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Nenni accusato di “rapporti particolari” col SIFAR.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 169-179)

Fu ancora l‟affare SIFAR a tenere banco all‟inizio del 1968, in primo luogo perché si trovano negli appunti di Nenni le prime valutazioni sull‟accaduto svolte in sede di Direzione, poi perché venne fuori una clamorosa accusa nei confronti dello stesso Nenni. Il settimanale “Lo Specchio” (definito da Nenni “scandalistico”1) pubblicò infatti un‟inchiesta in due parti in cui vennero avanzate illazioni su ipotetiche collusioni di Nenni col SIFAR. Entrambi gli articoli erano firmati dal direttore Giorgio Nelson Page e sostenevano la tesi secondo cui il 24 febbraio 1964 il capo del SIFAR, generale Viggiani (morto poi l‟anno successivo) avrebbe fatto prevenire a Nenni un assegno di cinque milioni di lire con l‟intermediazione del ministro Corona; inoltre, sempre a detta di “Lo Specchio”, anche Pieraccini avrebbe ricevuto nell‟autunno del 1962 un assegno di cinque milioni mentre sua moglie avrebbe ricevuto un rimborso di 670.000 lire per un biglietto di viaggio aereo Roma – USA e ritorno2. Ovviamente la notizia fece molto rumore e generò la sdegnata reazione di Nenni che in una nota resa pubblica replicò in maniera netta:

“Non ho mai avuto rapporti diretti o indiretti con il gen. Viggiani, né con suoi dipendenti o collaboratori. Non l‟ho addirittura mai conosciuto. Fatta salva l‟ipotesi di un occasionale incontro in alcune delle rare manifestazioni o cerimonie ufficiali alle quali mi avviene di partecipare. Nessun ministro in carica o no, nessuno in assoluto mi ha consegnato il 24 febbraio ‟64, o prima o dopo, i cinque milioni, o meno o più, di cui parla «Lo Specchio». So per esperienza vissuta e sofferta che non si affrontano battaglie politiche, come quelle che ho condotto in questi mesi e che continuo a condurre, senza esporsi agli attacchi e sovente alle calunnie. Faccio quindi rientrare l‟ignobile insinuazione nel contesto di una situazione da chiarire fino in fondo e che io ho affrontato ed affronto con la coscienza di aver fatto e di fare il mio dovere”3.

Tra le sincere manifestazioni di solidarietà ricevute quelle che più lo colpirono, e che Nenni maggiormente apprezzò, furono una lettera personale di Saragat:

“Caro Nenni, in questo momento, in cui ti so amareggiato per un‟ignobile insinuazione comparsa su un settimanale, desidero esserti vicino con tutto il mio affetto e tutta la mia stima. Tu, che per sessant‟anni hai combattuto per la classe lavoratrice e per l‟affermazione dei principi consacrati nella nostra Costituzione, affrontando con virile coraggio e nobiltà d‟animo dure persecuzioni politiche e le amarezze dell‟esilio, sei ben al di sopra di qualsiasi bassa speculazione politica; e sono certo che la fermezza del tuo carattere e la serenità del

1

P. Nenni, “I conti con la storia. Diari 1967-1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 147. 2

G. N. Page, “Vittime del SIFAR”: “Pietro Nenni, 5.000.000 – Giovanni Pieraccini, 5.000.000, Vera Pieraccini, 676.000”,

Lo Specchio 14 gennaio 1968, anno XII, n. 2, pag. 1/4.

3

La nota di Nenni fu pubblicata da tutti i principali quotidiani: U. Indrio, “I socialisti respingono l‟accusa di rapporti di Nenni col SIFAR”, Corriere della Sera 10 gennaio 1968; A. Narducci, “Nenni e Pieraccini smentiscono di aver ricevuto denaro dal SIFAR”, La Gazzetta del Popolo 10 gennaio 1968; F. De Luca, “La Direzione del PSU respinge con sdegno accuse incredibili contro l‟on. Nenni”: “A sua volta il ministro Pieraccini ha dichiarato che «per quanto gli concerne le notizie del settimanale sono destituite di fondamento»”, La Stampa 10 gennaio 1968; C. Martacci, “Le calunnie contro Nenni suscitano profondo sdegno”, Il Mattino 11 gennaio 1968; A. Airoldi, “Nessuna prova contro Nenni”, Il Resto del Carlino 16 gennaio 1968;

tuo spirito, alimentate dal ricco patrimonio del tuo limpido e nobile passato, ti faranno superare con altrettanta serenità questo momento di pur comprensibile amarezza”4,

ed un articolo di Enzo Biagi pubblicato su “La Stampa”:

“Cinque milioni da una parte, e dall‟altra una vita. Mi dicono che Nenni non è sorpreso. Sa che la politica impone certi prezzi, e ha sempre pagato. Miseria, carcere, esilio, confino: ma non gli è rimasto dentro alcun rancore (…). Cinque milioni. Proprio cinque milioni gli diedero a Mosca, per il Premio Stalin. Cinque milioni che, quando i carri armati dei russi spararono sugli operai di Budapest, Pietro Nenni volle restituire, e furono alcuni amici che con una colletta lo aiutarono a rimettere insieme la somma (…). Cinque milioni per un politico che non ha mai avuto ambizioni personali, il gusto del potere consacrato, dell‟autorità, degli oneri e delle cariche (…). Ha messo tutto nel conto, e neppure il peggio può meravigliarlo. La sua coscienza e la sua storia possono affrontare tranquillamente il giudizio di quello che i vecchi compagni chiamavano «il popolo sovrano»”5

.

Anche in Direzione non mancarono gli attestati di solidarietà nell‟ambito di una più ampia analisi politica della situazione del momento, sempre legata agli sviluppi del caso SIFAR e del luglio 1964; per Lombardi nel luglio 1964, ci fosse stato o meno un colpo di Stato, comunque ci fu, “se non lo scavalcamento del centrosinistra”, quantomeno “la sua degradazione programmatica”, e, prendendo atto dell‟impegno di Nenni, ricordò che nulla doveva essere lasciato di intentato “per la ricerca della verità”6

, mentre per Vittorelli quello del 1964 non fu un vero e proprio complotto, ma “non v‟è dubbio che fummo di fronte ad una serie di pressioni, ivi comprese quelle militari, che tendevano a farci credere alla possibilità di un atto di violenza. La minaccia fu quella però (già nel 1963) dello scioglimento delle Camere”7. Sul SIFAR Rossi ammise di “non aver capito nulla”, e definì De Lorenzo “un generale da operetta” che però ancora poteva risultare “pericoloso”8

, mentre, visti gli ultimi avvenimenti, per Tanassi “colpendo Nenni si è voluto colpire il partito. Noi dobbiamo continuare a sviluppare la nostra linea che è quella che più di ogni altra ha concorso a ristabilire una situazione di legalità democratica”9

. Bertoldi accolse con soddisfazione l‟annuncio di Nenni che nulla lo avrebbe distolto dal compimento del proprio dovere ed insistette nella necessità di ricercare, a proposito di tutta la vicenda SIFAR, “le responsabilità politiche”10, mentre, per Mariani, l‟unanimità di tutto il partito bisognava trovarla su quelle che erano le posizioni di Nenni nel luglio 1964: “il quadro di allora è completato con le nuove rivelazioni che dimostrano che Nenni e il partito non esageravano il pericolo di destra. E‟

4 Saragat a Nenni, 9 gennaio 1968, in “Carteggio Nenni-Saragat 1927-1978”, Lacaita, Manduria-Roma-Bari 2001, pag. 187. 5

E. Biagi, “Cinque milioni”, La Stampa 11 gennaio 1968. 6

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Lombardi nella riunione della Direzione del PSU dell‟ 8 gennaio 1968, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 100, fascicolo 2283.

7

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Vittorelli nella riunione della Direzione del PSU dell‟ 8 gennaio 1968, ibidem. 8

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Rossi nella riunione della Direzione del PSU dell‟ 8 gennaio 1968, Ibidem. 9

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Tanassi nella riunione della Direzione del PSU dell‟ 8 gennaio 1968, Ibidem. 10

questa la nostra posizione di forza nei confronti dei comunisti”11

. Dalla discussione emerge chiaramente che a distanza ormai di quasi quattro anni tutta la vicenda SIFAR restava ancora poco chiara come ammise nel suo intervento conclusivo De Martino: “sul presunto colpo di Stato del 1964, non siamo in grado di dare una risposta”12.

Dopo le prime rivelazioni de “Lo Specchio” e la replica di Nenni immediatamente partì l‟attacco sferrato dalla stampa di destra ed in particolare da Almirante che dalle colonne de “Il Secolo d‟Italia” accusò apertamente e in termini durissimi il leader socialista di essere “l‟inventore” di tutto lo scandalo SIFAR13

invitandolo a replicare con querele alle accuse ricevute, oppure a dire finalmente tutta la verità per poter risolvere quella che Almirante definì una “questione morale”14

.

Come preannunciato, il settimanale “Lo Specchio” andò oltre e pubblicò la seconda parte dell‟inchiesta con le copie fotostatiche degli assegni di cinque milioni a Nenni e Pieraccini che fece ovviamente molto discutere15. Questa volta però, come specificato nell‟articolo, venne precisato che, per quanto riguarda l‟assegno relativo a Nenni, era in realtà destinato al partito e non a lui personalmente; circostanza importante e ripresa da alcuni organi di informazione come “La Nazione”

“Il direttore dello «Specchio» mette fuori causa l‟onestà personale di Nenni: si tratterebbe di finanziamenti al partito e non agli individui”16

e “La Stampa”

“Crolla l‟incredibile accusa dei cinque milioni a Nenni”17

11

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Mariani nella riunione della Direzione del PSU dell‟ 8 gennaio 1968, Ibidem. 12

Dagli appunti di Nenni: Intervento di De Martino nella riunione della Direzione del PSU dell‟ 8 gennaio 1968, Ibidem. 13

G. Almirante, “Nenni parli o se ne vada!”: “Abbiamo, fin dal primo momento, individuato in Nenni il propalatore interessato – e almeno in larga parte l‟inventore – di un «colpo di Stato» ad usum delphini, cioè a comodo di chi in quel momento non aveva altri argomenti per determinare il risorgere di una formula politica che una parte degli stessi socialisti aveva messo in liquidazione”, Il Secolo d’Italia 11 gennaio 1968.

14

G. Almirante, “Nenni parli o se ne vada!”: “Non si faccia forte, on. Nenni, per le innumerevoli complicità che da quarantotto ore sta offrendole larga parte della stampa italiana. Le omertà disonorano chi le riceve non meno di chi le offre. Se le rimane un briciolo di dignità e di coscienza, si decida a parlare. Dica, lealmente, di aver mentito quando parlava di «un colpo di Stato di destra»; oppure riveli i nomi degli uomini politici «di destra» che avrebbero meditato un colpo di Stato. Affronti lealmente la battaglia con il settimanale che è sceso in campo con aperte dichiarazioni, con nomi e cognomi, con dati e cifre precise; e lungi dal rispondere con i piagnistei o con le ingiurie, risponda come si conviene con un personaggio del suo rango (…). Il SIFAR le servì, nel 1964, per ridiventare Vicepresidente del Consiglio (…). Metta a disposizione i suoi troppi incarichi, fino a quando non avrà potuto dimostrare, come persino noi le auguriamo, la sua perfetta integrità politica e personale. Altrimenti, se ne prenda atto, l‟Italia continuerà ad avere un Vicepresidente del Consiglio in stato di accusa dinanzi alla pubblica opinione; cioè sull‟intero Governo, nessuno si illuda di farla franca, continuerà a pesare una grossa questione morale”, Ibidem.

15

G. N. Page, “SIFAR - socialisti: le prove”, Lo Specchio 21 gennaio 1968; D. Bartoli, “Un mercato immondo”, Corriere

della Sera 16 gennaio 1968; M. Scarano, “Netta smentita del PSU agli attacchi”, Il Giorno 16 gennaio 1968; C. Martacci,

“Una serie di nette smentite a nuove provocatorie accuse”, Il Mattino 16 gennaio 1968; “Dimissioni! Pubblicate le prove contro Pieraccini, oggi i documenti che accusano Nenni”, Il Secolo d’Italia 16 gennaio 1968; “Il governo se ne deve andare”,

Il Secolo d’Italia 17 gennaio 1968.

16

ed a ciò si aggiunse una smentita dello stesso generale De Lorenzo:

“Dichiaro di essere del tutto estraneo alla campagna in corso, fatta in base a fotocopie di documentazioni di una per me inesistente corruzione di elementi politici ad opera del SIFAR. Non so se tale campagna miri a fronteggiare il sicuro sgonfiamento della montatura sul colpo di Stato del 1964, o se, peggio ancora, si tenda dagli ispiratori (magari carpendo la buona fede di giornalisti) a minare in modo gravissimo la sopravvivenza del SIFAR e quindi l‟efficienza delle nostre forze armate”18.

A tenere banco nel dibattito politico era la questione dell‟eventualità di un‟inchiesta parlamentare (oltre al processo ancora in corso) che facesse piena luce su tutta la vicenda SIFAR19; ma l‟argomento era talmente scottante che avrebbe potuto avere anche ripercussioni sulla tenuta della maggioranza di governo. Le posizioni erano diverse e nella querelle intervenne anche il Quirinale pronunciandosi in senso negativo: “Saragat sconsiglia l‟inchiesta specie se deve comportare una crisi di governo”20

scrisse Nenni sui Diari, dalla lettura dei quali emergono chiaramente il suo disagio e la sua preoccupazione: “Ma possiamo non dare una risposta a una campagna di diffamazione che ci colpisce come classe politica dirigente e anche personalmente? Nessuna soluzione sulla quale si possa sperare di trovare l‟unità della maggioranza. Il rischio allora è quello di una crisi non del ministero ma del sistema”21

. La presa di posizione del Presidente della Repubblica fu criticata da sinistra22 e commentata in modo molto positivo da Spadolini, che citando il caso Dreyfus, attaccò direttamente la minoranza socialista23. I comunisti si dissero da subito favorevoli ricordando che “il Parlamento è l‟unica sede politica competente per occuparsi dell‟aspetto politico”24

, la

17

F. D. L., “Crolla l‟incredibile accusa dei cinque milioni a Nenni”, La Stampa 16 gennaio 1968. 18

U. Indrio, “Copia fotografica di due «ordini di pagamento». Smentite di Venturini, Pieraccini e Corona”, Corriere della

Sera 16 gennaio 1968; A. Airoldi, “Nessuna prova contro Nenni. De Lorenzo nega la «corruzione» ad opera del SIFAR”, Il Resto del Carlino 16 gennaio 1968.

19

A. Airoldi, “Si discute sull‟inchiesta parlamentare”: “D‟altra parte la magistratura, sia con l‟indagine sui fondi del SIFAR, sia con la chiamata di due ministri e di un segretario di partito a testimoniare nel processo De Lorenzo – Espresso, ha mostrato di voler vedere chiaro anche nelle corresponsabilità della classe politica. Non dovrebbe perciò, almeno per ora, costituire una sufficiente garanzia per tutti?”, Il Resto del Carlino 17 gennaio 1968.

20

P. Nenni, “I conti con la storia. Diari 1967-1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 155. 21

Ibidem. 22

E. Mattei, “Il rifiuto del Quirinale criticato dalle sinistre”, La Nazione 20 gennaio 1968. 23

G. Spadolini, “Il «NO» del Quirinale”: “E allora? Se sul piano giudiziario il «no» del Quirinale è, più che legittimo, addirittura doveroso, sul piano politico esso suona di monito contro tutti coloro che vogliono allargare all‟infinito l‟affare De Lorenzo per trasformarlo in una specie di «affaire Dreyfus» capace di far crollare la democrazia italiana e di portare al potere, sulle divisioni e sul caos della maggioranza di centrosinistra, un qualsiasi «Fronte popolare» (…). Tutto qui. Pronunciarsi per l‟inchiesta parlamentare, in pendenza delle altre due, corrisponde, da parte della sinistra socialista, ad un atto di sfiducia nel governo e, dietro il governo, nello stesso partito in cui si milita. O l‟obiettivo è un altro? O qualcuno pensa veramente a rinnovare col pretesto del SIFAR le notti di San Gregorio?”, Il Resto del Carlino 20 gennaio 1968.

24

M. Ferrara, “Il Parlamento deve giudicare”: “(…) Resta del tutto aperto il problema che la verità politica, su quello che sta profilandosi come il più grosso scandalo politico degli ultimi venti anni, non si saprà mai finché al Parlamento sarà vietato di occuparsene (…). Solo qualche ritardato mentale, infatti, può prendere ancora per buone le tesi del Popolo e del Corriere

della Sera che nel luglio 1964 possano essere accaduti fatti – non smentiti – come l‟ipotesi di arresto preventivo di 2000

cittadini e la preparazione dell‟occupazione simultanea dei ministeri, della RAI-TV, delle stazioni ferroviarie e degli aeroporti senza che nessun «politico» ne sapesse qualcosa; o al Quirinale, o al Viminale, o al Ministero della Difesa”, l’Unità 16 gennaio 1968; C. F., “Chi tira i fili dello scandalo SIFAR?”, l’Unità 17 gennaio 1968.

DC nettamente contraria25: Moro lo scrisse personalmente a Nenni mettendolo in guardia circa i pericoli della inutile e sterile ricerca di una qualsiasi forma di compromesso e preannunciandogli che l‟inchiesta avrebbe decisamente messo in difficoltà il governo:

“Caro Nenni, sciogliendo la mia riserva, ti confermo che da una posizione differenziata dei partiti di maggioranza sul tema dell‟inchiesta parlamentare, comunque definita e motivata, sul SIFAR, trarrei la conseguenza di aprire la crisi di Governo. Ritengo di non avere il diritto di porre in crisi un fondamentale servizio di sicurezza, specie nell‟attuale situazione internazionale. Ritengo che l‟inchiesta suoni sfiducia al Governo, che non la merita. Sono solidali con me il Segretario politico della DC, i vice Segretari, i Presidenti dei Gruppi Parlamentari, i Ministri aventi le competenze più specifiche in questa materia. Ritengo che il Governo non possa affrontare la Camera, senza porre il voto di fiducia”26.

Il PSU era spaccato e dell‟argomento si discusse in Direzione in un clima abbastanza infuocato nell‟arco di quattro giorni; Nenni era indeciso e combattuto mentre continuava ad essere al centro di una campagna di stampa, (da parte di alcune testate), quantomeno diffamatoria27. Ancora una volta si registrò una netta diversità di vedute tra Nenni e Lombardi; Nenni impostò la sua lunga relazione sul concetto di “terrorismo”: c‟era stato “terrorismo economico”28

nel 1964, era in atto una sorta di “terrorismo scandalistico”29 nel 1968, entrambi rivolti a colpire quelli che Nenni definì “titoli del partito”30

che consistevano nell‟aver individuato le deviazioni del SIFAR e nell‟aver denunciato il “pericolo di destra nel 1964”31; erano secondo Nenni “titoli di merito allora ed oggi”32. L‟inchiesta parlamentare, concluse Nenni “è un atto di sfiducia”33. Lombardi replicò dicendosi “non convinto dalla tesi di Nenni sui motivi dell‟attacco attuale”34

e, confermando che “la minoranza non intende

25

G. De Rosa, “Pericolo di un colpo di Stato nel luglio 1964?”: “Del resto l‟on. Moro, pur rifiutando risolutamente l‟inchiesta parlamentare per tutelare il segreto militare, s‟è impegnato a fornire al parlamento ed al paese un‟informazione esauriente su tutta la vicenda. Non ci resta, dunque, se non attendere”, La Civiltà Cattolica 17 febbraio 1968, anno 119, quaderno n. 2824, vol. I, n. 4, pag. 389.

26

Moro a Nenni, 22 gennaio 1968, ACS – Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, busta 34, fascicolo 1639. 27

Sanclair, “Pietro Nenni. Ovvero: della mimetizzazione”, Il Secolo d’Italia 18 gennaio 1968; E. Mattei, “Lo sporco assegno del SIFAR”: “A parte la stima che abbiamo, al di sopra di ogni divergenza politica, per l‟on. Nenni e per gli amici Pieraccini e Corona, e la fiducia che abbiamo nella loro onestà, pensiamo che se davvero avessero voluto intascare i quattrini del «SIFAR» avrebbero preso le precauzioni che persino i taglieggiatori e i ricattatori di infimo rango conoscono e mettono in opera per non lasciare traccia del misfatto. Un ministro che si fa portare nel suo ufficio un assegno circolare, ossia un documento di cui vengono registrati tutti i passaggi, che non viene pagato a sconosciuti, e che si conserva negli archivi della banca per anni; un vicepresidente del Consiglio che quest‟assegno si fa consegnare dal ministro, inutile intermediario di un‟operazione che avrebbe potuto fare benissimo direttamente; un parlamentare eminente che ricorre al «SIFAR» per farsi pagare la modesta cifra di un viaggio aereo in America: tutti costoro, se veramente i fatti si fossero svolti come si racconta, meriterebbero di essere cacciati a furor di popolo dalla vita pubblica per imbecillità prima che per disonestà”, Tempo 23 gennaio 1968.

28

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Nenni nella riunione della Direzione del PSU del 22 gennaio 1968, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 100, fascicolo 2283.

29 Ibidem. 30 Ibidem. 31 Ibidem. 32 Ibidem. 33 Ibidem. 34

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Lombardi nella riunione della Direzione del PSU del 22 gennaio 1968, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 100, fascicolo 2283.

ridurre il partito a una faida”35

, affermò di non credere a colpe specifiche ma parlò di “leggerezze”36

, considerando che “i finanziamenti ai partiti sono tutti dubbi”37. In crisi, secondo Lombardi, era tutto il sistema contro cui si erano “accumulati i motivi di denuncia”38 che coinvolgevano “uomini del nostro e degli altri partiti”39

. Lombardi era in disaccordo con Nenni anche sull‟eventuale inchiesta parlamentare: “Si tratta di scegliere il terreno sul quale contrattaccare e questo terreno è l‟inchiesta di cui dobbiamo prendere l‟iniziativa dandogli come obiettivo la ricerca delle responsabilità politiche”40

, negando che la stessa potesse “suonare sfiducia nel governo o nel compagno Tremelloni”41

; la proposta di Lombardi, nonostante egli stesso confessò di avere in essa “poca fiducia”42, comportava un‟inchiesta “per tutto e tutti e non per i soli socialisti”43

; i DC, concluse Lombardi, “devono riconoscerci il diritto di provvedere alla difesa del nostro partito”44

. Dello stesso avviso era Venturini, secondo cui era “preminente la difesa del partito”45

che dall‟intera vicenda poteva uscirne “con le ossa rotte”46

, e soprattutto era a quel punto necessario spingere per l‟inchiesta parlamentare: “la risposta la dobbiamo dare oggi. E la risposta è l‟inchiesta”47

, affermò Venturini, soprattutto per evitare che da sinistra si dicesse che i socialisti ne avevano paura. “Anche dicendo di no all‟inchiesta parlamentare”, concluse, “le cose andranno avanti lo stesso”48

. Poi fu la volta di De Martino che confessò di essere davvero molto preoccupato:

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 169-179)

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