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Il XXXVI Congresso Nazionale del PSI.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 121-131)

I temi centrali del XXXVI Congresso erano dunque quelli relativi al futuro del centrosinistra e all‟unificazione. Lo schieramento autonomista si presentava compatto ma il giorno prima dell‟apertura dei lavori ci fu un clamoroso “incidente”, un pesante malinteso tra Nenni e De Martino che avrebbe avuto incidenza nel dibattito congressuale: Nenni ricevette il resoconto del discorso del Segretario solo qualche ora prima del Congresso e fu abbastanza sorpreso nel leggerne la parte relativa all‟unificazione315

. Glielo fece presente immediatamente e con tono preoccupato

“Caro De Martino, è troppo tardi perché io possa discutere con te della relazione. Da questo punto di vista il metodo con cui siamo arrivati al congresso è stato certamente sbagliato. Non ho letto della tua relazione che la parte che riguarda l‟unificazione e il centrosinistra. Poco, da dire sulla seconda. La prima non pecca nella impostazione, ma nella formulazione troppo reticente, con troppe riserve, con troppo pessimismo, laddove c‟è bisogno di uno scossone. Non so se hai letto il testo integrale dell‟ultimo C. C. del PCI e delle tesi. Se sì, non vedo cosa ti induce a soffermarti ancora su un problema che i comunisti hanno definitivamente seppellito. Non vedo, per esempio, perché si debba tornare, in un senso o nell‟altro, sulla questione delle amministrazioni locali coi comunisti, quando la previsione è di un loro attacco a fondo. Non dubito della lealtà del tuo sforzo per tenere unità la maggioranza, l‟appoggerò non dicendo nulla che possa comprometterla, temo che il risultato se non nelle quattro giornate del congresso ma subito dopo non corrisponda alle tue e alle mie speranze. Temo addirittura che il congresso possa manifestare delle divergenze difficili da conciliare. Scrivo questo con distacco perché conosci la mia irrevocabile decisione di non accettare nel partito responsabilità esecutive di nessun genere. Avrò tra poco 75 anni. E‟ un‟età che porta alla contemplazione non alle battaglie, soprattutto a quelle interne. Con l‟affetto di sempre”316,

ma ricevette una risposta particolarmente “fredda” che lo indusse a nutrire qualche dubbio proprio sulla compattezza della maggioranza autonomista317:

“Caro Nenni, mi rincresce profondamente che tu non abbia trovato soddisfacente la parte relativa all‟unificazione. Ma non ho fatto altro che ripetere quanto scritto nelle tesi e più volte detto davanti al partito, se mai con qualche attenuazione. Ci sono momenti in cui sentiamo che sono in gioco valori fondamentali e questo è uno di quelli. Non posso quindi modificare: mi sembrerebbe di ingannare me stesso e la mia coerenza. Anche io

momento presente, nel campo governativo, ma se sarà soprattutto fondata su un periodo di azione comune e di comune assunzione di responsabilità al livello delle sezioni, delle federazioni, delle Direzioni, dei Gruppi parlamentari, dal quale emerga chiara – al Governo come all‟opposizione – la funzione autonoma del movimento socialista”; Verbale Federazione di Lecco: “Il tema dell‟unità socialista può collegarsi solo ed unicamente ad un movimento di base che ponga le premesse per una azione comune di tutti i socialisti e di tutti i democratici, di tutti coloro che vogliono costruire nella società italiana una concreta alternativa”; Verbale Federazione di Piacenza: “ (…) Da qui l‟esigenza che il Partito elabori e proponga una piattaforma ideologica e politica di unità socialista destinata, per il suo valore di verifica concreta e di esperienza pratica, entro il filone tradizionale del socialismo italiano, a delineare le condizioni reali di un processo di unità socialista. Esso dovrà saper attrarre su di sé nuove forze che oggi militano anche al di là dei confini del PSI e del PSDI”. Sulla stessa linea erano le Federazioni di Trieste, Teramo, Rieti, L‟Aquila (che faceva riferimento anche al “recupero” del PSIUP), Parma, Enna, Messina e Caltanissetta, ACS - Fondazione Nenni, serie partito, busta 97, fascicolo 2258.

315

P. Nenni: “De Martino mi ha mandato la relazione che si accinge a fare. Nessuno l‟ha vista prima, nessuno l‟ha discussa. Si diceva di me che facevo sempre quel che volevo. Ma era mia abitudine discutere con i compagni i documenti ufficiali parola per parola. Il modo con cui De Martino imposta l‟unificazione apre una polemica senza fine. Gliel‟ho fatto notare per lettera giacché non avevo tempo di andare da lui”, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 550.

316

Nenni a De Martino, 9 novembre 1965, ACS – Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, busta 24, fascicolo 1299. 317

P. Nenni: “Mi ha risposto di aver concesso tutto quello che poteva per mantenere unita la maggioranza. Dubito che ci riesca. E sarebbe ancora un‟occasione mancata. Stavolta non per colpa mia”, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 551.

so che il congresso ha problemi difficili; speriamo di superarli. Io farò il possibile. Con affetto Francesco De Martino”318.

Le perplessità di Nenni furono confermate anche dal giudizio degli osservatori non appena ascoltata la relazione introduttiva di De Martino che in effetti poneva dei distinguo rispetto alla linea espressa da Nenni nella “Lettera ai compagni”: per il “Corriere della Sera”, “De Martino resta a mezza strada tra le posizioni di Nenni e quelle di Lombardi”319, per “Il Tempo” “De Martino esclude che il PSI possa diventare anticomunista”320, mentre per “Vie Nuove”

“Sono molti a vedere tra i motivi di interesse di questo 36° Congresso, oltre alla vigorosa contestazione che verrà da Lombardi e dalla sinistra, una possibile differenziazione del Segretario del partito e dei suoi amici dalle proposte estreme di socialdemocratizzazione che vengono dal gruppo nenniano”321.

L‟”Avanti!” invece minimizzò parlando semplicemente di “prospettive d‟azione dei socialisti per un movimento operaio più forte e per uno Stato più democratico”322

.

L‟intervento di Lombardi, a quel punto molto atteso, si risolse in una lunga serie di accuse contro tutto e contro tutti le cui conclusioni erano: “uscire dal governo, rifiutare l‟unificazione col PSDI, rilanciare nel Paese l‟appello a tutte le forze capaci di riprendere in mano la politica che il PSI ha tentato di realizzare con il centrosinistra”323. Rivolse alcune critiche a De Martino quando affermò che bisognava “rompere le uova”324

, ma cercò nello stesso Segretario la “sponda” giusta per attaccare Nenni (che restava il bersaglio da colpire) tentando di evidenziare ulteriormente le divergenze tra i due325. Infine, riferendosi al clima

318

De Martino a Nenni, 9 novembre 1965, ACS – Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, busta 24, fascicolo 1299. 319

L. Bianchi, “De Martino resta a mezza strada tra le posizioni di Nenni e quelle di Lombardi”: “Egli si oppone a qualsiasi aggiornamento ideologico, pretende l‟esecuzione immediata e totale del programma di governo (regioni, eccetera), vuole i comunisti nel parlamento europeo, esige autonomia nell‟ambito delle alleanze internazionali, esclude l‟estensione del centrosinistra agli enti locali. Per l‟unificazione socialista prende tempo senza assumere un impegno preciso”, Corriere della

Sera 11 novembre 1965.

320

M. Lucini, “De Martino esclude che il PSI possa diventare anticomunista”: “Il Segretario socialista ha risposto con una lunga serie di sostanziali no alle richieste della DC e del PSDI. Nessuna rottura delle alleanze locali con il PCI e accettazione dei comunisti nel MEC, unificazione da attuarsi solo se i socialdemocratici accetteranno posizioni più avanzate”, Il Tempo 11 novembre 1965.

321

M. Gherardi, “Posta in gioco”: “Difficile prevedere, quindi, nel rapporto di forze che si è stabilito in seno al PSI, quale potrà essere, e se vi sarà, un ruolo autonomo del segretario uscente dentro quella maggioranza che egli stesso ha contribuito a gonfiare. (…) E questa, in realtà è la posta più grossa che si gioca al 36° Congresso socialista, la ragione di una drammaticità per certi aspetti ancora più profonda di quella che sconvolse il Congresso del 1963, quando la sinistra, allora guidata da Vecchietti, Basso e Valori, diede battaglia per impedire l‟ingresso nel governo ad una maggioranza nella quale accanto a Nenni e De Martino stavano anche Lombardi e Santi”, Vie Nuove 11 novembre 1965, pagg. 10-12.

322

“36° Congresso: aperto il dibattito sulla relazione di De Martino”, Avanti! 12 novembre 1965. 323

F. De Luca, “Lombardi vuole il ritiro dal governo, i nenniani puntano sull‟unificazione”, La Stampa 12 novembre 1965. 324 L. Bianchi, “Gli autonomisti contrattaccano Lombardi e sostengono il governo e l‟unità socialista”: “In fondo, ciò che Lombardi vorrebbe è che il PSI si servisse della famosa stanza dei bottoni per far saltare, a una a una, le strutture della società borghese rimpiazzarle con il sistema socialista. “Bisogna rompere le uova” ha detto. E la battuta era rivolta a De Martino, fautore del passaggio indolore al socialismo”, Corriere della Sera 12 novembre 1965.

325

M. Lucini, “Lombardi cerca in De Martino il suo alleato contro i nenniani”: “E‟ stato evidente, dunque, l‟intento di provocare, con una specie di drastica divisione in buoni (i demartiniani) e cattivi (i nenniani), reazioni nei due gruppi, sì da accentuare il distacco obiettivamente esistente tra di essi. Non è stato difficile a Lombardi mettere in luce le contraddizioni presenti nella relazione di De Martino, tuttavia egli si è preoccupato di rilevare che c‟è tra le posizioni del segretario del

interno al partito, usò un‟espressione durissima: “terrorismo”326

. Nei Diari, Nenni liquidò l‟intervento di Lombardi con poche parole: “Al Congresso ha parlato Lombardi. E‟ arrivato battuto e non ha rialzato le sue sorti col suo discorso odierno”327

.

Poi, fu la volta dei “nenniani” Cattani e Ferri; Cattani (elogiato da Nenni sui Diari328 ) sottolineò la necessità di accelerare quanto più possibile i tempi dell‟unificazione per arrivare compatti e preparati alle elezioni politiche del 1968329, Ferri aggiunse:

“Il tema dell‟unità socialista non può restare su un piano astratto e generico. Il Congresso dovrà dare mandato ai nuovi organi direttivi del partito di operare subito perché le condizioni dell‟unificazione si realizzino alla base e ai vertici. Da qui la necessità di intraprendere iniziative unitarie a tutti i livelli, consultazioni comuni, intese, convegni, dibattiti per arrivare a quell‟accordo politico senza il quale non ci possono essere lotte comuni. Il PSI deve farsi promotore di questo processo”330.

Il giorno seguente ci fu l‟intervento di Nenni: la relazione, suddivisa in paragrafi, analizzava dettagliatamente i vari punti in discussione331.

1. Autonomia.

“La battaglia per l‟autonomia del partito è conclusa e vinta”, disse Nenni considerando ormai conclusa la lunga, appassionata, contrastata battaglia per riconquistare al partito una posizione autonoma nel movimento operaio e democratico ed una possibilità di iniziativa e di condizionamento dell‟indirizzo politico del Paese, che nel quindicennio dal ‟47 al ‟62, era stata seriamente compromessa a causa delle discordie interne e delle scissioni andate inevitabilmente a favorire gli avversari. Dal ‟55 – ‟56, “dopo un lungo e tormentoso cammino”, il partito aveva elaborato una strategia che non poteva ora risolversi nel dilemma “stare al governo o stare all‟opposizione”, poiché le due cose erano entrambe possibili a seconda della situazione obiettiva in cui “ci troviamo e ci troveremo ad operare”. Non c‟era necessità di ripartire da zero, ma dalle decisioni del Congresso di Venezia del 1957 quando fu “consacrata” l‟impossibilità di un‟alleanza politica e anche soltanto di una organica unità d‟azione con i comunisti e quando fu lanciato l‟appello per la riunificazione di tutti i socialisti che “purtroppo non venne accolto nel momento giusto”. Non era stato, quello del PSI, un processo evolutivo esente da contraddizioni e da errori, ammise Nenni, “prendere coscienza partito e quelle di Nenni una differenza: vogliono arrivare tutti e due alla meta, ma uno si mostra preoccupato degli ostacoli esistenti, mentre l‟altro li ignora. Insomma, Nenni è un incosciente, De Martino invece dimostra senso di responsabilità. (…) Come si vede il leader gregoriano ha usato il sistema del bastone (un duro e nodoso bastone) e della carota”, Il Tempo 12 novembre 1965.

326

Intervento di Lombardi al XXXVI Congresso del PSI, Avanti! 12 novembre 1965. 327

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 551. 328

P. Nenni: “Tra i giovani Cattani è certamente il più preparato e il più coraggioso”, Ibidem, pag. 551. 329

Intervento di Cattani al XXXVI Congresso del PSI, Avanti! 12 novembre 1965. 330

Intervento di Ferri al XXXVI Congresso del PSI, Avanti! 12 novembre 1965. 331

Dagli appunti di Nenni, Intervento di Nenni al XXXVI Congresso del PSI, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 97, fascicolo 2265.

dei quali non fu sempre facile, anche se l‟averlo fatto è già, per dirla con Lenin, una mezza riparazione”.

2. La “Lettera ai compagni”.

Era stato il tentativo di indicare attraverso quale procedimento dialettico ed in base a quale rapporto con la realtà dei fatti, si era giunti alle posizioni del momento portando a termine la revisione di alcuni concetti del socialismo tradizionale (concetto di Stato, di classe, di lotta del potere); ma qualcuno, lamentò Nenni, strumentalmente, aveva cercato di “adattare la lettera ai propri gusti polemici, tirandola di qua e di là, cogliendo la frase che più lo interessava e sulla quale si può sempre impiccare un uomo”. Nulla però era stato improvvisato: la revisione era stata condotta dall‟insieme del partito, secondo i canoni fondamentali della metodologia critica e dialettica del marxismo “che ha insegnato a procedere in base al rapporto tra la realtà economica e sociale e la volontà liberatrice dei lavoratori”.

3. La politica di piano e il centrosinistra.

“La nostra risposta ai problemi del paese e del lavoro è la politica di piano”: ad essa erano connessi non soltanto l‟avvenire economico della nazione, ma anche quello politico, a cominciare dal consolidamento delle istituzioni democratiche e repubblicane. Su questo disegno andava inserita, secondo Nenni, la collocazione del centrosinistra visto come “un momento del moto generale di trasformazione del paese verso livelli più alti di vita economica e di vita democratica delle masse”. Il centrosinistra era pertanto “uno stato di necessità ed una via obbligata”. In campo politico il centrosinistra era partito da una situazione che aveva raggiunto il limite della disgregazione della società ed era esplosa nell‟estate del 1960 in manifestazioni “che comportavano il rischio di un conflitto aperto dello Stato con le forze della Resistenza che sono alla sua origine”; in campo economico era partito da una crisi in cui ai fattori congiunturali, comuni ad altri paesi, si erano “aggiunti e sovrapposti fattori strutturali aggravati dagli elementi di speculazione e di arrembaggio economico e finanziario”; nel campo amministrativo, infine, il centrosinistra aveva preso l‟avvio “da una condizione di assoluto disordine dell‟apparato statuale”. Un‟eredità pesantissima dunque, nonostante la quale il centrosinistra era riuscito a ristabilire “la normalità della vita democratica anche se non ha ancora colmato interamente il vuoto tra Stato e popolo e tra Stato ed apparato burocratico”; molto era stato fatto, tanto restava da fare, ad una condizione però: “il centrosinistra non è soltanto una formula, è una politica, è un programma. Un programma non è ovviamente qualcosa di immutabile o di intoccabile. Ma a

mutarlo o ad aggiornarlo deve essere la coalizione nel suo insieme, non la pressione moderata interna ed esterna alla maggioranza”. La maggioranza sapeva di poter contare soltanto su sé stessa, sulla sua compattezza, sulla sua capacità e sulla sua forza di decisione; ogni debolezza ed ogni deficienza non potevano essere tollerate: non avrebbero fatto altro che dare spazio alle opposizioni che “non hanno consentito e che non consentiranno tregua, com‟è nel loro diritto”.

Nenni si riferiva alla destra e ai comunisti che attaccò entrambi duramente.

“La destra”, disse, “non accetta la presenza dei socialisti al governo, non accetta la programmazione, non accetta le regioni, non accetta lo Stato sociale. La sua arma più insidiosa è l‟allarmismo in cui mantiene i ceti che influenza, avvalendosi più della stampa che possiede o controlla e delle posizioni economiche che detiene che non della tribuna parlamentare”. Riferendosi ai fatti del luglio 1964, ricordò che “a metà dello scorso anno si era addirittura illusa di poter trovare gli appoggi necessari per una operazione di palazzo del tipo di quella riuscita in Grecia nelle scorse settimane”. Non avrebbe comunque mollato ed avrebbe cercato di riconquistare le forti posizioni politiche che aveva perduto.

Anche i comunisti avrebbero sferrato un deciso attacco al centrosinistra ed al PSI in particolare; anche essi non accettavano la presenza dei socialisti al governo “quando non sia per loro delega” e la loro arma era il malcontento popolare, largamente diffuso in un periodo di forte recessione della produzione e di minaccia per l‟occupazione. Nonostante tanti proclami, tanti discorsi sulle “cose nuove”, sul partito nuovo, sulla politica nuova, i comunisti tornavano sempre su quelle posizioni tradizionali che individuava il peggior pericolo (per loro) in un governo di sinistra parlamentare che invece, secondo Nenni, era l‟unico capace di “secondare un vasto programma di rinnovamento e di riforme, in cui i lavoratori trovino una garanzia democratica di accesso alla direzione dello Stato e della società”. Un errore storico dunque, nel quale essi “ricadono periodicamente con la costanza con cui il fiume è fedele alla sua sorgente”.

4. Le polemiche interne al partito.

Era importante, secondo Nenni, che, dopo anni di polemiche interne, il partito si ritrovasse con una maggioranza dell‟80% che non sminuiva affatto “l‟utile funzione della minoranza”. C‟era però un rischio da cui maggioranza e minoranza dovevano guardarsi: quello di considerare il partito in permanente stato di dibattito precongressuale. Se gli organi direttivi che sarebbero stati di lì a poco eletti fossero stati “inchiodati ad una rimasticatura perenne delle decisioni congressuali, ebbene allora noi non saremmo in grado di far fronte ai nostri

compiti di partito, né al governo, se potremo restarci, né alla opposizione se decideremo di ritornarci”. Dialettica interna sì quindi, ma anche rispetto delle decisioni della maggioranza; e qui l‟affondo nei confronti di Lombardi: “né io so di quale terrorismo parlasse il compagno Lombardi a copertura di un insuccesso del quale veramente si può dire: chi è causa del suo male pianga sé stesso!”.

Il partito avrebbe dovuto “aprirsi”, misurarsi sui problemi concreti che si sarebbero via via presentati creando degli uffici “che siano organi di orientamento nel lavoro di tutto il partito”, costituendo un ufficio studi, sollecitando l‟apporto costruttivo di specialisti (iscritti al partito o meno) sul tema della programmazione economica, utilizzando i circoli culturali, costituendo dei clubs “come quelli che stanno dando un contenuto nuovo alla sinistra francese, per scarso che possa essere il loro peso elettorale”; non si doveva aver paura di discutere purché “non si tratti di piccole diatribe di frazione di corrente, di gruppi, di posti”.

5. L‟unificazione socialista.

Sull‟unificazione Nenni si era già chiaramente espresso nella “Lettera ai compagni” e ribadì quanto scritto aggiungendo che non si trattava soltanto di ricucire la lacerazione del 1947: “questa ricucitura è il necessario presupposto di un più ampio disegno del socialismo, che interessa vasti gruppi di operai, di contadini, di tecnici, di intellettuali, di lavoratori indipendenti senza tessera o che hanno abbandonato la tessera per disgusto dei nostri bizantinismi”. Non limitare quindi l‟unificazione come un‟operazione politica tra PSI e PSDI ma allargare i suoi orizzonti coinvolgendo “tutte le forze interessate al rilancio socialista”. Non ai comunisti però, “che con le loro tesi hanno la franchezza di non concedere niente a nessuno” e che con un “frasario diverso mantengono tutte le posizioni tradizionali; “non concedono nulla che non sia formale alla vita democratica, nulla alla politica della distensione e della competizione pacifica, nulla ai nuovi problemi dello sviluppo che si pongono nello stesso mondo comunista”.

Nenni chiuse la sua relazione con un breve accenno ai problemi della coesistenza pacifica internazionale332.

De Martino apprezzò molto la relazione di Nenni333 ed anche i commenti della stampa, tranne chiaramente “l‟Unità” che parlò di “falsificazioni anticomuniste”334

, furono in genere favorevoli335; Nenni definì “eccellente”336 l‟articolo di Gorresio su “La Stampa”:

332

Per tutte le citazioni contenute nella relazione di Nenni al XXXVI Congresso del PSI, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 97, fascicolo 2265.

333

P. Nenni: “Questa mattina De Martino era nervoso e imbronciato. Dopo il discorso invece mi ha detto: hai rifatto l‟unità della maggioranza”, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 552.

“Ogni suo discorso al Congresso è una ventata d‟aria fresca. Dopo errori ed esitazioni, ha scelto decisamente la via del socialismo democratico; ma il suo mutamento è perfettamente coordinato con quello del partito. E‟

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 121-131)

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