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Il governo Leone e il confronto tra le correnti interne al PSU.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 194-200)

La V legislatura si aprì ufficialmente con l‟elezione dei presidenti delle Camere: dopo un incontro tra i segretari di DC, PSU e PRI la convergenza fu trovata su Fanfani al Senato e Pertini alla Camera205, ma restava aperto il problema principale: quale maggioranza avrebbe sostenuto il nuovo esecutivo? Sarebbe stata possibile un‟ulteriore riedizione del centrosinistra? E da chi sarebbe stato guidato il nuovo governo? Un primo timido tentativo fu affidato da Saragat a Rumor (10 giugno 1968), ma era evidentemente destinato a fallire: le decisioni del Comitato del PSU, infatti, escludevano sia un nuovo governo di centrosinistra organico, sia un monocolore democristiano che si reggesse su una maggioranza parlamentare precostituita su una piattaforma politica e programmatica comunemente concordata tra i tre partiti del centrosinistra. Rumor fu costretto a rinunciare206 e Saragat aprì una nuova fase di consultazioni limitandola però soltanto ai tre partiti di centrosinistra; decisione che, ovviamente, suscitò un vespaio di polemiche sia da destra che da parte comunista207. Fallito il

198 Ibidem. 199

“I socialisti non partecipano al governo. Il Congresso convocato entro ottobre”, Avanti! 3 giugno 1968. 200

Ro. R., “Deciso dal Comitato centrale: i socialisti escono dal governo”, l’Unità 2 giugno 1968. 201

G. De Rosa, “Il «disimpegno» dei socialisti dal governo”: “Essa è indubbiamente grave, perché rischia di condannare il paese ad una lunga ed inutile stasi politica, mentre gravi problemi esigono urgentemente una soluzione ed altri ne nascono, accavallandosi ai primi ed ancor più aggravandoli. Non è, perciò, un servizio reso al paese. Ma non è neppure, ci sembra, un servizio reso al partito socialista (…). Comunque la si consideri, la decisione dei socialisti di restare fuori dal governo, ci sembra un grosso errore politico, di cui purtroppo tutto il paese dovrà portare le conseguenze”, La Civiltà Cattolica 15 giugno 1968, anno 119, quaderno 2832, vol. II, n. 6, pag. 593.

202

A. Signoretti, “Il Comitato Centrale socialista decide un «disimpegno» tattico”, Roma 3 giugno 1968. 203

E. Mattei, “Una strana decisione”: “Da qualunque parte la si consideri, la decisione socialista di disimpegno governativo offre il fianco a numerose critiche dalle quali è difficile difendersi. Neppure l‟unità del partito ne sarà rafforzata”, Tempo 11 giugno 1968.

204

F. De Luca, “I socialisti hanno deciso di non partecipare al governo”: “Data la rigidità attuale delle posizioni, la crisi di governo che si aprirà dopo il 5 giugno con l‟apertura del Parlamento e le dimissioni del governo Moro, sarà lunga e difficile”,

La Stampa 2 giugno 1968.

205

P. Nenni: “Ne sono lieto per Sandro”, commentò Nenni, “I conti con la storia. Diari 1967-1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 189.

206

F. De Luca, “Rumor constata che non è possibile fare il governo di centrosinistra”, La Stampa 12 giugno 1968. 207

Ro. R., “Consultazioni di parte”: “(…) Ed è questa la cornice dell‟inconcepibile iniziativa di Saragat che procede oggi e domani a consultazioni di parte ricevendo al Quirinale non già i presidenti di tutti i gruppi parlamentari – come vuole la prassi costituzionale – ma solo i capigruppo, i segretari e i presidenti dei partiti di centrosinistra convocati ad personam. Quali che siano i pasticci temporanei che si intende fabbricare per trovare un rimedio purchessia alla crisi in corso, la procedura adottata da Saragat appare chiaramente improntata alla volontà di precostituire un quadro strategico di centrosinistra ad una prospettiva che esce da questo schema arbitrario”, l’Unità 14 giugno 1968; “Saragat anche dopo la

tentativo Rumor, Saragat affidò l‟incarico a Leone208

e Nenni convocò la Direzione per discutere il da farsi dopo aver “ringraziato” ancora una volta Montanelli, che, in una lettera aperta, lo incoraggiava e lo incitava ad andare avanti nonostante la batosta elettorale209. In Direzione, nella sua relazione sui fatti che avevano condotto l‟incarico a Leone, Tanassi espresse l‟opinione che “il partito si riservi di giudicare il governo Leone in base alle dichiarazioni che farà alla Camera”210; secondo Tanassi, Leone “dovrebbe dichiarare che il suo governo rimane nell‟ambito del centrosinistra, che si dimetterà quando ci sarà un accordo tra i tre partiti, che questo Parlamento non ha altra maggioranza se non quella di centrosinistra e non resterà al potere se non con l‟appoggio dei tre partiti di centrosinistra”211

. Subito in disaccordo però si disse Lombardi secondo cui “la proposta Tanassi capovolge in modo massiccio le decisioni precedenti della Direzione e del Comitato Centrale”212

; era invece necessario “porre le condizioni alla DC (e non a un governo d‟affari) per l‟astensione o il voto favorevole”213, ed il partito non avrebbe dovuto “accontentarsi di vaghe promesse di un governo d‟attesa del quale la DC non assume le responsabilità. Sarebbe un grave errore impegnarsi a un sostegno”214. Per Giolitti, “chi si è dichiarato, come lui, contro il disimpegno, non può che essere contro l‟appoggio a Leone, il governo d‟attesa è la peggior soluzione possibile”215. La DC, secondo Giolitti, stava realizzando “il capolavoro di un governo di democristiani che non impegna la DC”216; poi ricordò che “Leone fu scelto nel 1963 perché Presidente della Camera: perché allora non un governo Pertini? Perché non un

rinuncia di Rumor insiste per un centrosinistra impossibile. Il MSI denuncia le «settoriali e discriminatorie» nuove consultazioni annunciate dal Quirinale”, Il Secolo d’Italia 13 giugno 1968.

208

A. Sensini, “Via obbligata”, Corriere della Sera 17 giugno 1968; E. Mattei, “Un Leone senza ruggito”, La Nazione 19 giugno 1968.

209

I. Montanelli, “Lettera aperta a Pietro Nenni”: “(…) Eppure, caro Presidente, non è Lei che ha sbagliato. A sbagliare sono stati gli elettori che l‟hanno abbandonato. Lei ha fatto l‟unica cosa che poteva e doveva fare, adeguando il socialismo italiano a una società che non ha più nulla a che vedere con quella in cui esso nacque, e dandogli un‟anima nuova e moderna (…). Caro Presidente, non abbia né rimorsi, né rimpianti (…). Coraggio Presidente. Il traguardo, che Lei credeva di avere a portata di mano, è ancora lontano e Lei forse è scoraggiato e stanco. Ma si ricordi che non c‟è in tutta Italia un solo galantuomo, anche delle parti politiche più avverse alla Sua, che Le lesini la stima più incondizionata e il più affettuoso rispetto. Glielo dice uno che non è dei Suoi”, La Domenica del Corriere 11 giugno 1968; Nenni a Montanelli 14 giugno 1968: “Caro Montanelli, la ringrazio per la sua «lettera aperta» molto bella letterariamente e fin troppo lusinghiera per me. Avevo naturalmente messo in conto l‟eventualità di un insuccesso elettorale. Ne avevo previsto le conseguenze. Esse si sono avverate dileguando il miraggio della «chiusura in bellezza» che lei mi augurava. Ne consegue l‟obbligo in cui mi trovo di difendere la politica a cui ho legato gli ultimi dieci anni della mia azione e nella cui validità credo più che mai. Lo farò come meglio potrò, anche se ciò sospende sul mio capo il destino dell‟asino dei contadini di Romagna che è di crepare sotto le stanghe. Ad ogni modo, caro Montanelli, grazie e cordiali saluti”, ACS – Fondazione Nenni, serie documenti a stampa, busta 235, fascicolo 2922.

210 Dagli appunti di Nenni, Intervento di Tanassi nella riunione della Direzione del PSU del 20 giugno 1968, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 100, fascicolo 2283.

211 Ibidem. 212

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Lombardi nella riunione della Direzione del PSU del 20 giugno 1968, Ibidem. 213

Ibidem. 214

Ibidem. 215

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Giolitti nella riunione della Direzione del PSU del 20 giugno 1968, Ibidem. 216

governo di tecnici?”217. Poi chiuse evidenziando gli errori del partito: “Per non tenere aperta la crisi ancora quindici giorni, la terremo aperta per cinque mesi. Constatiamo che l‟operazione disimpegno non è servita e riapriamo il discorso da partito a partito”218

e chiese “il congresso straordinario subito”219

. Dopo una breve dichiarazione di Mancini secondo cui “il disimpegno tattico è divenuto un disimpegno programmatico”220

, intervenne Nenni che si pronunciò per “l‟astensione pura e semplice, senza accordi sottobanco”221

. Il governo di attesa, secondo Nenni era “una capitolazione della democrazia”222, gli ricordava “il governo che attendeva a Vichy che venissero a prenderlo con un cocchio dorato”223, poi chiuse affermando che “i due precedenti dicono che i socialisti si astennero”224

. Sulla sua proposta dell‟astensione pura e semplice si dissero d‟accordo sia Tanassi che De Martino a patto che sulla stessa si fosse raggiunto un “largo accordo”225

. Quando però Ferri e Craxi chiesero che si votasse su un documento della Segreteria scoppiò un “grosso battibecco” che Nenni descrive nei suoi appunti: “De Martino se ne va minacciando le dimissioni. Sospensione della riunione. Alla ripresa Tanassi e De Martino (quest‟ultimo non ha ripreso il suo posto al banco della presidenza) propongono un o.d.g. col quale si da mandato ai presidenti di dire a Leone che il partito deciderà il suo atteggiamento in base alle dichiarazioni del governo”226

. I favorevoli furono 31 (tra cui Lombardi, Santi, Balzamo, Veronesi e Cassola che votarono a favore per il carattere interlocutorio dell‟o.d.g. ribadendo però l‟ostilità all‟appoggio a governi di attesa), in undici227 si astennero ritenendo “il governo Leone la soluzione peggiore perché non impegnato su atti significativi”228, mentre Giolitti votò contro “perché il governo d‟affari non avrebbe disimpegnato il partito e anzi lo avrebbe indotto a «trattative sottobanco»”229

. Nenni, ancora una volta, non partecipò al voto e a conferma del momento particolarmente difficile che il partito stava attraversando, commentò così sui Diari la riunione: “Ho presieduto oggi una riunione di direzione che fa sgomento per la confusione, l‟irritazione, il nervosismo. Il più nervoso era De Martino che a un certo momento ha sbattuto la porta dicendo che potevamo considerarlo dimissionario. Alla fine si è deciso che il partito

217 Ibidem. 218 Ibidem. 219 Ibidem. 220

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Mancini nella riunione della Direzione del PSU del 20 giugno 1968, Ibidem. 221

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Nenni nella riunione della Direzione del PSU del 20 giugno 1968, Ibidem. 222 Ibidem. 223 Ibidem. 224 Ibidem. 225

Dagli appunti di Tanassi, Intervento di Tanassi nella riunione della Direzione del PSU del 20 giugno 1968, Ibidem. 226

Dagli appunti di Nenni: riunione della Direzione del PSU del 20 giugno 1968, Ibidem. 227

Gli undici astenuti furono: Craxi, Viglianesi, Corti, Ruggiero, Caporaso, Colombo, Mariani, Matteotti, Paolicchi, Ferri e Gerardi in M. Degl‟Innocenti, “Storia del PSI dal dopoguerra a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1993, pag. 385.

228 Ibidem. 229

giudicherà il governo Leone in base agli impegni politici che assumerà”230

. Ed in effetti, dopo la presentazione del governo alle Camere, la Direzione diede ai gruppi parlamentari l‟indicazione di astenersi231

. Una fase politica quindi si era chiusa e da più parti i socialisti vennero visti come gli sconfitti232. La lotta, a quel punto, divenne tutta interna al partito e viste le contrapposizioni, le spaccature, la nuova maggioranza scaturita dall‟asse Tanassi-De Martino, era divenuto assolutamente improcrastinabile convocare il Congresso per stabilire la linea politica da adottare nella legislatura appena aperta. Il dibattito sul Congresso fu il tema della Direzione del 26 giugno. Alla luce del nuovo scenario politico, Giolitti invocò una fortissima accelerazione e propose di svolgere il Congresso per i primi giorni di luglio perché “dopo le ferie estive abbiamo bisogno di un partito in grado di prendere le decisioni che la situazione richiede”233. A lui si associò Lombardi secondo cui “questa soluzione della crisi ministeriale è il contrario di quanto il Comitato Centrale decise sul carattere del chiarimento che le elezioni avevano reso necessario”; pertanto “la ragione politica del Congresso a ottobre è caduta. Si tratta di stabilire i termini per il Congresso. Il Congresso deve dare al partito l‟occasione di pronunciarsi su scelte di politica generale”234

. Di parere opposto invece fu De Martino che, dichiarando di non condividere “le motivazioni politiche indicate da Giolitti e Lombardi”235

, fece una sorta di autocritica: nella precedente riunione della Direzione, “parlando in un momento di irritazione proposi il Congresso subito”236

; ora invece aveva cambiato idea e propose di iniziare a settembre la consultazione dei compagni per stabilire le norme congressuali: “nomina della commissione, data del Congresso, ecc.”237

. Più realista si dimostrò invece Ferri: nonostante, disse, “tutto ci consiglia di fare il Congresso al più presto, sono da valutare le obiezioni tecnico-organizzative. Queste sono certamente serie”238; per il

230

P. Nenni, “I conti con la storia. Diari 1967-1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 193. 231

Comunicato della Direzione del PSU del 5 luglio 1968: “La Direzione, esaminate le dichiarazioni del presidente del Consiglio e ritenendo che esse sono nella linea della politica di centrosinistra e tali che, nella misura in cui si tradurranno in atti concreti, potranno favorire la creazione delle nuove condizioni politiche auspicate dal Partito, dà mandato ai gruppi parlamentari di esprimere un voto di astensione” in G. De Rosa, “Dichiarazioni programmatiche del governo Leone”, La

Civiltà Cattolica 20 luglio 1968, anno 119, quaderno 2834, vol. III, n. 2, pag. 178; M. Degl‟Innocenti: “Dopo le dichiarazioni

di Leone in Parlamento, la Direzione si espresse per l‟astensione con 24 voti favorevoli e 9 astenuti”, “Storia del PSI dal

dopoguerra a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1993, pag. 385.

232

G. De Rosa, “Verso un «governo d‟attesa»”: “La conclusione della crisi, con la costituzione d‟un «governo d‟attesa» fu, evidentemente, una sconfitta per i socialisti che avevano preteso di costringere la DC a formare un monocolore senza maggioranza precostituita e quindi alla mercè dei loro umori, per far risaltare in tal modo l‟incapacità e la cattiva volontà della DC e la necessità che ha l‟Italia dei socialisti, se vuole un governo efficiente. Infatti, pur formato da uomini della DC e pur appoggiato positivamente da questo partito, il governo Leone non era un monocolore democristiano, ma un governo sorto per iniziativa del Presidente della Repubblica”, La Civiltà Cattolica 6 luglio 1968, anno 119, quaderno 2833, vol. II, n. 1, pag. 74.

233

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Giolitti nella riunione della Direzione del PSU del 26 giugno 1968, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 100, fascicolo 2283.

234

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Lombardi nella riunione della Direzione del PSU del 26 giugno 1968, Ibidem. 235

Dagli appunti di Nenni: Intervento di De Martino nella riunione della Direzione del PSU del 26 giugno 1968, Ibidem. 236

Ibidem. 237

Ibidem. 238

momento, quindi, propose soltanto di “fissare la data del Congresso decidendo le necessarie norme di garanzia”239

, tenendo ben presente però che il quadro degli equilibri interni era cambiato: “La vecchia maggioranza si è dissolta. Questo è il fatto. Ora vuole il caso che la Segreteria è costituita da compagni che hanno preso una certa posizione”240

. Poi fu la volta di Nenni che un po‟ a sorpresa annunciò che “rotta la maggioranza, mi rivolgerò al Congresso con un documento personale sui problemi del socialismo italiano ed internazionale”241

. Poi appuntò le decisioni prese sullo svolgimento del Congresso: “sede: Roma, 23 – 27 ottobre”242

. Il dato politico era chiaro: non c‟era più una maggioranza e tutti i principali esponenti iniziarono a pensare, in maniera analoga a quanto da sempre accadeva nella DC, a costituire una propria “corrente”243. Anche l‟asse Tanassi-De Martino ebbe vita breve tanto è vero che entrambi ne costituirono una propria; alla fine se ne potevano contare ben cinque, tutte intenzionate a confrontarsi e darsi battaglia al Congresso. Attorno a Tanassi (e Cariglia) si formò “Rinnovamento socialista”, in pratica tutto il vecchio gruppo dirigente ex PSDI, ad eccezione di Preti e Romita, che confermava la tradizionale polemica contro il comunismo e puntava più di ogni altra alla formazione di un governo organico di centrosinistra rinnovato e omogeneo, da attuarsi anche nelle amministrazioni locali. De Martino fondò “Unità e Riscossa socialista” a cui aderirono 26 deputati e 10 senatori, numerosi esponenti sindacali di CGIL e UIL, 55 membri del Comitato Centrale e 56 segretari di federazione244: una buona parte dei funzionari della vecchia maggioranza del PSI, quindi, che si schierava apertamente contro Nenni a cui imputava “l‟ossessione di assicurare la stabilità del governo per evitare il vuoto di potere”245. Rilanciava inoltre il “caso PCI”, facendo intendere una sorta di nuova apertura: la critica, ancora rivolta a Nenni, consisteva nell‟aver fatto coincidere la polemica col PCI con la teoria del suo isolamento, finendo così per “perdere i contatti con i movimenti reali del paese”246

. Lombardi, dal canto suo, costituì la corrente “Sinistra socialista” che criticava un po‟ tutto e tutti: il centrosinistra che “di verifica in verifica si era ridotto a formula 239 Ibidem. 240 Ibidem. 241

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Nenni nella riunione della Direzione del PSU del 26 giugno 1968, Ibidem. 242

Ibidem. 243

Per un‟ampia descrizione delle correnti interne in vista del Congresso di ottobre, vedi M. Degl‟Innocenti, “Storia del PSI

dal dopoguerra a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1993, pag. 385/387.

244

Tra i principali esponenti che aderirono a “Unità e Riscossa socialista” vi erano Brodolini, Arfè, Averardi, Ariosto, Barnabei, Bertoldi, Cattani, Fabbri, Lauricella, Lezzi, Montagnani, Mosca, Palleschi, Venturini, Vittorelli e gli ex ministri Arnaudi, Mariotti e Pieraccini, Ibidem.

245 Ibidem. 246

F. De Martino, Avanti! 19 luglio 1968; A. Benzoni: “Il fatto politicamente più rilevante è però la formazione intorno a Francesco De Martino della nuova corrente di Riscossa socialista (…). L‟uomo ha seguito l‟esperienza di centrosinistra e soprattutto, l‟iter dell‟unificazione con passo più pesante e, soprattutto, più cauto di quello di Nenni. Ha tentato a suo tempo di evitare la scissione del PSIUP e di ritardare la fusione con il partito socialdemocratico, lasciando aperte le porte per intese e contatti con i «fratelli separati» di sinistra: ha avuto un ruolo essenziale nell‟assicurare la permanenza nel partito unificato della corrente lombardiana”, “Il Partito Socialista dalla Resistenza a oggi”, Marsilio, Venezia 1980, pag. 132.

di copertura a sinistra del moderatismo democristiano”247; l‟unificazione socialista vista come “un puro e semplice incontro tra interclassismo di ispirazione cattolica e interclassismo di stampo laico”248; la politica estera italiana “di solidarietà verso la politica mondiale americana” e “l‟ulteriore integrazione delle forze armate italiane con quelle di paesi a regime fascista”249. Da Lombardi si era staccato Giolitti che aveva formato il gruppo “Impegno socialista” (o “Amici di Giolitti”250

) che prese il nome richiamandosi alla polemica sul “disimpegno” dal governo251. Il gruppo restava nell‟ottica del centrosinistra ma con il superamento della “delimitazione della maggioranza ritenuta integralista e discriminatoria, tanto in sede parlamentare quanto nelle amministrazioni locali”252

. Infine Nenni, che diede vita a “Autonomia socialista”: 87 membri del Comitato Centrale253

, 53 parlamentari, la maggior parte dei quadri socialisti della UIL. La sua era l‟unica corrente che risultasse dalla confluenza di quadri dei due partiti, la più ferma sostenitrice dell‟unificazione. I suoi componenti avevano aderito tutti ad una sorta di appello-documento che Nenni aveva preparato in vista del Congresso254, la cui bozza, un dattiloscritto con correzioni a mano, si trova nei suoi appunti. Il documento, diretto alle federazioni territoriali, fu poi presentato al Comitato Centrale del 24 luglio. Si tratta di una lucida analisi che tocca diversi argomenti ed è interessante perché è la prima vera, ampia valutazione che Nenni fece dopo il voto, dopo la confusione generatasi negli organi dirigenti e dopo la nascita delle correnti. Inoltre rappresenta, in poche pagine, una sintesi perfetta del quinquennio precedente e dell‟attività del governo di centrosinistra. Il documento analizza la situazione interna al partito

“a due anni dalla Costituente socialista il partito si avvia in condizioni di disagio, al suo primo Congresso dopo la unificazione. L‟indice più vistoso del disagio è la divisione della larga maggioranza che nel PSI e nel PSDI aveva, negli ultimi anni, elaborato la politica delle riforme di struttura come via al Socialismo; individuato nel centrosinistra la forma attuale in cui diveniva possibile per i socialisti associarsi ad altri partiti per l‟attuazione di una politica di sviluppo della vita democratica, economica e sociale della Nazione; avviato il processo che

247

M. Degl‟Innocenti, “Storia del PSI dal dopoguerra a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1993, pag. 386. 248

Ibidem. 249

R. Lombardi, Avanti! 28 luglio 1968. 250

G. De Rosa, “Travaglio interno al PSU”: “Infine l‟on. Giolitti, staccatosi dal gruppo dell‟on. Lombardi «Sinistra socialista», aveva costituito una quarta corrente, detta «Amici di Giolitti», formata da indipendenti”, La Civiltà Cattolica 20 luglio 1968, anno 119, quaderno 2834, vol. III, n. 2, pag. 181.

251

A. Giolitti: “L‟indirizzo che noi proponiamo al partito non è quello del disimpegno né quello del falso impegno, che si potrebbe chiamare del sotto-impegno: proponiamo un nuovo impegno, che tiene conto del fatto che ormai per le condizioni

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 194-200)

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