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È tutt’ altro che raro osservare come, nella produzione di immagi nario (ma an- che fuori di questa), qualunque dinamica oppositiva e ogni genere di confl itto possano venire interpretati come un mo mento della generale contrapposizione fra le forze del bene e quel le del male56; meglio ancora se queste vengono defi nite

attraverso le forme che hanno storicamente assunto nel pensiero e nella mo rale.

54 Cfr. Giovannini, M. “Cronache di poveri mutanti” in Bonvi, op. cit., p. 7.

55 Cfr. Trillo, C.; Altuna, H. “L’ ultimo intervallo, Dopo il grande splendore” in L’ eternauta, n. 10, Epc, Roma, dicembre 1982.

56 Ha scritto in proposito Alberto Abruzzese: «I media tendenzialmente sono anco ra manichei, ancora legati a una dimensione dualistica, oppositiva e non trasversale dei giochi di guerra. Il bene contro il male, come radice del melodramma. La giustizia contro l’ ingiustizia viene difesa non tanto in base a un convincimento ideale, ma come canovaccio di base per ogni sceneggiatura della fi nzione o dell’ in formazione: il bene contro il male non è una scelta ma una regola di mercato, una garanzia dell’ ascolto. […] Ma forse è sempre stato così; i media funzionano da moltiplicatori. In ogni caso l’ esemplifi cazione del confl itto in termini di incon ciliabilità tra bene e male aiuta a comprendere il messaggio, aiuta a raccontate, a individuare almeno alcune delle forze in campo. È uno dei modi in cui il com plesso si riduce al semplice» (cfr. Abruzzese, A. “Ai confi ni della bela” in Il Mattino).

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La realtà nucleare non poteva sfuggire a questa consuetudine. La tentazione di immaginare di volta in volta il possibile olocausto atomico come la vittoria di Satana o il giusto castigo divino, era evidentemente troppo forte perché qualche autore non ne appro fi ttasse per strutturare la sua particolare lettura del problema.

Nel secondo dopoguerra Aldous Huxley, celeberrimo autore di Il mondo nuo-

vo, si incammina esattamente su questo particolaris simo sentiero narrativo. Il

tema del suo La scimmia e l’ essenza, pubblicato per la prima volta nel 1949, è esat- tamente il collasso della civiltà moderna in seguito a un nuovo catastrofi co con- fl itto mondiale57. Huxley racconta la storia di una comunità di superstiti in un’ al-

lucinante Los Angeles devastata dalle esplosioni atomiche, nella quale si è stabilito incontrastato il dominio del male rappre sentato dall’ onnipotente Arcivicario di Satana. La tesi che Huxley enuncia, nelle pagine di questo romanzo, con l’ ausilio della sua brillante e paradossale tecnica narrativa, è che l’ energia nucleare è sem- plicemente l’ ultimo tassello di un sistematico progetto del maligno, per condurre alla rovina il genere umano. Nel suo sugge stivo racconto, all’ ingenuo scienziato dottor Pole il vicario di Sata na spiega che il confl itto dell’ uomo contro la natura, dell’ io contro l’ ordine delle cose – e in defi nitiva del Maligno contro il Signore – iniziò più di centomila anni fa. Ma per tanto tempo le sorti della battaglia furono dubbie. Poi d’ improvviso, appena tre secoli fa, le forze del male cominciarono a prevalere inarrestabilmente. L’ epoca in cui il maligno iniziò ad assaporare la sua vittoria è quella della rivoluzione industriale. Una faccenda complessa; meglio la- sciarla spiegare direttamente dall’ Arcivicario di Satana:

Prendiamo quelle macchine, a esempio. Satana sapeva perfettamente che, alleviandosi un poco la fatica, la carne si sarebbe posta in stato di subordinazione rispetto all’ acciaio, e che la mente sarebbe divenu ta schiava degli ingranaggi. Sapeva che, se una macchina può esse re manovrata da un’ idiota, essa non richiede più né esperienza, né ispirazione, né ingegno. […] E poi ci furono quegli ottimi ali menti dal Nuovo Mondo, “Oh, Dio, Ti ringraziamo!”. Ma Satana sapeva che nutrire signifi ca procreare. Nei vecchi tempi, quando la gente faceva all’ amore si limitava ad accrescere l’ indice di mor talità infantile, e a deludere l’ attesa di una vita nuova. Ma dopo l’ arrivo delle navi cariche di viveri, tutto cambiò. La popolazione si risolveva in popolazione, ed era questa la vendetta. […] Ed ecco il superaff ollamento del pianeta: cinquecento, ottocento, talora fi no a duemila persone per miglio quadrato di terra produttiva; la quale intanto se ne va alla malora

Capitolo 3 Il Medium nucleare

a causa della cattiva coltivazio ne. Erosioni ovunque, ovunque lo sperpero dei minerali. E i deser ti si estendono, rimpiccioliscono le foreste. Si eleva la spirale del l’ industria, ma precipita quella della fertilità del suolo. […] Anche senza la morva sintetica, anche senza la bomba atomica, Satana avrebbe ugualmente conseguito tutti i suoi scopi. Con un po’ più di tempo, forse, ma altrettanto sicuramente, gli uomini avrebbero distrutto se medesimi distruggendo il mondo in cui vivono. […] Consideriamo un momento ciò che hanno fatto nei centocinquan t’ anni che hanno preceduto la Cosa. Hanno insozzato fi umi, ster minato gli animali selvaggi, distrutto foreste, gettato l’ humus del suolo nel mare, arso un oceano di petrolio, dissipato minerali la cui formazione aveva richiesto un’ era geologica. Un’ orgia di imbe cillità criminale. E l’ hanno chiamata progresso58.

L’ espediente narrativo di questo racconto funziona splendidamen te, come si vede, per consentire a Huxley di operare una nuova sotto lineatura di alcuni fra i motivi più tipici della sua impostazione sul piano letterario e culturale: la sfi du- cia e il malessere verso lo sviluppo selvaggio della tecnologia, la perdita di valori e dignità dell’ indivi duo, l’ alienazione, il mancato rispetto (o l’ erronea idea del rispetto) verso la natura e verso i propri simili. E nel mirino di Huxley non vi è solo la visione positiva “classica” dello sviluppo storico, ma anche taluni aspetti del progressismo rivoluzionario. La stessa visione mar xiana del progresso viene dall’ autore di Il mondo nuovo assimilata a una delle tecniche in uso dal maligno:

La teoria è che l’ utopia ti sta dinnanzi, a portata di mano, e che, siccome un fi ne ideale giustifi ca i mezzi più abominevoli, è tuo privilegio e dovere depredare, truff a re, torturare, asservire e uccidere tutti coloro che a tuo giudizio (il quale per defi nizione è infallibile) si frappongono alla marcia in avanti ver so il paradiso terrestre. Ricorda la frase di Carlo Marx: “La forza è levatrice del progresso”. Avrebbe potuto aggiungere, ma certamente Satana non voleva tirare in ballo i particolari alla fase iniziale del procedimento, che il progresso è l’ ostetrico della forza59.

Ma, oltre a una falsa idea del progresso (che lo immagina espan dibile all’ in- fi nito senza pagare alcun prezzo), il Maligno ha incul cato negli uomini un’ altra nefasta idea che li ha condotti alla rovi na: il nazionalismo, la teoria che lo Stato cui ci accade di essere soggetti è l’ unico vero Dio, mentre gli altri Stati sono idoli falsi;

58 Ivi, pp. 113-116. 59 Ivi, pp. 116-117.

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e che qualsiasi confl itto per motivi di prestigio, potenza e denaro è sempre una crociata per il bene, il vero, il bello. «Il fatto che, in un certo momento storico, tali teorie siano state universalmente accettate, costituisce la prova migliore dell’ esi- stenza di Satana, la prova migliore che fi nalmente egli ha vinto la sua battaglia»60.

In realtà, Huxley non chiarisce perché mai, mentre Satana per ben tre secoli vin- ceva uno scontro dopo l’ altro, l’ Altro se ne stesse con le mani in mano; ma non sarebbe neppure giusto pretendere dallo scrittore la soluzione di tutti i problemi. E il valore e la lucidità, molti decenni prima che queste rifl essioni divenissero pane quoti diano, con la quale egli lancia il suo monito “ecologico”, seppure abbastanza ingenuo, gli fanno perdonare alcune incongruenze e forzature presenti nel rac- conto e qualche venatura di carattere ma nifestamente reazionario. Anche stavolta uno dei motivi maggior mente interessanti, nel particolare dispositivo letterario Huxleya no, è nella lucidità con la quale riesce a colmare il classico, antico conteni- tore – costituito dall’ opposizione bene-male, Satana-Dio – di ipotesi e situazioni tipiche dell’ immaginario odierno.