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La scissione della sinistra interna.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 59-65)

Il PSI era finalmente forza di governo e si trattava indubbiamente di una grande vittoria politica iniziata nel 1956 che aveva consentito al partito di uscire da un pericoloso isolamento, ma i contrasti interni restavano in piedi e l‟11 dicembre ci fu un‟altra tumultuosa riunione, questa volta del Comitato Centrale. Avendo ricevuto l‟incarico di vicepresidente del Consiglio Nenni presentò le dimissioni da Segretario del partito303 e da membro della

tu accetti oppure il governo non si fa. In nome della nostra amicizia, ma anche in vista delle polemiche successive, ti esorto ad accettare”, ACS – Fondazione Nenni, serie governo, busta 110, fascicolo 2362.

299

Telegramma di Moro a Nenni del 5 dicembre 1963: “Ti prego di gradire l‟espressione della mia viva riconoscenza per l‟appoggio che il tuo partito sotto la tua guida ha assicurato al governo di centrosinistra dando avvio ad una collaborazione importante et feconda di bene per il paese e la democrazia”, ACS - Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, busta 34, fascicolo 1639.

300

“Una dichiarazione del compagno Nenni”: “Ho il convincimento che ci siamo mossi nel senso della storia, anticipando quello che, in un volgere di tempo più o meno breve, sarà l‟orientamento della grande maggioranza dei lavoratori. Personalmente avrei di gran lunga preferito rimanere alla direzione del PSI che ho retto quasi ininterrottamente per quarant‟anni. Il partito ha deciso diversamente. Cambio stanza di lavoro, ma continuo a lavorare per la medesima causa e per i soli interessi che conosco e coi quali mi identifico, quelli del popolo lavoratore e della sua ascesa democratica a nuova classe dirigente della società e dello Stato”, Avanti! 6 dicembre 1963.

301

Il Secolo d’Italia 6 dicembre 1963. 302

“I comunisti contro il nuovo governo di centrosinistra”, La Civiltà Cattolica 27 novembre – 10 dicembre 1963, anno 114, vol. IV.

303

Nella riunione della Direzione del 12 dicembre 1963 nuovo segretario fu eletto De Martino: “De Martino segretario. Il compagno Brodolini eletto vice segretario”, Avanti! 13 dicembre 1963.

Direzione: in Direzione era entrato nell‟aprile del 1923 in un momento di sfacelo, ne sarebbe uscito da vicepresidente del Consiglio, quindi in una posizione di successo politico, ma le cose, viste dall‟interno, stavano diversamente. Nenni definì la riunione “penosa”304

: ci furono grosse difficoltà nella scelta dei sei nuovi membri della Direzione305 (furono eletti Codignola, Colombo, Lauricella, Lezzi, Matteotti e Tolloy) e ci fu l‟incertezza della maggioranza di fronte al dovere di respingere “su due piedi” la richiesta della sinistra di un Congresso straordinario306. Nenni intervenne per ricordare che di un Congresso straordinario si era parlato prima di assumere impegni di governo, che magari se ne sarebbe potuto parlare nel corso della “difficile navigazione”, ma non in prossimità di un voto di fiducia al quale il partito si sarebbe presentato senza un minimo di autorità307.

L‟intervento di De Martino nasceva invece dalla profonda consapevolezza di una divisione del partito di fronte al programma ed alla imminente attività di governo, di fronte ai problemi del Paese, ma anche dall‟esigenza di non accentuare le fratture esistenti. L‟obiettivo della partecipazione socialista al governo, ricordò De Martino, era quello di giungere ad una trasformazione democratica della società e del sistema economico e la responsabilità di sovrintendere all‟elaborazione della politica economica e quindi alla programmazione affidata proprio ad un socialista, costituiva già di per sé una “garanzia”308

importante affinché tale fine non venisse travisato.

Su queste basi e ricordando che in gioco c‟erano gli interessi generali del movimento operaio, di tutti i lavoratori e della democrazia, De Martino fece il suo estremo appello all‟unità: andava però ricordato “senza nessuna intenzione di minaccia né di intimidazione”309

che se la minoranza avesse “malauguratamente”310

portato a compimento il suo proposito di non attenersi alla disciplina del voto, allora la sua azione era da considerarsi naturalmente contraria agli obblighi non solo statutari ma politici dei militanti del PSI e le conseguenze sarebbero state quelle “implicite nella vita e nel funzionamento di ogni partito”311. Ma

304

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 306. 305

“Il C. C. elegge i nuovi membri della Direzione”, Avanti! 12 dicembre 1963. 306

Le motivazioni della richiesta di un congresso straordinario erano state spiegate da Basso in E. Pellegrini, “A colloquio con Lelio Basso”: “Tutto quanto è accaduto finora, e soprattutto il testo dell‟accordo, può provocare ampie reazioni all‟interno del partito. Molti compagni di base, non dobbiamo dimenticarlo, hanno votato per la maggioranza ma con precise assicurazioni (…). Tra l‟altro il congresso straordinario manterrebbe viva la tensione nel partito, eviterebbe i concreti pericoli di disorientamento e di sfiducia, farebbe sentire in questo momento difficile ai militanti che il PSI è ancora un partito di classe”, Nuova Generazione 8 dicembre 1963, n. 44, pag. 5; L. Bianchi, “Gli avversari di Nenni hanno chiesto un congresso straordinario”, Corriere della Sera 12 dicembre 1963.

307

Intervento di Nenni al C. C. del PSI dell‟11 dicembre 1963, Avanti! 12 dicembre 1963. 308

Intervento di De Martino al C. C. del PSI dell‟11 dicembre 1963, “Il discorso di De Martino”, Avanti! 12 dicembre 1963. 309 Ibidem. 310 Ibidem. 311 Ibidem.

l‟appello cadde nel vuoto: la sinistra preferì la “scenata”312, uscì dall‟aula e non partecipò al voto del Comitato Centrale.

Questa decisione rendeva palese che la scissione era ormai irrefrenabile e ne fu ulteriore testimonianza la manifestazione organizzata il 15 dicembre al Teatro Brancaccio313 in cui sia Basso che Vecchietti, oltre a contestare apertamente la politica della maggioranza e ad annunciare il voto contrario sulla fiducia al governo, fecero riferimento all‟incontro di Pralognan del 1956 tra Nenni e Saragat indicandolo come il momento in cui prese corpo il disegno di “socialdemocratizzazione” del partito: ma i due, secondo Nenni, avevano “semplicemente dimenticato”314

di aver votato al Congresso di Venezia l‟unificazione con il PSDI di Saragat. La cosa curiosa, commentò inoltre Nenni, era che la scissione univa due correnti di sinistra che non avevano nulla in comune: quella “tradizionale”315

di Basso e quella comunista e “parasovietica” di Vecchietti e Valori che, commentò Nenni, “tra non molto vedremo nel PCI”316. Molti anni dopo Nenni ribadì gli stessi concetti in un‟intervista rilasciata a Giuseppe Tamburrano: disse che mentre Basso era alla ricerca di un più stretto rapporto con le élites culturali e popolari in un partito di quadri piuttosto che di massa, Vecchietti, Valori, Libertini e lo stesso Foa, sebbene in modo diverso, consideravano negativo tutto ciò che rischiava di approfondire l‟urto che sul terreno delle cose si delineava con i comunisti. E questo spiegava perché, secondo Nenni, gli stessi scissionisti che nel 1963 si erano schierati contro l‟apertura a sinistra, negli anni ‟70 fossero invece favorevoli al compromesso storico, un impegno che andava ben oltre quello degli anni ‟60317. Se Nenni era in evidente difficoltà, non si può dire che Moro vivesse momenti più tranquilli: oltre alle dure critiche che parte della stampa riservò al suo discorso di presentazione in Parlamento318, Moro dovette affrontare anche la dissidenza interna di un gruppo di parlamentari della corrente “Centrismo popolare”, guidata da Scelba, che espressero un giudizio “completamente negativo sul programma e sulla struttura del governo” ed annunciarono che non avrebbero

312

L. Bianchi, “La sinistra socialista abbandona l‟aula per protesta contro le decisioni degli autonomisti”, Corriere della Sera 12 dicembre 1963; “Ecco come Moro si presenterà: tutto Nenni e mezzo PSI, DC divisa e PCI più forte. Abbandonato dai carristi il C. C. del partito”, Il Secolo d’Italia 12 dicembre 1963; “I carristi abbandonano i lavori del Comitato Centrale del PSI”, Il Tempo 12 dicembre 1963.

313

“Atmosfera di scissione nella riunione al Brancaccio: la intransigenza dei carristi ribadita in un‟arroventata assemblea. I quattromila partecipanti al convegno hanno invitato i parlamentari della sinistra a non votare la fiducia al governo. Basso e Vecchietti accusano Nenni di aver tradito il socialismo”, Il Tempo 16 dicembre 1963.

314 P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 308. 315

Ibidem. 316

Ibidem. 317

G. Tamburrano, “Nenni – Intervista sul socialismo italiano”, Laterza, Roma-Bari 1977, pag. 112. 318

E. Mattei, “Peggio del previsto: Moro legge alla Camera e al Senato il programma concordato tra i partiti con poche varianti formali nessuna sostanziale”, La Nazione 13 dicembre 1963; “Incognite: a forza di tagliare a destra e di sfumare a sinistra, il discorso programmatico del nuovo governo è sembrato in certe parti meno equivoco all‟on. Togliatti. Non sarebbe stato meglio che gli fosse sembrato più equivoco?”, Il Resto del Carlino 13 dicembre 1963.

partecipato al voto319. Il tutto poi rientrò a seguito di un “monito” dell‟”Osservatore Romano” che richiamò all‟unità del partito cattolico320

. Non fece alcun passo indietro invece la sinistra socialista321 ed il dubbio che Nenni, De Martino e Lombardi avevano riguardava il comportamento che la sinistra stessa avrebbe tenuto durante il dibattito alla Camera, se avessero cioè fatto una dichiarazione di voto senza poi rispondere all‟appello nominale oppure se avessero deciso di non presentarsi. Alla fine si presentarono e Basso322 annunciò a nome di 25 compagni323 che per non votare la fiducia, il gruppo non avrebbe partecipato al voto324. Ad aumentare l‟amarezza di Nenni contribuì anche il discorso di replica tenuto da Moro che in due o tre punti venne definito “sbagliato” nei confronti del PSI e che non chiariva alcuni dei problemi da risolvere: Nenni lo fece presente a Moro aggiungendo che senza una maggiore coordinazione, questo tipo di “associazione”325

sarebbe durato poco:

“Caro Moro, lo stato di disagio che hanno creato alcune tue parole, giustificate o no, si poteva evitare se io avessi potuto vedere il testo della tua replica. Diversamente la funzione di un vicepresidente, che è per forza di cose un personaggio muto, diventa più difficile di quanto non lo sia”326.

La fiducia al governo fu comunque accordata dalla Camera il 17 dicembre con 350 voti favorevoli e 233 contrari327 e dal Senato il 21 dicembre con 175 voti favorevoli e 111

319

A. Airoldi, “I centristi DC non voteranno la fiducia. La posizione di Scelba condivisa da una trentina di parlamentari che non parteciperanno né al dibattito né al voto”, Il Resto del Carlino 13 dicembre 1963; “Scelba e Gonella: no a Moro. Altri 28 centristi sulle stesse posizioni. L‟esempio verrebbe seguito da Pella e da qualche altro deputato democristiano”, Il Giornale

d’Italia 14 dicembre 1963; “Il programma di governo esposto alle Camere provoca la ribellione di 34 deputati della DC;

Scelba, Gonella e Pella tra i democristiani ribelli. I centristi DC non vogliono partecipare né alla discussione né alla votazione”, Il Tempo 13 dicembre 1963; “Notabili in rivolta: anche i pelliani rifiutano di votare. Preordinata manovra della destra contro la politica di centrosinistra”, Avanti! 14 dicembre 1963.

320

V. Gorresio, “La polemica e i colloqui per l‟accordo”: “Un articolo dell‟Osservatore Romano: l‟unità dei cattolici è la cosa più importante; non vi può essere alternativa ad una DC indebolita; la decisione degli scelbiani è grave. Poco dopo l‟ex Presidente del Consiglio scrive: la nostra eventuale assenza potrebbe ridursi ad un gesto simbolico”, La Stampa 15 dicembre 1963.

321

L. Bianchi, “Verso una definitiva scissione. La sinistra del partito socialista rifiuterà la fiducia al governo. E‟ stato affermato da un ordine del giorno acclamato ieri dalla corrente. Si addossa alla destra la responsabilità di un‟eventuale scissione”, Corriere della Sera 16 dicembre 1963, “La sinistra del PSI resta intransigente. L‟on. Vecchietti ha dichiarato che il giudizio sulle comunicazioni fatte dalla destra socialista in risposta alla richiesta di condizioni minime per ristabilire un clima unitario nel partito, è negativo”, Il Messaggero 15 dicembre 1963;

322 Intervento di L. Basso alla Camera nel dibattito sulla fiducia al governo Moro del 17 dicembre 1963, Paese Sera 18 dicembre 1963; Mondo Nuovo 22 dicembre 1963, n. 37, pag, 18.

323

I 25 deputati che uscirono dall‟aula erano lo stesso Basso, Maria Alessi, Alino, Angelini, Avolio, Cacciatore, Ceravolo, Curti, Foa, Franco, Gatto, Ghislandi, Lami, Luzzatto, Malagugini, Menchinelli, Minasi, Naldini, Passoni, Perinelli, Pigni, Raia, Sanna, Valori e Vecchietti, Intervento di L. Basso alla Camera nel dibattito sulla fiducia al governo Moro del 17 dicembre 1963, Paese Sera 18 dicembre 1963; Mondo Nuovo 22 dicembre 1963, n. 37, pag, 18.

324

“In base al regolamento della Camera non partecipare al voto equivale comunque a voto contrario”, A. Landolfi, “Il

socialismo italiano. Strutture, comportamenti, valori”, Lerici, Cosenza 1977, pag. 269.

325

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 309. 326

Nenni a Moro, 17 dicembre 1963, ACS – Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, busta 34, fascicolo 1639. 327 “La Camera accorda la fiducia al governo. Hanno votato contro i comunisti e le destre. 25 socialisti della minoranza sono usciti dall‟aula”, Avanti! 18 dicembre 1963; “Fiducia della Camera al governo Moro; il Presidente del Consiglio ha esposto nella replica la posizione del governo verso i comunisti: cauto il linguaggio, ma chiara la differenziazione. I democratici cristiani compatti hanno votato sì. Violenta dichiarazione di Basso per la corrente socialista di sinistra”, Corriere della Sera 18 dicembre 1963; “La Camera concede la fiducia al governo Moro. Votano i centristi della DC, non vota la sinistra del PSI. L‟appassionato intervento di Basso per spiegare i motivi dell‟opposizione carrista”, La Nazione 18 dicembre 1963; “La Camera accorda la fiducia al governo dopo la replica del Presidente del Consiglio. La sinistra socialista non ha partecipato alla votazione uscendo dall‟aula”, Il Messaggero 18 dicembre 1963; “Con la fiducia a Moro avventura senza progresso:

contrari328, ma in casa socialista teneva banco la questione degli scissionisti che furono dapprima deferiti dalla Direzione al Collegio dei Probiviri329 e successivamente sospesi per un anno da ogni attività di partito330. In realtà, nonostante l‟ottimismo di Lombardi secondo cui “la forza contrattuale del PSI era ancora molto forte e non bisognava assolutamente dare alla DC l‟impressione che il partito potesse minimamente cedere”331

, la scissione interna ridusse notevolmente il potere contrattuale del partito e indebolì l‟ala sinistra dello schieramento governativo. Lo stesso Lombardi, scrisse Tamburrano, era convinto che la scissione “fu voluta da pochi e subita da molti”332

, mentre Basso confermò che buona parte della corrente era incerta ed indecisa, da un lato spinta alla rottura dall‟azione di Nenni che tendeva ad isolarla nel partito, dall‟altro sollecitata a “rimanere” dai comunisti che attraverso la sinistra mantenevano i contatti col PSI333. La causa della scissione è da ricercarsi oltre che nel rifiuto degli accordi con gli altri partiti della maggioranza governativa, nel contrasto che opponeva la sinistra agli autonomisti fin dal 1956 e che era espressione di due concezioni antitetiche che incarnavano in termini nuovi le due anime nelle quali il PSI è stato diviso fin dalla sua nascita. Per la sinistra, in sostanza, la politica autonomista portava il partito ad abbandonare la lotta di classe e gli ideali del socialismo e la partecipazione diretta al governo Moro non era altro che l‟ultimo atto di questo processo involutivo. Nella “gestione” della scissione è interessante valutare l‟atteggiamento di Nenni che probabilmente sottovalutò colpevolmente l‟entità del danno che questa poi avrebbe effettivamente arrecato al partito334

; secondo Basso, Nenni sperava che la maggior parte della base della sinistra rimanesse nel partito e quindi non fece nulla per trattenere il “drappello dei filocomunisti”335

, secondo Santi, Nenni si disse convinto che il passivo della scissione sarebbe stato “largamente compensato dai vantaggi

l‟hanno votata una DC bifronte, mezzo PSI, il PSDI e mezzo PRI. Dopo l‟intervento dell‟organo vaticano, rientrata l‟opposizione dei centristi. I carristi hanno confermato in Aula i loro propositi”, Il Secolo d’Italia 18 dicembre 1963. 328

“Il governo ha la fiducia. 13 senatori socialisti della minoranza non hanno partecipato al voto”, Avanti! 22 dicembre 1963; “Definitiva l‟approvazione del governo dopo la fiducia votata dal Senato”, Il Popolo 22 dicembre 1963;

329

“Gli sforzi unitari compiuti in questi giorni dalla maggioranza non hanno portato all‟accordo: deferiti ai Probiviri i deputati che hanno violato la disciplina del partito”, Avanti! 20 dicembre 1963; A. Airoldi, “Oggi la Direzione socialista esaminerà il caso dei ribelli. L‟Avanti! definisce indisciplina della massima gravità l‟atto dei parlamentari della sinistra”, La

Nazione 18 dicembre 1963.

330

“Le decisioni dei Probiviri: i compagni deputati che hanno violato la disciplina di partito sospesi per un anno”, Avanti! 22 dicembre 1963; “Sospesi per un anno dalle attività del PSI i deputati della sinistra. Il provvedimento è stato adottato dai Probiviri socialisti nei confronti dei parlamentari della minoranza che a Montecitorio non hanno votato la fiducia al governo”,

Il Popolo 22 dicembre 1963.

331 Dagli appunti di Nenni: Intervento di Lombardi alla riunione della Direzione del 19 dicembre 1963, ACS - Fondazione Nenni, serie partito, busta 95, fascicolo 2245.

332

G. Tamburrano, “Storia e cronaca del centrosinistra”, Feltrinelli, Milano 1971(nuova ed. Rizzoli, Milano 1990), pag. 259.

333 Ibidem. 334

A. F., “Nenni: i carristi segano il ramo su quale stan seduti”, Gazzetta del Popolo 30 dicembre 1963. 335

G. Tamburrano, “Storia e cronaca del centrosinistra”, Feltrinelli, Milano 1971(nuova ed. Rizzoli, Milano 1990), pag. 259.

politici ed elettorali che il centrosinistra avrebbe portato al PSI”336

e per questo motivo non fece “molti sforzi”337

per evitarla. Un‟altra interessante chiave di lettura la offrì “L‟Espresso”:

“Una frazione del partito è praticamente perduta. E questa frattura è capitata proprio nel momento più difficile della sua [di Nenni] carriera, e una volta che forse mette in gioco la sua stessa reputazione di socialista, d‟uomo politico. A parte le proporzioni, potrebbe essere addirittura più grave di quella del ‟47. Diciamo subito che Nenni soffre per la scissione ma non per le persone degli scissionisti. Per essi, i Valori, i Vecchietti, i Gatto, i Libertini, non ha mai avuto non dico affetto o simpatia, ma nemmeno stima. Un abisso, per temperamento, mentalità, cultura, lo divideva da loro. Nenni è un uomo dell‟ottocento: gli altri (a parte Basso, tutti intorno ai cinquant‟anni) sono di questo secolo: in mezzo c‟è una generazione”338.

Quando poi a gennaio del 1964 fu ufficializzata la nascita del PSIUP (con Vecchietti Segretario), ai 25 deputati e ai 13 senatori “scissionisti” si aggiunsero molti amministratori locali e soprattutto parecchi quadri sindacali della CGIL che lasciarono il partito. Il convegno organizzato a Roma dai dirigenti della sinistra interna si trasformò effettivamente in assemblea costituente di un nuovo partito socialista. Vecchietti accusò gli autonomisti di aver voluto la scissione e che tutto era stato tentato dalla sinistra per salvare l‟unità del partito, ma, aggiunse, l‟unità stessa del partito non doveva essere considerata un mito:

“Al di sopra del partito che la classe, il socialismo (…). Posti brutalmente di fronte alla dura necessità di scegliere tra la casa e l‟idea per cui la casa fu edificata, non ci possono più essere dubbi in noi: la fedeltà è preminente su tutto. Alla migliore tradizione del PSI ci ispireremo per orientare le masse disorientate dall‟ingresso del PSI nel governo Moro, per occupare il vuoto che si è aperto nella vita politica italiana con la defezione della destra socialista”339.

Per quanto riguarda la scelta del nome del nuovo soggetto politico, Vecchietti propose “la gloriosa denominazione che i socialisti si diedero nella resistenza e nella guerra di liberazione e conservarono negli anni storici dell‟immediato dopoguerra”340

; fu così scelto Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP) la cui collocazione politica sarebbe stata tra il PCI, a sinistra, ed il PSI, a destra.

La scissione, che a Nenni apparve un operazione di vertice, nelle successive consultazioni elettorali mostrerà invece di avere radici anche nella base e soprattutto presso le masse tradizionalmente protestatarie e contestatrici del partito.

336

G. Rocca, “Aspettate i fatti. Non mancheranno, dice Nenni”, Il Giorno 30 dicembre 1963. 337

G. Tamburrano, “Storia e cronaca del centrosinistra”, Feltrinelli, Milano 1971(nuova ed. Rizzoli, Milano 1990), pag. 260.

338

M. Cancogni, “Al governo ci sto male”, L’Espresso 29 dicembre 1963. 339

T. Vecchietti, discorso al convegno organizzato a Roma il 10 e 11 gennaio 1964 dalla sinistra socialista, La Civiltà

Cattolica 8-22 gennaio 1964, anno 115, vol. I.

340 Ibidem.

Capitolo 2.

1964 – 1965: Un biennio difficile.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 59-65)

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