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Il Congresso straordinario del PSI e la Costituente socialista.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 149-160)

Sui documenti si pronunciò definitivamente, approvandoli, anche il Comitato Centrale del partito riunito a metà settembre; i documenti per l‟unificazione raccolsero 81 voti, mentre 13 furono i voti raccolti da una dichiarazione della sinistra interna promossa da Lombardi, critica sì, ma comunque di adesione alla unificazione131. Soltanto 5 (tra cui tre parlamentari Simone Gatto, Anderlini e Tullia Carrettoni) dichiararono che non avrebbero aderito al partito unificato. Superati i contrasti col Segretario, Nenni definì “la permanenza della sinistra nel partito unificato un successo di De Martino”132

. Il Comitato Centrale fissò per fine ottobre la data di svolgimento del Congresso straordinario, il XXXVII della storia del PSI, che avrebbe ufficializzato l‟adesione del partito all‟unificazione col PSDI. Dopo la relazione introduttiva di De Martino133, che precedentemente aveva formulato il suo personale “auspicio”134 per il partito che stava per nascere, nel suo intervento Nenni ricordò che “arriviamo alla conclusione di un lavoro critico ed autocritico di dieci anni, che ci ha portati, prima al centrosinistra e ci porta adesso alla unificazione socialista, e ci arriviamo, non nell‟equivoco o per stanchezza,

129 Ibidem. 130

L. D‟Amato, “La carta e il disegno”, Vita 5-11 agosto 1966. 131

R. Lombardi: “I due problemi, quello della partecipazione a un governo ormai vincolato ad una politica moderata, e l‟altro della unificazione tra il PSI e il PSDI nascono da una comune responsabilità di governo dei due partiti che vogliono imporre una linea politica autenticamente conservatrice e socialdemocratica; essa non può che sboccare nell‟unificazione: quando si è identici, non si può rimanere separati (…). L‟identificazione con la socialdemocrazia è per ora un fenomeno che non è riuscito a penetrare in profondità nel partito”, “Scritti politici”, Marsilio, Venezia 1978, pag. 61.

132

P. Nenni: “E‟ un fatto molto positivo nei confronti dei comunisti i quali, dopo una lotta feroce e un grande sciupio di mezzi e di energie, si trovano con un pugno di moscerini in mano. Personalmente mi sono limitato a presiedere, senza parlare e questo proprio per lasciare a De Martino la parte di merito che gli compete”, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-

1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 676.

133

F. De Martino: “L‟unità che ci proponiamo di conquistare deve essere profonda e vera sulle idee essenziali, altrimenti essa non è unità e la conquista del socialismo ne sarà ritardata”, Relazione al XXXVII Congresso del PSI, Avanti! 28 ottobre 1966; F. De Martino: “Il socialismo è ancora la dottrina più giovane”, in F. D‟Ippolito e E. Romano (a cura di): “F. De

Martino: Scritti politici II (1964/1980)”, Guida, Napoli 1982, pag. 94.

134

ma nella pienezza della nostra responsabilità e con una fiducia accresciuta nelle sorti del socialismo”135, con un triplice obiettivo: “arrivare ad un chiarimento con la democrazia cristiana e coi comunisti; riconquistare al socialismo, con l‟unificazione, una condizione di iniziativa; sottrarlo, in tutte le sue espressioni, alla funzione subalterna di apporto alle due egemonie, della democrazia cristiana nella direzione dello Stato, dei comunisti nella direzione del movimento operaio”136

. Il percorso, proseguì Nenni, era chiaro già da dieci anni ed introdusse così lo spinoso tema dei rapporti col PCI (e di conseguenza con la DC):

“Ciò che sapevamo con certezza, già dieci anni or sono, era che l‟unità d‟azione coi comunisti era ormai diventata un fattore di sterilità e di isolamento per l‟intera sinistra. Ciò che avvertivamo era che la via della ripresa democratica e socialista passava attraverso uno spostamento a sinistra dell‟asse politico del Paese, per realizzare il quale occorreva aiutare, all‟interno della DC, il processo in corso della riqualificazione della iniziativa democratica e sociale e creare, con la unificazione socialista un nuovo polo di attrazione e di azione. (…) La svolta era estremamente difficile per la società italiana; lo era per noi; lo era per i democristiani, appesantiti, dalla liberazione in poi, da sempre più rilevanti apporti conservatori da parte di interessi e di ceti che nel passato avevano trovato tutela nel fascismo ed ora la cercavano nell‟ala moderata della nuova classe politica dirigente”137.

Spiegò che le determinazioni assunte al Congresso di Venezia non potevano non ripercuotersi pesantemente sui rapporti con i comunisti “sviluppando in termini di critica della dottrina e del sistema comunista le degenerazioni, gli errori e i delitti della trentennale epoca staliniana. Non era possibile che non avesse una conseguenza eguale la scelta che facemmo di fronte ai drammatici avvenimenti di Ungheria (…); i rapporti tra socialisti e comunisti si ponevano ormai fuori di ogni patto di unità d‟azione e di consultazione”138

, e che per cambiare eventualmente il corso delle cose sarebbe stato necessario il realizzarsi di almeno due condizioni:

“La prima che i comunisti fossero stati capaci di sviluppare nei confronti nostri e del centrosinistra (così come ne ebbero la tentazione) una polemica critica ma non astiosa, implacabile, sabotatrice. Ciò non avrebbe dovuto risultare impossibile in un paese come il nostro ancora impegnato in una difficile lotta con la destra (si pensi all‟estate 1960) la quale occupava posizioni di potere assai più rilevante dei voti che raccoglieva; un paese in cui un governo a partecipazione socialista era, come è, di per se medesimo, un grosso fattore di avanzamento e di progresso. La seconda, che mettessero più impegno e coraggio nell‟affrontare le esigenze del revisionismo che da dieci anni, e forse da venti, batte alle loro porte, come ha battuto alle nostre”139.

Ma i comunisti

135

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Nenni al XXXVII Congresso del PSI del 27 ottobre 1966, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 99, fascicolo 2273 (II).

136 Ibidem. 137 Ibidem. 138 Ibidem. 139 Ibidem.

“invece di accettare la lezione dei tempi, hanno strumentalizzato ogni loro atteggiamento. All‟interno ci hanno impegnati in un‟aspra e quasi fanatica battaglia su due fronti che ha recato grave pregiudizio ai lavoratori ed al paese. Rispetto al revisionismo sono rimasti a metà strada, anzi, a un quarto, a un decimo della strada da percorrere (…) Ma la vita non attende i comodi di nessuno, non attende i nostri comodi, non attende quelli dei comunisti. Da ciò la necessità che ognuno faccia la propria parte e segua la propria strada; noi la nostra, i comunisti la loro, evitando, almeno in questo, il tragico errore del primo dopoguerra, quando si vollero battere a un tempo tutte le strade e non se ne seguì nessuna, andando ad occhi bendati verso il disastro ed il massacro”140.

Rivendicò poi al PSI il merito di aver concorso ad inserire nella vita pubblica nazionale i due soli valori di novità e di movimento, il centrosinistra e l‟unificazione socialista, che erano stati in grado di dare uno scossone a quel “bipolarismo imperfetto”141

e volle rispondere alle critiche relative alla politica internazionale del partito:

“L‟aggiornamento da una opposizione frontale e di carattere pregiudiziale alla partecipazione italiana al Patto Atlantico, non è un prezzo che noi abbiamo pagato al centrosinistra o alla unificazione. E‟ il risultato della evoluzione della situazione internazionale dal 1949 in poi. Noi perdemmo, nel 1949, la battaglia sulla neutralità, nella quale ci mancò anche il concorso dei comunisti, per altro verso schierati a fondo contro il Patto Atlantico. Noi non abbiamo alcun motivo di ripudiare il nostro atteggiamento di allora, che era conforme alle migliori tradizioni del partito e copriva efficacemente gli interessi e la sicurezza della nazione (…). Fu per queste ragioni che fin dal Congresso di Venezia del 1955 ci trovammo concordi nel promettere il nostro appoggio ad un governo il quale desse del Patto Atlantico una interpretazione difensiva e geograficamente delimitata (…) Quello che mi pareva utile sottolineare è che nel campo della politica internazionale, come in ogni altro, abbiamo seguito una linea politica coerente e conseguente, scaturita dalle scelte autonome dei nostri congressi e non da sollecitazioni esterne”142.

Infine, Nenni fece un accenno sulle prospettive e sulle ambizioni del nuovo partito che stava nascendo:

“Penso che ritroveremo lungo il cammino i compagni che non ci hanno seguito fino ai traguardi del centrosinistra e dell‟unificazione e che non hanno davanti a loro nessuna prospettiva valida, giacché le vie del socialismo democratico non sono dieci o cento, ma una sola. Ritroviamo intanto quelli che sono stati chiamati i compagni separati di Palazzo Barberini ed essi ritrovano noi. (…) Sono sicuro che riusciremo, anzi che riuscirete, giacché è compito per forze giovani e fresche. (…) Il partito unificato camminando su questa strada ha, davanti a sé, grandi successi da cogliere. Lasciatemi dire, compagni, che da questo punto di vista il nostro XXXVII Congresso straordinario è tra i più importanti e significativi della nostra vita di partito negli ultimi venti anni. Non è un congedo del partito. Non è l‟ammaina bandiera di cui ha parlato l‟organo comunista. E‟ il partito che continua nel rinverdito apporto di forze nuove. E‟ la bandiera che si leva più alta e sicura. E‟ il socialismo che continua ponendosi ancora una volta, e con maggiore lena, al servizio della vita civile della nazione per un‟Italia democratica libera e socialista”143

.

140

Ibidem. Sul rapporto con i comunisti e sul processo di rinnovamento si espresse anche Gaetano Arfè: “Noi, il coraggio di affrontare strade nuove lo abbiamo avuto, e ci siamo mossi, tra dubbi certo, tra perplessità risorgenti, pagando via via prezzi anche pesanti, ma consapevoli che non potevamo indietreggiare e neanche arrestarci. E il bilancio che oggi possiamo presentare è confortante (…). Dobbiamo dire però che finora essi [i comunisti] non ci hanno dato molti buoni motivi per credere alla loro capacità di autorinnovamento”, “Noi, la Costituente e i comunisti”, Mondo Operaio novembre 1966. 141

“[Bipolarismo imperfetto] in cui non esistono le condizioni di funzionalità delle democrazie parlamentari anglosassoni e nordiche e la molteplicità dei partiti gioca da un lato a favore della DC come fattore permanente di potere, e dall‟altro a favore del PCI come canalizzatore del malcontento, senza che tra i due esistono e possono esistere le condizioni di una effettiva alternativa di potere”, Ibidem.

142 Ibidem. 143

Il voto del Congresso fu unanime così come quello del PSDI che contemporaneamente ratificava la partecipazione socialdemocratica all‟unificazione. Il 30 ottobre era il giorno della Costituente144 ed il discorso di Nenni ricalcò sostanzialmente quello tenuto al Congresso, con alcune precisazioni ed alcuni approfondimenti relativi agli obiettivi e alla organizzazione interna

“la Costituente vuole essere, della unificazione socialista, il punto di partenza. Voglio dire con questo che la Costituente rimane virtualmente aperta fino al primo congresso del partito unificato che si terrà nel 1968, dopo le elezioni generali politiche; aperta a tutti gli apporti di pensiero e di azione già qui largamente ed autorevolmente rappresentati o che ci verranno nei mesi prossimi; aperta nello spirito che abbiamo sentito echeggiare nel manifesto degli intellettuali con le parole «non vogliamo attendere a formulare un giudizio sul nuovo partito: vogliamo costruirlo»”145,

mediante l‟analisi, punto per punto, di quanto statuito dalla dichiarazione politico- programmatica; sul centrosinistra146, sui comunisti147, sull‟unificazione sindacale148, sull‟Internazionale Socialista149

, sul Vietnam150. Il nuovo partito sarebbe stato “aperto”151, “decentrato”152

e non si sarebbe sovrapposto ai lavoratori ed alle masse. Chiuse poi con un bilancio (positivo) sull‟operato del governo di centrosinistra invitando tutti, soprattutto le nuove generazioni, all‟impegno massimo nell‟affrontare questa nuova, difficile fase politica.

144

Ci fu un banale “disguido”: Moro inviò un telegramma con il suo messaggio augurale presso l‟abitazione privata di Nenni e non presso il Palazzo dello Sport: “Occasione costituente del partito socialista unificato desidero far giungere at te et tuo cortese tramite a tutti partecipanti mio cordiale augurale saluto. Aldo Moro”; Nenni quindi, lo lesse all‟assemblea soltanto il mattino successivo e lo rimarcò nel suo telegramma di risposta: “Caro Moro, ho letto solo questa mattina tuo cordiale saluto alla Costituente socialista indirizzato mia abitazione. Ti ringrazio come ti avrebbe ringraziato con viva cordialità la grande assemblea della Costituente socialista. Tuo Nenni”, ACS – Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, busta 34, fascicolo 1639.

145

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Nenni alla riunione della Costituente socialista del 30 ottobre 1966, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 99, fascicolo 2271.

146

P. Nenni: “Il partito socialista che esce dalla Costituente vuole continuare la collaborazione con i partiti del centrosinistra finché essa sia necessaria all‟avanzamento generale del paese, ma non sarà in nessun caso una forza di apporto per tentativi di egemonia nella direzione dello Stato o nella direzione del movimento dei lavoratori”, Ibidem.

147

P. Nenni: “Sono dieci anni che i comunisti non si fanno trovare al traguardo del revisionismo, il traguardo al quale la storia li attende”, Ibidem.

148

P. Nenni: “La corrente sindacale socialista, nella quale dovranno confluire da domani tutti i sindacalisti socialisti, prenderà le decisioni opportune per fare una realtà di una delle più profonde aspirazioni dei lavoratori. Certo si è che, se all‟unificazione socialista corrispondesse un accelerato processo verso l‟unificazione sindacale, si sarebbe vinta una delle più grandi battaglie del lavoro e dei lavoratori”, Ibidem.

149

P. Nenni: “Il partito da oggi è la sezione italiana della Internazionale Socialista”, Ibidem. 150

P. Nenni: “Di fronte a un fatto angoscioso come la guerra del Vietnam ci sono due atteggiamenti possibili: uno è quello della protesta e della denuncia, tanto più rispettabile se protesta e denuncia non sono a senso unico; l‟altro è quello della ricerca pressante e tenace di una soluzione negoziata che metta fine al conflitto e restituisca i vietnamiti alla autodeterminazione del loro destino. L‟internazionale ha scelto questa seconda via, con una pressione costante su Washington per la fine dei bombardamenti, su Hanoi e sui Vietcong per la sospensione del fuoco e la partecipazione al negoziato; su Mosca perché, assieme a Londra, riunisca una seconda conferenza di Ginevra o quella qualsiasi conferenza suscettibile di intavolare un negoziato di pace; su Pechino perché non si opponga al negoziato rinunciando alla esaltazione della guerra rivoluzionaria”, Ibidem.

151

P. Nenni: “In grado di raccogliere tutte le esigenze del paese e tutti gli impulsi ideali e politici senza lasciarsi rinchiudere negli steccati delle ideologie rigide e dogmatiche (…), Ibidem.

152

P. Nenni: “In grado di promuovere tutta una serie di organismi collaterali che ne assicurino il rapporto costante e fiducioso con gli operai, con i contadini, coi pubblici e privati impiegati sul luogo stesso del lavoro (…)”, Ibidem.

L‟unificazione dunque era cosa fatta153

e per Nenni fu davvero una soddisfazione enorme, il raggiungimento di un traguardo tanto a lungo inseguito e su cui puntò tanto; sui Diari ne parlò in termini addirittura entusiastici

“Forse ho vissuto oggi la giornata più bella e più emozionante della mia vita dopo quella dell‟avvento della Repubblica. Una sola amarezza: che Carmen non fosse con me. La Costituente socialista si è risolta in una manifestazione grandiosa. Ventimila e più compagni erano affluiti da tutta Italia al Palazzo dello Sport. Una cosa mai vista. Un entusiasmo che ha avuto punte di commozione estrema quando sono comparse alcune lacere bandiere dei tempi eroici: una del 1877, una del 1883, una, inaugurata da me in Francia, del 1930. Quando Paolo Rossi ha annunciato che il partito unificato era costituito con me presidente, De Martino e Tanassi segretari, il grido di «Viva Nenni» è rintronato per lunghi minuti. (…) Saragat ha mandato un messaggio che naturalmente è stato lungamente applaudito. So che da domani cominceranno le difficoltà. Ma la giornata di oggi non poteva essere più grandiosa, più entusiasta, più romantica. Un ritorno all‟umanesimo socialista in una cornice impareggiabile di fiducia e di fede”154

e gliene diede lealmente atto anche Berlinguer:

“L‟operazione è stata condotta in porto sulla linea delineata da Nenni e con un certo successo, pur se non vanno sottovalutate perplessità notevoli ella base socialista. Vi sono forti contraddizioni ma anche un elemento di amalgama: diventare una grande forza politica”155

.

A cominciare dall‟”Avanti!”156, e ad eccezion fatta per “l‟Unità”157

e per Lelio Basso158, i commenti della stampa furono generalmente lusinghieri per la Costituente e per il discorso di Nenni. Cauta la valutazione di “La Civiltà Cattolica” che nonostante riconoscesse che “con la unificazione socialista, il socialismo in Italia è divenuto più forte e più capace di contare sulla vita del paese”159

, metteva in guardia sulle difficoltà a cui il nuovo partito avrebbe dovuto far

153 M. Degl‟Innocenti: “Nenni fu eletto presidente: dell‟unificazione era stato il vero artefice (in accordo con Saragat) e di essa era il garante. Segretari furono nominati Tanassi e De Martino, vice Brodolini e Cariglia. Ferri fu eletto capogruppo dei deputati mentre Lami Starnuti dei senatori”, “Storia del PSI dal dopoguerra ad oggi”, Laterza, Roma-Bari 1993, pag. 374. 154

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 6687/688. 155

Verbale n. 34 della riunione della Direzione del PCI del 10 novembre 1966, Istituto Gramsci, microfilm 018, fascicolo 4080, vol. III.

156

Editoriale non firmato, “Ed ora al lavoro”: “Il dovere è quello di rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro per dimostrare che la politica di centrosinistra è più viva e più utile di prima, che la classe politica espressa dall‟incontro dei socialisti con i cattolici è cosciente dei problemi del paese ed è capace di interpretare le esigenze di rinnovamento del paese”,

Avanti! 6 novembre 1966.

157

M. Alicata, “Coacervo di contraddizioni”: “E‟ stato Nenni ad assumersi ancora una volta il sinistro compito di gettare un ponte tra De Martino e Tanassi, tra Jacometti e Paolo Rossi; e l‟ha fatto con la furia della cattiva coscienza, rabbiosamente deciso a rettificare De Martino, a rassicurare la DC e la destra economica e politica, come gli si chiedeva apertamente, a soffocare gli umori critici del Congresso, a indicare nell‟anticomunismo l‟unico cemento che dovrebbe consentire ai due partiti di unirsi e di restare uniti. Non c‟è dubbio che tali obiettivi il vecchio massimalista stanco li ha raggiunti. Ma non c‟è neppure dubbio ch‟egli, nello stesso tempo, ha palesemente dimostrato che oggi non ad una «costituente di forze socialiste» volte alla ricerca sia pure confusa ma sincera, di una strategia per la trasformazione della società e dello stato borghese siamo di fronte, ma alla capitolazione di fronte al ricatto borghese, democristiani e socialdemocratico, di uno dei partiti politici tradizionali del movimento operaio italiano”, l’Unità 30 ottobre 1966.

158 L. Basso, “L‟approdo socialdemocratico”: “In una domenica di questo autunno grigio piovoso e malinconico si sono celebrate a Roma le esequie del Partito Socialista Italiano. Nulla nel nuovo partito si ricollega a quelle che furono le caratteristiche e i valori fondamentali del vecchio Partito Socialista, quelle caratteristiche e quei valori che ne fecero uno dei protagonisti principali della storia recente d‟Italia e che stanno pur sempre alla base di ogni autentico movimento socialista”,

Problemi del Socialismo, novembre/dicembre 1966, n. 12/13, pagg. 971/975.

159

“L‟unificazione socialista”: “Non si devono dimenticare due fatti: primo, se a motivo dell‟unificazione si sono iscritti al PSU alcuni gruppi di socialisti senza tessera e di intellettuali, altri socialisti, già iscritti al PSI, non sono entrati nel nuovo partito e si sono costituiti in gruppi autonomi, convinti che l‟unificazione si è fatta su basi socialdemocratiche, cioè

fronte160 e rivendicava con ancora maggiore forza alla Dc il ruolo di partito-guida del panorama politico italiano161. Fu Eugenio Scalfari a sintetizzare l‟evoluzione dell‟intero processo e a ipotizzare quali sarebbero stati (a suo giudizio) i nuovi scenari della politica italiana a seguito dell‟unificazione162

. A partire dal rapporto Kruscev contro Stalin, dall‟incontro di Pralognan tra Nenni e Saragat, dalla rivolta ungherese e dalle reazioni che essa suscitò nell‟anima democratica del PSI, ora quel processo di sviluppo era arrivato alla sua conclusione ed anche le contraddizioni e le divergenze potevano avere (a determinate condizioni) una valenza positiva:

“Due partiti si incontrano e si ritrovano su una piattaforma comune, pur tra cento diversità e sfumature che possono essere altrettanti motivi di forza se tenute insieme da una decisa volontà politica e da una chiara visione dei problemi da risolvere. Due partiti si incontrano, ma accanto ad essi e insieme ad essi gruppi d‟intellettuali, di tecnici, di «quadri» sentono fortemente il richiamo che proviene da quell‟incontro e le responsabilità collettive e individuali che ne derivano”163.

Per Scalfari, non si trattava

“per il nuovo partito socialista di un salto di quantità, ma soprattutto di un salto di qualità. Da ciò derivano alcune conseguenze inevitabili, di cui amici ed avversari dovranno tener conto nei prossimi mesi e nei prossimi

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 149-160)

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