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Le elezioni politiche del 19 maggio 1968: pesante sconfitta del PSU.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 189-194)

Nonostante l‟ottimismo e qualche segnale positivo negli ultimi giorni di campagna elettorale che Nenni chiuse a Milano in piazza Duomo160, il voto del 19 maggio fu invece un vero e proprio disastro per il PSU. Al Senato il “partito bicicletta”161 ottenne il 15,2%, cioè il 5,1% in meno rispetto alla soma dei voti ottenuti dal PSI e dal PSDI nel 1963, mentre alla Camera si registrò un arretramento dal 19,9% al 14,5%, cioè del 5,4%, “anche se dal dato complessivo doveva sottrarsi quello relativo alla scissione del PSIUP”162

. Proprio il PSIUP ottenne un buon risultato: alla Camera raggiunse il 4,5%, mentre al Senato, nelle liste comuni con il PCI, giunse al 30%. I comunisti da soli alla Camera registrarono un leggero incremento: dal 25,26% al 26,9%. Infine la DC che tenne163, anzi, riuscì a migliorarsi alla Camera passando dal 38,3% del 1963 al 39,1% e al Senato dal 37,2% al 38,4%, recuperando soprattutto a danno dei liberali (che persero un punto percentuale) e della destra164. Nell‟analisi del voto c‟è da sottolineare la differenza tra Nord e Sud, dove le perdite furono molto più contenute: nei collegi settentrionali il partito unificato perse dal 6% al 9%, in quelli meridionali la perdita oscillò tra l‟1% ed il 4%165

. Il dato politico più rilevante era sicuramente che in Parlamento l‟unica maggiorana possibile restava ancora quella di centrosinistra166

, ma con un peso

159

“Tribuna elettorale: conferenza stampa del Vice Presidente del Consiglio dei Ministri on. Pietro Nenni”, Programma Nazionale TV ed RF 6 maggio 1968; alla conferenza stampa condotta da Jader Jacobelli parteciparono M. Pazienza “Il Regno d‟Italia” (PDIUM), P. Ardenti “Mondo Nuovo” (PSIUP), A. Sensini “Corriere d‟informazione”, C. G. Baghino “Il Secolo d‟Italia” (MSI), G. D. Ferrari “La Luna”, F. Orlando “La Nuova Tribuna” (PLI), M. Pinzauti “Stampa Sera”, M. Ferrara “l‟Unità” (PCI), D. Granchi “Il Telegrafo”.

160

P. Nenni: “Impressioni buone (…). Mi è sembrato di cogliere, nei miei spostamenti, segni evidenti di simpatia dell‟uomo della strada. Dice De Benedetti direttore de «La Stampa» dal quale ho pranzato: «Lei è il solo che, benché andato al governo, non ha perduto popolarità». Può darsi. Ma dal governo ormai mi sento fuori”, Ibidem, pag. 177; “Imponente comizio del compagno Nenni in piazza del Duomo a Milano. Un forte partito socialista all‟avanguardia del centrosinistra”, Avanti! 18 maggio 1968.

161

Fu denominato così a causa dei manifesti con i due cerchi accostati contenenti i due emblemi. 162

M. Degl‟Innocenti, “Storia del PSI dal dopoguerra a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1993, pag. 383. 163

A. Giovagnoli: “Nella DC le elezioni del ‟68 vennero interpretate dai dorotei come un successo per il partito e una sconfitta del governo. Essi considerarono quel risultato elettorale una loro vittoria: era stato infatti sconfitto il centrosinistra di Moro e Nenni, mentre il recupero elettorale del partito premiava la segreteria Rumor”, “Il Partito italiano. La Democrazia

Cristiana dal 1942 al 1994”, Laterza, Roma-Bari 1996, pag. 135.

164

G. De Rosa, “Le elezioni politiche del 19 maggio”, La Civiltà Cattolica 1 giugno 1968, anno 119, quaderno 2831, vol. II, n. 5, pag. 490.

165

Per un‟analisi dettagliata del voto, M. Degl‟Innocenti: “Nelle regioni settentrionali come il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, il Friuli - Venezia Giulia (in Liguria lo erano già) per la prima volta i comunisti (con i psiuppini) divennero nettamente prevalenti sui socialisti. Nelle regioni rosse, cioè in Emilia Romagna, Toscana, Umbria, il rapporto tra socialisti e comunisti passò da 1 a 2, a 1 a 3. Nel Mezzogiorno, invece, le perdite furono più contenute. In generale il Partito socialista unificato aveva perduto consensi tra gli operai, i pensionati, e soprattutto i giovani. Il voto alla Camera, comprendente anche quello giovanile, evidenziò tale dato (…). Gli unici dati controcorrente furono i successi registrati a Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro (dove il partito unificato giunse a migliorare addirittura il dato del ‟63, passando dal 16% al 17,8%) e a Campobasso”, “Storia del PSI dal dopoguerra a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1993, pag. 383/384.

166

politico del PSU notevolmente indebolito, con la conseguenza che tutti i problemi rimasti aperti in precedenza risultavano aggravati. Nenni dovette affrontare da subito diversi problemi di carattere organizzativo, vista la mancata rielezione di importanti esponenti quali Santi, Vittorelli, Bonacina, Palleschi, Paolo Rossi, Jacometti, Garosci e Arfè e viste le “sollecitazioni” che da alcune Federazioni giunsero a Roma circa la scelta che gli eletti avrebbero dovuto fare optando per l‟uno o per l‟altro collegio come avvenne a Gorizia167

, ma soprattutto a Torino dove scoppiò il “caso Scalfari”: in una lunga lettera che Mussa Ivaldi inviò a Nenni, De Martino e Lombardi si chiedeva che Scalfari (primo dei non eletti a Torino e Milano) lasciasse il seggio a Frida Malan asserendo che lo stesso Scalfari non fosse “in grado di dare [alla Federazione di Torino] quella copertura politica e quell‟impegno concreto di azione amministrativa che Malan (o, in sua vece, solo Nenni) ci possono dare”168

, definendo “cretina” la politica elettorale svolta dagli “amici torinesi del compagno Lombardi: chiedo scusa del termine, ma non riesco a trovarne uno diverso”169. Della questione se ne discusse in Direzione ma l‟intento di Lombardi e De Martino (come testimoniato da una lettera che lo stesso De Martino inviò a Scalfari170) era quello di indurre il giornalista ad optare per Torino, ponendosi così in contrapposizione alla Federazione locale. Nenni si chiamò fuori: “affar loro”171

commentò seccamente sui Diari172. Le sue preoccupazioni, in effetti, erano ben altre, erano di mero carattere politico. All‟esultanza dei comunisti, che con “l‟Unità” titolò “Grande avanzata della lista PCI-PSIUP” e con Longo che evidenziava i “cedimenti” del PSU173

, faceva da contraltare il sincero rammarico di Moro

167

A. Candussi (segretario della Federazione di Gorizia) a Nenni 22 maggio 1968: “Il Direttivo della Federazione di Gorizia e gli esecutivi delle sezioni della provincia, considerando che l‟on. Zucalli, pur ottenendo una larga votazione, è rimasto il primo escluso, chiedono che la Direzione del Partito autorizzi il compagno on. Loris Fortuna, ad optare per la circoscrizione di Milano. La richiesta è motivata non solo dal desiderio di assicurare così l‟elezione del compagno Zucalli, ma dal fatto che altrimenti la provincia di Gorizia, nella quale ci sono tanti particolari problemi dovuti alla sua posizione di provincia di confine, verrebbe rappresentata solo da un deputato DC e dal senatore Albarello del PSIUP. Per il Partito, che in queste elezioni è riuscito a contenere in limiti molto modesti le perdite elettorali, diverrebbe difficile ogni possibilità di ripresa”, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 100, fascicolo 2285.

168

Mussa Ivaldi a Nenni, De Martino e Lombardi 1 giugno 1968, Ibidem. 169

Mussa Ivaldi a Nenni, De Martino e Lombardi 1 giugno 1968: “(…) Se invece è stata una coerente scelta politica (quella di presentare e sostenere candidature di disturbo e di rinuncia che hanno contribuito ad aumentare la confusione nell‟elettorato) mi sembra onesto e serio che il compagno Lombardi ne accetti coerentemente le conseguenze (…). Infatti, e qui sta il curioso, la compagna Malan appartiene alla sua corrente, e venne sostenuta da me e dai miei amici (…). Invece i compagni torinesi che seguono Lombardi l‟hanno sabotata e disturbata anziché appoggiarla”, Ibidem.

170

De Martino a Scalfari 6 giugno 1968: “Caro Scalfari (…), come si è avuto più volte occasione di dirti, le ragioni che spingevano alla decisione per Torino, sono consistite nell‟opportunità di assicurare la rielezione per Milano di un compagno che era già deputato nella passata legislatura ed aveva svolto con soddisfazione generale la sua attività parlamentare. Inoltre giocava a favore della decisione adottata, anche una norma dell‟unificazione socialista che dà preferenza ai parlamentari in carica al tempo della stessa. Infine si è cercato anche di assicurare una maggiore rappresentanza alla sinistra del partito, che per ragioni varie, ha avuto molto assottigliata la sua presenza in Parlamento”, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 100, fascicolo 2284.

171

P. Nenni, “I conti con la storia. Diari 1967-1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 186. 172

I dubbi vennero sciolti successivamente, nel mese di giugno, quando Nenni optò per il collegio Milano-Pavia, con Scalfari che in tal modo gli subentrò a Torino.

173

L. Longo, “Una dichiarazione di Luigi Longo”: “La nostra politica di ferma condanna del centrosinistra e di fiducia nell‟azione e nella intelligenza politica delle masse popolari trova una chiara conferma (…). Il netto calo del Partito socialista

“Caro Nenni, io sento, vedo quanto te l‟amarezza per il risultato inadeguato conseguito dal tuo Partito che, per il suo senso di responsabilità ed il suo sacrificio meritava un pieno successo. Desidero dirti dunque, su di un piano puramente umano e non politico, come ti sia vicino in questo momento. Sono anch‟io, da ieri, profondamente turbato. Si vede come sia difficile far capire ed apprezzare quel che si fa tra tante difficoltà e con tante fatiche. Ai comunisti è facile raccogliere il malcontento che essi non saprebbero placare, ma solo soffocare. Tutto sommato il nostro Paese (ed il mondo) è scarsamente maturo. Mi auguro che dalla situazione difficile nella quale ci troviamo, si possa uscire con senso di responsabilità ed andando in fondo alle cose. Spero che tu possa affrontare con successo questo nuovo duro compito e risparmiare all‟Italia una paurosa involuzione, un drammatico passo indietro. Ti accompagna la mia affettuosa solidarietà che ti esprimo, ancora una volta, con animo fraterno”174

a cui Nenni replicò non nascondendo una sorta di autocritica e, soprattutto, “anticipando” quella che, politicamente, sarebbe stata una decisione clamorosa:

“Caro Moro, grazie della tua affettuosa lettera. Purtroppo non toglie molto alle mie difficoltà. E so bene che a creare la situazione attuale hanno concorso fattori propri del momento che viviamo e che vanno molto al di là del confronto elettorale. Non è perciò meno vero che abbiamo pagato noi socialisti, gli errori governativi delle ultime settimane, errori che non sono riuscito ad evitare, dalla mancata riforma universitaria, alle cariche della «celere» in Piazza Cavour, dalla prova di debolezza nei confronti del SIFAR, ad alcuni dei provvedimenti sulle pensioni. Da ciò, nel mio partito, la tentazione dell‟Aventino, irrazionale sinché si vuole, (e nessuno se ne rende conto più di me) ma che costituisce pur sempre un riflesso di difesa o di protesta nei confronti dell‟egocentrismo della DC. Tuttavia rimango convinto che l‟esperienza a cui abbiamo assieme lavorato andava tentata ed andrebbe continuata. Senonché un‟amicizia lunga esige patti chiari, non soltanto sull‟enunciazione generale, ma nel comportamento reciproco di ogni giorno. E‟ possibile finché la piaga fa sangue? La risposta deve venire dai partiti nel loro complesso”175.

L‟autocritica Nenni la ribadì anche sui Diari176, ma ormai l‟elemento nuovo e sicuramente dirompente, era costituito dall‟idea, sempre più diffusa nel partito, di “scegliere” di restare fuori dal governo. Fu questo il tema principale della Direzione del 29 maggio, ma già da qualche giorno Nenni ebbe il sentore che qualcosa, negli equilibri interni al partito, stava cambiando ed anticipò, di fatto, quelli che sarebbero stati gli esiti del confronto chiosando con un‟amara conclusione:

“Inaspettatamente ho notato un riavvicinamento tra le posizioni di De Martino e quelle di Tanassi su una posizione aventiniana: restare per ora fuori del governo; cercare di medicare le ferite interne del partito; fare il congresso a ottobre. La Democrazia cristiana dia intanto la prova di ciò che sa fare. Se ciò favorisce la vita interna del partito, si può anche accettare una conclusione del genere. Ma manca in questa prospettiva una valutazione del maggior protagonista: il paese (…). Figurarsi se questi sono tempi da Aventino! Tuttavia è probabile che se il riavvicinamento di Tanassi a De Martino resiste (a suggerirlo deve essere stato Saragat), si può raccogliere una maggioranza nuova su questa posizione. Per parte mia non mi opporrò. Sento il peso della sconfitta elettorale e ormai posso solo attendere dai fatti la rivincita. Se no, vorrà dire che la mia linea politica era sbagliata”177

.

unificato è il prezzo pagato a una politica di cedimenti continui alla prepotenza della Democrazia cristiana e di rinuncia a sostenere le rivendicazioni dei lavoratori e a difendere la democrazia rinunciando anche a difendere gli impegni solennemente assunti”, l’Unità 22 maggio 1968.

174

Moro a Nenni 21 maggio 1968, ACS – Fondazione Nenni, serie carteggio 1944/1979, busta 34, fascicolo 1639. 175

Nenni a Moro 24 maggio 1968, Ibidem. 176

P. Nenni: “Non c‟è dubbio, la sconfitta è la nostra, è la mia”, “I conti con la storia. Diari 1967-1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 183.

177

Parzialmente rasserenato da un articolo di Montanelli sul ruolo della TV nella campagna elettorale178, Nenni si presentò in Direzione ormai convinto, a ragione, che l‟asse Tanassi-De Martino avrebbe retto. Nell‟analizzare il disastro elettorale, Nenni attribuì le principali responsabilità all‟interruzione del processo di unificazione (“unificazione a metà”179

) dal punto di vista politico ed amministrativo e rinviò al futuro Congresso del partito la soluzione di tali problemi; poi riconobbe l‟esigenza di un chiarimento con la DC escludendo però “soluzioni-ponte”180

per il governo anche in considerazione dell‟aggravarsi delle tensioni sociali nel Paese. Per De Martino la causa principale della sconfitta era dovuta al fatto che “il centrosinistra, nato come sfida, era diventato moderato”181, mentre Lombardi riconobbe, “finalmente!” appuntò Nenni, che “problemi come quelli delle pensioni, delle case, ecc., hanno un valore superiore o analogo alle riforme (esempio: le rivendicazioni dei sindacati e degli operai in Francia che accolte fanno saltare il meccanismo su cui si regge il capitalismo)”182. Per Lombardi quindi bisognava “sganciarsi dal governo ma non in rapporto ad una polemica spicciola ma a direttive generali”183; bisognava cioè “imporre la nostra scelta alla DC ed al PCI scoprendoli. L‟unico modo di metterli allo scoperto è dire loro: «Fate il vostro gioco»”184. Infine una nota polemica sul futuro Congresso: “organi dirigenti che non hanno credito, non possono dirigere il partito”185

. Molto duro l‟intervento di Tanassi che attaccò sia la DC, sia il PCI e che lasciò Nenni molto perplesso186. Alla fine, come previsto, prevalse la linea del “disimpegno” voluta da Tanassi e De Martino ma non da Nenni; il documento finale approvato infatti, da un lato affermava che era necessario “rilanciare la presenza socialista nel paese”187, dall‟altro che non esistevano, “al presente, le condizioni per una coalizione governativa con la DC”188; in sostanza il partito avrebbe dovuto “valutare nei fatti la disponibilità della DC per una ripresa organica della politica di centrosinistra, riportata

178

I. Montanelli, “Ci vuole altro”: “Non c‟è dubbio che il primato della simpatia lo ha battuto il vecchio Nenni, attore così consumato da non sembrarlo affatto. Nessuno ha detto meglio di lui, delle cose più ragionevoli e sensate di lui. Nessuno più di lui ha saputo toccare con accenti patetici il cuore del telespettatore. Nessuno ha saputo dosare con altrettanta maestria, fermezza e umiltà, modestia e coraggio. Nessuno, insomma, è stato più «faccia» di lui. Eppure, proprio lui appare il grande sconfitto (…). Altrettanto certo è che il primato dell‟antipatia l‟ha battuto Longo, apparso sul video come un goffo e impacciato sottufficiale… Eppure, proprio lui è fra i vincitori”, Corriere della Sera 28 maggio 1968.

179

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Nenni nella riunione della Direzione del PSU del 29 maggio 1968, ACS – Fondazione Nenni, serie partito, busta 100, fascicolo 2283.

180 Ibidem. 181

Dagli appunti di Nenni: Intervento di De Martino nella riunione della Direzione del PSU del 29 maggio 1968, Ibidem. 182

Dagli appunti di Nenni: Intervento di Lombardi nella riunione della Direzione del PSU del 29 maggio 1968, Ibidem. 183 Ibidem. 184 Ibidem. 185 Ibidem. 186

P. Nenni: “Uno sproloquio anticomunista di Tanassi, del tutto fuori luogo nel momento presente”, “I conti con la storia.

Diari 1967-1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 186.

187

Documento approvato dalla Direzione del PSU del 29 maggio 1968 in G. De Rosa, “Il «disimpegno» dei socialisti dal governo”, La Civiltà Cattolica 15 giugno 1968, anno 119, quaderno 2832, vol. II, n. 6, pag. 591.

188 Ibidem.

al suo impegno di rinnovamento delle strutture dello Stato e della società”189

. A favore del documento votarono in 31, i seguaci di Tanassi e De Martino, in 11 (i manciniani) si astennero ritenendo “inadeguato o equivoco il disimpegno”190, i 4 rappresentanti della sinistra, Lombardi, Balzamo, Santi e Veronesi votarono a favore della non partecipazione al governo non concordando però sulle motivazioni e sulle prospettive (ad essi si associò Cassola). Nenni decise di non partecipare al voto.

La ratifica delle decisioni spettava al Comitato Centrale riunito il 31 maggio191. De Martino illustrò le motivazioni della scelta ribadendo che la necessità “di una pausa, di un ripensamento per esaminare tutti i dati della situazione, trarne i necessari insegnamenti per far riprendere al nostro partito la sua marcia in avanti”192

; non vedeva alternative al centrosinistra, ma ancora una volta tirò in ballo la DC che, una volta per tutte, avrebbe dovuto chiarire le sue posizioni193. Sul tema dei rapporti con la DC si incentrò anche l‟intervento di Cariglia, particolarmente duro nei confronti dell‟alleato: “non è il PSU che rifiuta una collaborazione; è la DC che non è in grado di esercitarla con lealtà”194

. Su 226 votanti 145 si dichiararono a favore della deliberazione della Direzione, 81 si astennero, e 22 risultarono assenti (“squagliamenti”195

li definì ironicamente Nenni sui Diari). Tra i favorevoli anche il gruppo Lombardi, secondo Nenni “con un disegno politico che accoppia la logica alla assurdità”196

, mentre tra gli astenuti Ferri volle chiarire la sua posizione contraria alla decisione: “La proposta di disimpegno comporta anzitutto un immeritato elemento di sfiducia nel partito (…), fa retrocedere la funzione del partito (…), si rivela inadatta ad avviare a soluzione i problemi del partito”197

. Ancora una volta Nenni decise di non partecipare al voto e spiegò la sua decisione così: “Non ho partecipato al voto deludendo molti compagni, ma facendo, credo, il mio dovere. In politica bisogna saper perdere. Se mi fossi dimesso avrei reso inevitabile un congresso straordinario a luglio e questo si sarebbe trasformato in un plebiscito pro o contro Nenni (…). Soltanto i fatti possono darmi ragione e far fallire l‟incredibile connubio De Martino-Tanassi, che il primo ha subito e il secondo si è lasciato

189 Ibidem. 190

Gli undici astenuti furono: Ferri, Caporaso, Colombo, Craxi, Garosci, Gerardi, Giolitti, Mariani, Matteotti, Paolicchi e Ruggiero in M. Degl‟Innocenti, “Storia del PSI dal dopoguerra a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1993, pag. 384.

191

L. Bianchi, “Vivaci scontri nel PSU. Il Comitato Centrale discute sul disimpegno”, Corriere della Sera 1 giugno 1968. 192

Intervento di De Martino alla riunione del Comitato Centrale del PSU del 31 maggio 1968 in G. De Rosa, “Il «disimpegno» dei socialisti dal governo”, La Civiltà Cattolica 15 giugno 1968, anno 119, quaderno 2832, vol. II, n. 6, pag. 592.

193

F. De Martino: “Ma bisogna vedere quali forze della DC daranno il loro assenso a una politica quale noi proponiamo”, Ibidem.

194

Intervento di Cariglia alla riunione del Comitato Centrale del PSU del 31 maggio 1968, Ibidem. 195

P. Nenni, “I conti con la storia. Diari 1967-1971”, Sugarco, Milano 1983, pag. 188. 196

Ibidem. 197

imporre”198. L‟”Avanti!” diede semplicemente conto della decisione199, mentre “l‟Unità” accennò ad un “Nenni isolato e battuto”200; il giudizio de “La Civiltà Cattolica” sulla decisione del PSU fu ampiamente negativo201, mentre il “Roma” parlò di “disimpegno tattico”202

ed Enrico Mattei la definì “una strana decisione”203. “La Stampa” infine, prevedeva che alla luce del risultato elettorale e di questa decisione, si sarebbe aperta una fase politica “lunga e difficile”204

.

Nel documento Nenni uomo di governo (pagine 189-194)

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