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Il finanziamento alla scuola privata e la caduta del primo governo Moro L‟”incidente” che portò alla crisi non riguardò l‟urbanistica ma la scuola

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 67-72)

. Nei suoi appunti Nenni riportò l‟esito della votazione alla Camera del 25 giugno (a scrutinio segreto) sui capitoli 65 ed 88 del bilancio che comportavano un aumento di 149 milioni a favore della scuola media non statale: su 505 presenti i votanti furono 449, gli astenuti 56; la maggioranza

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“La situazione peggiora”, Il Messaggero 27 maggio 1964. Dopo la pubblicazione della lettera Giolitti replicò rilasciando un‟intervista a L‟Espresso in cui dichiarò che “solo accelerando le riforme e la programmazione si potrà assicurare sviluppo (…). Questo governo ha cominciato a caratterizzarsi quando ha colpito con lo strumento fiscale certi consumi, spesso offensivi, per destinare soldi agli investimenti”, L’Espresso 7 giugno 1964.

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N. Tranfaglia, “Dalla crisi del centrismo al compromesso storico”: “I socialisti, da parte loro, si trovarono sempre più soli ed emarginati sul piano delle scelte di fondo” in F. Barbagallo (a cura di) Storia dell’Italia repubblicana 2** – la

trasformazione dell’Italia: sviluppo e squilibri, vol. II, Einaudi, Torino 1995, pag. 70.

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L. Bianchi, “Oggi riunione al vertice”, Corriere della Sera 5 giugno 1964. 15

“L‟errore dei socialisti”: “E tuttavia anche i socialisti hanno commesso e commettono la loro parte di errori. E‟ un dovere, per chi ne ha sempre seguito le lotte con simpatia o addirittura con adesione, segnalarli, chiarirne la natura e le cause, aiutare a correggerli (…). [L‟errore dei socialisti] ci fu, quando nel febbraio del 1962 essi s‟avvicinarono per la prima volta alle responsabilità del potere (…). Si credette che la presenza d‟un partito incorrotto e depositario d‟una secolare tradizione d‟onestà e di sacrifici, valesse a bonificare una classe dirigente che aveva dato mediocre, per non dire pessima, prova di sé, confondendo interessi di gruppo o addirittura di persona con l‟interesse pubblico (…). Questa era la prima riforma che ci si attendeva dal centrosinistra: (…) la riforma del costume, la distinzione tra i partiti e l‟amministrazione, la severa punizione di chi per anni aveva governato la ricchezza nazionale e l‟instaurarsi di un metodo nuovo, più efficiente e soprattutto più pulito (…). Su questo punto capitale, perché non dirlo? I socialisti finora hanno deluso”, L’Espresso 10 maggio 1964.

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A. Agosti, “Togliatti, un uomo di frontiera”, UTET, Torino 2005, pag. 551. 17

P. Togliatti, “Programmazione o politica dei redditi”, Rinascita 13 giugno 1964. 18

“Sembrava che la questione fosse stata, se non risolta, almeno resa innocua, quando, improvvisamente, si rivelò una questione incendiaria”, La Civiltà Cattolica 4 luglio 1964, quaderno 2739, anno 115, vol. III, n. 13.

richiesta era di 225 e il provvedimento fu bocciato con 228 voti contrari contro 221 favorevoli. Votò a favore la DC mentre votarono contro “i missini, i liberali, i comunisti ed i fascisti”19

; si astennero i socialisti, i repubblicani ed i socialdemocratici. 39 deputati democristiani si erano astenuti mentre 10 o 11, secondo Nenni, “avevano votato contro”20. Nel suo complesso il bilancio fu comunque approvato con 286 voti favorevoli contro 193 voti contrari, ma per Moro, appuntò Nenni, il fatto grave era rappresentato dalla “mancata unità di voto dei membri del governo”21 anche in considerazione dell‟assenza in aula dei ministri e dei sottosegretari socialisti, socialdemocratici e repubblicani. Durissimi, su tutti il “Roma”, i commenti sui quotidiani22.

Come si giunse a quel voto parlamentare Nenni lo ricorda riferendo che l‟equivoco ebbe origine molti giorni prima, addirittura l‟11 giugno dopo che il Consiglio dei Ministri aveva approvato il bilancio nel suo insieme:

“Siamo ad un altro intoppo. E‟ nato su due voci del bilancio della Pubblica Istruzione che aumenta gli stanziamenti per la scuola privata. Semplice integrazione determinata dagli aumenti degli stipendi, sostiene il ministro Gui; violazione del principio della laicità, sostengono i nostri. Al Senato il nostro gruppo se l‟è cavata astenendosi. Alla Camera il caso è più complicato, giacché Codignola (autorizzato da De Martino che è a Belgrado) ha presentato un emendamento”23.

La questione del finanziamento alla scuola privata, che il PSI considerava molto importante, era stata oggetto di analisi, discussioni ed anche scontri fin dai primi giorni del mese; come riportato da “Il Mattino” infatti, Codignola aveva scritto al ministro Gui proprio per esprimere il suo disappunto per il fatto che il PSI “non viene messo al corrente dei provvedimenti di legge che vengono man mano presi”24. Tra questi provvedimenti c‟erano proprio gli aumenti dei capitali di bilancio relativi al finanziamento delle scuole non statali, nonostante gli accordi di governo fossero chiari: non si doveva apportare alcuna modifica, nessuna somma doveva essere stanziata in favore delle scuole private. “Io, però” proseguiva Codignola nelle dichiarazioni a “Il Mattino”, “non sono impaziente come molti compagni, ma sono

19

Dagli appunti di Nenni, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362. 20

Ibidem. 21

Ibidem. 22

E. Mattei, “Una vicenda sconcertante”, Il Resto del Carlino 26 giugno 1964; E. Melani, “Il governo sconfitto alla Camera nel voto per le sovvenzioni alla scuola privata”, Corriere della Sera 26 giugno 1964; L. Bianchi, “Un successo dei lombardiani”, Corriere della Sera 26 giugno 1964; V. Gorresio, “I motivi del dissenso”, La Stampa 26 giugno 1964; A. Giovannini, “Debbono andarsene”: “Il governo è stato battuto e col governo, la formula. (…) E‟ tempo, gran tempo – dunque – che questi macabri buffoni, che programmano in un modo e votano in un altro, se ne vadano. Debbono andarsene, in quanto c‟è un limite a tutto: anche all‟improntitudine. Debbono andarsene, perché sono ormai troppi i guai che hanno procurato all‟Italia; e perché solo andandosene – evitando di essere cacciati – si può sperare che la rovina da essi perpetrata non divenga totale, ma ad essa anzi, sia pure a costo di sacrifici sensati, si possa porre, almeno parzialmente, rimedio”, Roma 26 giugno 1964.

23

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 364. 24

intransigente; o il ministro Gui si decide a discutere con noi, oppure gli emendamenti che sono stati presentati saranno discussi in aula. Il Congresso sulla questione dei finanziamenti alla scuola privata è stato esplicito e soltanto un altro Congresso può decidere diversamente. I socialisti sono disposti a trattare, possono fare dei compromessi, ma non si può chiedere al PSI di rinunciare a idee fondamentali, c‟è un limite che non si può superare”25

. Prima di giungere al voto della Camera quindi, ci sarebbe ancora stato il tempo per mediare e rimediare ed infatti il giorno seguente una riunione dei quattro partiti raggiunse un accordo impegnandosi a riesaminare e riconsiderare l‟intera questione in occasione della presentazione del successivo bilancio. La Direzione del PSI decise quindi di ritirare l‟emendamento Codignola, ma il provvedimento “quantitativamente modesto, ma qualitativamente rilevante”26, all‟esame finale della Camera fu bocciato. Il bilancio nel suo insieme era stato comunque approvato e pertanto, sia costituzionalmente che politicamente, il governo avrebbe ancora potuto resistere e proseguire (non era neanche stata posta la questione di fiducia), ma nel dibattito alla Camera, come spiegato a “Il Mattino” da Codignola, il problema delle sovvenzioni aveva via via assunto le proporzioni di una grave questione di principio. Moro fece alla Camera una dichiarazione: il Consiglio dei Ministri si sarebbe tenuto due giorni dopo al fine di valutare le conseguenze politiche dell‟accaduto e di lasciare ai partiti il tempo di riunire i propri organi direttivi; non necessariamente si sarebbe andati incontro ad una crisi. Mentre in casa DC il segretario Rumor, in un colloquio con Moro, si diceva fiducioso sull‟esito positivo della vicenda27

, molto più scettico apparve Tanassi che, oltre a chiedere un “necessario chiarimento all‟interno del PSI”28

, non vedeva come il governo potesse sottrarsi alle dimissioni. La Direzione del PSI fu immediatamente convocata da De Martino: Ferri e Mariotti tentarono di sdrammatizzare, di ridimensionare l‟accaduto e di consentire pertanto al governo di “superare lo smacco del giorno precedente”29, ma

“l‟ala lombardiana rimaneva intransigente, si opponeva alla soluzioni “tecniche”, impediva che si giungesse, all‟interno della Direzione del PSI, ad un accordo che permettesse al Consiglio dei Ministri di superare l‟incidente. L‟on. Codignola, anzi, che aveva, in gran parte, determinato la situazione alla Camera del giorno prima, dichiarava che quella di giovedì era stata “una grande giornata del socialismo italiano”. I socialisti si lasciavano divisi, incapaci di pronunciarsi con chiarezza e sicurezza”30.

25 Ibidem. 26

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 364. 27

Dagli appunti di Nenni, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362. 28

Ibidem. 29

Dagli appunti di Nenni, Interventi di Ferri e Mariotti alla Direzione del PSI del 27 giugno 1964, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

30

Lo stesso Nenni si disse scettico e convinto che la strada era ormai tracciata31, rivelando anche di avere un certo timore visto il crescente malcontento generale fomentato tra l‟altro dalle parole di Longo che, al Comitato centrale del PCI, aveva parlato di “un robusto ed unitario movimento di massa, capace di affermare la propria presenza attraverso la pressione delle lotte del lavoro, le cospicue posizioni di potere locale esistenti e la battaglia politica generale”32: “Ero convinto”, scrisse Nenni sui Diari, “che da un momento all‟altro potevamo avere dei morti in piazza”33

.

Moro però aveva deciso e con le sue dimissioni fu così inevitabilmente interrotto anche il dibattito sulla legge sulla mezzadria: un “paradosso”34 lo definì Nenni: mentre si discuteva di un provvedimento a favore degli agrari e dei contadini dell‟importo di circa 40/50 miliardi, il governo veniva messo in crisi per uno stanziamento di soli 149 milioni. Dopo l‟ufficializzazione delle dimissioni, a parte i commenti entusiastici di parte della stampa moderata e di destra35, Nenni fu particolarmente colpito da un articolo pubblicato sull‟”Avanti!” il 27 giugno36

in cui Lombardi attribuiva la volontà della crisi alla DC e a Moro che intendeva così “sfuggire agli impegni programmatici”37. Nei suoi appunti Nenni lo definì un titolo “paradossale”38. Mentre “La Civiltà Cattolica” parlò di “amarezza e delusione”39, i comunisti ovviamente esultavano e chiedevano finalmente una “politica nuova”40

: Togliatti si espresse circa le perplessità e le paure di Nenni sulle future prospettive politiche del Paese, mettendolo ancora una volta in guardia sulla strada che il PSI aveva deciso di intraprendere con l‟accordo con la DC:

“Il compagno Pietro Nenni pare abbia detto a uno dei nostri compagni che non si sa cosa capiterà tra tre mesi. Il compagno Nenni in realtà vive con due paure: la paura, che sempre esprime nel modo più aperto, della cosiddetta destra; e un‟altra paura, di cui forse non parla così apertamente, ma che forse è più forte anche della prima, la paura di un confronto del suo partito con il corpo elettorale. Noi gli abbiamo risposto e rispondiamo ancora una volta che la destra contro la quale si deve combattere è presente nel governo di cui lui fa parte, con il

31

P. Nenni: “Avrei potuto nelle ultime quarantotto ore raddrizzare la situazione con qualche espediente procedurale. Non l‟ho fatto perchè ero da giorni convinto della inevitabile sorte del ministero Moro”, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-

1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 369.

32

L. Longo, “Cambiare il governo Moro con la lotta delle masse”, Rapporto di Longo al Comitato Centrale del PCI del 24 giugno 1964, l’Unità 25 giugno 1964.

33

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 369. 34

Dagli appunti di Nenni, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362. 35

L. Bianchi, “Dal tumultuoso scontro tra i socialisti all‟epilogo del Consiglio dei Ministri”, Corriere della Sera 27 giugno 1964; “Moro se ne va. Fallito il centrosinistra: il governo del disastro economico ha dato le dimissioni”, Il Secolo d’Italia 27 giugno 1964.

36 R. Lombardi, “Una crisi fuori tempo”, Avanti!, 27 giugno 1964. 37

Dagli appunti di Nenni, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362. 38

Ibidem. 39

“Questa crisi di governo che aggiunge una difficile crisi politica ad una difficilissima crisi economica ritardandone la soluzione, con i rischi che è facile immaginare non solo per la vita economica del paese, ma anche per le istituzioni, sottoposte ad un terribile logoramento, è per i cattolici motivo di amarezza e di delusione”, La Civiltà Cattolica 4 luglio 1964, quaderno 2737, anno 115, vol. III, n. 13.

40

quale lui è solidale, a cui avrebbe voluto evitare la clamorosa sconfitta di ieri. Questa è la destra contro la quale devono essere diretti i colpi di tutte le forze democratiche e popolari”41.

La Malfa attribuì le responsabilità dell‟accaduto sia a Gui, che avrebbe dovuto “con doverosa iniziativa informare i colleghi del ministero delle modifiche apportate agli art. 65 e 88”, sia a Codignola, il cui torto “è stato di voler fare uno scandalo pubblico che rendeva impossibile ogni compromesso”, sia a Lombardi che aveva torto nel ricercare nell‟inevitabile crisi “la volontà della DC di sottrarsi al programma”42

. La risoluzione votata dalla Direzione della DC il 29 giugno, che rappresentava la sua prima presa di posizione sulla crisi, rilevava “che la crisi è iniziata per le contestazioni fatte dal PSI agli stanziamenti previsti dai capitoli 65 e 88 del bilancio della P. I., già collegialmente approvati dal governo”, ma comunque confermava “la persuasione che il governo di collaborazione con il PSI, il PSDI, il PRI possa, nell‟attuale momento, assicurare la stabilità democratica del paese, difendere senza riserve le istituzioni, promuovere l‟evoluzione economica e sociale”43

. Nel commentare la risoluzione DC sui suoi appunti, Nenni annotò però che la stessa non citava, nel quadro politico della collaborazione, “le riforme di struttura e quelle inerenti alla applicazione della Costituzione”44

ed ebbe quasi la sensazione che la DC volesse “tirare per le lunghe”45

. Per Nenni, che con PSDI e PRI era intenzionato a riproporre nuovamente la formula di centrosinistra46, l‟aspetto più inquietante era rappresentato dall‟invocazione sempre più massiccia di alcuni quotidiani – a cominciare dal “Corriere della Sera” - per un governo di “emergenza”47

che potesse “salvare il Paese dalla congiuntura sfavorevole”48

. Parole confermate anche da una dichiarazione del Presidente del Senato Merzagora all‟uscita dal Quirinale, dove intanto Segni aveva iniziato il suo giro di consultazioni:

41 Ibidem. 42

U. La Malfa, La Voce Repubblicana 29 giugno 1964. 43

Dagli appunti di Nenni, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362. 44

Ibidem. 45

A. Ghirelli: “Dal canto suo la direzione DC precisa che, nelle trattative col PSI, bisognerà esigere a tutti i costi garanzie assolute per l‟economia di mercato, nonché l‟estensione agli enti locali della cosiddetta delimitazione della maggioranza. Più specificamente si suggerisce a Moro di “tirare per le lunghe” la discussione sulle regioni e, per la legge urbanistica, di assicurarsi che i termini del provvedimento non sconvolgano il mercato”, “Moro tra Nenni e Craxi. Cronaca di un dialogo

tra il 1959 e il 1978”, FrancoAngeli, Milano 1991, pag. 46.

46 La Direzione del PSI, riunita il 27 giugno, si pronunciò a favore della formula di governo di centrosinistra indicando ai gruppi la designazione dell‟on. Moro per la formazione del nuovo governo. La stessa designazione fu fatta dal PRI, mentre il PSDI, senza formulare alcuna designazione, riconfermò comunque l‟adesione al centrosinistra, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

47

L. Bianchi, “Le consultazioni di Segni sulla crisi”, Corriere della Sera 29 giugno 1964; “Merzagora auspica un governo di emergenza che tuteli il lavoro e rincuori i risparmiatori”, Roma 29 giugno 1964; E. Mattei, “Si delinea il contrasto tra DC e PSI per la soluzione della crisi di governo”, La Nazione 30 giugno 1964.

48

“La situazione è certamente complessa, e io credo che se ne possa uscire con un governo di emergenza con larga base di appoggio e che possa dare tranquillità alle masse lavoratrici che temono di perdere il lavoro e anche ore di paga, e possa ridare fiducia agli imprenditori ed ai risparmiatori che per molti mesi hanno vissuto di paure”49.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 67-72)

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