• Non ci sono risultati.

Ma la valenza catastrofi ca globale della realtà nucleare non si im magina semplice- mente in rapporto all’ esplicazione della sua di mensione bellica. L’ energia atomica ha svolto, in generale, nel l’ ambito della fi ction, la funzione di evocare il contesto apocalittico. Il nucleare è stato da sempre, nella narrativa fantastica e di antici- pazione, uno strumento privilegiato nella produzione del di sastro ecumenico, l’ annichilimento complessivo. Ciò che può sor prendere è scoprire che l’ atomica

che defi nisce il momento del consumo di qualsiasi oggetto come pratica signifi cante. Nel fi nish che il consumatore assegna alla merce, troviamo una forza costitutiva dell’ intero ciclo produttivo. Non è un caso infatti che Marx, parlando di produzione di merci, ricorra, per descrivere la forma del consumo, la forma di produzione del consumo, che è anche forma di produzione di bisogni, alla dimensione artistica: in essa, come esperienza del consumatore, come lavoro vissuto, come forza percepita, Marx indica quanto non è fi sicamente rappresentabile, identifi cabile, descrivibile nella macchinerie della mercifi cazione. Ed è da qui che possiamo muovere per intendere fi no in fondo il signifi cato di una progressiva trasformazione delle comunicazioni di massa da sistemi complessi e combinati, in cui agiscono funzioni ludiche, spettacolari, estetiche e funzioni comunicative in senso stretto ad un unico sistema compatto, in cui l’ informazione, come potere di comando, agisce attraverso tutte le prerogative tecniche dei singoli linguaggi» (cfr. Abruzzese, A. Verso una sociologia

del lavoro intellettuale, Napoli, Liguori, 1979, pp. 184-185). Il problema dell’ identità fra creazione e

pro duzione a partire dal presupposto marxiano è stato variamente approfondito da Abruzzese come in altro contesto, (cfr. Abruzzese, A. Arte e pubblico nell’ età del capitalismo, Venezia, Marsilio, 1973, pp. 173-174).

18 Cfr. Ballard, J.G. “Th e terminal beach” in Il gigante annegato, Milano, Mondadori, “Urania”, 1978.

Capitolo 3 Il Medium nucleare

svolge questo ruolo addirittura da prima che divenisse una conquista concreta sul piano tecnico-scientifi co.

Nel 1924, il solito Karel Čapek ha già completamente chiara la dimensione del problema; per il quale, naturalmente, indica anche una precisa soluzione. In un suo racconto intitolato Krakitit, immagina che la scoperta dell’ energia atomi- ca venga messa a tace re per sfuggire ai tremendi rischi che avrebbe comportato per l’ u manità. Nel 1940, invece, Robert Heinlein, non se la sente di rinunciare a una tecnologia tanto vantaggiosa e in Blowups hap pen (Esplosioni che capitano), ipotizzando che una centrale atomi ca sarebbe troppo pericolosa sulla Terra, sug- gerisce di collocarla nello spazio. Più temerari gli scienziati all’ opera nel romanzo di Lester Der Rey Incidente nucleare. Scritto nel 1942, tratta dell’ atteggia mento di un gruppo di tecnici e studiosi che, in nome del progres so, cercano di sfruttare forze che non comprendono fi no in fondo e che soprattutto non sono in grado di dominare. L’ incidente è ineluttabile e a scongiurare una catastrofe di spaventose dimensio ni non è la scienza, ma un disperato ultimo tentativo che solo fortunosa- mente riesce. Il romanzo contiene numerose inesattezze scientifi che; ma va consi- derato che nel 1942 le centrali atomiche non esistevano se non come lontanissima ipotesi19.

Anche in rapporto all’ atomo di guerra la letteratura ha antici pato di gran lun- ga la sua realizzazione pratica. H.G. Wells è stato probabilmente il primo autore a fare la terribile profezia che si sarebbe avverata a Hiroshima. Th e world set free (Il

mondo libera to), scritto nel lontano 1914, racconta l’ impiego di bombe atomi che

durante una terribile guerra20. E nel 1935 Stanley Weinbaum, nel suo Th e black

fl ame, svolge in chiave epica e fantastica una delle rare (a quel tempo) previsioni

sul crollo della nostra civiltà a causa di una guerra atomica21. Per Alfred Bester,

invece, che scrive il suo romanzo Adamo e niente Eva nel 1941, l’ olocausto ato- mico non lascia che un solo superstite; ed è proprio l’ uomo responsabile di aver scatenato una terrifi cante reazione a catena sull’ intero pianeta22.

L’ ultimo celebre romanzo di anticipazione della situazione ato mica fu pub- blicato dall’ autore americano Cleve Cartmill, col titolo Deadline (Termine insu-

perabile), esattamente qualche mese prima della prima esplosione nucleare23. La

19 Cfr. Heinlein, R. Esplosioni che capitano, Piacenza, La tribuna, “Galassia”, 1971; Cfr. Del Rey, L. “Incidente nucleare” in Futuro, n. 9, Roma, 1974.

20 Cfr. Wells, H.G. Th e world set free, New York, E.P. Dutton & Co., 1914.

21 Cfr. Weimbaum, S. “Dawn of fl ame” in Startling, gennaio 1939.

22 Cfr. Bester, A. “Adamo e niente Eva” in Stella della sera, Milano, Nord, 1978. 23 Cfr. Cartmill, C. “Deadline” in Austouding, marzo 1944.

Apocalisse e immaginario. Il racconto dell’ atomica e del dopobomba Capitolo 3

161

fama di questo racconto non è tanto dovuta a ragioni letterarie – anzi il commen- to dello stu dioso di fantascienza Sadoul fu in proposito molto lapidario: «È uno

dei più brutti racconti di fantascienza che io abbia mai let to»24 – quanto a una

singolare circostanza: l’ interessamento dei servizi segreti militari incaricati della sorveglianza del progetto Man hattan. Il romanzo è una specie di spy-story dalla trama abbastan za scontata. L’ unico elemento di originalità sta nei particolari che l’ autore fornisce a proposito dell’ ordigno al centro della vicenda. Si parla, infatti, di isotopi dell’ uranio, cadmio, radio, masse criti che: nomi e concetti assemblati con un minimo di ordine grazie alla lettura di qualcuno degli articoli che già al- lora comparivano sulle riviste scientifi che. Ma gli uomini della Cia sospettarono che Cartmill avesse avuto in qualche modo accesso ai documenti del progetto Manhattan, confortati (chissà come) in questo dalla circo stanza che Cartmill abi- tava in un posto chiamato Manhattan beach. La storia, per fortuna, si concluse con un po’ di perquisi zioni e interrogatori e l’ ingiunzione fi nale di non occuparsi mai più di qualcosa che avesse a che fare col nucleare.