2. la seconda dimensione riguarda gli assistenti sociali del SSC, ente che
1.16. Gli esiti della ricerca: modalità di analisi dei risultati
Le interviste si sono svolte sulla base di una traccia che si trova in allegato, traccia che è stata suddivisa in macro aree tematiche delle quali ognuna è stata, a sua volta, suddivisa in sub-aree; tale scelta ha, successivamente, favorito la rielaborazione dei contenuti emersi dalle interviste73. La traccia di intervista è stata utilizzata come uno
71 Relativamente agli elementi emersi nel focus group ed all’analisi dello stesso si rinvia a I.1.15, I.2. e I.3. nonché al verbale allegato.
72 Si veda l’allegato.
strumento flessibile per cui le diverse aree sono state trattate, nel corso degli incontri, in sequenze diverse.
Il testo integrale di ogni intervista, alleggerito da eccessive interiezioni e ripetizioni degli intervistati, è stato riportato in allegato, all’inizio di ogni intervista è stata inserita una cover sheet che riporta alcuni dati essenziali dell’intervistato nonché alcune considerazioni dell’intervistatrice. Si tratta di una sorta di micro scheda anagrafica della persona. Quanto riportato nella scheda è stato riferito dalle persone e poi verificato nel corso della fase della triangolazione con gli interessati e con gli assistenti sociali che seguono le situazioni. I dati relativi al reddito, alle spese di locazione e agli importi degli interventi economici sono stati raccolti durante le interviste. Diversi intervistati hanno spontaneamente esibito la documentazione attestante (ISEE, busta paga, bollettino di pagamento del canone di locazione). Anche tali dati sono stati verificati negli incontri con gli assistenti sociali. Si rinvia quindi all’allegato eventuali approfondimenti sui testi delle interviste.
Gli intervistati provengono da esperienze di vita differenti e presentano capacità cognitive, rielaborative diverse. Tali aspetti hanno influito sulle modalità espressive delle persone nonché sui livelli di rielaborazione dei vissuti e delle opinioni espresse74. La formulazione delle domande ha dovuto necessariamente tenere in considerazione questi aspetti ed anche il linguaggio utilizzato si è adeguato alle caratteristiche dell’universo intervistato.
Sono state effettuate 15 interviste di persone comprese nella fascia d’età dai 18 anni agli over 60; di queste 6 sono maschi e 9 femmine. Non si è proceduto con ulteriori interviste in quanto si è raggiunta la saturazione del campione; i soggetti intervistati risultano essere significativi (Gianturco, 2004) rispetto agli obiettivi dello studio.
Sono state interviste le tipologie familiari afferenti a: nuclei unipersonali (5 di cui 3 F e 2 M)
nuclei monoparentali (5 di cui 4 F e 1 M) coppie (4 di cui 2 F e 2 M)
coppie con figli (1 M)
74 “Osservano Bogdan e Taylor a proposito dei soggetti ai quali si chiede di raccontare le loro storie di vita: <<Non tutte le persone hanno uguale capacità e disposizione a ricostruire le proprie vite in maniera dettagliata e significativa. Anche i bravi intervistatori non possono fare miracoli con chi non ha sufficienti capacità di verbalizzazione>>” in: Marradi 2005, 175.
La fascia d’età maggiormente rappresentata è quella tra i 36 e i 59 anni. Si tratta di situazioni molto differenti l’una dall’altra, come si può rilevare dalle interviste allegate.
Sinteticamente, ai fini della chiarezza nell’esposizione successiva inerente la rielaborazione delle interviste, si riportano nelle due tabelle qui di seguito presentate le caratteristiche anagrafiche e reddituali degli intervistati. Si fa presente che l’intervistata Luisa risultava nella classe ‘coppia con figli’; quando si è fissato l’appuntamento per l’intervista la signora si era appena separata dal convivente, per tale motivo viene considerata come nucleo monoparentale anche se il cambiamento di stato si era appena verificato (la signora aveva appena fatto il trasloco nella nuova casa e non vi abitava ancora). Inoltre, l’intervista svolta con Ines, che vive da sola con il figlio di 36 anni, è stata collocata nella classe delle famiglie monoparentali. A tale proposito si fa presente che erano stati segnalati numerosi nuclei afferenti a tale classe e composti da genitore singolo e figlio (o figli) adulto.
Tabella n. 1 - Tipologia anagrafica e reddituale degli intervistati maschi Zoran: maschio, straniero, 34 anni75, muratore, monoparentale (vedovo con tre figli minori), 1.400 € di reddito mensili;
Mohammed: maschio, straniero, 36 anni, muratore, coppia con figli (un figlio minore), reddito non rilevato perché, al momento dell’intervista, aveva appena iniziato a lavorare;
Giordano: maschio, 58 anni, disoccupato in attesa di pensione, nucleo unipersonale (divorziato con due figli con nuclei autonomi);
Ugo: maschio, 58 anni, pensionato (pensione di invalidità, ex artigiano), coppia, 1.000 € di reddito mensili;
Walter: maschio, 60 anni, coppia (due figli ciascuno con nuclei autonomi), operaio generico, 1.200 € di reddito mensili;
Bruno: maschio, 69 anni, unipersonale (un figlio con nucleo autonomo, pensionato - pensione sociale), 398 € reddito mensile.
Tabella n. 2 - Tipologia anagrafica e reddituale delle intervistate femmine Irene: femmina, 22 anni, disoccupata, unipersonale;
Maria: femmina, 35 anni, banconiera, nucleo monoparentale (separata, due figli minori di cui una portatrice di grave handicap, nonna materna), 1.500 € complessivi di reddito mensili;
Carla: femmina, 43 anni, pulitrice, monparentale (separata con due figli), 500 € di reddito mensili;
Luisa: femmina, 43 anni, commessa, monoparentale (separata con 4 figli), 1.500 € di reddito mensili;
Lea: femmina, 53 anni, coppia (con due figli con nuclei autonomi), priva di reddito, 300 € di contributi assistenziali mensili;
Luciana: femmina, 58 anni, pensionata per invalidità civile (invalidità al 100%), unipersonale (vedova con 3 figli con nuclei autonomi), 248 € di reddito mensili; Ines: femmina, 59 anni, disoccupata (ha appena costituito una cooperativa per la gestione di un solarium) monoparentale (divorziata con figlio maggiorenne), 100 € di reddito al mese (assegno di divorzio);
Renata: femmina, 61 anni, pensionata, coppia, 421€ di reddito mensili
Jolanda: femmina, 62 anni, pensionata (pensione minima INPS), unipersonale (separata con due figli con nuclei autonomi), 418 € di reddito mensili;
Nella costruzione del campione, come evidenziato nel paragrafo7.1, si è rilevata la difficoltà di individuare soggetti da intervistare di tutte le fasce d’età e per tutte le tipologie familiari considerate. Tale difficoltà è da attribuirsi a più ragioni76 oltre che a quella relativa alla disponibilità degli intervistati. A tale proposito si evidenzia che alcune persone che in una prima fase si erano dichiarate disponibili hanno, all’atto di fissare l’appuntamento per l’intervista, ritirato la loro disponibilità.
Un’altra considerazione riguarda il fatto che le persone che fanno richiesta di intervento economico all’Ente Locale sono per lo più persone sole che costituiscono nuclei monoparentali77. La dimensione di coppia con figli è quella meno rappresentata (solo una situazione) e ciò può far supporre che tale dimensione familiare riesca, rispetto ad altre tipologie familiari, maggiormente a svolgere le funzioni di protezione verso i propri membri. Va però evidenziato che i nuclei con figli minori possono usufruire di interventi d’aiuto (sia economici che di servizi) che seguono canali diversi da quelli assistenziali78. Inoltre, i tempi di lavoro e di cura necessari per un nucleo con figli possono essere così elevati da poter inibire l’eventuale disponibilità all’intervista.
Per quanto riguarda la fascia compresa tra i 18 e i 35 anni, va rilevato che l’orientamento del SSC di Trieste è quello di non erogare contributi economici per tale fascia d’età in quanto si privilegia l’attivazione di progetti finalizzati all’inserimento lavorativo e, laddove siano presenti problematiche che richiedono l’intervento di servizi specialistici (quali ad esempio le problematiche connesse allo stato di tossicodipendenza o quelle relative alla salute mentale) il SSC investe tali servizi anche per la messa in campo di risorse.
Come già detto nel paragrafo I.1.8., al quale si rinvia, le interviste si sono svolte per lo più a domicilio delle persone; solo in tre casi sono state effettuate presso la sede della UOT.
Le persone sono state disponibili, cordiali, partecipi, soddisfatte del fatto di essere state interpellate e dell’interesse dimostrato di conoscere la loro storia e le loro opinioni. La narrazione di sé, il ripercorrere momenti salienti della propria storia di vita,
76 A tale proposito si rinvia a quanto esposto in merito alla procedura adottata (I.1.7.) e alle considerazioni espresse in merito al ruolo di ‘mediazione’ dell’Ente nel raccogliere la disponibilità delle persone. 77 Si rinvia al paragrafo I.2.2. nel quale viene fatta una sintetica analisi del contesto socio-economico e demografico in cui si è svolta la ricerca e vengono presentati anche i dati relativi alle persone che usufruiscono di assistenza economica.
78 Tale affermazione e quella seguente scaturiscono dagli incontri con i singoli assistenti sociali, effettuati in fase di costruzione del campione, ed in quella della triangolazione, dal focus group, dall’incontro allargato svoltosi presso una delle due UOT coinvolte nel progetto di ricerca.
il riflettere sulla propria situazione attuale hanno costituito momenti emotivamente intensi.
Spesso le interviste si sono svolte in presenza di familiari: coniugi, figli, ecc. Alle volte ciò può aver reso meno fluido lo scorrere dell’intervista per le interruzioni che si potevano verificare (ingresso o uscita di persone dall’abitazione, richieste dei figli, e così via) ma non hanno ostacolato lo svolgimento dell’intervista medesima. In tre interviste (quelle relative a Mohammed, Ugo e Walter) si è verificato che il coniuge dell’intervistato fosse presente durante tutta l’intervista. Nella situazione dell’intervista a Mohammed tale presenza è strettamente connessa a motivi culturali, in quanto si tratta di una famiglia di origine algerina, mussulmana, e l’intervistato ha ritenuto opportuno che l’intervista, in quanto svolta da una donna e presso l’abitazione, si tenesse alla presenza della moglie, presenza che peraltro è stata molto discreta e non interferente. Negli altri due casi il coniuge dell’intervistato è intervenuto frequentemente nell’intervista anche con proprie valutazioni; ciò ha persino richiesto alla ricercatrice (intervista a Ugo) un intervento volto a lasciare lo spazio di parola all’intervistato. A tale proposito Bichi (2002) rileva che l’intervista deve essere fatta con un solo componente della famiglia. Tuttavia, vanno fatte alcune considerazioni: le interviste venivano svolte a domicilio spesso in spazi angusti, sia, ad esempio nel caso dell’intervista a Ugo che in quella a Walter mancava lo spazio fisico affinché si potesse svolgere l’intervista da soli.Va tuttavia evidenziato che spesso l’intervento del coniuge si è rivelato chiarificatore ed ha offerto un’altra prospettiva della storia del nucleo e della sua condizione.
I temi trattati durante le interviste toccavano un pluralità di aspetti79 e le narrazioni raccolte sono ricche di contenuti e presentano, nonostante l’elevata eterogeneità degli intervistati (per età, sesso, composizione del nucleo familiare, condizione di vita, ecc.), degli elementi di comunanza.
L’analisi che qui si propone si indirizza su due dimensioni: trasversale e longitudinale.
La prima dimensione coglie elementi trasversali a tutte le interviste, elementi
che fanno riferimento ai contenuti dello schema guida dell’intervista e che vengono qui, per sintesi, raggruppati in quattro grandi aree tematiche:
79 Si rinvia alla traccia di intervista allegata.
il reddito, inteso sia nella dimensione del lavoro che come provento conseguito per età pensionabile, invalidità od altro. Per quanto riguarda l’aspetto del lavoro si sono indagate le aree inerenti il livello esperenziale (professionalità, esperienze lavorative pregresse ed attuali, aspetti critici e positività), economico (valutazione circa l’adeguatezza del reddito) e della soddisfazione (immagine di sé e ruolo sociale). Oltre a ciò si è esplorato il rapporto con il denaro (nel duplice aspetto della funzione che svolge e della funzione che rappresenta) e l’aspetto dei consumi (quali i più onerosi per la famiglia, i più gestibili, ecc.). Approfondire questo tema ha permesso di evidenziare sia gli aspetti di discontinuità lavorativa, sia le problematiche relative al lavoro (precarietà, flessibilizzazione, tempi di cura e tempi di lavoro) che gli aspetti relativi alla soddisfazione personale e al riconoscimento sociale e all’immagine del denaro;
la rete relazionale delle persone. Si è partiti dal presupposto, confortato da diverse ricerche in merito, che una rete relazionale più o meno densa può influenzare lo stato di povertà. Il tema della rete familiare è stato connesso a quello relazionale così come ad esso sono stati anche collegati quelli della domesticità, del rapporto di vicinato e del legame con il territorio;
la domesticità intesa come contesto abitativo, rete di vicinato e rapporto con il territorio (dimensione urbana). Il modo in cui le persone vivono l’ambiente domestico può essere un segnale di come si percepiscono e percepiscono il ‘mondo’. È inoltre interessante esplorare il rapporto con il territorio per evidenziare i legami di solidarietà ivi presenti. Il legame con il territorio, infatti, può cosituire una sorta di rete di protezione e di contenimento dei processi di impoverimento (Francesconi 2000);
il rapporto con il servizio sociale inteso nella sua dimensione istituzionale. L’interesse è stato focalizzato a cogliere come le persone percepiscono l’intervento assistenziale, se cioè l’intervento connota in qualche modo e ‘misura’ le persone ovvero se l’erogazione economica viene vissuta come uno stigma oppure come un aiuto per un cambiamento.
Il tema della salute (come elemento che, qualora sia deficitario, può favorire un processo di povertà) viene considerato all’interno dei processi che le persone considerano aver favorito l’ingresso nella povertà e/o che valutano essere un ostacolo al processo di fuoriuscita. L’aspetto della differenza di genere non è, invece, emerso in modo significativo (tranne che nelle interviste a Jolanda, Zoran e Luisa).
Nella seconda dimensione si sono comparate le interviste e si sono colti degli
elementi caratterizzanti gli atteggiamenti delle persone intervistate rispetto a sé, alla propria condizione di povertà e al futuro; dalla comparazione sono emersi differenti atteggiamenti che influenzano la rappresentazione di sé, la valutazione delle proprie risorse interne e il proprio futuro.
Il gruppo degli intervistati è stato osservato utilizzando due categorie di pensiero: quella proposta dalla social cognition (Heider 1958/1972; Weiner 1974) in merito ai processi di attribuzione causale messi in atto dalle persone e quella che si riferisce all’orientamento teorico proposto da Merton (1949/2000) riguardo alle modalità di adattamento sociale. Ciò ha consentito di costruire degli ideal-tipo (Weber 1922/1958), ognuno con delle caratteristiche specifiche rispetto all’immagine di sé e del proprio futuro che sono state evidenziate.