo delle riforme previste dal programma di governo è rinvio e ritardo della soluzione dei problemi della congiuntura”7.

Ma il punto di vista di Giolitti (e del PSI) contrastava nei presupposti un‟altra impostazione ben più forte: quella sostenuta da Colombo e dal Governatore della Banca d‟Italia Carli8

. Secondo Craveri, Carli consigliava “di tagliare netto il programma dei socialisti”9

: in alcuni suoi appunti del luglio 1964 consegnati sia a Moro che a Colombo infatti veniva sottolineato che

“nella strategia della stabilizzazione occorre distinguere quali obiettivi debbano essere raggiunti prima e quali dopo; occorre accettare che in qualche settore possano compiersi degli arretramenti. (…) Gli obiettivi che precedono sugli altri in ordine di importanza sono: la stabilizzazione dei prezzi e l‟equilibrio della bilancia dei pagamenti. (…) Ma queste prospettive diverrebbero vane se si accogliessero le soluzioni proposte nel progetto di programma di sviluppo economico per il quinquennio 1965/1969 inequivocabilmente dirette a trasferire maggiori quote di potere decisionale dal mondo imprenditoriale privato alla collettività”10.

A ciò si aggiunse una lettera dal contenuto “riservato” che il Presidente della Commissione Economica Europea Hallstein inviò a Moro in data 20 maggio 1964 e che conteneva un ammonimento ed alcune “raccomandazioni” al governo sulle misure da adottare sulle quali si richiedeva “con la massima urgenza possibile, il punto di vista del Governo della Repubblica Italiana”11

.

La controffensiva contro i socialisti era dunque scattata e divenne pubblica quando “Il Messaggero” pubblicò lo stralcio di una lettera-promemoria inviata da Colombo a Moro il 15 maggio 1964 in cui, oltre alla “necessità di stabilizzare a qualunque costo” e alla definizione “dogmatica” attribuita alla politica di riforme sostenuta dal PSI “che nessuno sa bene che cosa siano”, veniva direttamente attaccata la legge urbanistica che prima ancora di essere varata,

7

A. Giolitti, “Una politica degli investimenti”, Avanti! 10 maggio 1964. 8

C. Pinzani, “L’Italia nel mondo bipolare”: “Ancora una volta, esauritasi la lunga fase espansiva che aveva condotto al miracolo economico, il gruppo dirigente della DC invocò il ricorso a politiche deflazionistiche e il binomio rappresentato dal Ministro del Tesoro Colombo e dal Governatore della Banca d‟Italia Carli decise di ricorrere – come Einaudi nel 1947 – ad una brusca svolta della politica economica in senso restrittivo”, in F. Barbagallo (a cura di) Storia dell’Italia repubblicana 2*

– la trasformazione dell’Italia: sviluppo e squilibri, vol. II, Einaudi, Torino 1995, pag. 119; E. Scalfari, “Giolitti affronta

Colombo”: “Giolitti, ed il Partito socialista ch‟egli rappresenta, cercano di fare uscire il governo da un‟azione frammentaria ed episodica e di far compiere il primo passo concreto alla politica di programmazione economica. Ci riusciranno?”,

L’Espresso 12 aprile 1964.

9

P. Craveri, “La Repubblica dal 1958 al 1992”, vol. XXIV in G. Galasso (a cura di) Storia d’Italia, UTET, Torino 1995, pag. 168.

10

G. Carli, “Riflessioni controcorrente”, in Studi in onore di Pasquale Saraceno, Giuffrè, Milano 1975, pagg. 259/261. 11

Hallstein a Moro, 20 maggio 1964: “La politica di stabilizzazione iniziata dalle autorità italiane nel corso del 1963 e rafforzata con diverse misure più recentemente, non è sufficiente a ristabilire l‟equilibrio desiderato e ad evitare il rischio che i progressi compiuti nella realizzazione del Mercato Comune siano messi in forse”, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

“ha paralizzato l‟industria dell‟edilizia”12; l‟attacco era evidentemente diretto al progetto presentato da Pieraccini che presupponeva il principio dell‟esproprio generalizzato e la gestione pubblica delle aree. Al fronte antisocialista13 si associò immediatamente la destra DC con Scelba secondo cui, se la linea di Colombo (e di Carli) non fosse stata tenuta ferma, non si sarebbe più potuto parlare di esistenza di una “posizione moderata all‟interno del gruppo moroteo”14

. Se a tutto ciò si aggiunge che anche da alcuni organi di informazione considerati vicini al partito come “L‟Espresso” piovevano critiche circostanziate15

, si può capire che Nenni ed i socialisti si sarebbero trovati, nei mesi successivi, in grosse difficoltà. Il PCI, dal canto suo, assunse nel contrasto una posizione “terza”; in un editoriale su “Rinascita” Togliatti prese duramente posizione contro “la «politica dei redditi» che tutta l‟ala moderata della maggioranza, sorretta dal mondo finanziario e da larghissima parte dell‟industria, addita come ricetta per superare la crisi”16

ma polemizzò anche con Giolitti arrivando a formulare una sua proposta parlando di “programmazione democratica”, la quale “tende con misure di controllo e di intervento nella sfera delle decisioni economiche, non già a impedire l‟azione con la quale le forze del lavoro si sforzano di contestare le leggi del profitto capitalistico, ma anzi, a contestare e limitare essa stessa il dominio di queste leggi”17.

2. Il finanziamento alla scuola privata e la caduta del primo governo Moro.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 65-67)

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