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Mutamenti sociali, differenziazione dell’offerta religiosa e “nuovi moviment

Parte I: La religione nelle società moderne tra secolarizzazione, de-

3. La differenziazione dell’offerta religiosa nelle società contemporanee: il caso

3.5 Mutamenti sociali, differenziazione dell’offerta religiosa e “nuovi moviment

Come sostenuto fra gli altri da Alan Aldridge, «La dicotomia chiesa/setta è stata

erosa da cambiamenti di fondo nella società e nella cultura»375 e pertanto, prevalentemente, nella letteratura contemporanea tale dicotomia è stata sostituita con quella considerata più adatta di chiesa/movimenti. È tenendo in conto questo sviluppo terminologico che adesso continueremo la nostra trattazione. In particolare, in questo paragrafo, faremo un breve excursus all’interno di un filone di ricerca il cui oggetto di studio è rappresentato da quelli che sono stati definiti come nuovi movimenti religiosi. Tali nuovi movimenti religiosi hanno preso ad affermarsi in tutto il mondo a partire dal secondo dopoguerra e oggi, essi «costituiscono una parte molto importante del

paesaggio della nuova religiosità occidentale. Se ne contano a migliaia nel mondo e delle centinaia nella sola Europa»376. La letteratura che si è occupata di questo argomento è ampissima e pertanto abbiamo dovuto operare delle scelte. Da una parte proporremo le teorie di due importanti autori internazionali che oltre a tentare una classificazione di questi movimenti basata sugli elementi peculiari che ne specificano

373 Ibidem, p. 531. 374 Ibidem, p. 684.

375 Aldridge A., La religione nel mondo contemporaneo. Una prospettiva sociologica, il Mulino,

Bologna, 2005, p. 66.

376 Mancini S., Correnti esoteriche occidentali e la religiosità contemporanea, in Spini A. (a cura di), op.

l’aspetto di novità rispetto ai movimenti del passato tendono anche a collegare la loro origine ai processi di modernizzazione. In secondo luogo proporremo una lettura dei nuovi movimenti traendola dalla letteratura sociologica italiana all’interno della quale si tende oggi ad evidenziare la crescita d’importanza che, anche all’interno del nostro paese, sembra assumere questo fenomeno.

Il primo problema che si impone di fronte ad un fenomeno che presenta i caratteri della novità è quello di individuare una definizione dello stesso che venga accettata in maniera abbastanza generalizzata. Un punto di partenza condiviso appare essere proprio quello di sostituire il termine setta, considerato come pregno di una connotazione negativa con quello di movimento. Per esempio, John A. Saliba S. J. sostiene che «Il

termine “movimento” è legittimo, in quanto le persone interessate sono veramente in movimento, ossia hanno cambiato posizione, atteggiamento e fede»377. Un primo tentativo di delineare tale oggetto potrebbe essere quello di utilizzare la definizione che ne da l’“Information Network Focus on Religions Movements” così come fa Gustavo Guizzardi secondo il quale «questi movimenti sono nuovi in quanto sono divenuti

visibili nella forma presente dopo la seconda guerra mondiale, e sono religiosi nel senso che offrono un’interpretazione del mondo in forma religiosa o filosofica, oppure affermano di offrire dei mezzi attraverso i quali si possono ottenere fini importanti, come una conoscenza trascendente, un’illuminazione spirituale, la realizzazione o un “vero” sviluppo del sé; in ultima analisi rispondono a domande fondamentali quali il significato dell’esistenza o il posto dell’individuo entro la vita, la natura, il cosmo»378. Ma tale definizione, a detta dello stesso Guizzardi, seppur operativamente proficua, risulta essere scientificamente imprecisa e pertanto, adesso, proveremo a proporre la teoria sviluppata sui nuovi movimenti religiosi da parte di uno dei più importanti sociologi che si siano occupati di tale argomento e cioè James Beckford. Secondo questo autore, col termine “nuovi movimenti religiosi”, si vuole fare riferimento a «tentativi organizzativi volti a mobilitare risorse umane e materiali, allo scopo di

diffondere nuove idee e sensibilità di natura religiosa. Essi sono perciò intenzionali,

377 John A. Saliba S. J., Problemi di ricerca e di classificazione dei movimenti religiosi contemporanei, in

Caporale R. (a cura di), Vecchi e nuovi Dei. Studi e riflessioni sul senso religioso dei nostri tempi, Valentino, Torino, 1976, p. 154.

collettivi e storicamente specifici»379. Beckford sostiene che «bisogna chiarire che la

religione, come fenomeno sociale, non è mai completamente statica: il mutamento è endemico. La storia della religione può essere descritta come un conflitto incessante tra le forze della istituzionalizzazione e quelle della disgregazione»380 nel senso che «I

movimenti religiosi sono sempre esistiti, a dispetto della tendenza, esistente nella maggior parte degli studi accademici della religione di negare l’importanza, a favore di un’enfasi sulla continuità, se non proprio sulla dominanza, dei grandi e stabili complessi di dottrine, sentimenti e riti nelle tradizioni delle maggiori religioni mondiali»381. Tuttavia, il ritmo con cui i movimenti, nel corso della storia, hanno rivolto sfide alle tradizioni istituzionalizzate, non è stato costante nel senso che tali conflitti, secondo il nostro autore, sono affiorati esclusivamente in periodi ben determinati e circoscritti e cioè nei momenti di cambiamento. Beckford, infatti, afferma che il presupposto implicito del suo libro è proprio costituito dal fatto che «i movimenti

religiosi tendono a proliferare nel corso di rapidi mutamenti sociali»382. In particolare, il sorgere dei nuovi movimenti religiosi presi in considerazione in questo studio è fortemente associato ai rapidi cambiamenti sociali avvenuti nel ventesimo secolo rispetto ai quali, essi, «rappresentano sia una risposta ai cambiamenti, sia un modo per

contribuirvi»383. Dopo aver fatto queste precisazioni, Beckford intende specificare che con la parola “nuovo” vuole fare riferimento a due differenti aspetti: innanzitutto al fatto che «i movimenti religiosi oggetto di analisi in questo libro sono portatori di nuove

forme religiose»384 e in secondo luogo al fatto che «Ciò che rende la situazione

“nuova” è il più o meno simultaneo sviluppo di un numero eccezionalmente grande di movimenti religiosi. La novità sta tanto nella loro presenza aggregata quanto nelle loro caratteristiche distintive»385. E tali caratteristiche distintive possono essere riassunte, secondo il nostro autore, in tre punti principali:

379 Beckford J. A., Levasseur M., Nuovi movimenti religiosi nell’Europa Occidentale in Beckford J. A. (a

cura di), op. cit., 1990, p. 75. Si tenga conto del fatto che Beckford precisa che all’interno di tale definizione è possibile comprendere anche movimenti quali il Movimento di Rinnovamento Carismatico o il Movimento per la Conservazione della Messa Tridentina, che rappresentano delle correnti all’interno di più ampie organizzazioni religiose, ma che, tuttavia, l’attenzione del suo studio sarà rivolta solo a quei nuovi movimenti religiosi che operano in maniera indipendente da altre organizzazioni religiose.

380 Beckford J. A., op. cit., in Beckford J. A. (a cura di), op. cit., 1990, p. 26. 381 Ibidem, pp. 26-27.

382 Ibidem, p. 27. 383 Ibidem, p. 31. 384 Ibidem, p. 28. 385 Ibidem, p. 28.

1) i nuovi movimenti religiosi hanno la tendenza ad attirare l’attenzione pubblica poiché propagandano idee e pratiche più specializzate o esoteriche di quelle propagandate all’interno dei gruppi religiosi istituzionali;

2) i nuovi movimenti religiosi, tendenzialmente, permettono ai laici di partecipare alla loro attività in maniera più diretta rispetto a quanto sia stato e sia possibile all’interno delle organizzazioni religiose più antiche;

3) i membri dei nuovi movimenti religiosi vengono esortati, maggiormente di quanto accada nelle organizzazioni religiose più antiche, a tradurre in pratica concreta e quotidiana la propria spiritualità.

Altrettanto interessante è il discorso che Beckford fa, questa volta assieme a Martine Levasseur, in relazione ai nuovi movimenti religiosi riscontrabili in particolare in Europa Occidentale. Dopo aver insistito sull’importanza di utilizzare il termine “nuovi movimenti religiosi”, che risulta libero da qualsiasi connotazione valutativa, anziché setta, culto eresia ecc. che sono, invece, «tutti termini che comportano un

giudizio di relativa “anormalità” che è al tempo stesso di natura dottrinale, storica, culturale e sociale»386, Beckford afferma che i movimenti che verranno presi in considerazione in questo contesto sono i seguenti: la Chiesa dll’Unificazione, la Società Internazionale per la consapevolezza di Krishna, la Scientologia, la Missione della Luce Divina, la Meditazione Trascendentale, i Bambini di Dio/Famiglia d’Amore, i Nichiren Shoshu e la Fondazione Rajneesh. Secondo il nostro autore, alcuni degli aspetti che caratterizzano specificatamente tali nuovi movimenti religiosi dell’Europa Occidentale sono:

1) la particolare abilità all’interno di tali movimenti di sfruttare a proprio vantaggio il «rapido miglioramento dei mezzi di comunicazione»387 che ha permesso loro di «raggiungere un pubblico veramente di massa, senza incorrere in costi o tempi

proibitivi»388;

2) tali movimenti, per la maggior parte, traggono la loro origine culturale dagli Stati Uniti;

3) la particolare composizione sociale dei nuovi movimenti che differisce da quella dei gruppi settari originari degli Stati Uniti per due motivi principali e cioè per

386 Beckford J. A., Levasseur M., op. cit., in Beckford J. A., (a cura di), op. cit., 1990, p. 76. 387 Ibidem, p. 79.

l’età della maggioranza dei suoi membri che è inferiore rispetto a quelli e perché «la

loro modalità d’appartenenza ai movimenti tende ad essere più esclusiva di altri impegni»389.

Per ciò che concerne le modalità d’inserimento nella società di tali nuovi movimenti Beckford sostiene che si possono delineare tre posizioni tipico-ideali e cioè:

1) il “rifugio”, nel senso che in alcuni movimenti viene offerto ai propri membri «un posto sicuro (fisicamente ed intellettualmente) in cui i membri che hanno

completato l’iniziazione, possono sentirsi sicuri dal male e/o dal carattere illusorio della vita nel mondo “esterno”»390;

2) la “riforma”, consistente nella «capacità o la preparazione a portare un

insegnamento specifico sulla possibilità di miglioramenti radicali per sorreggere le esistenti strutture socio-culturali»391;

3) la “liberazione” che fa riferimento al fatto che «Alcuni NMR hanno adottato un

modello di inserimento nella società basato principalmente sulla fornitura di un servizio per i loro clienti. Essi si offrono di liberare la gente da condizioni dichiarate ostacoli alla completa realizzazione del loro potenziale umano »392.

Un altro importante autore che ha tentato di dare una lettura dei nuovi movimenti religiosi è il già più volte trattato Bryan Wilson. Anche secondo questo autore la presenza di movimenti all’interno della storia delle religioni non è una novità del nostro tempo. In particolare, all’interno del Cristianesimo, la proliferazione di nuovi movimenti ha rappresentato una costante a partire dal momento in cui «La chiesa

cristiana cercò di eliminare tutte le fonti alternative di sostegno soprannaturale, così, quando i suoi teologi divennero troppo intellettualizzati e resero la salvezza un evento molto lontano per i laici, questi ultimi ricorsero non tanto alle pratiche magiche quanto a nuovi movimenti religiosi»393 proprio perché essi, molto spesso, elaboravano «un

concetto di salvezza più immediato di quello offerto dalla chiesa»394. In generale, la tendenza più marcata dei nuovi movimenti religiosi, nelle varie epoche, è consistita nella loro capacità di «rivitalizzazione della cultura religiosa, a volte liberando dalle

389 Ibidem, p. 79. 390 Ibidem, p. 93. 391 Ibidem, p. 94. 392 Ibidem, p. 96.

393 Wilson B. R., op. cit., 1985, p. 149. 394 Ibidem, p. 149.

incrostazioni un sistema religioso consolidato e cristallizzato, a volte restaurando cose perdute per logoramento»395. Altre caratteristiche comuni dei movimenti religiosi sono secondo Wilson le seguenti: la promessa di una più immediata mobilitazione spirituale e di migliori prospettive di salvezza per i suoi membri, la esemplificazione dei tratti dottrinari, l’aumento della partecipazione laica ai rituali giungendo a volte ad eliminare totalmente le funzioni sacerdotali. Date queste comuni caratteristiche, ciò che invece differenzia i diversi movimenti, di epoca in epoca, sono le qualità specifiche della struttura sociale entro la quale essi sorgono e si affermano. Come abbiamo visto, la particolare struttura sociale che ha fortemente influenzato la natura e le caratteristiche dei movimenti religiosi contemporanei è quella tipica della modernità e cioè la società. E, infatti uno fra i più importanti elementi che, secondo Wilson, caratterizzano tali nuovi movimenti consiste proprio nella loro capacità di fornire ai propri membri «i

benefici della comunità (…) contesti in cui essere conosciuti personalmente e in cui condividere con altri delle responsabilità»396. Altre caratteristiche dei nuovi movimenti religiosi contemporanei sono secondo il nostro autore le seguenti:

1) i nuovi movimenti, visto che solitamente coinvolgono solo una minoranza della popolazione anche nei propri paesi di origine, risultano più capaci, rispetto alle religioni istituzionalizzate tradizionali, di comprendere gli interessi degli uomini;

2) i nuovi movimenti tendono ad essere laici, dimostrando in ciò di sapersi bene adattare all’ethos sociale moderno caratterizzato da «minori differenze tra gli status dei

gruppi»397 al contrario di quello delle società tradizionali in cui «il rivendicare uno

status superiore da parte di una classe o casta sacerdotale rappresentava una efficace difesa dell’autorità e del potere religioso»398;

3) i nuovi movimenti utilizzano a proprio vantaggio tutte le tecniche razionali messe a disposizione dalla modernità, in relazione al proprio apparato organizzativo, al reclutamento, alla pubblicizzazione del proprio messaggio ecc.;

4) infine, i nuovi movimenti religiosi offrono delle modalità più immediate di rassicurazione eliminando gli impedimenti della tradizione, utilizzando un tipo di

395 Ibidem, pp. 149-150. 396 Ibidem, p. 160. 397 Ibidem, p. 158. 398 Ibidem, p. 158.

linguaggio e dei simboli più attuali e, in generale, perseguendo vie più dirette per ciò che concerne il coinvolgimento spirituale.

Dopo aver tentato di delineare alcune delle principali caratteristiche dei nuovi movimenti religiosi attraverso le teorie di due fra i più importanti autori internazionali che si sono interessati a questo fenomeno la domanda che adesso vogliamo porci è la seguente: in che misura tali nuove realtà hanno attecchito all’interno del nostro paese? Franco Garelli nel suo Religione e Chiesa in Italia, a tal proposito, sosteneva che «L’ipotesi pertanto è che – anche in un contesto di modernità – il nostro paese non

abbia a caratterizzarsi per quel pluralismo delle fedi, per quella molteplicità delle espressioni religiose, riscontrabile in molti paesi occidentali»399. Stefano Allievi tende a giustificare tale affermazione ricordando che «la pluralità di “offerta” è

effettivamente fenomeno nuovo, in Italia, e dunque inevitabilmente non rilevato nelle prime ricerche in materia»400. Uno degli autori italiani che con maggiore assiduità si è interessato ai nuovi movimenti religiosi sottolineandone la progressiva affermazione anche in Italia è Massimo Introvigne. Anche questo autore ha innanzitutto evidenziato il problema della definizione del fenomeno preso in esame sostenendo che «Il problema

delle definizioni si rivela spesso un autentico rompicapo, e termini come “setta”, “culto”, “nuova religione” sembrano rimanere elusivi e resistere con successo a decine (su scala internazionale, centinaia) di proposte di definizione che non riescono mai a raggiungere un grado sufficiente di accoglienza nella comunità degli specialisti»401. Pur tenendo in conto tale problematicità, Introvigne prova a dare una definizione dei nuovi movimenti religiosi partendo da un schema che in Occidente tende a definire il concetto stesso di religione e cioè il seguente: «il senso religioso,

come modo specifico di porre la domanda sull’origine e sul destino del mondo e dell’uomo; un Dio personale come risposta alla domanda; un mediatore, Gesù Cristo, in cui Dio si incarna tra gli uomini; e la Chiesa, in cui la presenza di Gesù Cristo continua nella storia»402. Secondo Introvigne i nuovi movimenti religiosi designano «i

movimenti religiosi attivi in Occidente che escono da questo schema, negandone uno o

399 Garelli F., Religione e Chiesa in Italia, il Mulino, Bologna, 1991, p. 13.

400 Allievi S., op. cit., in Garelli F., Guizzardi G., Pace E., (a cura di), op. cit., 2003, p. 276. 401 Introvigne M., Le nuove religioni, SugarCo, Milano, 1989, p. 8.

402 Introvigne M., Il sacro postmoderno. Chiesa, relativismo e nuovi movimenti religiosi, Gribaudi,

più elementi»403. A partire da tale definizione, il nostro autore, classifica i nuovi movimenti religiosi nel seguente modo:

a) movimenti caratterizzati, rispetto allo schema sopra delineato, dal venir meno dell’idea di Chiesa (neo-pentecostali, testimoni di Geova, Associazione Cristo nell’Uomo);

b) movimenti caratterizzati, oltre che dal venir meno dell’idea di Chiesa, anche della stessa nozione di Cristo unico Signore e Salvatore (soprattutto movimenti di origine orientale e in particolare induista, buddhista e scintoista );

c) movimenti caratterizzati dal venir meno dell’idea di Chiesa, del riferimento a Cristo e perfino del riferimento ad un Dio trascendente (Scientologia);

d) movimenti caratterizzati dal venir meno, oltre che di tutti gli elementi sopra delineati, anche del riferimento al senso religioso pur ammettendo al loro interno la ricerca di un rapporto con il sacro (su tutti il New Age).

Secondo Introvigne, i nuovi movimenti religiosi tendono ad attecchire sempre di più anche in Italia. Infatti, assieme a Stark, egli sostiene che «l’effetto combinato della

deregulation giuridica e dell’immigrazione ha creato un’immagine di pluralismo religioso, e l’apparenza di una reale competizione religiosa: due realtà – pluralismo e concorrenza religiosa – entrambe nuove sul mercato religioso italiano»404. Non sembrano della stessa idea Giuseppe Bove e Roberto Cipriani i quali continuano a sostenere che «Il pluralismo religioso sembra non allignare in Italia. La lunga

tradizione della presenza cattolica ha radici così profonde che difficilmente possono essere sradicate da movimenti passeggeri, da ondate estemporanee, da spinte secolarizzatici, da contestazioni momentanee»405. Non è nostra intenzione entrare più approfonditamente in questo dibattito che poco ci interessa ai fini del nostro studio. Ciò che intendiamo invece sottolineare è che di certo il pluralismo religioso ha attecchito in Italia sotto la forma di una differenziazione interna alla medesima tradizione religiosa dominante: il cattolicesimo. Come è stato sottolineato da più autori «Gli italiani, infatti,

hanno vissuto il loro rapporto con la Chiesa cattolica in forme differenziate, sin da quando è nato lo stato unitario. Il Concilio Vaticano II ha costituito un evento-cerniera:

403 Ibidem, p. 105.

404 Stark R., Introvigne M., op. cit., 2003, p. 120.

405 Bove G., Cipriani R., Le forme multiple del pluralismo religioso, in Garelli F., Guizzardi G., Pace E.,

nella stagione del rinnovamento conciliare si sono verificati ulteriori processi di differenziazione interna al cattolicesimo e, in forme minoritarie, veri e propri fenomeni di dissonanza cognitiva rispetto alla religione di chiesa cattolica»406. È di questo aspetto che ci occuperemo nel prossimo paragrafo. Prima di andare avanti, però, vogliamo ulteriormente precisare che la letteratura sui “nuovi movimenti religiosi”407, essendo ampissima, non si riduce certamente agli autori da noi presi in considerazione in questo paragrafo, ma, come detto più volte, visti gli interessi della nostra ricerca, crediamo che tale piccola infarinatura sull’argomento possa bastare. Come vedremo in seguito, alcuni degli elementi costitutivi dei nuovi movimenti sembrano caratterizzare in maniera evidente anche CL.

3.6 La differenziazione dell’offerta religiosa in Italia. Dai movimenti contestativi a

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