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Dalla privatizzazione alla differenziazione dell’offerta religiosa

Parte I: La religione nelle società moderne tra secolarizzazione, de-

3. La differenziazione dell’offerta religiosa nelle società contemporanee: il caso

3.1 Dalla privatizzazione alla differenziazione dell’offerta religiosa

Abbiamo aperto questo capitolo citando gli articoli 7 e 8 dei “Principi fondamentali” della Costituzione Italiana poiché in essi si fa riferimento alla divisione tra stato e chiesa e al riconoscimento della libertà di tutte le confessioni religiose davanti alla legge. Come abbiamo visto in precedenza, secondo Berger, sono stati proprio questi due aspetti che più di altri hanno favorito il realizzarsi del pluralismo religioso e la conseguente privatizzazione della religione nelle società contemporanee. A causa della divisione tra stato e chiesa e del riconoscimento per tutte le confessioni religiose di un eguale diritto di esistenza, si relativizzano le pretese di plausibilità delle vecchie istituzioni religiose e il sistema religioso complessivo prende a funzionare in maniera simile ad un mercato entro il quale si è tutti sullo stesso piano. Come sostenuto da Filoramo «Alla fine si ha uno scenario in cui sono messi sullo stesso piano un

cardinale, che rappresenta una chiesa che fino a prova contraria conta più di un milione di fedeli, e un rappresentante di un movimento religioso che ne avrà qualche migliaio. Il pluralismo religioso li mette tutti sullo stesso piano »310. Data questa situazione di totale relativismo, dovuta al pluralismo, «Oggi una tendenza sempre più

309 Tratto dai Principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana reperita on line sul sito:

www.quirinale.it/costituzione/costituzione.htm

310 Filoramo G., Le religioni di fronte alla sfida della globalizzazione, in Filoramo G., Gentile E., Vattimo

dominante è quella a scegliersi la propria religione»311 nel senso che le persone tendono ad abbracciare la fede che meglio risponde alle proprie esigenze mondane e ai propri desideri trasformando le proprie credenze in preferenze. Conseguenza di questo stato di cose è la ulteriore differenziazione quantitativa e qualitativa delle agenzie che operano su tale mercato con l’intento di dare risposte adeguate alle diverse, soggettive domande di senso provenienti dalle persone. Pluralizzazione è la parola d’ordine, dove, con tale termine, intendiamo «anzitutto un’evidente destrutturazione della tradizione

culturale predominante (in Italia la religione cattolica), così come essa si presentava grosso modo alla metà di questo secolo. Questo comprende due fenomeni diversi ma correlati. Il primo è costituito da una complessificazione interna del fenomeno religioso cattolico; il secondo si manifesta attraverso una parziale de-monopolizzazione del cattolicesimo stesso, in quanto religione di riferimento prevalente degli italiani, a favore di altre esperienze religiose o comunque di una più ampia possibilità di scelta, condotta non soltanto fra forme religiose diverse, ma anche tra adesione religiosa e suo rifiuto»312. All’interno di questo quadro, noi crediamo che i nuovi movimenti religiosi, oggetto di questo capitolo, rappresentino una espressione molto importante della differenziazione dell’offerta religiosa conseguente alla soggettivazione della religione fatta oggetto di scelta. In particolare, in questo capitolo prenderemo in considerazione i modi attraverso i quali i movimenti religiosi sono stati interpretati all’interno della sociologia della religione provando a tenere sempre fermi sullo sfondo i tre punti nodali del nostro discorso e cioè: il rapporto tra religione e modernità, la conseguenza particolare di tale rapporto che possiamo chiamare società secolarizzata e il concetto di differenziazione dell’offerta religiosa. Per società secolarizzata vogliamo intendere quella situazione esistenziale tipica della modernità entro la quale la vita degli individui viene ormai totalmente governata dalla sola razionalità di calcolo come principio orientativo unico del loro agire e dove la religione non trova quasi più spazio, venendo confinata esclusivamente nell’ambito della scelta soggettiva e privata delle persone, ambito entro il quale si assiste alla sostituzione delle credenze religiose con delle semplici preferenze. In tale situazione, i significati religiosi perdono fortemente di peso

311 Ibidem, p. 19.

312 Allievi S., Guizzardi G., Prandi C., Un Dio al plurale. Presenze religiose in Italia, Dehoniane

Bologna, Bologna, 2001, p. 8. È molto interessante evidenziare il fatto che Guizzardi, trattando della secolarizzazione, preferisca utilizzare al posto di questo termine proprio quello di pluralizzazione per descrivere la situazione della religione nel mondo contemporaneo.

all’interno della società civile e politica. Con il concetto di differenziazione dell’offerta religiosa, invece, vogliamo fare riferimento alla nascita e alla cospicua diffusione dei movimenti religiosi, nelle società moderne, visti in un’ottica di sistema, con l’intento di dare una risposta funzionale alla differenziazione della domanda come diretta conseguenza dei processi di individualizzazione e dell’imperativo eretico e cioè della religione che diviene oggetto di scelta. In particolare, la differenziazione dell’offerta religiosa, realizzata all’interno del cattolicesimo italiano attraverso l’assimilazione da parte della chiesa di alcuni movimenti fra loro molto eterogenei, sembra essere un processo strettamente interrelato alla situazione determinata dalla secolarizzazione sopra delineata, o meglio dai rapporti fra religione e modernità. Infatti, se la religione diviene un fatto privato degli individui che scelgono la fede a loro più confacente così come si sceglie un qualsiasi altro prodotto di mercato, se pertanto la domanda di sacro tende a differenziarsi e a divenire fortemente flessibile, allora il riconoscimento e l’inglobamento all’interno di una medesima tradizione religiosa di movimenti che offrono differenti, a volte antitetiche, risposte di senso a tale domanda appare la via più logica da percorrere in un’ottica di buon funzionamento del sistema religioso complessivo. Questo punto verrà sempre tenuto in conto all’interno delle nostre riflessioni che si dispiegheranno dal punto di vista strutturale nel seguente modo:

1) innanzitutto si tenterà di spiegare in che senso la proliferazione dei nuovi movimenti religiosi rappresenta un consistente ampliamento quantitativo e qualitativo dell’offerta religiosa nelle società contemporanee;

2) in secondo luogo si proveranno a fornire alcune letture sociologiche della relazione fra differenziazione dell’offerta religiosa, secolarizzazione e modernizzazione; 3) dopo si tenterà di fornire una definizione del concetto di movimento tratta dalla sociologia classica di Weber con l’intento di riuscire a spiegare, infine, che cosa vogliamo intendere per movimento religioso;

4) in seguito faremo un breve excursus all’interno della letteratura sociologica che si è occupata di quelli che sono stati definiti come nuovi movimenti religiosi a livello internazionale;

5) infine verranno proposte alcune delle più importanti interpretazioni dei movimenti religiosi che si sono affermati, in particolare, all’interno del cattolicesimo italiano a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta.

Prima di procedere con la trattazione, vogliamo ricordare che questo capitolo assume un’importanza fondamentale all’interno della nostra ricerca poiché la nascita di CL si inscrive proprio all’interno di quest’ampia proliferazione di nuovi movimenti religiosi che hanno interessato la storia italiana soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni ’60. Inoltre, come vedremo soprattutto in seguito, molte delle caratteristiche dei nuovi movimenti religiosi a livello internazionale individuate dagli studiosi qui presi in considerazione, risultano allo stesso tempo proficuamente utilizzabili nell’intento di delineare i principali elementi che contraddistinguono i modi di espressione della religiosità anche all’interno di CL.

3.2 I movimenti religiosi contemporanei come espressione della differenziazione dell’offerta religiosa.

In questo paragrafo proveremo a spiegare quello che per noi rappresenta il nesso che tiene fortemente legati il concetto di differenziazione dell’offerta religiosa e i nuovi movimenti che nascono e si affermano a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta. Innanzitutto, vogliamo ribadire che, dal nostro punto di vista, la differenziazione dell’offerta religiosa può essere vista come il frutto dei rapporti che si sono venuti a creare tra religione e modernità e quindi, che essa può essere compresa all’interno del concetto di secolarizzazione, inteso, in questo caso, semplicemente come «l’insieme dei

processi di riorganizzazione delle credenze che si producono in una società»313, ossia come «un mutamento esteriore di cui la religione è stata oggetto, in conseguenza degli

effetti di lungo periodo del liberalismo sociologico, piuttosto che di un processo di decadenza destinato a concludersi con la sua definitiva scomparsa»314. Fatte tali precisazioni, bisogna innanzitutto distinguere tra due diversi modi di intendere la differenziazione in questione. Secondo una prima accezione, più generale e a livello di sistema, per differenziazione intendiamo semplicemente la massiccia proliferazione (nascita) di nuovi movimenti che, a partire dagli anni Sessanta, ha ampliato sia quantitativamente che qualitativamente il panorama religioso mondiale contemporaneo e che non appare collegata ad alcuna strategia consapevole da parte di terzi soggetti finalizzata a tale ampliamento, ma, al massimo, può solo rappresentare una meccanica reazione del sistema religioso complessivo per rispondere all’aumentata

313 Hervieu Léger D., op. cit., 2003, p. 33.

differenziazione della domanda in seguito ai processi di privatizzazione, di individualizzazione e di soggettivazione della religione. Questo perché, come abbiamo visto in precedenza, nelle società occidentali contemporanee, «la religione diventa

inevitabilmente anche un bene di consumo»315 e, come sostenuto da Berger, «Due altri

effetti dei controlli consumistici sui contenuti religiosi sono la standardizzazione e la differenziazione marginale, ancora una volta esiti della dinamica generale di un mercato libero»316 e tale differenziazione è probabile che rimanga «entro i limiti imposti

dalla dinamica della domanda dei consumatori di ogni specifico mercato. Varierà quindi non tanto in base alle specifiche tradizioni confessionali ma piuttosto in conformità ai “bisogni” del consumatore»317. In altre parole è un dato di fatto che con la nascita dei nuovi movimenti l’offerta religiosa si sia fortemente ampliata per tenere testa alla diversificazione dei “bisogni del consumatore”. In base ad un’altra accezione, che è quella che maggiormente a noi interessa, la differenziazione dell’offerta religiosa è rappresentata dalla consapevole assimilazione all’interno di una medesima tradizione religiosa di movimenti fra loro molto eterogenei con l’intento di sfruttarne a proprio vantaggio la pluralità di proposte alternative, in modo tale da riuscire a coprire, in maniera quanto più ampia possibile, le differenti, soggettive, domande di senso religioso provenienti dai fedeli. A tal proposito, già Berger sosteneva che, per reagire alla soggettivazione e individualizzazione della domanda religiosa, per le istituzioni religiose tradizionali, si ponevano davanti due alternative tipico-ideale: «Le istituzioni

religiose, cioè, possono o adattarsi alla situazione, tentare il gioco pluralistico della libera impresa religiosa e venire a patti come meglio possono con il problema della plausibilità modificando il loro prodotto conformemente alle domande dei consumatori, o rifiutare di adattarsi, trincerarsi dietro strutture socio-religiose che sono in grado di mantenere o di costruire e continuare a professare per quanto possibile le vecchie oggettività come se nulla fosse successo»318. La prima via sembra essere quella seguita all’interno del cattolicesimo italiano. Come sostenuto anche da Martelli, il riconoscimento e l’assimilazione da parte della chiesa cattolica dei nuovi movimenti si inscrive in un più generale processo di de-istituzionalizzazione, tipico della modernità,

315 Filoramo G., op cit., 2005, p. 15. 316 Berger P. L., op. cit., 1984, p. 161. 317 Ibidem, p. 162.

che «può consentire o il sorgere di una contro-cultura specifica, che mira a sostituirsi a

quella finora dominante, oppure la coesistenza di modelli di comportamenti diversi, ciascuno dei quali è debolmente istituzionalizzato, ma comunque è tollerato all’interno di un quadro sociale pluralistico»319. Dopo un iniziale periodo in cui è prevalsa la prima delle due opzioni previste, a partire dalla fine degli anni Sessanta, all’interno del cattolicesimo italiano, è stata adottata, fino ai giorni nostri, continuativamente, la seconda. Riguardo ai nuovi movimenti che si affermano in questo periodo, sempre Martelli afferma che «Mentre i gruppi della contestazione ecclesiale miravano a

trasformare radicalmente l’istituzione, creando una “chiesa alternativa”, i nuovi movimenti ecclesiali mirano a porsi come alternative all’interno della chiesa esistente, affrontando autonomamente la sfida della modernità, senza con ciò voler criticare esplicitamente il modello istituzionale»320. La possibilità di offrire al proprio interno, assimilandole, differenti, a volte fra loro quasi contrapposte alternative, quali quelle rappresentate dai nuovi movimenti, noi crediamo che possa rappresentare una strategia perseguita all’interno della chiesa cattolica per ampliare il proprio piano dell’offerta rispetto ad una domanda di senso religioso che, in seguito ad alcuni processi connessi alla modernità, su tutti quello di privatizzazione e di individualizzazione, è divenuta sempre più soggettiva e per questo differenziata. Come abbiamo visto in precedenza, infatti, nella modernità, la religione si radica soprattutto nella vita privata delle persone, vita privata che rappresenta il regno dell’individuo, della libera scelta soggettiva, sempre più differenziata a causa del bisogno di attribuire significati differenti ai singoli, differenti, percorsi di vita. In altre parole, a nostro parere, la differenziazione dell’offerta religiosa, così come l’abbiamo qui concettualizzata, risulta strettamente legata al concetto di secolarizzazione inteso come privatizzazione della religione. Come scrive Stefano Allievi «La pluralizzazione delle offerte, dei gruppi, dei “mondi vitali”

almeno potenzialmente a disposizione costituisce la declinazione concreta di una secolarizzazione che, altrimenti, potrebbe consentire solo la scelta tra fede e appartenenza ascritta e suo rifiuto»321. Nel caso specifico, il tentativo di soddisfare i

319 Colozzi I., Martelli S., L’arcipelago cattolico - Analisi sociologica dell’associazionismo ecclesiale a Bologna, Cic – Ipssr, Bologna, 1988, p. 34.

320 Ibidem, p. 36.

321 Allievi S., Il pluralismo introvabile: i problemi della ricerca comparativa, in Garelli F., Guizzardi G.,

Pace E., (a cura di), Un singolare pluralismo. Indagine sul pluralismo morale e religioso degli italiani, il Mulino, Bologna, 2003, p. 271.

“bisogni del consumatore”, appare una strategia adottata all’interno della medesima tradizione religiosa, che viene realizzata da parte della istituzione ecclesiale accettando e facendo propria la diversificazione dell’offerta venutasi a creare. Da un certo punto di vista, inoltre, tale differenziazione potrebbe rappresentare anche un modo attraverso il quale la chiesa cattolica ha inteso risolvere il problema della discrasia tipicamente riscontrabile, in ambito di fede, in Europa e naturalmente in Italia, fra believing e belonging, tra credenza e appartenenza, individuata, circa dieci anni fa, dalla sociologa inglese Grace Davie322 la quale, appunto, giunse a sostenere che in tale contesto geografico la situazione religiosa delle persone veniva ben fotografata dal concetto di “believing without belonging”, credere senza appartenere. Infatti, seppur mediata dall’identificazione nel movimento, probabilmente l’appartenenza cattolica viene nuovamente ribadita con forza. Posto che cosa intendiamo con il concetto di differenziazione dell’offerta religiosa in relazione al proliferare dei movimenti proveremo adesso a presentare alcune teorie che hanno teso a mettere in relazione quello stesso concetto con il processo di secolarizzazione nelle società contemporanee.

3.3 Secolarizzazione, modernizzazione e differenziazione dell’offerta religiosa:

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