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Quello della “potenza incontrollata” è un concetto fondamentale, attivo e presente (in forma esplicita o implicita) anche in larga parte della discussione scientifi ca che si sviluppò durante le fasi più concitate del processo di proliferazione atomico. In un’ importante ricerca dedicata alla «Politica delle tecnologie», e in particola- re alle scelte rispetto all’ energia nucleare, lo studioso inglese David Col lingridge svolge un attento esame della possibile relazione fra due fondamentali paradigmi decisionali: quello della razionalità sinot tica e quello dell’ accordo fra le parti, e la tecnologia nucleare, con particolare riferimento ai reattori autofertilizzanti.

Il principio della razionalità sinottica richiede che chi ha il po tere di decidere

giustifi chi qualunque scelta faccia; in altri termini, «si presume che chi prende de-

cisioni sia in grado di identifi care quale dei suoi valori è attinente al problema sul tappeto e di pas sare in rivista tutte le possibili opzioni che possano favorire questi valori»115. Secondo Collingridge, la possibilità che questo modello funzioni effi ca-

cemente si scontra con diffi coltà almeno di due or dini: il problema della previsione e quello del trinceramento.

È evidente che, perché una scelta sia giustifi cata, è necessario che essa rispon- da in primo luogo a un determinato ragionamento previsionale. A questo propo-

per il nostro benessere. Gli elementi radioattivi liberati dai reattori sono gli stessi che costituiscono il fall out delle bombe atomiche. […] La più tossica di queste sostanze radioattive, il plutonio, è una sostanza di per sé fi ssile; ciò signifi ca che può essere usata per costruire bombe atomiche. Così energia nucleare e armi nucleari sono connessi ine stricabilmente, essendo solo aspetti diversi della medesima minaccia all’ umanità. Al continuare della loro proliferazione, la probabilità di un’ estinzione globale di venta ogni giorno maggiore» (cfr. Capra, F. op. cit., p. 22).

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sito, lo studioso prende in considera zione alcuni importanti studi previsionali re- lativi al fabbisogno di elettricità realizzati negli ultimi anni. In particolare, dopo un’ ap profondita e documentata analisi delle quattro ipotesi previsionali avanzate dall’ Usaec sull’ andamento della domanda di energia elet trica negli Stati Uniti, Col- lingridge non ha diffi coltà a concludere, dati alla mano, che «la storia ha smentito clamorosamente tutte le quattro previsioni di fabbisogno di elettricità. Tutte e quat- tro diff erivano solo leggermente fra loro fi no al 1980, poiché tutte partono dal 7,8% per il 1974, calando poi in vario modo fi no al 2020. L’ aumento percentuale del caso base nel 1980 è del 7,32%; il caso pessimistico dà un 7,41%; quello ottimistico 7,20%; quello molto ottimistico 7,14%. Lo scostamento è soltanto dello 0,3%. Ma il tasso di crescita eff ettivo per tutti gli anni, fi no e compreso il 1980, è stato molto inferiore anche alla più bassa delle previsio ni. Persino nel suo primo anno, il 1974, la previsio- ne si è allonta nata moltissimo dalla realtà: il 7,8%, contro appena lo 0,1 di cre scita. L’ esperienza di sette anni ha dimostrato in modo lampante che le previsioni della domanda di elettricità dello studio della Usaec sono troppo alte»116.

Lo studioso passa poi in rassegna altri due aspetti decisivi del l’ indagine pre- visionale: quello relativo al costo capitale degli im pianti e quello riguardante il prezzo dei combustibili. Non è pos sibile, evidentemente, addentrarci qui in un esame particolareggia to dell’ indagine svolta su questo punto dallo scienziato in- glese. Ci basti dire che anche in questi casi Collingridge dimostra una sostanziale discrepanza fra le previsioni avanzate e l’ eff ettiva dinamica riscontrata in pro- posito: «Abbiamo visto che le tre previsioni chiave – ovvero quelle riguardanti la domanda di elettricità, il costo capitale e il prezzo dell’ uranio – si sono rivelate notevolmente sbagliate; e questo fi no al 1982. Calcolare quale sarà la diff erenza tra realtà e previsioni nel 2020 potrà essere un giorno un esercizio divertente»117.

Vi è poi il problema, tutt’ altro che secondario, delle conse guenze che l’ im- piego di queste tecnologie può avere per la salute delle popolazioni e sull’ ambien- te. Collingridge, la cui ricerca è successiva all’ incidente di Th ree Mile Island ma precedente alla sciagura di Chernobyl, richiama l’ estrema diffi coltà che esiste per prevedere e quantifi care l’ entità dei possibili danni alle persone e all’ habitat che possono determinarsi, soprattutto nel lungo perio do. Ma, secondo Collingridge, vi è il pericolo reale che prima che la ricerca e l’ esperienza abbiano eliminato tutte le incertezze in questo campo, «la tecnologia sarà così integrata nell’ intero tessuto economico, che una sua variazione sarebbe estremamente lenta e costosa, fi no a farla considerare impossibile.

116 Ivi, pp. 32-33. 117 Ivi, p. 37.

Capitolo 2 Il Medium nucleare

Questo è il problema del trinceramento. In altre parole, nel momento in cui arrivano le informazioni potrebbe rivelarsi impossibile utilizzarle per il controllo della tecnologia. […] Trinceramento signifi ca che il costo di eventua li errori nelle

ipotesi che facciamo oggi potrebbe essere enorme»118. In base a questo ragiona-

mento, lo studioso giunge alla conclusione che i meccanismi caratteristici della razionalità sinottica non sono uti lizzabili per prendere decisioni riguardo a questa tecnologia.

L’ analisi dei limiti mostrati dal criterio di razionalità sinottica ha suscitato in campo scientifi co lo studio e la proposizione di altri paradigmi decisionali capaci di fornire livelli più elevati di effi cacia e funzionalità. Uno dei più impor- tanti e accreditati fra questi è senza dubbio quello dell’ accordo fra le parti119 pro-

posto da Lindblom nella seconda metà degli anni Sessanta. Lo studioso indica l’ esistenza sulla scena sociale di un’ estesa serie di enti, cioè di gruppi di persone che attuano scelte e deliberazioni di par te. In questo quadro ogni singolo «de- cisore di parte», vale a dire ciascun ente, cerca di perseguire i propri fi ni e rag- giungere i propri determinati obiettivi. Il prodursi della decisione, nel modello di Lindblom, è esattamente il risultato di una complessa dialettica di posizioni e interessi fra i diversi decisori. Questo modello, pro prio in virtù delle carat- teristiche di frammentazione che prevede nel processo decisionale, si presta, secondo lo studioso, anche alla possibilità che la decisione venga modifi cata in rapporto ai possibi li cambiamenti di indirizzo nella posizione dei decisori; esso è do tato cioè di suoi dispositivi «riparatori». Questo meccanismo deci sionale basato su un constante negoziato mostrerebbe anche una certa intrinseca incli- nazione alla democraticità, poiché coloro che prendono le decisioni sono forte- mente condizionati dall’ esigenza di convivere con altre persone o gruppi, orga- nismi politici, associa tivi, sindacali, gruppi di pressione, opinione pubblica in generale che hanno responsabilità e cercano di salvaguardare i propri inte ressi. Collingridge svolge un’ approfondita analisi comparativa fra la teoria dell’ accor- do fra le parti e la tecnologia atomica, dimo strando che neppure questo modello si mostra adatto a risolvere i problemi che ci sono in questo ambito: «L’ energia nucleare è una tecnologia che l’ accordo fra le parti non può controllare. […] I problemi sorgono perché l’ energia nucleare rappresenta un cam biamento non

118 Ivi, p. 41.

119 Cfr. Lindblom, C. Th e intelligence of democracy, London, 1965; Lindblom, C. Th e decision making process, Englewood Cliff s, Prentice Hall, 1968. Bisogna dire che le caratteristiche negoziali e

di reciprocità da cui sono con traddistinte pongono le teorie di Lindblom in una posizione che ci pare, per alcuni aspetti, contigua a quella degli studi intorno allo “scambio politico”.

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incrementale rispetto alle tecnologie esistenti e per ché l’ energia nucleare, una

volta adottata, diverrà sicuramente trincerata»120.

È necessario soff ermarci un momento, seppur in modo estre mamente sche- matico, sulle implicazioni di questa aff ermazione. In primo luogo, bisogna chiarire il signifi cato che Collingridge at tribuisce al concetto di «cambiamento incrementale». Bisogna fare un esempio. Nel caso di dover scegliere fra la co- struzione di due centrali a carbone, una di una certa dimensione, l’ altra grande esattamente il doppio, i problemi che si pongono nella scelta fra l’ uno o l’ al- tro impianto sono caratterizzati in senso omogeneo. Vuoi dire che nell’ uno e nell’ altro caso esistono – sia dal punto di vista dei costi diretti che da quello dei costi indiretti – gli stessi problemi, anche se la loro rilevanza è, evidentemente, diversa. In somma, le diff erenze fra i due impianti sono di tipo incrementale. Ora, secondo Collingridge, «i cambiamenti incrementali possono essere gestiti con l’ accordo delle parti, dal momento che il numero dei decisori di parte coin- volti è necessariamente limitato; e di con seguenza è limitata anche la possibilità di disaccordo, dato che il nocciolo dello studio sono le diff erenze marginali tra

opzioni»121. Nel caso di dover scegliere, invece, fra una centrale elettrica a car-

bone e una nucleare, la decisione deve fare i conti con una realtà enormemente più complessa, poiché la diff erenza esistente fra i due impianti non è soltanto di carattere «quantitativo», ma è so prattutto di tipo qualitativo. In questo caso, infatti, sia dal punto di vista dei costi diretti che da quello dei costi indiret- ti, compaio no, nell’ esame dei costi dell’ energia nucleare, delle variabili asso- lutamente inedite: costo dello smaltimento delle scorie nucleari; costo dello smantellamento degli impianti; costo sociale dei possi bili gravi incidenti; costo dei danni sanitari dovuti alle normali emissioni di ciclo del combustibile; costo della perdita delle libertà civili per salvaguardare da attacchi il materiale nucle- are; costo della proliferazione delle armi atomiche, ecc.

Come si vede, abbiamo di fronte delle diff erenze di carattere innovativo, cioè

non incrementale. Inoltre, il grado di coinvolgi mento sul piano geografi co, socia-

le, politico, che la tecnologia nu cleare riveste – e che l’ incidente di Chernobyl ha mostrato essere addirittura di livello sovranazionale – «stimola l’ intervento di in- numerevoli decisori di parte i quali, abbastanza legittimamente, ricercano i modi più svariati in cui l’ energia nucleare potrebbe in taccare i loro interessi locali»122.

Inoltre, la diff erenza di tipo non incrementale tra il nucleare e altri mezzi di pro-

120 Collingridge, D. op. cit., p. 52.

121 Ivi, p. 54. 122 Ivi, p. 55.

Capitolo 2 Il Medium nucleare

duzione energetica rende spesso impossibile ai decisori di accettare il problema delle compatibilità economiche come centrale.

I giuristi e i gruppi per le libertà civili, per esempio, sostengono che i pericoli delle restri zioni sulle libertà civili, necessarie per proteggere il combustibile e i residui nucleari, sono enormemente più importanti dei vantag gi che potrebbero essere ottenuti con l’ energia nucleare. Analoga mente, i politologi sostengono che i pericoli della proliferazione delle armi nucleari derivanti dalla diff usione della tecnologia del reattore nucleare sono parametri molto più importanti di qualsiasi considerazione economica. […] Gli studiosi delle radiazioni, dal canto loro, ammoniscono sui rischi radiologici dell’ energia nuclea re; rischi che essi considerano di importanza molto maggiore dei semplici calcoli economici. La popolazione residente in prossimità di un grande impianto nucleare, invece, può esprimere delle per plessità su quegli aspetti della tecnologia che la toccano più da vicino, quindi agire da decisore di parte; è così punta l’ indice sui pericoli di incidenti negli impianti e sul pericolo di emissioni ra dioattive. E così il dibattito fra i decisori di parte non riesce a focalizzare le questioni economiche123.

Inoltre, lo sviluppo della tecnologia nucleare, in virtù delle sue esigenze in- trinseche di controllo, ha portato in tutti i paesi a una fortissima centralizzazio-

ne dei processi decisionali; il che costituisce un’ altra signifi cativa contraddizione

della teoria di Lindblom sulla frammentazione del potere decisionale. Secondo Collingridge, l’ u so dell’ energia nucleare porta quindi a uno stridente paradosso in virtù del quale, da una parte, la natura dell’ energia atomica com porta che molti decisori di parte se ne sentano colpiti e si impegni no per difendersi dalle possibili minacce di questa tecnologia. Dal l’ altra, invece, proprio queste sue caratteristiche portano a una cen tralizzazione del potere nelle mani dei pochi decisori in posses- so della conoscenza tecnica necessaria per sfruttare la tecnologia, che funzionano quale unica fonte di consulenza per coloro che prendo no le decisioni politiche. Il dibattito sull’ energia nucleare vede quin di, da un lato, un gran numero di decisori dotati di scarsa espe rienza tecnica; e, dall’ altro, una ristretta élite di specialisti in possesso delle conoscenze scientifi che adeguate, i quali godono della fi ducia di quelli che decidono in sede di governo. Secondo Collin gridge, tutto ciò è con- trario al funzionamento della teoria dell’ ac cordo fra le parti, che prevede infatti un’ articolata distribuzione del potere fra tutti i decisori interessati.

Infi ne, il costo capitale – e il trinceramento che ne consegue – costituisce un

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altro limite a quella possibilità di cambiamento nelle decisioni previsto dalle te- orie di Liendblom, poiché una volta che gli investimenti in un impianto nucleare hanno raggiunto un certo livello, risulta troppo costoso non portare avanti il pro- getto; e, qualsiasi problema o controindicazione si scopra, non si potrà far nulla, sarà troppo tardi.

CAPITOLO 3

Apocalisse e immaginario.

Il racconto dell’ atomica e del dopobomba

Arriva l’ era glaciale, il sole piomba giù I motori si fermano e il grano cresce male

Uno sbaglio nucleare, ma non ho paura Londra annega e io vivo sul fi ume

(London Calling, Th e Clash)