2. la seconda dimensione riguarda gli assistenti sociali del SSC, ente che
1.13. L’interpretazione del testo
Se già in sede di intervista è necessario porre attenzione agli schemi interpretativi60 (Schütz 1960/1974) che vengono utilizzati sia dall’intervistato che dall’intervistatore, tale attenzione va posta con altrettanta cura anche al testo trascritto dell’intervista affinché questo ultimo non perda la propria autenticità. L’interpretazione “non è altro che la riconduzione di ciò che è sconosciuto a ciò che è conosciuto” (Schütz 1960/1974, 120) e, pertanto, le lenti che il ricercatore utilizza per ‘guardare’ l’intervista influiscono sulla lettura e l’interpretazione del testo scritto. Il mondo culturale e sociale dell’intervistatore, nonché il suo vissuto dell’esperienza dell’intervista possono influire sulla modalità interpretativa del testo.
Si è giunti pertanto al testo scritto dell’intervista come un corpo dotato di una sua autonomia semantica in quanto, come afferma Eco, tra intenzione dell’intervistato tramite il suo racconto orale (intenzione non si sa fino a che punto consapevole) e intenzione dell’intervistatore (che nell’atto del trascrivere si riscrive la storia secondo il proprio essere e la propria esperienza) c’è l’intenzione del testo (Eco 1994/2003, 35).
60 Per Schütz (1960/1974, 117) lo schema interpretativo è lo schema dell’esperienza, cioè “un contesto significativo dei nostri vissuti esperienti, il quale individua sì le oggettualità dell’esperienza già costituite nei vissuti esperienti, ma non il <<come>> del processo costitutivo, in cui i vissuti esperienti si sono costituiti in oggettualità dell’esperienza”.
Oltre a ciò, narrazione, storia che ne scaturisce e lettura hanno ritmi ed implicazioni diversi.
Per questo, è necessario, nell’analisi del testo, utilizzare un tempo di lettura più lento, rileggerlo più volte ed anche riascoltare la registrazione al fine di andare oltre all’immediato esplicito e tentare di coglierne l’essenza.
Sono state operate quindi più letture della narrazione: la prima ‘in corso d’opera’ durante l’intervista (orale), poi durante l’ascolto della registrazione e la trascrizione (orale e scritta simultaneamente), successivamente letterale sul corpo del testo. Come già detto nel paragrafo I.1.3, è stata anche utilizzata la forma grafica della rete egoica. Questa molteplicità di letture compiute su più livelli ha reso la polifonia e la polisemia della narrazione ed ha consentito un’analisi ricca ed articolata; vi è, comunque, la consapevolezza che nell’analisi pesa il “background culturale e linguistico dell’intervistato” (Diana, Montesperelli 2005, 90). L’interpretazione del testo è un’operazione complessa e di responsabilità da parte del ricercatore, in quanto è lui che sceglie quale interpretazione è più rispondente al testo. A tale proposito Eco afferma che "non ci sono regole per accertare quali interpretazioni siano ‘migliori’, c'è almeno una regola per accertare quali siano le <<peggiori>>” (Eco 1994/2003, 65).
Si è partiti quindi dall’interpretazione letterale del testo e si è proceduto osservando la coerenza del testo medesimo e le eventuali contraddizioni presenti. La traccia di intervista si è rivelata un utile strumento di supporto all’analisi. La suddivisione in macro-aree, ognuna delle quali è stata suddivisa in sub-aree è servita per poi effettuare l’estrapolazione delle varie tematiche. Le diverse dimensioni previste nella traccia di intervista sono state trasformata in ‘contenitori’ che richiamavano i contenuti delle interviste e precisamente: storia familiare, scolarità, reddito/lavoro, salute, casa/quartiere, rete relazionale, vicinato, immagine della povertà/denaro, vissuto rispetto alla povertà, punto di svolta nella povertà, immagine di sé, rapporto con i servizi sociali, rapporto con le istituzioni, rapporto con il privato sociale, differenza di genere, immagine del futuro, risorse personali, interventi economici tra carità e diritto. In tal modo il testo è stato scorporato e si è ottenuta un’altra modalità di lettura non più verticale ma ‘obliqua’, a ‘zig zag’, che ha attraversato tutto il corpo del testo (Atkinson 1998/2002). Infatti, se da un lato emergono le posizioni degli intervistati rispetto ad ogni area tematica, dall’altro lato si evidenziano delle ‘meta-dimensioni’: contestuale (che si riferisce al contesto di vita, alle relazioni), biografica (che comprende le esperienze di vita e il percorso biografico), valutativa (relativa alle opinioni e alle
percezioni rispetto a sé, ai vissuti, ecc.)61. Ciò ha accresciuto la comprensione dell’intervista ed ha consentito di estrarre i temi che fanno da sfondo alla narrazione e quelli specifici. Si è proceduto poi con un’analisi comparativa sia all’interno della stessa intervista, per mettere in relazione diverse dimensioni della narrazione, sia tra interviste, per cogliere la presenza di motivi dominanti e di un filo conduttore che potesse unire storie biografiche decisamente differenti. Il rischio della decontestualizzazione del testo è stato controllato dal “richiamo al ‘circolo ermeneutico’, secondo cui una singola parte può essere interpretata solo in riferimento all’insieme, così come un insieme può essere compreso soltanto alla luce di ogni sua parte" (Diana, Montesperelli 2005, 100).
Vi possono essere diversi tipi di approccio all’analisi dell’intervista: 1) illustrativa, nel senso che quanto affermato dalle persone è utilizzato come supporto alle asserzioni del ricercatore. L’atteggiamento illustrativo può, a sua volta, essere di contenuto se decompone l’intervista in relazione a categorie individuate dal ricercatore e indipendentemente dal flusso della narrazione; tematico, con cui il ricercatore, sulla base di temi individuati, raccoglie i brani dell’intervista; 2) restituiva, in cui viene dato valore a quanto affermato dagli intervistati (restituzione dei saperi sociali dei soggetti) o vengono riportate integralmente le interviste sottolineandone le parti salienti (trasparenza); 3) analitica, se cerca di rispettare la costruzione di senso data dagli intervistati, riportandola tuttavia al contesto scientifico per cui, anche in questo caso l’intervista viene scomposta (Bichi 2002; Gianturco 2004).
In questa sede si è adottata la modalità analitica-tematica. La procedura di scorporazione delle interviste selezionate ha consentito di recuperare, per ogni area tematica trattata, i contenuti espressi dalle persone in sede di intervista. I brani delle interviste accompagnano e sono da supporto alle riflessioni dell’intervistatrice, come si potrà vedere nei capitoli successivi dedicati all’analisi di quanto emerso dallo studio. Si è anche cercato di mantenere la costruzione di senso fatta dagli intervistati in modo da non perdere gli aspetti inerenti i vissuti, le percezioni. Dalle interviste effettuate emerge, infatti, non solo l’opinione che le persone hanno rispetto ai temi trattati nell’intervista ma soprattutto il loro vissuto, la loro percezione di sé e del mondo con cui interagiscono. Non è sufficiente soffermarsi solo a livello del contenuto di quanto emerso ma si è ritenuto importante cogliere il percorso di vita delle persone e le reti relazionali, intese quali frameworks primari, partendo dal presupposto che la presenza o, viceversa, l’assenza (o la carenza) di una rete relazionale influisce sul vissuto e nella situazione della persona. Tale analisi appare pertanto importante per cogliere la capacità trasformativa e generativa delle situazioni in connessione alla capacità di fronteggiamento ma anche alla presenza/assenza di beni relazionali (Donati 2003).
E’, inoltre, importante cogliere l’autopercezione della persona, come la persona si vede e si vive rispetto alle tematiche trattate in sede di intervista. Si ritiene infatti che
l’autopercezione della persona incida sulla capacità di coping62 e sulla sua percezione del futuro e vada pertanto a gravare sulla possibilità di progettualità futura.