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Il contrasto tra gli autonomisti e la minoranza: si avvicina la scissione.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 52-55)

Mentre la crisi ministeriale continuava a trascinarsi non essendo ancora stato approntato il documento programmatico, Nenni commentava sui Diari che cominciava a profilarsi l‟ipotesi di una secessione interna252.

Durante la riunione della Direzione del 21 novembre, infatti, c‟era già stato qualche accenno di Basso e Vecchietti a “casi di coscienza individuali o collettivi al momento del voto”253

, e lo 248 Ibidem. 249 Ibidem. 250 Ibidem. 251 Ibidem. 252

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 301. Sulla scissione della sinistra interna: P. Craveri, “La Repubblica dal 1958 al 1992”, vol. XXIV in G. Galasso (a cura di) Storia d’Italia, UTET, Torino 1995, pag. 170; S. Lupo, “Partito e antipartito”, Donzelli, Roma 2004, pag. 175; A. Landolfi, “Il socialismo italiano.

Strutture, comportamenti, valori”, Lerici, Cosenza 1977, pag. 254; F. Cazzola, “Il partito come organizzazione. Studio di un caso: il PSI”, Edizioni del Tritone, Roma 1970, pag. 167/168; Y. Voulgaris, “L’Italia del centrosinistra 1960-1968”,

stesso Vecchietti aveva presieduto un convegno della sinistra in cui disse che gli accordi in corso andavano “oltre i limiti della mozione congressuale della maggioranza autonomista”254

. Secondo Vecchietti255, la base delle trattative, così come era stata posta da DC, PRI e PSDI, travalicava ampiamente i limiti che la sinistra aveva giudicato “invalicabili”256

. Qualora questa base fosse stata accettata, concluse Vecchietti, avrebbe “creato una situazione drammatica per l‟unità del partito”257

. Diversi esponenti della minoranza però, tra cui Bertoldi, Mariani, Fortuna, Albertini, Guerrini, Marangone e Ballardini dichiararono che in ogni caso avrebbero rispettato la disciplina di partito e non avrebbero quindi seguito i compagni nell‟ipotesi di una scissione interna258

. Nonostante Nenni fosse inizialmente scettico sulla secessione259, constatò però che, se si fosse concretizzata, questa avrebbe sicuramente indebolito il partito in un momento in cui stava forse “già facendo un passo più lungo della gamba”260. L‟accordo dei quattro partiti sul programma e sul governo261

fu finalmente concluso e Nenni ne giudicò il testo “sostanzialmente buono”262

; ora però si trattava di passare all‟attuazione e quindi il problema diveniva di volontà politica, cosa che comunque avrebbe comportato “diverse difficoltà”263

.

Nenni riferì in Direzione sul testo conclusivo ma la minoranza si comportò come un “corpo estraneo”264

nonostante lo stesso Nenni avesse deplorato le minacce di scissione inviando a Foa il testo dell‟accordo affinché la sinistra lo potesse “meditare” e gli scrisse:

“Vorrei dirti di non cedere, tu e i tuoi compagni, né all‟impazienza, né alla irritazione, né all‟orgoglio. Non c‟è che una cosa da fare: affidarci al tempo (un tempo che sarà breve) perché i fatti dicano chi ha torto e chi ha ragione”265.

253

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 301. 254

“Da oggi la crisi entra in una nuova fase: giudizio negativo della sinistra del PSI”, Paese Sera 25 novembre 1963. 255

“Acutissima la tensione nel PSI; Vecchietti ha dichiarato che la sua corrente non darà la fiducia al governo e chiede delle controproposte politiche agli autonomisti”, Paese Sera 26 novembre 1963.

256

M. Degl‟Innocenti, “Storia del PSI dal dopoguerra a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1993, pag. 324. 257

Ibidem. 258

A. Airoldi, “Pieno contrasto nel PSI: tutta la sinistra del PSI è contro l‟accordo, ma una parte di essa è per la rottura mentre gli altri non vogliono infrangere la disciplina”, Il Resto del Carlino 26 novembre 1963.

259

Nenni a Moro 26 novembre 1963: “Ho naturalmente piena consapevolezza dei tuoi problemi col partito. Tu conosci i miei. Per fortuna quelli che nella DC minacciano scissioni non sono in grado di farle. Il caso per il PSI è diverso anche se non allarmante”, ACS - Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, busta 34, fascicolo 1639.

260

P. Nenni: “La politica che stiamo attuando è giusta, forse è la sola possibile. La eccezione più valida che solleva è che la intraprendiamo con forze insufficienti”, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 301. 261

“I punti principali del compromesso per il nuovo governo di centrosinistra: i limiti della maggioranza (perché restano esclusi i comunisti, le destre e anche i liberali) - adempimento degli obblighi dell‟alleanza atlantica e solidarietà europea – regioni: saranno presentate le leggi istitutive – politica di stabilizzazione economica: blocco transitorio della spesa pubblica – mantenimento della stabilità monetaria e nuova disciplina delle società per azioni – azione contro le evasioni fiscali – norme per un nuovo regime urbanistico”, Corriere della Sera 26 novembre 1963.

262

Dagli appunti di Nenni: ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 95, fascicolo 2244. 263

Ibidem. 264

P. Nenni, “Gli anni del centrosinistra. Diari 1957-1966”, Sugarco, Milano 1982, pag. 302. 265

A quel punto e in quella difficile situazione, Nenni avrebbe dovuto superare lo scoglio della ratifica dell‟accordo da parte del Comitato Centrale convocato per il 26 novembre e fu in quell‟occasione che si consumò la rottura: dopo vari tentativi di mediazione andati a vuoto, con 59 voti favorevoli contro i 40 della sinistra e i 2 di Pertini, fu approvato l‟accordo programmatico per il nuovo governo e fu autorizzata la partecipazione diretta del partito al governo stesso, ma la componente minoritaria di sinistra si schierò ufficialmente contro la maggioranza autonomista266.

Durante la seduta gli autonomisti difesero la loro linea con Nenni e con Lombardi.

Nenni fece un raffronto testuale tra la mozione congressuale e l‟accordo tra i quattro partiti dimostrando che le condizioni poste dai socialisti erano state tutte soddisfatte: in particolare l‟accordo sulla legge urbanistica, che rappresentava un “netto successo”267

rispetto alle trattative della Camilluccia. Lombardi, pur ammettendo che il governo nasceva in un‟atmosfera “non entusiasmante”268, definì l‟accordo “un complesso di impegni ben più ampi di quelli contenuti a suo tempo nel programma del governo Fanfani o negli accordi della Camilluccia”269

. La riforma urbanistica andava, nei suoi effetti sociali, al di là della nazionalizzazione dell‟energia elettrica ed era migliore della legge Sullo. In sostanza, secondo Lombardi, gli accordi avrebbero potuto contenere degli equivoci, avrebbero potuto essere violati, ma comunque andavano messi alla prova. La posizione assunta da Lombardi fu immediatamente criticata nella replica di Basso270. Lombardi, spiegò Basso, era stato colui che a giugno si era giustamente opposto agli accordi della Camilluccia. Lo aveva fatto indicando il clima economico deteriorato ed il fatto che, dopo l‟abbandono del programma da parte della DC, era venuta a mancare la fiducia popolare che aveva sorretto l‟esperienza di Fanfani: a quelle condizioni, sempre a detta di Lombardi, il PSI non poteva assolutamente assumersi alcuna responsabilità ed occorreva pertanto un nuovo programma molto più avanzato del precedente. Quelle condizioni, secondo Basso, non erano cambiate nell‟arco di qualche mese ed anzi la situazione congiunturale economica era addirittura peggiorata rispetto a giugno, ma Lombardi, pur ammettendo che “il governo nasceva in un‟atmosfera non

266

F. De Luca, “Il PSI approva l‟accordo con 59 sì e 40 no; la minoranza non accetta, voterà contro il governo, Basso, Valori e Vecchietti respingono in blocco l‟accordo programmatico”, La Stampa 27 novembre 1963; “Il C.C. socialista approva l‟accordo ma la corrente di sinistra minaccia la scissione: se la maggioranza autonomista non muterà il suo orientamento la sinistra voterà in Parlamento contro il governo di centrosinistra”, Il Messaggero 27 novembre 1963; E. Mattei, “Grave imbarazzo nel PSI: Nenni resterà alla Segreteria?”, Il Resto del Carlino 28 novembre 1963; V. A., “Il PSI si presenta al governo nettamente diviso in due tronconi: il documento programmatico (…) sebbene interpretato in chiave marxista, ha avuto solo 59 voti su 99”, Il Secolo d’Italia 28 novembre 1963;

267

Intervento di Nenni nella riunione del Comitato Centrale del PSI del 26 novembre 1963, Avanti!, 27 novembre 1963. 268

Intervento di Lombardi nella riunione del Comitato Centrale del PSI del 26 novembre 1963, Avanti!, 27 novembre 1963. 269

Intervento di Lombardi nella riunione del Comitato Centrale del PSI del 26 novembre 1963, Avanti!, 27 novembre 1963. 270

Intervento di Basso nella riunione del Comitato Centrale del PSI del 26 novembre 1963, Mondo Nuovo 8 dicembre 1963, n. 35, pag. 17/18.

entusiasmante” e che gli accordi “avrebbero potuto contenere degli equivoci”, aveva ora deciso di dare la sua adesione al nuovo programma concordato con la DC che, sostenne Basso, non era né più avanzato, né meglio garantito rispetto al precedente. Lombardi, secondo Basso, accettando il “punto di vista di Nenni”, aveva modificato quello che era sempre stato “il suo atteggiamento”: ora l‟importante era “essere al governo, nella stanza dove si manovrano le leve”271, accettare il programma per ottenere dalla DC “il passaporto per entrare nella cittadella democratica e così influire direttamente sulle leve del potere”272. La minoranza, concluse Basso, rifiutava questo atteggiamento e respingeva con forza la scelta di fondo operata dalla maggioranza del partito giudicandola “incompatibile con una scelta socialista”273

.

Nonostante il successo ottenuto, sui Diari Nenni commentò questa giornata in modo molto amaro: “poteva essere un grande evento e sul piano della storia forse lo è. Ma l‟atmosfera è stata di umiliazione più che di orgoglio”274

. Al termine della seduta infatti, la sinistra, con una dichiarazione letta da Vecchietti, annunciò che in Parlamento avrebbe votato contro il governo infrangendo di fatto la disciplina di voto e aprendo la via alla scissione. Alcuni esponenti autonomisti ritennero che la sinistra non avrebbe mantenuto a lungo le posizioni assunte, visto che da subito si aprì nelle sue file una dissidenza promossa da Bertoldi275 e una da Mariani in rappresentanza dei gruppi parlamentari, ma Nenni, non più scettico come qualche giorno addietro, si disse convinto che sarebbe andata fino in fondo e questa volta ebbe ragione. La minoranza infatti non si fermò e fu Valori, pochi giorni dopo, ad affermare che il governo Moro non era più un governo programmatico: “è l‟espressione di una alleanza politica a fondamento della quale vi è addirittura tutta una serie di programmazioni ideologiche. Dal centrosinistra programmatico si passa quindi al centrosinistra come regime, ad un integralismo di centrosinistra (in cui) dovrebbe annullarsi il Partito socialista”276

.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 52-55)

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