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Parte I: La religione nelle società moderne tra secolarizzazione, de-

1. Religione e società moderne: le origini del problema

1.6 Religione e alienazione: da Feuerbach a Marx

Per meglio poter comprendere la concezione della religione di Karl Marx è utile, innanzi tutto, delineare, in modo sintetico, quello che é il pensiero, sullo stesso argomento, di un altro autore, sul quale, la suddetta concezione, apertamente si basa; tale autore é Ludwig Feuerbach, maggior esponente della sinistra hegeliana68. Secondo Feuerbach, oggetto della religione, non é altro che «ciò che è oggetto dei fini e dei

64 Ibidem, p. 202. 65 Ibidem, p. 204. 66 Ibidem, p. 53. 67 Ibidem, p. 55.

68 Abbagnano N., Fornero G., Filosofi e filosofie nella storia, vol. III, Paravia, Torino, 1992, pag. 205. La

Sinistra hegeliana era una delle due correnti principali (l’altra era la Destra) in cui si divisero i numerosi discepoli di Hegel. Tale spaccatura fu dovuta al differente atteggiamento assunto dalle due correnti (la Destra conservatore, la Sinistra rivoluzionario) in relazione ai temi della religione e della politica.

bisogni umani»69, tenendo presente che «ciò che è oggetto degli scopi e dei bisogni

umani è anche oggetto, per ciò stesso, degli umani desideri»70. Per ciò che concerne i suoi desideri l’uomo è «illimitato, libero, onnipotente - Dio»71 mentre, per ciò che concerne la loro realizzazione, egli «è condizionato, dipendente, limitato – uomo –

uomo nel senso di un essere finito, opposto a Dio»72. Presupposto della religione è proprio questa «contraddizione fra volere e potere, desiderio e conseguimento,

intenzione ed esito, immaginazione e realtà, pensare ed essere»73 ed è per questo che l’uomo tende a creare un mondo divino entro il quale può trovare realizzazione tutto ciò che risulta irrealizzabile nella limitata vita terrena . È in questo senso che Feuerbach è giunto ad affermare che «Quali sono i desideri degli uomini, tali sono i loro dei»74. Gli dèi non sono altro che uomini speciali i quali sono in grado di porre concretamente in atto quella corrispondenza tra desiderio e sua realizzazione. Ma se gli dèi sono uomini, allora, creandoli, «l’uomo proietta la propria essenza fuori di sé, tratta ciò che è senza

vita come se fosse un essere vivente, ciò che è privo di volontà come se la possedesse, anima l’oggetto coi suoi sospiri, poiché è impossibile che egli si rivolga, in uno stato di emozione, a un essere privo di sentimento»75. Così facendo, l’uomo si aliena rispetto alla sua propria essenza, che non riconosce più come propria, ma come caratteristica distintiva degli dèi da lui stesso creati. Marx, pur riconoscendo a Feuerbach il grande merito della scoperta dell’alienazione religiosa, per cui non é stato Dio a creare l’uomo, ma l’uomo a creare Dio, si oppone al filosofo della sinistra hegeliana, poiché questo ultimo non é stato capace di capire che tale alienazione si manifesta non in un individuo umano astratto, avulso dalla storia, bensì in un individuo che fa parte di una ben determinata forma della società, come affermato, dallo stesso Marx, nella VII tesi su Feuerbach: «Feuerbach non vede dunque che il “sentimento religioso” è esso stesso un

prodotto sociale e che l’individuo astratto, che egli analizza, appartiene ad una determinata forma sociale determinata»76. A questo punto ci chiediamo chi è, che secondo Marx, ha creato la religione e soprattutto perché lo ha fatto? La risposta la

69 L. Feuerbach, L’essenza della religione, Einaudi, Torino, 1972, pag. 44. 70 Ibidem, p. 44. 71 Ibidem, p. 43. 72 Ibidem, p. 43. 73 Ibidem, pp. 42-43. 74 Ibidem, p. 85. 75 Ibidem, p. 45.

possiamo trovare direttamente nella Critica della filosofia del diritto di Hegel, dove nell’introduzione si legge: «Ma l’uomo non é un essere astratto isolato dal mondo.

L’uomo è il mondo dell’uomo, lo Stato, la società. Questo Stato, questa società producono la religione, una conoscenza capovolta del mondo, proprio perché essi sono un mondo capovolto. La religione è la teoria generale di questo mondo, il suo compendio enciclopedico, la sua logica in forma popolare, il suo point-d’honneur spiritualistico, il suo entusiasmo, la sua sanzione morale, il suo completamento solenne, la sua fondamentale ragione di consolazione e di giustificazione. Essa é la realizzazione fantastica dell’essenza umana, poiché l’essenza umana non possiede una vera realtà (…) La religione é il gemito dell’oppresso, il sentimento di un mondo senza cuore, e insieme lo spirito di una condizione priva di spiritualità. Essa è l’oppio del popolo. La soppressione della religione in quanto felicità illusoria del popolo é il presupposto della sua vera felicità»77. La religione, pertanto, in uno dei percorsi seguiti da Marx é “oppio del popolo”, ossia un mezzo usato dalle classi dominanti per mantenere il proprio dominio, un narcotico finalizzato a legittimare le divisioni in classi fornendo alle classi subalterne la giustificazione della durezza della propria esistenza materiale, illudendole che il mondo reale, fatto di sofferenze, ingiustizie, prevaricazioni, sia un mondo che in ogni caso va accettato, poiché prima o poi ci sarà una ricompensa in un altro mondo, quello dell’aldilà, in cui sarà possibile ottenere tutto ciò che ora, nella vita terrena, viene negato. Così intesa, la religione, nella riflessione marxiana, rappresenta una visione ideologica, falsata, dei rapporti sociali e non detiene pertanto una sua propria autonomia nel contesto sociale. Marx, infatti in L’ideologia tedesca sosteneva che «Di conseguenza la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma

ideologica, e le forme di coscienza che ad esse corrispondono, non conservano oltre la parvenza dell’autonomia. Esse non hanno storia, non hanno sviluppo, ma gli uomini che sviluppano la loro produzione materiale e le loro relazioni materiali trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero. Non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza»78 da cui

77 K. Marx, Per la critica della filosofia del diritto di Hegel, in Gruppi L. (a cura di), op. cit., 1974, pp.

57-58.

78 K. Marx, L’ideologia tedesca, in Gruppi L. (a cura di), op. cit., 1974, p. 240. Quando in questo passo

Marx sostiene che “Esse non hanno storia” in nota spiega questa affermazione sostenendo appunto che «Cioè, non hanno un proprio sviluppo autonomo, indipendente dalla storia della produzione materiale» (K. Marx, L’ideologia tedesca, in Gruppi L. [a cura di], op. cit., 1974, nota n. 1, p. 240).

deriva che «Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti; cioè,

la classe che è la potenza materiale dominante della società è in pari tempo la sua potenza spirituale dominante»79. Pertanto, la religione, nell’ottica marxiana, fa parte della sovrastruttura di una società storicamente data e non della sua struttura materiale, essa è cioè un fenomeno derivato, destinato a venir eliminato nel momento in cui verrà eliminata quella stessa società. Con l’avvento del comunismo, non ci sarà più posto per quel narcotico. Nel Manifesto del partito comunista, infatti, Marx sosteneva che «non

c’è dubbio che le idee religiose, morali, filosofiche, politiche e giuridiche si vanno modificando nel corso degli svolgimenti storici. Se non che, però, la religione, la morale, la filosofia, la politica, il diritto si mantennero sempre in vita in tutti questi mutamenti (…) Il comunismo abolisce invece le verità eterne: esso abolisce la religione e la morale, in luogo di rinnovarle, e con ciò contraddice a tutto lo svolgimento storico verificatosi fin qui »80. L’abolizione della religione, così come l’avvento della società comunista, sono, secondo Marx, eventi destinati prima o poi a realizzarsi poiché rappresentano l’ultimo stadio di una evoluzione unilineare ed ineluttabile dello spirito umano. In ciò, l’approccio metodologico di Marx, rimane ancora strettamente legato al positivismo e in particolare all’idea di un processo evolutivo che si dispiega lungo la storia e che è caratterizzato da un inizio in cui lo sviluppo della capacità umane è minimo e da un approdo finale in cui, invece, tale sviluppo raggiunge il suo massimo possibile. Il nostro autore, infatti, a tal proposito, in Sulla questione ebraica scriveva che: «La forma più rigida del contrasto tra l’ebreo e il cristiano è il contrasto religioso.

Come si risolve un contrasto? Rendendolo impossibile. Come rendere impossibile un contrasto religioso? Eliminando la religione. Quando ebreo e cristiano riconosceranno che le reciproche religioni non sono altro che differenti stadi di sviluppo dello spirito umano, non sono altro che differenti pelli di serpente deposte dalla storia, e che l’uomo è il serpente che di esse si era rivestito, allora non si troveranno più in rapporto religioso, ma ormai soltanto in un rapporto critico, scientifico, umano. La scienza sarà allora la loro unità. Ma i contrasti della scienza si risolvono mediante la scienza stessa»81. La religione, pertanto, rappresenta, all’interno di questa lettura, semplicemente una pelle di serpente, una pelle della quale l’uomo-serpente,

79 Ibidem, p. 260.

80 Marx K., Engels F., Manifesto del partito comunista, Newton, Roma, 1994, pp. 35-36. 81 K. Marx, Sulla questione ebraica, in Gruppi L. (a cura di), op. cit., 1974, p. 77.

raggiungendo un più alto stadio di sviluppo, si sbarazzerà, sostituendola con una nuova, rappresentata, nel caso specifico dalla speculazione scientifica.

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