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Dalla nascita di Comunione e Liberazione al primo riconoscimento formale (1969-1971)

Parte II: Le religioni alla riconquista del mondo secolarizzato: il caso d

4. Comunione e Liberazione: storia di un movimento religioso alla riconquista

4.2 Sulle “tracce di CL: le principali tappe cronologiche della storia del movimento

4.2.2 Dalla nascita di Comunione e Liberazione al primo riconoscimento formale (1969-1971)

Nel 1969, Giussani, torna alla guida del movimento che risorge in forma più matura con il nome di Comunione e Liberazione che, nelle parole del suo fondatore, può venir definito come « una intuizione del cristianesimo come avvenimento di vita e

quindi come storia»500, un’intuizione che si concretizza, come nel caso di GS, in un metodo che «dunque consiste in questo: che l’intuizione diventa esperienza»501. Tuttavia, come ha giustamente fatto notare Abbruzzese, sarebbe «un errore ritenere che

il nuovo movimento di Comunione e Liberazione sia solo la fotocopia di GS. Gli elementi di continuità ci sono tutti (…) Tuttavia, nell’arco di una anno, don Giussani e i

496 Ronza R., (a cura di), op. cit, 1976, p. 94. 497 Ibidem, p. 94.

498 Ibidem, p. 94.

499 Camisasca M., op. cit., 2003, p. 215.

500 Giussani L., Da quale vita nasce Comunione e Liberazione, Supplemento a “CL – Litterae

communionis, n. 7-8, Milano, 1979, p. 2.

suoi si mostrano in condizione di leggere e assorbire all’interno della proposta cristiana alcuni dei contenuti propri ai movimenti di crisi e di rivolta»502, quali l’accentuazione della propria componente identitaria e l’affermazione di istanze utopiche di rinnovamento sociale. Riguardo a questo ultimo aspetto, lo si può già evincere dal significato stesso della nuova denominazione del movimento che Giussani chiarisce con queste parole: «Noi infatti ci impegniamo nel processo di liberazione del

mondo, vedendo in ciò lo scopo della vita vissuta e di tutta la nostra attività. Affermiamo però che tale liberazione non può essere autentica ed irreversibile se non attraverso l’avvenimento di quella vita nuova che si chiama comunione cristiana»503. Come ha fatto notare Abbruzzese, il nuovo movimento risorto dalle ceneri di GS tende ad «assorbire all’interno della proposta cristiana alcuni dei contenuti propri ai

movimenti di crisi e di rivolta»504 che si affermano negli anni Sessanta in Italia. Il processo di liberazione può trovare la sua più consona dimensione nell’impegno sociale e politico dei cristiani che tende ora ad assumere sempre maggiore importanza all’interno del discorso di Giussani, il quale, infatti, a tal riguardo arriva a sostenere che «un cristiano non solo può, ma ultimamente deve impegnarsi in una militanza politica

rivoluzionaria se per rivoluzione s’intende l’impegno umano a cambiare continuamente superando l’inerzia malefica dei propri rapporti con gli altri uomini e con le cose, impegno che talvolta ed in determinate circostanze può anche assumere aspetti duri e drammatici. Il cristiano deve dunque essere attivamente immanente a tale impegno, salvo un suo atteggiamento critico riguardo ai metodi proposti ed applicati nelle specifiche circostanze»505. La conseguenza concreta di questo nuovo modo di pensare è rappresentata dal fatto che CL tende ora ad invadere tutti quegli ambiti in cui la contestazione maggiormente infervora e cioè fra tutti le università. Il metodo ideale di intervento, consiste, ancora una volta, semplicemente, in quello della testimonianza, in una presenza esemplare. Gli stili espressivi adottati da CL sono gli stessi dei movimenti studenteschi e cioè «striscione, manifesto murale, presenza pubblica, l’uso del “gesto”

come segnale di un’identità espressiva e di un’alterità culturale»506. Per ciò che concerne gli elementi di continuità rispetto a GS, essi si concretizzano soprattutto nel

502 Abbruzzese S., op. cit., 2001, p. 63. 503 Ronza R., (a cura di), op. cit, 1976, p. 109. 504 Abbruzzese S., op. cit., 2001, p. 63.

505 Ronza R., (a cura di), op. cit, 1976, pp. 117-118. 506 Abbruzzese S., op. cit., 2001, p. 65.

metodo educativo proposto all’interno del movimento che, fermo restando la base di partenza di una religiosità vissuta come esperienza totale di vita all’interno di una comunità esemplare, continua ad esplicarsi ancora una volta attraverso le seguenti dimensioni: quella culturale (la Scuola di Comunità), quella della preghiera individuale e comunitaria, delle vacanze, della lettura, del canto, della carità e la partecipazione al fondo comune. All’interno della Scuola di Comunità si tende a dare seguito agli incontri settimanali incentrati sulla discussione collettiva di un testo che cambia di anno in anno e che spesso è un’opera dello stesso Giussani. La partecipazione alle riunioni è aperta a chiunque e viene spesso proposta pubblicamente negli ambienti di studio e di lavoro. La Scuola di Comunità si va pertanto affermando sempre di più come momento centrale di incontro, catechesi e missionarietà oltre che come elemento fondante di tutta la vita spirituale e comunitaria del movimento. Sempre all’interno della dimensione culturale va ricordata la persistenza di attività quali la lettura del “libro del mese” che permette ai ciellini di diventare avvezzi al pensiero di autori del calibro di Dante, Leopardi, Pascoli, Ada Negri, Pasolini, Montale, Rebora, Claudel, Péguy, Eliot, Milosz, Solov’ev, De Lubac, Lagerkvist, Moeller, Mounier e altri. Un ulteriore elemento caratteristico della vita del movimento è rappresentato dai momenti di preghiera personale e comunitaria in un’ottica che considera la preghiera stessa come l’origine della comunione e il primo frutto di una vita di comunità autenticamente vissuta. In tale ambito si tende a porre in particolare risalto il canto liturgico prediligendo l’insegnamento di inni e cantici tratti dalla Tradizione con la conseguenza di suscitare negli aderenti a CL una sostanziale familiarità con quello che viene considerato come il senso più vero e semplice della preghiera. Anche la dimensione caritativa, avviata da GS, in particolare con gli interventi nella “Bassa” milanese, trova la sua massima espressione all’interno di CL. La carità intesa come gratuità, come gesto esemplare, in effetti, rappresenta una delle caratteristiche fondamentali che contraddistinguono in maniera fondamentale la vita comunitaria del movimento, come evidenziato dallo stesso Giussani quando sostiene appunto che: «La caratteristica morale della vita in comunità, della vita come

compagnia e amicizia, è la gratuità»507. Anche la pratica del fondo comune (che all’interno di GS era definita come “decima”), consistente in un autofinanziamento finalizzato soprattutto all’esplicarsi dell’attività missionaria, ma anche delle attività

culturali e caritatevoli, costituisce un forte elemento di continuità rispetto all’esperienza di GS. Il fondo comune rappresenta uno dei migliori modi per testimoniare il senso di comunità che lega i membri di CL in un’unità che continuamente viene riproposta e rinsaldata. Non è importante l’entità della quota versata, che è frutto di una libera scelta individuale, ma la serietà e la puntualità con la quale si rispetta l’impegno inizialmente preso. Intanto continua l’attenzione da parte del movimento rispetto all’importanza di dotarsi di strumenti di comunicazione periodici che esprimessero «la propria vita e i

propri giudizi»508 e pertanto il 5 luglio 1969 prende vita la rivista “Litterae Communionis”, inizialmente nella forma di un semplice ciclostilato che aveva lo scopo principale di «autenticare l’unità di un’esperienza vissuta in diverse città»509. Nel febbraio 1970 “Litterae communionis” comincia a uscire a stampa e la redazione ha sede in via Ariosto 16 a Milano e cioè la stessa sede del Péguy. Anche il 1971 è un anno molto importante per la storia del movimento poiché è l’anno in cui CL viene riconosciuto per la prima volta formalmente e la prima istituzione a fare questo passo è, paradossalmente, proprio la Chiesa che definisce CL «un libero e legittimo movimento

d’apostolato»510. Ciò non significa che tra il ’69 e il ’71 non ci siano stati altri momenti di tensione tra il movimento di Giussani e il resto del mondo cattolico così come è errato pensare che essi si siano definitivamente risolti con tale riconoscimento.

4.2.3 L’istituzionalizzazione del movimento tra impegno sociale, economico e politico

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